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21

Impiegammo circa dieci minuti per arrivare davanti a casa mia e nonostante le diverse offerte di Ethan e Dylan di restare ancora per un po' , decisi di incamminarmi da sola verso il vialetto. Non gli avevo davvero spiegato il perché mi fossi messa praticamente a piangere in macchina, ma ciò solo perché non potevo raccontargli l'intera storia. Ecco perché erano rimasti così riluttanti a lasciarmi da sola, era degli amici davvero premurosi.

Girai la chiave della porta di casa e salite le scale notai che la camera di Timothée era ancora vuota. Dopodiché poggiai la poshette sul mio letto e mi chiusi direttamente in bagno. Mi feci una doccia, prendendomi tutto il tempo che serviva, cercando di immaginare un discorso che mai avrei voluto fare. Una parte di me mi diceva di cambiare idea, di continuare a spassarmela con lui, ma un'altra parte, molto più grande, sapeva benissimo che se avessi continuato a nascondere i miei sentimenti mi sarei sentita sempre più male.

Il mio cuore ormai lo stava urlando, forse dovevo dirglielo. Dovevo finalmente ammetterlo a me stessa e dirgli  che ora non lo trovavo solo più un attraente fratellastro. Ora era molto di più. Era un sorriso che mi migliorava la giornata. Un'esplosione di energia che mi faceva conoscere un mondo di cui non sapevo nemmeno l'esistenza. Era colui a cui pensavo appena sveglia e molto spesso, l'ultima cosa che guardavo prima di addormentarmi.

Quasi certamente però lo vedevo molto di più di come realmente era caratterialmente. Ingigantivo le sue attenzioni creandoci scenari nella mia mente, ma molto probabilmente nel momento stesso in cui lo facevo, lui era già con un altra. Ma si sa che quando piace una persona, si vedono solo i suoi pregi.

La mia parte razionale sapeva benissimo che non ricambiava questi sentimenti. Era evidentemente. La nostra non era una relazione esclusiva...francamente non sapevo nemmeno se fosse una relazione. Se eravamo a delle feste, e non era ancora sbronzo, non mi considerava nemmeno se non per qualche sguardo. Ed anche se probabilmente lo faceva di proposito, perché noi saremmo sempre rimasti sorellastra e fratellastro agli occhi di tutti, a me questa cosa urtava lo stesso.

Uscii dalla doccia, e mi asciugai i capelli, senza la voglia di fare nulla, pensando solo a cosa avrei rinunciato. Fui però interrotta  da qualcuno che bussò alla porta, prima piano poi più insistentemente.

Mi avvicinai temendo si trattasse di un certo riccio , ma fortunatamente era solo Noah. Con l'asciugamano intorno al corpo ed i capelli leggermente arricciati, gli sbloccai la porta.

"Sorellina! Dove sei stata tutta la notte?"Si avvicinò incuriosito  con un sorrisino in faccia. Spostai lo sguardo altrove cercando di evitare la questione e tentai di passargli accanto e andarmene ma non me lo permise. "Abigail, che mi stai nascondendo? Sai che puoi parlare al tuo fratellone vero?" Ora era più serio

Sospirai, decidendo di ignorare la mia coscienza e la mia parte più ingenua, che mi consigliavano di raccontargli tutto, di dire la verità riguardo me e Timothée e quindi molto probabilmente di distruggere la nostra famiglia e la nostra reputazione.

"Avevamo bevuto troppo così abbiamo deciso di restare lì" mentii, cercando in tutti i modi di non mordermi il labbro.

"ok" non ce la feci del tutto a capire se mi avesse creduto ma in quel tempo morto della conversazione riuscii a sgattaiolare fuori da quella stanza e da quella situazione.

Mi vestii, indossando ciò che di più comodo avevo nell'armadio, cioè dei pantaloni della tuta nike marroncini ed una maglia a righe orizzontali arancioni sbiadite e bianche, una taglia in più della mia. Mi sedetti sul letto prendendo il telefono con una mano; scorrendo tra le notifiche notai i messaggi che non avevo ancora letto , arrivatami la sera prima, che ora guardavo con più attenzione. La prima notifica era un messaggio vocale di Timothée che decisi di non ascoltare in quel momento, poichè non mi avrebbe aiutato. Riproduco, invece, i diversi messaggi lasciatemi in segreteria da mia madre, e all'ultimo una cosa mi colpì. Mia madre nel messaggio si era scusata per le chiamate, Noah le aveva detto che sarei andata a dormire da Joy. Mi alzai abbandonando il telefono sul letto e pensando di dirigermi nella camera di Noah per ringraziarlo; a differenza di molti fratelli e sorelle per cui questo poteva sembrare un gesto scontato, io e Noah avevamo sempre avuto un rapporto di fratellanza un po' burrascoso, finchè dopo la morte di papà, non ci eravamo uniti; noi contro tutti,  perché se non ci proteggevamo a vicenda chi lo avrebbe fatto?

