19
Ero imbarazzata...così imbarazzata da voler scappare via subito. Era chiaro che non fosse una battuta, cosa avrebbero pensato tutti? Infondo agli occhi del mondo eravamo fratellastri...solo fratellastri. I nostri genitori si sarebbero sposati un giorno...che futuro avremmo mai avuto noi due? Nessun futuro, niente di niente.
Mi girai a guardarlo. Non perse occasione di squadrarmi il volto con quegli smeraldi offuscati dall'alcol. Forse stavo esagerando, insomma dovevo ammettere che una parte di me aveva apprezzato quel suo strano modo di provarci. Gli sorrisi, incapace di non farlo per come mi guardava. Aveva la testa leggermente inclinata, la bocca lievemente aperta e nonostante fosse evidentemente stordito trovava la forza di ricambiare con dolcezza il mio gesto...come potevo rimanere arrabbiata con lui?
Ci stavamo incamminando all'uscita mano nella mano, e nonostante le mie teorie, non fu difficile condurlo. Si era completamente affidato a me, nemmeno provava a parlare a chi passavamo, ma anzi, mi stringeva più forte, le nostre dita intrecciate, quando qualcuno ci esaminava troppo a lungo.
Qualcuno mi urtò, così mi girai velocemente, senza pensarci troppo mi scusai ma la mano della ragazza mi fermò.
"Timothée? Chi è questa?" Alzai lo sguardo e notai la figura di Megan, una dei tanti flirt di Timothée che, nonostante fosse conscia della sua reputazione di puttaniere, non riusciva a non sentirsi coinvolta emotivamente. Non capivo perché alcune ragazze agissero in modo così ingenuo, credevano forse di far parte di una fiaba e di essere la "ragazza diversa dalle altre" che il ragazzo cercava da anni? Non la capivo no, ma forse io non ero così diversa da lei. Certo, non avevo le stesse aspettative impossibili ma era innegabile che io stessi lentamente iniziando a provare qualcosa, non potevo dirglielo però. I nostri patti erano stati chiari sin dall'inizio: se uno dei due iniziava ad innamorarsi, dovevamo smettere. Facile a dirsi, ma lui era come una droga. La mia droga. Ma sarebbe stato anche la mia rovina?
Timothée avanzò e mi appoggiò un braccio sulle spalle, riportandomi alla realtà.
"Questa, come la chiami tu, si chiama Abigail"
Il volto della ragazza si oscurò ulteriormente, mentre il mio si fece leggermente sorpreso, mi meravigliai della lucidità in quelle sue parole. Sfortunatamente le aveva pronunciate quasi urlando a causa della musica, che da dentro la casa riusciva ad ostacolare le conversazioni anche fuori, e così facendo aveva attirato l'attenzione di quella pettegola di Lola.
"Oh ma guarda chi si vede, i fratellastri , già ve ne andate?"
"Veramente siamo più..." Perchè questa sera si comportava così? Sembrava voler rivelare il nostro segreto al mondo intero. Non era la prima sera che si ritrovava ad essere così alterato, eppure oggi pareva essersi trasformato in una macchina della verità barcollante. Cosa lo aveva portato a fare così, di colpo? Ci avrei parlato dopo con lui, intanto però lo fermai prima che pronunciasse un altra parola "È ubriaco,lo porto a casa"
Parlai fingendo un sorriso, per poi passare fra di loro, e raggiungere finalmente la via.
"La odio" appena messo piede in strada sussurrai quelle parole senza nemmeno rendermene conto. Questa sera avrei voluto rilassarmi e divertirmi...seh , fosse così una volta. Timothée si limitò a sorridermi per poi scortarmi al parcheggio, appoggiandosi a me.
La sua audi bianca, semi-nuova, era già visibile, risplendeva al chiaro di luna. Non era l'unica cosa a scintillare quella sera però: i suoi occhi verdi luccicavano più del solito, lo realizzai quando si girò a guardarmi, mi ci persi, tantochè senza nemmeno realizzarlo mi ritrovai con la schiena appoggiata ad un muretto di mattoni, che delimitava una villetta monofamiliare poco distante. La sua mano sinistra mi accarezzava dolcemente la guancia, l'altra collocata, con il palmo rivolto al muro, su cui poggiava tutto il peso.
"Dai, stanotte resta con me" alzai un sopracciglio, da quando me lo chiedeva? "a meno che tu non sia impegnata col tuo amichetto Ethan"
"Geloso?... Di Ethan?" Emisi una risata soffocata per cui in risposta venni guardata male. Continuai "Lui ha la ragazza, Timothée, e noi siamo solo amici" Ruppi il nostro contatto visivo, per girarmi a guardare un'albero poco distante. "E poi anche se fosse, eh? Fammi capire"
Si avvicinò ulteriormente, le sue labbra erano ora poco distanti dalle mie
"Non permetterò a nessun altro di toccarti perché tu sei mia, e di nessun altro"
Le sue parole, sussurrate, mi fecero trasalire, di colpo mi sentii accaldata, incapace di muovermi.
