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Capitolo 8

Mi guardo intorno, appena apro gli occhi vengo immediatamente abbagliata da una forte luce che entra dalla finestra. Sono distesa sul divano di Richard con sopra una leggera coperta.

Ieri è stata una giornata intensa, finalmente Riki è riuscito a dire qualcosa, ad esternare i suoi sentimenti. Con lui mi sento tranquilla come non lo sono mai stata, nello stesso momento però quando gli sono vicina provo una strana paura. Non so esattamente cosa sia, forse paura che un giorno anche lui smetta di starmi accanto, paura di non riuscire più a guardare quei sui splendidi e rari sorrisi.

In questo momento credo sia sotto la doccia perché sento un leggero rumore d' acqua provenire da una stanza accanto.

Mi alzo per sbirciare un po' la casa, in cerca di qualche traccia di sua madre. Mi incuriosisce molto la sua storia, vorrei conoscere la donna che l'ha messo al mondo e chiedergli come ha fatto a lasciarsi scappare quegli occhi splendidi. Mi avvicino alla parete di fronte a me, dove vi sono due ante in vetro. Attraverso la polvere intravedo delle fotografie incorniciate, apro e afferro una cornice d'argento dove è raffigurato un bimbo ricciolino dagli occhi verdi. seduto su un prato che mangia un gelato e sorride vivacemente. Credo proprio che sia il mio Riki. In un'altra foto c'è una donna dai capelli lunghi fino alla vita, imbraccio tiene Richard e immagino che sia la madre. Sorridono entrambi e da queste foto non sembra esserci alcun tipo di dolore, alcun tipo di assenza. Ce ne sono altre: una dove Riki fa il broncio, una dove la madre le stampa un grosso bacio sulla guancia, un'altra dove sta dormendo.

<<Che stai facendo?>> Nella stanza rimbomba la voce di Richard con quel tono duro e autoritario.

Di colpo non sembra più il ragazzo di ieri sera e noto una differenza enorme tra le foto che ho in mano e la persona che ho di fronte.

<<E-ehm s-stavo guardando le foto>> dico un po' spaventata e imbarazzata.

<<Mettile immediatamente giù>> ordina.

Faccio come dice intanto che si sposta verso la cucina dove lo seguo sedendomi sullo sgabello dell'isola.

<<Sono stato a comprare dei cornetti alla cioccolata prendine uno>> mi parla con un tono freddo e distaccato mentre mi porge un sacchetto bianco. Ne prendo uno e inizio a mangiare senza nemmeno ringraziarlo, non mi piace il tono che ha appena usato, non capisco cosa gli sembro, lui non è nessuno per rivolgersi a me in quel modo. So che stavo sbirciando tra le sue cose, ma alla fine guardavo delle semplici fotografie.

<<I cornetti al cioccolato sono i miei preferiti>> parlo mentre mastico e mi passo una mano sul labbro per levare via le briciole. Non sono mai stata fine e non lo sarò certo adesso.

Lui alza un sopracciglio e mi guarda spavaldo <<Li ho presi perché piacciono a me>>

Stavo per iniziare a parlare ma lui mi blocca immediatamente <<Senti, non metterti strane idee in testa, da ieri non è cambiato un bel cazzo di niente>> Oddio, ho appena sentito davvero queste parole?

<<Mi fai ridere Riki, forse hai sbagliato persona. Non sono quella ragazzina che alle prime parole dolci inizia a montarsi la testa, Però sai cosa c'è?>> Mi alzo in piedi e in questo momento vorrei afferrarlo per il collo e picchiarlo. No ok, forse non lo farei ma mi sento delusa, troppo delusa. <<C'è che sei un grandissimo coglione>>

Inizia a ridere e i miei nervi continuano a salire ulteriormente.

<<Ma senti cosa devo ascoltare da un' acida bambina nevrotica>>

Adesso ha raggiunto il limite. Presa dall' istinto lo spingo e cerco di dargli pugni allo stomaco, ma ovviamente lui resta immobile, senza muoversi di un centimetro fin quando non mi afferra i polsi per fermarmi, adesso lo sto guardando dritto negli occhi <<Vaffanculo Riki>> mi libero dalla sua presa, prendo la mia borsa e vado via.

