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"Ti va se usciamo stasera?"
"Oui, ma chérie" sorrise "cosa ti andrebbe di fare?"
"Non lo so...vorrei solo passare un po' di tempo con te adesso che sei mio..." ancora ero avvinghiata a lui così lo osservai nei suoi piccoli particolari; alcune riccie ciocche gli cadevano sulla fronte ed incorniciavano il suo viso cereo, quasi scolpito tanto erano pronunciati i suoi zigomi. Le sue sopracciglia leggermente diverse l'una dall'altra facevano apparire i suoi occhi verde bosco ancora più ipnotici del solito.
Continuai "...dimmi una cosa, qui si passa la vigilia di capodanno con i propri familiari?" continuai temendo di fare una figuraccia con i suoi nonni
Scosse la testa "no, di solito ci si ritrova in famiglia a capodanno mentre la serata della vigilia la si passa con gli amici..." tornò a guardarmi "...con le persone che si amano..." Sorrisi addolcita dalle sue parole e mi persi ad osservare le sue labbra soffici e rosee "lo sai che i miei nonni probabilmente andranno da tante Maëlys?"
"Tante? Ma è tua zia?"
Sogghigno leggermente "No, è un po' la zia acquisita di tutti qui..." forse si era dimenticato che non ero di li "...una gentile vecchia signora senza figli che mia nonna conosce da molto tempo"
"Aw" la solidarietà di paese l'avevo sempre apprezzata "beh...vuoi che ci andiamo anche noi?" chiesi ingenuamente
"Sei carina, ma preferisco passare del tempo con la mia ragazza" aveva uno sguardo a me ben noto e che in questi giorni mi era mancato. Di colpo non vedevo l'ora arrivasse la sera, congetturando su che cosa avesse in mente; allo stesso tempo, iniziai a pensare a cosa avrei potuto organizzare per sorprenderlo. Il flusso dei miei pensieri si interruppe quando mi diede un dolce bacio.
Poi ci dirigemmo verso casa.
"Oh eccovi! Stavamo per chiamarvi!" Adeline ci accolse e dall'odore che si era diffuso per casa intuii che la signora Chalamet aveva cucinato per tutti
"Allora hai ritrovato il tuo quadernetto ?" Continuò, ricordando che la mattina stessa le avevo ribaltato la casa per cercarlo
Lanciai un occhiata a Timothée, che mi stava affianco, per poi guardare l'oggetto tanto bramato tentando di inventarmi qualcosa "si...lo avevo perso alla festa...per fortuna era nel cesto delle cose smarrite e così Cecile lo ha trovato per me.."
"Ah si si, Cecile è una brava ragazza" sorrise leggermente; apprezzavo si interessasse di ciò che mi accadeva seppure io ero quasi un estranea in casa loro "Comunque,..." parlò tornando presso la cucina poco distante "...presto il pranzo sarà in tavola"
Rimisi il mio quadernetto al suo posto in camera mia poi mi diressi a lavarmi le mani. Il lavandino era posizionato sulla sinistra del piccolo bagno e davanti aveva un grande specchio. Fu da lì che notai Timothée avvicinarsi guardandomi dal riflesso. Si mise dietro di me, mi sposto dolcemente i capelli da un lato per iniziare a baciarmi il collo. Quello che stava facendo era una piacevole tortura: entrambi sapevamo che non ci saremmo potuti spingere oltre a dei semplici baci, seppure entrambi volessimo di più. Così, mi voltai rimanendo bloccata tra lui ed il lavandino.
"Che cosa pensi di fare?" Dissi, il mio tono audace
Si avvicinò unendo le nostre labbra in un bacio appassionato, intenso, famelico. Il nostro era un bisogno primario, quasi vitale; lo volevo, volevo solo lui e il resto non importava. Le braccia erano strette al suo collo e lo attiravano a me. Avevo bisogno di quel contatto, di sentire il suo petto sul mio seno, le sue mani sul mio fondoschiena. Mi spinse a sedermi sul lavabo ed iniziò a togliermi la giacca mentre io portai le mani sotto la sua maglia.
Non potevamo farlo, non potevamo lasciarci andare così. Non eravamo soli, ancora. Ad un corridoio di distanza c'erano Pierre e Adeline, i suoi nonni, che probabilmente sarebbero venuti a cercarci a breve per via del pranzo.
"Tim...." la sua eccitazione premeva contro la mia intimità seppure ancora fossimo separati dagli indumenti. Una scarica di energia si fece spazio nel mio basso ventre e fui quasi sul punto di cedere alla tentazione.