Avrei voluto dirgli che non era giusto che lui potesse stare con chi voleva mentre io dovevo sottostare alla sua gelosia, ma la verità è che forse, in fondo in fondo, un po' mi piaceva. Mi piaceva sentirgli dire che ero sua. Assecondava il mio sogno impossibile, in cui lui ricambiava i sentimenti che lentamente stavo iniziando a provare. Forse avrei dovuto smettere di sperarci, di lasciarmi illudere...molto probabilmente infondo quelle parole erano frutto solo dell'alcol.
Presi un respiro profondo e cercai di riappropriarmi della mia parte razionale.
"mi daresti le chiavi per favore?" Guardai a terra quasi sussurrando
"ok, prendile" le estrasse dalla tasca ma appena alzai una mano per prenderle, Timmy alzò il braccio, rendendole quasi inafferrabili per me "prendile se ci riesci" rise
"Dai dammele" iniziai a fare dei piccoli salti, cercando di prenderle, ma lui fece un passo indietro, scendendo dal marciapiede.
"no io non ti do niente, prendile, sempre se ci riesci"
"va bene adesso la prendo" sussurrai dandomi la forza, per poi alzarmi sulle punte, senza realizzare che così i nostri volti sarebbero stati a pochi centimetri di distanza. Gli afferrai il polso cercando di portarlo verso di me in modo da arrivare al mazzo di chiavi tanto agognato. Lui nel frattempo si avvicinò ancora, a tal punto che potevo sentire il suo respiro sul collo. Dentro alla mia pancia iniziarono a formarsi le farfalle mentre le sue labbra si poggiarono lentamente sulla sensibile pelle del mio collo, mordicchiandola a tratti. In quel momento smisi di stare sulle punte per tentare di raggiungere le chiavi ma fortunatamente lui abbassò il braccio. Posizionò una mano sul mio fondo schiena per avvicinarmi a lui, e spostò le sue labbra sulle mie. Era da tutta la sera che aspettavo di risentire il suo sapore: il sapore di suo bacio era qualcosa di illegale, qualcosa che a parole anche il più grande degli scrittori farebbe fatica a spiegare; era un mix di sensualità,dolcezza,passione.
Tanto valeva divertirsi un po' giusto? Io, alla fine, non ero capace a non cadere ai suoi piedi, ed ero abbastanza forte da accettare il fatto di essere solo un oggetto per lui, da conquistare e usare a suo piacimento, o almeno lo speravo.
Sapevo che non avremmo resistito tanto in quelle condizioni, perciò mi staccai gentilmente ma senza allontanarmi di un millimetro; iniziai a guardarlo negli occhi nuovamente, quasi a chiedergli di seguirmi, poi gli presi la mano, quella dove teneva le chiavi, e gliele sfilai, attraversando la strada subito dopo ed arrivando alla macchina.
Aprii la portiera posteriore, facendolo entrare, per poi stendermi su di lui nell'attimo successivo ad aver richiuso la macchina. Alzai la gonna e dopo aver sfilato gli stivali poggiai decisa le ginocchia ai lati del sedile , infilando la mano destra nei suoi ricci capelli mentre le mie labbra tornavano sulle sue in un gioco di lingue. Premette salde le mani sui miei fianchi spostandoli leggermente affinchè toccassero il cavallo dei suoi pantaloni, potevo già percepire la sua eccitazione mentre lo stuzzicavo strusciandomi contro di lui. Timothée introdusse una mano sotto la gonna che aveva nel frattempo slacciato, e si avvento voglioso sul mio sedere per poi risalire al bordo e liberarmi definitivamente da quella stoffa scura. Iniziai a baciarlo sul collo mentre insistevo a provocarlo muovendo i miei fianchi su di lui che continuava a cingermeli applicando pressione con le dita. Intanto con la mano destra iniziai a scendere lungo il suo petto ed una volta arrivata alla cerniera dei suoi pantaloni, arretrai con il corpo sulle cosce per abbassarglieli, per poi guardarlo sfilarseli completamente.
Avanzai un po' ma senza tornare completamente su di lui per permettere alla mia mano di poter accarezzare il suo sesso sopra i boxer. Intanto lo guardavo in viso, si mordeva il labbro, leggevo l'eccitazione nei suoi occhi. Avvampavo alla sola vista di lui sotto di me, così voglioso di me. Tornai sulla sua bocca, mentre la mia mano entrava sotto i suoi boxer, ma inaspettatamente Timothée invertì bruscamente le nostre posizioni girandosi sopra di me mentre non lasciava le mani dai miei fianchi.