Arrivai davanti alla porta, feci per aprirla ma Timothée era li,e mi fermò.

Non lo avevo mai visto così infastidito. Le sopracciglia agrottate, lo sguardo duro e severo, entrò come un fulmine prima che potessi dire nulla. Chiusi la porta e lo guardai, si passò una mano tra i capelli ed il suo sguardo mi trafisse letteralmente, io guardai il pavimento.

"Guardami Abigail o non rispondo di me" la sua voce era anch'essa severa

Obbedii con un espressione impassibile sul mio volto, lui fece un deciso passo verso di me ed io indietreggiai di altrettanto facendolo rimanere spiazzato dal mio comportamento.

"Mi sono svegliato e non c'eri" mi fece notare, io lo guardai confusa. Continuò "perchè sei scappata così? Con Ethan per giunta"
"Ah allora è questo il problema..." roteai gli occhi , non avevo mai sopportato i ragazzi possessivi e/o gelosi.
"Puoi degnarti di dirmi il perché o ti senti troppo superiore?" Il suo tono era velenoso
"Cosa? Che stai dicendo?"
"Credi di essere migliore di tutti vero? Così tanto da poter fare ciò che vuoi senza dare spiegazioni a nessuno!" Il suo tono di voce era piuttosto alto
"Non mi conosci affatto, non ti permetto di giudicarmi così!" Urlai anche io.

"Ho fatto qualcosa di sbagliato?" Disse dopo quelli che sembravano minuti, il tono forzatamente calmo
"No...no certo che no" lo rassicurai, non riuscendo a mantenere un tono arrabbiato guardando quegli occhi, con la voglia di abbracciarlo ma la consapevolezza di non poterlo fare se non volevo soffrire "non c'entri tu, si tratta di me"
"Che?" Ora era lui a non capire. Si avvicinò ancora ma mi allontanai nuovamente. Mi guardò con gli occhi ridotti a fessura "perché ti comporti così?" La mascella tesa, gli occhi in fiamme
"Ascolta Timothée" cercai di smorzare i toni "forse, forse è meglio dimenticarci tutto, fare finta che non sia successo nulla tra di noi" Sarebbe stato più facile così, ne ero sicura. Il suo discorso di prima e il fatto dell'appartamento mi avevano ricordato Zac, il ragazzo che mi aveva rovinata, non potevo permettere che accadesse di nuovo. Avevo le lacrime agli occhi ma mi sforzai di non farle scendere.

Lui si avvicinò e questa volta mi trovai costretta contro la porta e non potei allontanarmi. Cercai di evitare il suo sguardo ma con un gesto brusco mi alzo il mento "Abigail" era serio "voglio una spiegazione" il suo sguardo irremovibile, a pochi centimetri da me. Mi stava squadrando il volto e a me tremavano le gambe.

"Spiegazione di cosa?"
Le sue labbra si assottigliarono, stava perdendo la pazienza "Sei esasperante" sbottò "mi fai diventare matto"
"Allora vattene" le parole risultarono più fredde di quanto avessi mai pensato, mentre io dentro morivo. Spalancò gli occhi per un istante, poi mi guardò come ferito. Non potevo crederci.
"Vuoi davvero...vuoi davvero finire questa cosa tra noi due?" si passo le mani sui capelli nuovamente, il suo tono era calmo, ma fermo e duro, quasi accusatorio.

Mi osservò ancora, io non dissi nulla.

"Bene Abigail, come vuoi tu" mi osservo le labbra un ultima volta ed io sperai con tutto il cuore che volesse baciarmi, invece mi infuoco con lo sguardo un ultima volta e se ne andò sbattendo la porta.

Per un momento rimasi ad osservare la porta chiusa, senza capacitarmi del tutto di ciò che era successo. Mi maledissi per non avergli detto che avevo da un po' iniziato a provare dei sentimenti per lui. Che con lui non era più solo sesso. Ma sapevo che per lui non era così, per lui non era altro che una scopamicizia, era evidente, sennò perché se ne sarebbe andato così, alla prima occasione?

Mentre mi accasciavo a terra stringendo le ginocchia con il volto inondato di lacrime, capii che forse lo amavo. Ci ero caduta di nuovo senza nemmeno accorgermene , ed ora nonostante il tentativo, ero di nuovo qui a piangere per un ragazzo.

Nel frattempo sentii qualcuno bussare e la testa di Noah sbucare dalla porta.

Mi abbracciò "Non piangere sorellina, ci sono io"

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