Le lacrime iniziano a bagnarmi le guance e la vista si appanna nuovamente, mi rimprovero da sola per aver creduto che quel ragazzo fosse diverso, che quella durezza che mostra a tutti fosse solo apparenza. Ma chi volevo prendere in giro? Me stessa. Forse davvero iniziavo a provare qualcosa verso di lui. Una strana sensazione che non ho mai avuto, un sentimento che ho sempre voluto allontanare da me, per evitare proprio tutto questo dolore.

Mentre cammino mi fermo davanti ad un bar dove andavamo con la nostra vecchia cerchia di amici, decido di entrare, non è molto affollato così mi siedo al bancone.

<<Ciao Kyle, ho immediatamente bisogno di una tequila>> dico al barista posando i gomiti sul piano e appoggiandomi il viso tra le mani.

<<Ei, piccola Scar non ti vedo da una vita. Come stai?>> Ha un sorriso enorme in piena faccia, l'esatto contrario di me.

<<Benissimo>> rispondo sarcastica alzando gli occhi al cielo.

<<Si me ne ero accorto>> dice usando il mio stesso tono, mentre mi appoggia davanti il bicchiere che afferro e ingurgito tutto d' un fiato.

<<Potresti portarmene un altro?>> chiedo. Ho ancora la gola in fiamme per via della bibita, ma adoro questo liquore e ne ho altamente bisogno.

<<Si, infatti noto che va tutto bene>> dice vago il mio amico barista mentre si volta per prendere la bottiglia dietro di lui.

<<Comunque puoi anche lasciarla qui la bottiglia>>

<<Scar, mi preoccupi. Cosa ti è successo?>>

<<Nulla, tranquillo>>


Eccomi, una bottiglia di tequila dopo, ancora seduta al bar, ubriaca già a mezzogiorno.

<<Oh sì abbiamo passato delle giornate meravigliose a quei tempi>> sto ancora parlando con Kyle che ha finito il turno e si è seduto accanto a me. Gli ho riempito la testa di frottole e adesso stiamo parlando dei vecchi tempi.

<<Comunque adesso devo andare, che dici se ci dividiamo la strada?>>

<<Oh certo>> Mi alzo dalla sedia, urto con la mano il bicchiere che era davanti a me rovesciando il contenuto sul bancone, fortunatamente era quasi vuoto.

Adesso sono convinta al cento per cento che la mia testa sia andata.

<<Scu-scusa>> Dico con una voce cantilenante mentre barcollo verso l'uscita.

Il mio amico mi prende sotto braccio, purtroppo però appena faccio due passi cado stesa atterra.

<<Forse è meglio che chiami Alex>> Kyle afferra il cellulare mentre io cerco di alzarmi. Non capisco più nulla e quando riesco a mettermi in piedi, mi volto e vomito tutto. Vorrei rigurgitare anche Riki e i miei sentimenti verso di lui, ma purtroppo è solo il mio stomaco a rimettere.

Qualche minuto più tardi sono in macchina ad ascoltare le prediche del mio migliore amico.

<<Tu sei matta, cosa ti salta in mente? Sai che ti saresti potuta sentire peggio? O qualche stupido pedofilo avrebbe potuto saltarti addosso? Che hai in quella testa?>>

Io me ne sto con la nuca appoggiata al finestrino <<Ti prego Alex smettila>> dico piagnucolando mentre un attimo dopo rido <<Nemmeno mia madre mi ha mai fatto la predica per aver bevuto>> rido ancora di più.

<<Scarlett basta>> alza la voce e accosta <<Mi dici cosa cazzo è successo? Ti ho vista ieri andare via con Richard>>

<<Ecco, va a chiederlo al tuo fottuto amico del cazzo>> Alzo la voce anche io.

<<Beh avrete litigato come due perfetti idioti, siete peggio dei bambini>> Sbatte le mani sul volante ed io salto fuori dall'auto. Siamo nel mezzo di una strada enorme e cerco di camminare anche se mi risulta estremamente difficile per via dell'alcol.

Con quale coraggio lui mi parla così? Non sa nemmeno cos'è successo, dovrebbe prendersela con il suo amico, non con me.

Lo vedo scendere dall'auto <<Scarlett fermati! Dove vorresti andare conciata così?>> Ed ha pienamente ragione. Mi volto e mi fiondo tra le sue braccia, tra le quali mi stringe affettuosamente.

<<Non c'è la faccio più. Capitano tutte a me>> Inizio a piangere di nuovo. Il mio migliore amico mi prende in braccio e mi riporta in macchina.

