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Capitolo 2

Non riesco a vedere nulla, sento le sue mani salire lungo le cosce mentre mi dimeno sotto quel tocco malvagio. Vorrei urlare ma la sua mano e ancora sulla mia bocca. Si mette a cavalcioni sopra di me e mi afferra per il collo tirandomi uno schiaffo.  

<<Sta zitta stronzetta, voglio solo scoparti>>

Cerco di spingerlo via, ma è troppo forte. Mi blocca le mani sotto le sue ginocchia facendomi ancora più male, è troppo pesante. È appoggiato con tutto il suo peso sopra il mio ventre, dove sento pulsare la sua schifosa erezione. Le lacrime iniziano a rigarmi il volto. Cos'è che vuole da me? Chi è a farmi così male? Non voglio perdere la verginità in questo modo. Ho paura, tanta paura. Nessuno riesce a vedermi perché mi ha scaraventata dietro al muretto. Non posso nemmeno farmi sentire urlando. Sto piangendo anche l'anima mentre le sue luride mani arrivano alla mia pancia e con violenza mi stappa la maglietta. Con una mano mi sta ancora tappando la bocca, mentre con l'altra mi sfila i pantaloncini buttandoli via. Muovo le gambe, le braccia, la testa, ma è tutto inutile. È troppo forte. Mi bacia partendo dal collo fino al seno, si sofferma e mi strappa via il bikini facendomi male. Adesso riesco a vederlo, Ha la barba folta, gli occhi scuri, è grasso. Tutt' un tratto si alza. No, non si è alzato volontariamente. Qualcuno me l'ha tolto di dosso, Ma chi è? Mi metto su a sedere, appoggio la schiena sul muretto dietro di me. Metto le braccia sopra il mio seno rimasto nudo, mi rannicchio portando le ginocchia al petto e piango. Cerco il bikini con gli occhi ma non lo trovo. Ho paura. Vedo Richard colpire quel tipo violentemente in faccia e lui cade per terra. È lui che mi ha salvata? Sento la voce di Richard in lontananza anche se è a pochi passi da me. Sto osservando tutta la scena senza capire quasi nulla. Il tizio si alza da terra ma Richard lo blocca dandogli un pugno nello stomaco e cade nuovamente mentre continua a picchiarlo dandogli calci allo stomaco. Un attimo dopo sento qualcuno che mi tocca un braccio e vengo colpita da un brivido di paura. Fortunatamente è mio fratello che si sfila velocemente la maglietta e la mette a me. Si scosta e va ad aiutare Richard. Nello stesso momento vedo arrivare Alex che si abbassa verso di me e mi abbraccia, appoggio la testa sulla sua spalla e singhiozzo molto più forte di prima. Si avvicina anche Nabel e impaurita chiede spiegazioni  

<<Che cazzo sta succedendo qui?>>

<<Non so, sono appena arrivato e ho visto loro due litigare con Franz e ho trovato lei rannicchiata in quest' angolino>> risponde Alex preoccupato.

Franz deve essere il tipo che mi ha messo le mani addosso, lui lo conosce? È un suo amico? Non sto capendo più nulla, sento le loro voci come se fossero a metri di distanza da me

<<Che cazzo ti ha fatto?>> mi guarda arrabbiata nera.

<<Annabelle, smettila. Così la spaventi>> Alex la rimprovera e sento avvicinarsi mio fratello insieme a Richard.

<<Scarlett alzati e andiamo via immediatamente>> dice severamente Frankie. Ho la testa che mi pulsa, mi fa male lo stomaco dove quel bastardo mi ha tirato un calcio, non riesco a muovermi.

<<Frankie! è sotto shock, credo che dovresti farla riposare un po' prima>>  Ribatte il mio amico scostandosi da me. Apro gli occhi, non mi ero nemmeno accorta di averli tenuti chiusi, alzo la testa e vedo Frankie con lo sguardo annebbiato di rabbia, Richard mi fissa e sembra più scioccato di me. Nabel sta piangendo e Alex ha i pugni serrati mentre si alza.