"Che cazzo fai?" chiesi ridacchiando, troppo brilla per essere scocciata, quando il mio corpo sbattè lievemente contro il sedile nero.
"E' solo che stavi comandando un po' troppo, ora tocca a me" disse con la voce carica di erotismo mentre con la mano destra mi immobilizzava le braccia alte sopra la testa tenendomi per i polsi. Si morse di nuovo il labbro mentre mi esaminava con lo sguardo e con quel suo sorriso emblematico. Mentre mi baciava il collo premeva la sua erezione sul mio punto più sensibile, ormai divisi solo dalla stoffa delle mutande. S i staccò con la bocca dalla mia pelle quando emisi un lieve gemito , e si passò la lingua sulle labbra, come se fosse un predatore con ormai la preda tra le grinfie. Sollevò il bacino dal mio e si introdusse sotto le mie mutande iniziando a stimolarmi lentamente con le dita. Lo ammiravo, come fosse un opera divina; alcune ricce ciocche gli si spostavano da dietro le orecchie sul volto, mentre con movimenti lenti, iniziò a torturarmi, assaporando il piacere nel sentire i miei gemiti sottomessi, nel vedermi inebriata dal suo tocco. Estrasse le dita dai miei slip e se le portò alla bocca, come per assaggiare il mio sapore ancora una volta. Ora ero io a mordermi la bocca, appagata dalla voglia che mostrava avere di me.
"Sei sempre così buona..." mi sussurrò all'orecchio, così vicino da poterne sentire il caldo respiro. "...ma ancora troppo vestita per i miei gusti" dopo che mi aveva lasciato i polsi per farmi sfilare la maglietta, mi sollevai dal sedile in modo da permettergli di sganciare il reggiseno, che cadde tra i due sedili. Subito si scagliò sui miei seni, con la bocca su uno mentre mi stuzzicava l'altro con la mano. Ero presa dalle sensazioni che le sue mani sapevano dare al mio corpo , e nonostante fossi ancora arrabbiata con lui, non vedevo l'ora di sentirlo darsi del tutto a me ancora una volta, sentire i nostri corpi diventarne uno unico anche se solo per poco. Scesi con le mani fino all'elastico dei suoi boxer e lui si sollevò dal mio corpo per permettermi di abbassarli.
"Dimmi cosa vuoi che ti faccia" mi parlò mentre mi sfilava gli slip "Dimmi che vuoi che ti faccia godere" mi incalzava ancora mentre premeva il suo sesso sul mio, come per farmi bramare ancora di più il momento in cui sarebbe entrato in me. "Ti voglio, ti voglio tutto" bastarono quelle poche parole, per portarlo ad estrarre una bustina argentata dal portafoglio che aveva nella tasca dei suoi pantaloni, e ad indossarne il contenuto sulla sua lunghezza. Entrò in una spinta facendomi sfuggire un sonoro gemito, d'istinto le mie gambe aperte si avvinghiarono a lui, come del resto fecero le mie braccia, che si aggrapparono alla sua schiena al suo secondo colpo di bacino. Iniziò poi a tenere un ritmo lento ma i spinte profonde, appagato nel sentirmi mugolare di piacere, mentre io portavo la mia mano destra tra i suoi capelli che strattonavo ogni volta che andava più a fondo in me.
Il corpo di Timothée si avvicinò ancora al mio, tanto che il mio seno poteva sfiorargli il petto, nei suoi occhi verdi leggevo lo stesso desiderio che balneava nei miei. Alzai ancora il bacino verso di lui come per chiedergli di andare più veloce e dopo avermi sfiorato le labbra iniziò a muoversi in me con spinte più poderose e ritmiche.
"Quanto sei bella mentre vieni per me" mi disse con la voce più roca del solito, a segno del fatto che fosse vicino all'apice, quando sentì irrigidirsi i muscoli delle mie gambe avvinghiate a lui. "Fammi vedere quanto ti piace" mi chiese ancora con l'eccitazione impressa sul volto contornato dai capelli madidi di sudore, appena prima che raggiungessi il limite seguito dal castano, che si riversò nel preservativo alla spinta successiva.
Senza uscire da me, il riccio si accasciò sudato sul mio corpo. Entrambi ansimavamo mentre ci osservavamo in un gioco di sguardi. Mi lasciò un bacio umido per poi spostarsi accanto a me, permettendomi di appoggiarmi al suo petto.
Avevo fatto tanto male a perdonarlo subito?
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