Mi sveglio nel lettone enorme di Alex, non mi ero neanche accorta che fossi qui. Lui è steso di fianco a me e dorme beatamente.

Inizio a pensare e ripensare a tutto ciò che è successo. Sto male, molto male. Sia moralmente che fisicamente, mi sento ancora abbandonata, so di avere il mio amico con me ma non è lo stesso. Forse avrei davvero bisogno di una persona accanto, una figura maschile che mi protegga e mi tenga lontano da alcol e casini, vorrei che quella persona fosse Riki ma a quanto pare, non sono la ragazza per lui o forse lui non è quello giusto per me. Sospiro, vedo Alex sbadigliare, si è appena svegliato e mi sorride.

<<Come ti senti?>> Mi chiede lui.

<<La testa praticamente mi scoppia, ma apposto>> Dico sorridendo anche io, mi scombussola i capelli e si tira su.

<<Sta sera ci sarà una festa a casa di Eddy Miller, andiamo?>> Mi fa la domanda con la voce ancora impastata dal sonno, poi tira fuori uno sbadiglio.

<<Si, voglio uscire e svagarmi, verrà anche Nabel vero?>> rispondo io guardandolo.

<<Ovvio, hai fame?>>

<<Muoio dalla fame>> affermo. Lui si alza e apre la porta.

<<Ho detto ai miei che avevi mal di pancia>> mi dice mentre scendiamo le scale.

Quando entriamo in cucina mi accorgo che sono già le quattro del pomeriggio e fortunatamente i genitori di Alex sono a lavoro. Così lui fruga tra gli sportelli e tira fuori la cioccolata sapendo che è l'unica cosa capace di risollevarmi il morale. Iniziamo così a mangiare nutella e leccornie varie.

Finalmente sono le nove di sera e aspetto Alex che venga a prendermi per andare a quella festa, mi sono messa un paio di jeans attillati con una maglietta nera in velo trasparente e ai piedi le mie adorate converse anch'esse nere. Non ho voglia di indossare né vestitini né tacchi, non sono molto in vena. Vado a quella festa solo perché ci sarà alcol a volontà e l'erba uscirà da tutte le parti.

Un rumore di clacson mi distoglie dai pensieri e scendo di sotto dove trovo Frankie e Jade anche loro pronti per uscire. Bacio entrambi sulla guancia e li avviso che vado via.

<<Sta attenta>> mi urla mio fratello mentre apro la porta.

<<Tranquillo>> dico ormai fuori casa, diretta alla macchina di Alex. Mi siedo sui sedili posteriori perché davanti c'è già seduta Nabel.

<<Buonasera splendori>>

<<Ma dov'eri finita? Non ci sentiamo da un po'>> mi rimprovera scherzosamente Nabel.

<<Ho mille cose da dirti ma sta sera pensiamo a ridere. La tua gamba come sta?>> chiedo vedendola senza più fasciature.

<<Oh, tutto bene. È già passata>>

Siamo appena entrati nella casa del nostro amico liceale, sembra esserci tutta la scuola, tutti guardano noi entrare.

Non per vantarci ma siamo tra i più popolari e tutto grazie ad Alex. Ci avviciniamo a delle bottiglie poste sopra un tavolo dove il mio amico prende da bere e ci passa i bicchieri.

<<Vacci piano però>> mi dice lui all' orecchio ed io annuisco. So già che berrò come una spugna ma non glielo dirò.

La musica è assordante c'è gente da per tutto: chi è già ubriaco, chi fa sesso sui divani, chi balla sui tavoli, chi si fa una canna, c'è anche chi sceglie di farsi qualche striscia di cocaina. Sono sinceramente disgustata, vado verso la pista da ballo, inizio a ballare con delle ragazze della mia classe, mi stanco subito però e vado in giardino passando prima a prendere da bere. Mi siedo su un'amaca e bevo il mio drink. Tutto ad un tratto qualcuno si siede accanto a me così mi volto e vedo Kyle.

<<Ei! Ti sei ripresa da oggi?>>

<<Si tranquillo, anzi devo ancora bere>> E mi metto a ridere mentre appoggio per terra il mio bicchiere ormai vuoto. Ride anche lui intanto che si accende una canna e me la passa. Fumo fino a metà e gliela ridò. Lui parla di qualcosa, ma non lo ascolto più perché ho appena visto due occhi che riconoscerei tra mille. Riki è qui. Sta ballando con la tipa di ieri, quella che teneva stretta quando l'ho visto. Lei gli si struscia da per tutto e il mio stomaco si contorce.