<<Non la lascio qui un attimo in più>> Dice mio fratello mentre mi afferra per la mano e cerca di alzarmi.

<<Ahi>>  è l'unico suono che riesco ad emettere.

<<Non vedi che sta male Frankie lasciala stare. La festa è finita falla rimanere qui ci siamo noi ad occuparci di lei. Puoi andare tranquillo. Lo sai anche tu che se arrivate a casa sarà ancora peggio per le persone che ci saranno lì>> ha ragione Alex, a casa starei peggio.

<<Tranquillo Frankie, va pure a casa. Starò bene>> Finalmente riesco a parlare. Mi guardo in torno chiedendomi che fine abbia fatto quel bastardo. Mi accorgo che la gente è già andata via, non c'è più nessuno. Ma che ore sono? E come ha fatto Richard a trovarmi? Ho mille domande per la testa a cui non trovo risposta.

<<Va bene, ma prima ti metto a letto io>> Frankie è incazzato nero. Mi chiedo dove sia finita mia sorella.

<<Ce la faccio da sola, grazie>>

<<Va al diavolo. Appena arrivo a casa telefono Alex>> Va via con tutta la sua finezza. Il mio amico mi porge la mano e mi fa alzare delicatamente, mi appoggia una mano sul fianco ed io mi aggrappo a lui. Ci dirigiamo in salotto e Alex mi fa sedere su uno dei divani, poi va a spegnere la musica ormai inutile, schiaccia l'interruttore delle luci esterne e chiude la porta a vetri. Si siede anche lui mentre Nabel corre a prendere un bicchiere d'acqua.

Appena ho qualche secondo per riflettere mi viene in mente che Annabelle doveva dormire a casa mia.

<<Ale, lei doveva dormire da me, resta anche lei qui vero?>> dico facendo un cenno della testa verso la porta dalla quale è sparita.

<<Tranquilla>> mi rasserena avvolgendomi tra le sue braccia. Non so cosa sarebbe successo se Richard non fosse corso ad aiutarmi. Probabilmente adesso sarei ancora sul terreno del cortile, magari anche immersa in una pozza di sangue a morire di una lenta agonia. Un brivido di orrore mi attraversa la schiena e Alex sembra accorgersene perché mi stringe più forte.

Richard non ha detto nemmeno una parola, dev'essere ancora sconvolto, come me d'altronde. Mi chiedo ancora se quel Franz fosse a amico suo e come mai è riuscito a pestarlo in quel modo senza un minimo sforzo.

Annabelle è tornata con un bicchiere pieno d'acqua, e la ringrazio mentalmente perché sento di averne bisogno. Praticamente non ho un briciolo di saliva in bocca per lo shock.

<<Scusa tesoro, ma in casa praticamente è impossibile trovare qualcosa da bere che non sia vodka, tequila, birra o qualsiasi tipo di alcol. Comunque Scarlett vuoi dirmi cosa cazzo è successo là fuori? Veramente sto impazzendo, vorrei correre a velocità supersonica da quello stronzo e rifilargli due cazzotti>> Nabel mi guarda infuriata.

<<Non preoccuparti, ci ha già pensato Richard>> dice Alex con soddisfazione. La mia amica mi sta ancora scrutando e dal suo sguardo capisco che esige una risposta piuttosto in fretta.

<<Non lo so, ero seduta a guardare tutti voi mentre quel tipo mi ha preso da dietro senza farsi vedere e mi ha buttata per terra e...>> Mi blocco di colpo e una lacrima inizia a rigarmi il volto.  