""Tim..." continuai "...do...dobbiamo anda...andare" il mio respiro era già divenuto affannoso
Sospirò senza tuttavia allontanarsi di troppo "amore mio..." mi sfiorò le labbra con un dito "...questa me la paghi" il suo tono era malizioso
Sorrisi, approfittando del suo momento di debolezza per uscire da quella stanza e andare verso la sala da pranzo.
"Dove posso sedermi?" Era la prima volta che mangiavamo tutti e quattro assieme
"Accomodati pure dove preferisci" rispose Pierre accogliente
Io optai per il posto a tavola di fronte a lui ma quando Adeline finalmente si sedette al tavolo portando con se una teglia di quiche Lorraine, mi maledissi mentalmente per la mia scelta.
La figura del riccio spuntò dal corridoio "vieni Timothée sennò si raffredda, mettiti pure lì vicino ad Abigail" lo incitò sua nonna
"Con piacere" sussurro lui, parlando tanto piano che pensai fosse solo la mia immaginazione
"Servitevi pure, non fate complimenti" continuò l'anziana signora interrompendo il nostro momentaneo contatto visivo
"Questa Abigail è una ricetta di famiglia..." Adeline iniziò a raccontarmi la storia del piatto, e a darmi la ricetta. Annuivo interessata alla storia che iniziai a non ascoltare più quando una mano calda mi si poggiò sulla coscia. Sussultai leggermente al tocco inaspettato ed per qualche momento guardai Timmy confusa.
Percepii la sua mano salire più su, nei pressi dell'inguine per poi accarezzarmi l'interno coscia. Le mie guance stavano avvampando come il resto del mio corpo, che toccava attraverso i pantaloni.
Iniziò a giocherellare con l'elastico della mia tuta mentre mi osservava di sottecchi; una mano a coprirgli le labbra che si erano piegate in un ghigno compiaciuto.
Inserì un dito nei miei pantaloni per poi accarezzarmi il basso ventre con piccoli cerchi immaginari. Io, che dovevo badare al discorso che si stava facendo e alle sue piacevoli stronzate, mi appuntai a mente che un giorno gliela avrei fatta pagare. Scommetto che ci godeva a farmi questo, vedermi entrare in stato di confusione non appena mi sfiorava.
"Allora cara che ne pensi?" Adeline riportò la mia mente al discorso riferendosi alla quiche che aveva preparato.
"...si....molto...molto buona..." proprio quando stavo parlando il riccio raggiunse anche l'elastico delle mie mutande "..." tossì per nascondere il mio respiro irregolare "...sicuramente...proverò a-a rifarla..." tossì ancora lanciando al ragazzo al mio fianco uno sguardo assassino.
"Tutto bene Abigail?" Pierre forse si era accorto del mio strano comportamento
"Già...tutto a posto Abi?" Quell'idiota del mio ragazzo mi guardò divertito
"Si" quella piacevole tortura doveva finire "si..." ripetei "...mi è andata di traverso la saliva, tutto qui" mi sforzai di sorridere. Le persone di fronte a me sembrarono un po' stranite, forse avevo inventato una scusa del cazzo, ma se non altro non tornarono sull'argomento.
Infine con discrezione misi la mano sotto al tavolo e gli bloccai il polso. Gli lanciai un altro sguardo assassino come a pregarlo di smetterla; lo sentii ridere sottovoce per poi mettere finalmente la mano sul tavolo.
"Per stasera avete dei progetti?" Pierre iniziò un nuovo discorso
"Si" dicemmo all'unisono condividendo uno sguardo "andremo ad una festa, a casa di Lucy..." lasciai inventare una scusa a Timothée questa volta
"...voi? Avete dei progetti?" Mi intromisi; sapevo che se ne sarebbero andati ma volevo capire per quanto.
"Si, andremo da una mia vecchia amica...non te la presento cara ti annoierebbe" Adeline scherzò
"Sai qui è tradizione passare la notte di capodanno con i propri amici..." si spiegò il signor Chalamet
"...si, si me l'ha detto anche Tim" sorrisi
"Ad ogni modo, pensavamo di fermarci da Maëlyn per la notte" d'istinto lanciai un'occhiata a Timothée che già mi osservava con occhi pericolosi, colmi di lussuria "...se per voi non è un problema ovviamente..."
"No, certo che no, anzi divertitevi" sorrisi
"Ma figurati se era un problema per loro Pierre! Sono ragazzi!" Adeline mi interruppe ed io risi; adoravo di già il suo carattere.