<<Puoi scusarmi un attimo?>> Dico al ragazzo seduto al mio fianco quando mi alzo per avvicinarmi a Richard.

<<Ei, vedo che ti sei già dato da fare>> Gli passo accanto e vado verso gli alcolici. Mi riempio il bicchiere e mi siedo su uno dei divani dove ci sono Nabel ed Alex.

<<Lui è qui>> dico sospirando.

<<Va a parlargli allora>> mi dice Alex.

<<Sta già ballando con una troietta>>

<<Oh>> dice quasi afflitto lui.

<<Ma di cosa parlate?>> chiede Nabel sbuffando.

<<Lascia stare>> rispondo io ed Alex la bacia, così mi alzo per andare nuovamente fuori. Credo di essere di nuovo ubriaca. Cammino sul prato con la testa bassa e inciampo sui miei stessi passi cadendo addosso ad un ragazzo. Quando alzo la testa è Riki. Ovviamente, non potevo trovarmi in una situazione peggiore, altrimenti non sarei io.

<<Che hai?>> Mi chiede lui mentre cerca di rimettermi su. Cos' ho? Beh, sta mattina sono stata una merda per colpa tua, adesso ho bevuto ancora per colpa tua ma va tutto bene.

<<Non ho niente>> dico ridendo mentre la mia testa ruota da per tutto.

<<Vieni ti porto via>> e scoppio di nuovo a ridere.

<<Tu sei matto se credi che io venga con te. Dopo quello che mi hai detto oggi potrei solo prenderti a pugni, stammi lontano io non...>> Non riesco a finire di parlare perchè lui mi carica sulle spalle come un sacco di patate, intanto gli lascio pugni sulla schiena. L'intera stanza sta guardando noi ma non me ne frega un accidente.

Usciamo dalla casa e lui mi mette giù solo quando siamo fuori.

<<Alex mi ha detto cos'hai fatto sta mattina! E adesso sei già ubriaca>>

<<Ma cosa cazzo te ne frega? Mi hai detto che non cambiava nulla, beh allora lasciami in pace>>

Lui sospira e poi mi bacia. Io lo sposto e resto a bocca aperta.

<<Perché l'hai fatto?>> Sto praticamente urlando.

<<Ne avevo bisogno>>

<<Cos'è sono solo un bisogno per te?>> continuo ad urlare.

<<No>> abbassa gli occhi a terra.

<<Oh ma per favore. Ti prego lasciami in pace.>> Mi volto per andare via, ma lui mi blocca.

<<Vieni con me per favore>> si ferma un attimo, poi continua <<Ti prego>>

Annuisco e lui cammina verso un auto che non ho mai visto, entra in macchina e io resto ferma lì davanti a braccia conserte. Abbassa un finestrino e mi fa segno di entrare. Sbuffo e salgo su.

Non lo guardo per tutto il tempo, non mi importa nemmeno dove andiamo e non ho neanche la forza di chiederglielo.

Dopo un po' si ferma. Non so dove siamo ma è tutto buio, così scende dall'auto e faccio lo stesso. Mi accorgo solo dopo, che probabilmente siamo su una collina da dove possiamo ammirare tutta la città illuminata ed è un paesaggio mozzafiato. Bello come i suoi occhi.

Poggia una coperta per terra e non mi chiedo nemmeno perché l'aveva in macchina. Ci sediamo lì a gambe incrociate e presa dall'istinto mi appoggio alla sua spalla con la testa mentre lui con una mano mi accarezza il volto.

<<Non volevo Scar>> Mi dice lui.

<<Shht>> Dico io portandogli una mano sulle labbra. Non ho voglia di parole, voglio solo rimanere lì. Dimenticandomi di tutto. Ormai oggi è andata, e domani penserò a tutto, per ora devo stare così, la testa mi fa troppo male e il suo profumo mi sta entrando dentro, come lui che si è già posizionato sotto pelle, come un tatuaggio indelebile.

Sbaglierò, urlerò, piangerò, lo so già che errore ho appena fatto seguendolo, ma quei suoi due occhi verdi chi me li leva dalla mente? Siamo qua a guardare la splendida Boston illuminata, o meglio lui guarda boston io guardo sottecchi il suo splendido viso, perdendo il fiato per i suoi occhi color smeraldo.

Stiamo ancora contemplando il paesaggio in silenzio, quando il suo cellulare squilla.



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