<<Non preoccuparti ho capito, non hai bisogno di continuare per farmi capire cosa voleva quel figlio della merda...>> e continua così fino a quando non ha finito tutte le imprecazioni comprese nel suo vocabolario, camminando per la stanza. Finalmente si volta e mi guarda con gli occhi dolci e si unisce all' abbraccio di Alex Sono davvero felice di averli entrambi al mio fianco. Non ho una famiglia della quale andare particolarmente fiera ma almeno posso contare sul loro aiuto.

Dopo qualche minuto Nabel si volta verso Alex egli chiede: <<L'ha portato qui Richard non è vero?>>

<<Si, è un suo amico>> conferma con un velo di amarezza nella voce.

Com' è possibile mi chiedo, allora perché e venuto a picchiarlo? Sono perplessa e ancora mezza ubriaca. Il sonno inizia a farsi sentire e vorrei tanto infilarmi sotto le coperte. Dormire per poi svegliarmi e scoprire che tutto ciò che è successo sta sera è stato solo uno stupido incubo.

<<Ragazzi vorrei andare a dormire>>

<<Certo, va a riposare, vuoi che ti accompagni?>> mi chiede Alex.

<<No, tranquillo. Non c'è bisogno>> Mi alzo lentamente, do un bacio sulla guancia ad Annabelle ed Alex e mi dirigo verso le scale enormi che occupano una parte del salotto e salgo su. Attraverso il corridoio immenso con un sacco di porte, tutto bianco con luci al neon abbaglianti, quando arrivo in fondo apro l'ultima porta. Sono nella stanza di Alex. È bellissima, come il resto della casa. Al centro c'è un enorme letto matrimoniale color nocciola, una scrivania immensa con il MAC appoggiato sopra, una grande porta in vetro che si affaccia su un balcone abbastanza grande da contenere due poltroncine e un tavolo da caffè. Alla destra del letto ci sono due porte una è per l'enorme cabina armadio con tutti i suoi vestiti e nell' altra c'è un piccolo bagno accogliente. Mi dirigo in bagno, faccio pipì, mi lavo le mani e la faccia poi mi osservo allo specchio. Ho il viso rosso grazie alla manata che mi ha dato quel tipo, gli occhi rossi un po' per l'alcol e un po' per il pianto. Ripenso alle mani schifose di quello stronzo su di me e una lacrima mi riga il viso di nuovo. Cerco di rimuovere quei pensieri dalla testa velocemente ed esco spegnendo la luce e chiudendo la porta.  Tolgo la maglietta di mio fratello e ne cerco una nel piccolissimo spazio che Alex ha riservato per i miei vestiti nella cabina armadio. Vengo spesso a dormire qui, da quand' ero piccola, quindi Alex è stato tanto gentile da darmi un po' del suo spazio per i pigiami. Abbiamo sempre dormito nello stesso letto, senza alcun tipo di malizia.

Vado verso il letto e mi sdraio sotto le coperte. Finalmente posso lasciarmi andare, senza che nessuno mi veda, e pensare fino a consumarmi la mente. Dopo un po' chiudo gli occhi e piango fin quando non mi addormento.

Vedo una mano, vengo strattonata violentemente, qualcosa di pesante addosso e urlo... Mi sveglio di soprassalto sudata e con il volto bagnato dalle lacrime. Appena passa qualche secondo capisco che stavo solo sognando e mi tranquillizzo leggermente. Mi accorgo così che c'è qualcuno nella stanza che mi sta porgendo un bicchiere d'acqua. È Richard. Ma che ci fa qui?

<<Un brutto sogno è?>>  Mi chiede quasi sorridendo.

Annuisco. <<Ma cosa ci fai qui?>> chiedo preoccupata.