Il tempo scorse velocemente tra altre chiacchiere e risate; io rimasi per lo più in silenzio per pensare alla serata che mi attendeva. Volevo fare qualcosa con Timothée ora che ne avevamo la possibilità; quando pensavo ad un appuntamento la mia mente volava su cose come il preparare la cena insieme o il guardare un film. Si, forse avremo fatto anche quello ma la verità è che noi non eravamo una normale coppia.
Ripensai ad una cosa che avevo da sempre voluto fare con lui, uno di quei giochini da feste del college, che sapevo avrebbe apprezzato. Fui compiaciuta di me stessa e dell'idea che mi era venuta.
Un'altra cosa che avevo pensato, più romantica della precedente, era stare in giardino a guardare i fuochi d'artificio quando sarebbe scoccata la mezzanotte.
Per il secondo dei miei piani, decisi che avrei preparato dei semplici snack da portare fuori, in modo da fare una specie di picnic. Quindi, non appena finito il pranzo mi fermai in cucina ed iniziare a preparare qualcosa.
Guardando in frigo trovai delle fragole così decisi di tagliarne alcune e riscoprirle in modo abbastanza rudimentale di cioccolato. Poi preparai degli spiedini di formaggio ed uva che arrotolai in un po' di miele. Fui contenta di aver trovato quest'ultimo, giacché mi sarebbe servito per il gioco.
Mi accertai della presenza di qualche salatino e sopratutto del vino rosso prodotto in paese; quello che avevo assaggiato alla festa e che le vigne dei Chalamet contribuivano a produrre. Infine controllai la presenza di superalcolici, poiché avrei avuto bisogno di preparare alcuni shot per il gioco; di mia sorpresa trovai della tequila.
Misi tutto ciò che avevo preparato in un piatto e lasciai in frigo, dietro a varie cose in modo da evitare che chiunque pensasse di prendere qualcosa da li.
Subito dopo andai a farmi una veloce doccia. Lavai via tutte le inutili preoccupazioni dei giorni passati, tutte le energie negative che mi avevano circondato.
Sentivo già le farfalle nello stomaco solo a pensare alla serata che avrei vissuto di li a poco. Da un po' non passavo del tempo con Timothée senza discuterci o soffrire ed era per me ancora surreale il fatto che ci fossimo chiariti così positivamente.
Trovai nel mio beauty case il profumo con note di vaniglia che mio fratello Noah mi aveva regalato assieme a Grayson per Natale. Mi ricordai così anche di lui e di tutte le stranezze che da un po' circondavano la sua figura; dal segreto che non mi aveva raccontato prima che partissi, al suo comportamento durante le mie chiamate. Il mio istinto mi diceva che c'era qualcosa sotto, ma non avrei scoperto cosa fino al mio ritorno ad LA.
Finita la doccia mi truccai leggermente gli occhi con un ombretto dai toni caldi ed un po' di matita sotto le ciglia inferiori. Infine mi diressi in camera a scegliere ciò che avrei indossato durante quella sera; ero un po' in ansia, si trattava comunque del mio primo appuntamento con Timothée come fidanzati.
Temevo irrazionalmente che ci sarebbe stato dell'imbarazzo, o che qualcosa, come sempre del resto, avrebbe rovinato i nostri piani.
Scossi la testa per liberare la mente da tali pensieri e, dopo qualche minuto ad osservare la valigia aperta, optai per indossare uno dei miei vestiti preferiti che però non avevo ancora avuto occasione di mettere.
Infine, lasciai i capelli al naturale, quindi leggermente mossi, ma indossai delle forcine per evitare che la frangia mi cadesse sugli occhi.
Decisi di ignorare i messaggi che da un paio di giorni riempivano il centro notifiche del mio telefono; tra quelli c'era qualche messaggio di Nic, che per il momento feci finta di dimenticare.
Erano già quasi le sei di pomeriggio e seppure speravo che la serata arrivasse velocemente da un lato non volevo che la giornata, insieme all'anno che avevo passato, finissero.
Sentii bussare alla mia porta, era Adeline
"Abigail, Abigail posso entrare?" Chiese aprendo solo di poco la porta
"Certo" solo ora che glielo avevo permesso aveva varcato la soglia
"Oh ma che carina che sei! Alla festa farai strage di cuori, cara" sorrisi addolcita dal suo complimento. Continuò "Volevo avvisarti che stiamo andando via"
La salutai ed affacciandomi alla porta feci lo stesso con il signor Pierre.
