Prologo
L'asta si tenne in un giorno d' inverno. Numerose nuvolette apparivano e svanivano simultaneamente nell'aria all'arrivo degli ospiti di mio padre, era mezzanotte, l'orario perfetto per inaugurare nuovamente la sua attività. Sedevo sul bordo della finestra osservando la continua entrata di persone a me sconosciute a cui mai avevo rivolto la parola. Di ogni fascia d' età, sesso o classe sociale. Abiti di seta pregiata o abiti ordinari, non vi era differenza per lo scopo che li accumunava. Sentivo risate mentre lentamente avvicinavo l' orecchio alla porta cercando di scorgere il più possibile dalle numerose voci che si sovrapponevano.
"Mi aggiudicherò il pezzo migliore" intimidì un uomo.
"Sono andata a prelevare questa mattina" disse una donna dalla voce stridula.
"Mia moglie non acconsentirebbe mai se lo venisse a sapere ma di questi tempi abbiamo bisogno di questo genere di...aiuto" dichiarò un altro uomo ad un suo vicino cercando di smorzare una risata mentre sottolineava l' ultima parola.
Mio padre con la sua voce chiaramente udibile incitò gli ospiti ad usufruire del banchetto prima del divertimento che offriva loro, gioendo alle grida estasiate della sua fonte di guadagno. Non conoscevo di cosa queste sere trattassero men che meno ero a conoscenza di ciò che venisse venduto ma sapevo che nulla era legale. Le domestiche si lasciavano spesso sfuggire dei dettagli mentre chiacchieravano ma ero piccola per riuscire a collegarli assieme tale da trovarne un senso. O forse fingevo solamente di non riuscire a comprendere. Fu in quel momento di noncuranza che una luce abbagliante penetrò nella stanza illuminandola, era "finalmente" arrivata la merce giovane tanta adorata dal venditore. Osservai cautamente l' esterno dalla finestra. Neonati avvolti in fasce strappati dalle loro madri, bambini che non potevano godere delle meraviglie della loro infanzia e adolescenti in pura fase caratteristica scendevano da vari furgoni con i fari puntati verso casa. Maschi e femmine. Nessuna differenza, tutti legati fra loro dalle mani attraverso delle corde spesse. Erano almeno una trentina o più. Coloro che li trascinavano dentro casa aprirono la porta con un tonfo, nessuna bambina piangeva e nessun bambino sollevava lo sguardo. La rassegnazione dipingeva i loro volti. Fischi, urla, risate al loro arrivo.
Fu mio padre ad aprire le danze, mostrando avidamente la prima posta in palio, con una sola frase: "Iniziamo, chi offrirà di più?"
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