<<Alex e Annabelle sono andati soli soletti in piscina ed io non riuscivo a dormire, così mi sono ritrovato in questa stanza ed ho deciso di sedermi sulla poltroncina ad osservarti>>  Lo guardo perplessa, ma sto zitta. Era lì ad osservarmi?  Perché mai dovrebbe osservarmi? E da quanto tempo lo stava facendo? Non è che anche lui è un molestatore come il suo amico? Appoggio il bicchiere sul comodino accanto al letto e lo osservo. Indossa dei pantaloncini simili a quelli che usano i giocatori di basket ed è ancora senza maglietta. Devo dire che è davvero bellissimo. Ha un piccolo taglio vicino al sopracciglio destro, credo se lo sia fatto mentre litigava con quel tipo. Stranamente non ho paura di lui anche se ha quell' aria da ragazzaccio.

Mi sorge in mente una domanda: <<Come hai fatto a trovarmi prima e perché hai fatto... Beh quel che hai fatto?>> Dico un po' imbarazzata.

<<Veramente ti guardavo da tutta la sera, perché ero rimasto basito da ciò che mi avevi detto. Insomma mai nessuna ragazza mi ha detto quelle parole anzi, di solito cadono tutte ai miei piedi>> Sorride sarcastico. Lo guardo mentre parla, quando sorride nelle guance si formano delle piccole fossette che lo rendono tenero. Oh ma a cosa sto pensando? Non ho mai definito un ragazzo tenero. Lui continua il suo discorso. Ed io lo guardo attraverso la piccola luce che emana l'abat-jour, credo l'abbia accesa lui.

<<Comunque poi non ti ho più vista e volevo venire a cercarti per chiederti spiegazioni e insomma ho trovato Franz addosso a te e non c' ho più visto... Ho fatto ciò che avrebbe fatto qualsiasi persona al mio posto>> risponde quasi seccato, come se ciò che dice fosse ovvio.

<<Ma quello schifoso non era un tuo amico?>> Sono ancora più perplessa di prima.

<<Non più... Adesso dovresti dormire è tardi e io non sono un tipo a cui piace rispondere a delle domande>>

<<Tu non dormi?>> chiedo scansando volutamente la sua ultima affermazione.

<<Non ho molto sonno, comunque non preoccuparti di nulla. Se vuoi resto qui, se mai dovessi avere un altro incubo>>. Spegne la lampadina e si lascia andare verso lo schienale della poltroncina che si trova affianco alla porta del balcone dove se ne sta seduto comodamente.

Appoggio nuovamente la testa al cuscino e mi rilasso. Non ho voglia di ribattere e di mandarlo via, sono priva di forze fisiche e mentali al momento. E in effetti sono anche più tranquilla sapendo che c'è qualcuno con me. Non capisco però perché ci tenga tanto a stare qui, probabilmente perché era un suo amico e vuole sdebitarsi. Poi mi sento di dire qualcosa che non ho mai detto a nessuno, mentre mi volto dal la to opposto, cosi che non veda la mia faccia <<Comunque grazie>> riesco a dire finalmente anche se è quasi un sussurro, Grazie è una parola che non riesco mai a pronunciare, forse perché non ho mai avuto nessuno a cui dirlo, me la sono sempre cavata da sola e sono uscita autonomamente dai guai. Intanto lo vedo con la coda dell'occhio sorridere silenziosamente nella penombra della stanza.

Mi sveglio, e mi ritrovo scombussolata ricordando i fatti accaduti la scorsa notte e ho una fitta allo stomaco. Dov'è Richard? Aveva detto che sarebbe rimasto. Mi alzo dal letto ancora assonnata e mi chiudo in bagno facendo i miei bisogni e sistemandomi per scendere di sotto. Quando ho finito di pettinarmi i capelli e lavarmi il viso mi accorgo che sono le 10.30.

Scendo di sotto e mi chiedo tra me e me dove sono finiti i genitori di Alex. Passo dal salone dove lo trovo avvinghiato ad Annabelle. Mi viene da ridere pensando a cosa avranno combinato insieme la notte scorsa. Mi dirigo in cucina sentendo un odore di caffè provenire proprio da lì. Credo che la signora Vigas sia tornata, ma quando apro la porta trovo Richard con addosso solo i boxer.