Non appena chiusero la porta, poggiato il telefono sul comodino, decisi di dirigermi nella stanza di Timothée. La osservai in ogni minimo particolare, dato che era molto diversa dalla sua camera di Los Angeles e mi avrebbe perciò raccontato qualche altro lato della sua personalità. Appena varcata la soglia si notava il letto singolo, posto vicino al muro color bianco panna che ospitava un vecchio poster. Su di questo la scritta "I listen to jazz because I'm interested in the past; I listen to hip-hop because I'm interested in the future" che evidentemente lo rappresentava.
Di poco lontano dalla pediera del letto, uno scaffale pieno di libri, tra cui la maggior parte di Dostoyevsky. Accanto ad esso una finestra che illuminava la stanza ed una sedia di vimini dove forse si metteva a leggere.
Infine una cassettiera in legno scuro, che riprendeva i colori del resto del mobilio, vicino alla quale aveva poggiato la sua valigia.
Solo allora realizzai che la stanza era vuota quindi cercai Timothée e lo trovai in cucina.
"Timo" lo chiamai poiché era indaffarato tra i fornelli
Voltatosi rimase a fissarmi "sei davvero bellissima" lo baciai per ringraziarlo
"Che stai facendo?"
"Ti preparo...Ci preparo la cena"
"Uh" osservai curiosa tutto ciò che aveva utilizzato e stava ancora utilizzando tentando di capire cosa stesse cucinando
"Ehi, ehi, cosa pensi di fare piccola.." si spostò dai fornelli spingendomi dolcemente al piano di lavoro poco distante di li "...è una sorpresa"
Lo osservai intento a curare ogni minimo dettaglio dei piatti che stava cucinando.
Era davvero affascinante; la camicia grigio scuro posta fuori dai suoi jeans straight leg era perfetta su di lui. Nel momento in cui mi parlò notai le maniche arrotolate sugli avambracci e, i primi bottoni della camicia aperti; inoltre si era appoggiato un piccolo canovaccio sulla spalla.
I suoi occhi, che nonostante tutto costituivano sempre la sua caratteristica migliore, erano un dettaglio prezioso che risplendeva quando si voltava verso di me.
Mise una teglia contenente una delle preparazioni in forno, ed il rumore che provocò mi fece cadere dalle nuvole e smettere di fissarlo. A quel punto, la sua attenzione si rivolse su di me. Si avvicinò al piano di lavoro dove intanto mi ero seduta.
Quando pensi che quest'uomo non possa essere più attraente di quanto già lo sia, ecco che lui ti sorprende e ti toglie il fiato solo a guardarlo.
"Che c'è?" Il suo tono curioso ma provocatorio
"Niente..." risi imbarazzata "...è solo che è così bello poter passare un po' di tempo così con te" confessai
Mi stava guardando dritto negli occhi mentre il mio desiderio di baciarlo aumentava a dismisura, come volessi affermare nella mia mente che era davvero mio. Mi accarezzò la guancia ed io mi abbandonai al suo tocco, tant'è che quando finalmente decise di poggiare le sue labbra sulle mie, mi sentii volare. Eravamo nel nostro mondo, la dimensione di Abigail e Timothée.
Ricambiai il bacio che da dolce e lento, divenne colmo di desiderio. Dalle mie labbra passo al collo dove si fissò in particolare su un punto, forse lasciando il segno. "Che buon profumo che hai"
Mi sentii avvampare quando, risalito a baciare le mie labbra con baci fugaci, bramosi di andare oltre, tornò ad accarezzarmi la coscia come aveva fatto prima al tavolo. Io, dal canto mio, gli misi le mani sotto la camicia per sincerarmi che ciò che vivevo non era solo uno strano sogno. Lui era lì e voleva proprio me.
Si avvicinò ancora, impedendo alle mie gambe di chiudersi mentre spostò la mano al mio inguine.
"Timothée..." mugugnai ma il timer del forno suonò costringendo il riccio a staccarsi da me.
Sospirai rimasta insoddisfatta dalla nostra interazione.
Arrivato al forno poco distante sembrò contento di ciò che aveva cucinato.
"Assaggia" arrivo da me con un cucchiaio di legno colmo di colorate verdure magnificamente cotte.
"Mh" chiusi gli occhi "è fantastico"
"Tu sei fantastica"
"No, tu lo sei"
Gli diedi un veloce bacio sulla guancia e scesi dal piano di lavoro.
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