<<Oddio>> dico portandomi una mano alla bocca.

<<Ei, buongiorno. Ho preparato i pancake, ne vuoi un po'?>> chiede lui come se fosse tutto normale.  Ingoio il nodo alla gola che mi si è formato appena l'ho visto così. Ha un sedere stupendo, le gambe scolpite. È scalzo. Quando si gira per poggiami il piatto davanti noto una protuberanza abbastanza elevata lì. Oddio sono imbarazzatissima e credo che le guance mi stiano prendendo fuoco. Distolgo lo sguardo immediatamente e mi volto verso la finestra facendo finta di nulla.

Si siede di fronte a me sullo sgabello dell'isola da colazione della cucina. Prendo il piatto e inizio a mangiare con disinvoltura, evitando sempre il suo sguardo. Mi sta fissando da quando si è seduto e mi sta dando sui nervi.

<<Potresti smetterla di fissarmi?>> chiedo acida.

Ride senza rispondermi e continua lo stesso a guardarmi.

Sento delle voci provenire dall'altra stanza e Annabelle spalanca la porta.

<<Buongiorno splendori>> Questa mattina è raggiante, avrà passato una nottata vivace. Rido al pensiero di ciò che avranno combinato con Alex. Va a dare un bacio a Richard e poi a me. Deve conoscerlo bene. Si siede accanto a me e mi ruba il piatto.

<<Puoi prenderlo non ho più fame>> Sorrido. Alex si siede accanto a Richard e io bevo il mio caffè.

<<Ragazzi cosa facciamo oggi?>> chiede Alex .

<<Io voglio andare in città a fare shopping>> Risponde la mia amica.

<<Sai che non mi piacciono queste cose>> Non mi è mai piaciuto andare in giro per i negozi, entro in confusione quando vedo tutti quei vestiti, non e mai piaciuto nemmeno a lei, cosa gli e preso adesso?

<<Beh andiamo al centro commerciale, compro qualcosa e poi ci prendiamo un gelato. Insomma usciamo di casa, voglio vedere com'è diventata questa città senza di me>>

<<Per me va bene>> risponde Alex voltandosi a prendere la scatola dei cereali su uno degli sportelli della cucina.

<<Si anche per me non c'è problema>> conferma Richard afferrando un pezzo di pancake con la forchetta e portandolo alla bocca.

<<Evviva>> alzo gli occhi al cielo.

<<Alex ma dove sono fini i tuoi genitori? Vorrei tanto salutarli>> domanda Richard con la bocca piena. Me lo stavo chiedendo da un po' anche io.

<<Sono andati a New York per il fine settiman>> è vero oggi è sabato e loro passano sempre il weekend fuori. Non ci avevo pensato. Insomma si amano e ogni fine settimana si concedono del tempo per stare da soli, da piccoli io e Ale andavamo con loro, ci divertivamo un sacco, mi sentivo parte della loro famiglia.

Finalmente decido di alzarmi e andare a vestirmi, ma Nabel mi ferma.

<<Aspetta devo dirti una cosa>>

annuisco e aspetto che parli.

<<Mi trasferisco qui, la comunità sta lentamente degenerando, hanno finito tutti i fondi disponibili e dato che adesso siamo maggiorenni ci hanno lasciati tornare nel nostro paese d'origine. Anche Richard ha avuto la possibilità di lasciare la casa famiglia>>

<<Oddio, sono felicissima>> La abbraccio e sono felice davvero. Insomma, mi è mancata da morire e dopo tutto questo tempo possiamo tornare ad essere le bambine di una volta, un po' cresciute ma comunque spensierate e felici. So che questo è possibile grazie a lei, mi è sempre mancato un appoggio femminile e so che se si tratta di appoggiarsi a qualcuno Annabelle è la persona giusta.

Trascorro tutto il pomeriggio con lei che mi racconta di tutte le sue relazioni che a quanto pare sono state molte, mi parla di Richard, dice che lo conosce da quando aveva 10 anni e paragona il suo rapporto con lui, a quello mio e di Alex. Mi fa vedere tutti i vestiti che si è portata dietro, mi racconta di che super festa ha fatto per il suo 18esimo compleanno e di tutti i regali che ha ricevuto. Mi ricorda quanto gli sono mancata, parlo anche io e le dico tutti i problemi che ho avuto, delle mie non relazioni e di quanto le voglio bene. Dopo un lungo pomeriggio insieme che ci ha fatto decisamente bene decidiamo di prepararci. Io vado nel bagno in camera di Alex, apro la doccia e mi immergo sotto il getto d'acqua bollente, prendo il bagnoschiuma e mi sfrego forte il corpo cercando di lavare via la sensazione che ho ancora addosso della scena di ieri. Lo stomaco mi fa ancora male mentre il dolore alla tempia è passato. Esco dalla doccia e prendo due asciugamani dal mobile sotto al lavandino. Una l'avvolgo intorno ai capelli a mo' di turbante, e con l'altra mi copro il corpo. Esco dal bagno ed entro in camera. Sussulto quando vedo Richard seduto sul letto. <<Che diavolo ci fai qui?>>

<<Aspettavo che uscissi dal bagno per lavarmi dato che l'altro e occupato da Annabelle>> Mi osserva tutto il corpo ed io sono in imbarazzo, tento di stringermi di più la tovaglia ma è cortissima e per ciò mi vergogno ancora di più.

<<Potresti uscire? Dovrei vestirmi.>> Chiedo con un tono di rabbia nella voce.

Si alza senza dire una parola e va via e va via. Ma tu guarda questo che ora mi segue da per tutto. Odio la prepotenza e i maschilisti, e lui sembra proprio essere uno stronzo. Mi vesto velocemente indossando i vestiti che mi ha prestato Nabel visto che non era messo in conto di restare qui e non ne ho portato nessuno dietro. Indosso un paio di pantaloncini corti e una maglietta bianca smanicata. Mi ha prestato anche le sue scarpe dato che io mi ero portata solo i tacchi e non ho proprio voglia di metterli.

Apro la porta per uscire e tornare in soggiorno e trovo Richard appoggiato al muro che aspetta, gli passo davanti quasi sculettando e non so perché lo faccio. Lo sento tossire mentre entra in camera e mi ritengo soddisfatta del mio intento.

Quando arrivo di sotto trovo Alex appollaiato sul divano e mi siedo accanto a lui.

<<Come stai?>> mi chiede riferendosi evidentemente agli avvenimenti della notte scorsa.

<<Sto bene>> anche se bene non sto proprio. Mi viene un nodo alla gola se penso a quello stronzo. La mia vita è già un casino, piena di problemi a cui pensare. Questa non ci voleva proprio, la mia autostima si abbassa sempre di più. Non sono un oggetto da usare a piacimento di ognuno, mia madre non mi ha mai fatta sentire amata, anzi ha contribuito al mio disfacimento. Quando dico sto bene in realtà vorrei urlare. Sto male, tutto mi gira contro, la mia vita ha smesso di essere una cosa bella quando mio padre ha deciso di lasciarci. No non sto bene per niente, non mi bastano gli amici a tirare su le giornate anche se mi aiutano parecchio, non ho soldi per scappare e ricominciare da zero, lontano da questa città, lontano da mia madre e le sue bottiglie di vodka scadente, lontano da Teo che alla prima occasione inizia ad insultarmi e picchiarmi come se fossi uno straccio, una cosa inutile da poter calpestare.

Comunque non lascio intendere nulla del mio stato d'animo ad Ale, anche se so che riuscirebbe a comprendermi e a consolarmi. Voglio passare una giornata tranquilla in compagnia dei miei migliori amici. Cerco di cambiare discorso <<Mio fratello ti ha chiamato ieri?>>

<<Si, ci siamo sentiti anche poco fa>>

<<Allora, con Nabel cosa avete combinato sta notte?>>

Si mette a ridere e poi si passa una mano tra i capelli imbarazzato <<Ma non so, è tornata diversa>> dice alla fine abbozzando mezzo sorriso.

<<Sei un cretino, ammettilo che ti è sempre piaciuta e falla finita>> gli do un leggero colpetto scherzoso allo stomaco e sta volta rido io.

Si avvicina e mi fa il solletico e, anche se ho un po' di dolore per l'accaduto di ieri mi lascio andare dimenticando per qualche attimo che la mia vita sta andando in frantumi.

Il mio migliore amico è tornato in se. Dopo qualche minuto scende Richard dalle scale. <<Possiamo andare>> mi domando quanto è arrogante, e come fa a cambiare umore così in fretta.

<<Dobbiamo aspettare Nabel>> Risponde Alex mentre mi abbraccia.

<<Vado fuori a fumare una sigaretta>> ed esce dalla porta d' ingresso.

<<Com'è nervoso il tuo amico>> dico io rivolgendomi ad Alex che alza gli occhi al cielo.

Dopo un po' di tempo finalmente vediamo scendere Annabelle così dirigiamo tutti e tre fuori pronti per uscire. I miei due amici si spingono e si rincorrono fino all' auto e io passo davanti a Richard che mi si mette accanto e mi sussurra all' orecchio <<Se cambio umore così in fretta un motivo ci sarà>> e va via come suo solito senza aggiungere altro. Mi immobilizzo chiedendomi come abbia fatto a sentire quello che ho detto in salotto, io credevo che lui non stesse ascoltando. Cammino facendo finta di niente.

Saliamo in macchina, io e Nabel ci sediamo dietro mentre davanti si siedono i ragazzi. Alex accende l'auto e partiamo. Arriviamo dopo venti minuti al centro commerciale, parcheggiamo e scendiamo.  Nabel mi prende per mano e mi trascina dentro, passiamo due ore stando dietro di lei che ci fa guardare tutti i vestiti che vorrebbe comprare. Questo è bello, questo mi piace, troppo caro, troppo scialbo, troppo pacchiano, questo sì, questo no. Alex le va dietro ed io quasi non lo riconosco. Dev'essersi preso una bella cotta.  Richard è rimasto fuori seduto in un bar. È un tipo solitario a quanto pare. Sono tentata di andare da lui e fargli compagnia, non sopporto più questi due che si mandano frecciatine amorose e sconce ogni due per tre.

Passate le due ore però andiamo a sederci con Richard. Sono esausta, stanchissima e piena di vestiti che Annabelle mi ha ordinato di comprare.

Arriva una ragazza carina al tavolo, coda di capelli altissima e camicia a chiederci le ordinazioni. Io opto per un frappè con panna e cioccolato, Annabelle prende un cono gelato più grande della sua faccia e i maschi ordinano due birre. Stiamo a parlare del più e del meno fino a quando decidiamo di alzarci.

Paga il conto Alex dopo aver discusso per quasi 5 minuti con Richard su chi dovesse farlo.

<<Oddio ho visto una cosa che ti calzerebbe a pennello vieni>> Nabel afferra la mano del mio migliore amico e vanno via, quasi come l'avesse fatto apposta. Io resto da sola con questo bellissimo ragazzo e non so perché ma quando sto accanto a lui mi intimidisco molto. Forse per il suo aspetto mozzafiato, per quelle braccia scolpite e possenti tra cui vorrei provare a farmi stringere e vedere se da quella posizione il mondo sembra un posto migliore, o forse perché so che non è il tipo di persona che esterna i sentimenti e che quindi non sarebbe mai capace di stringere una ragazza tra le sue braccia. Si vede dalla faccia che è un ragazzo da evitare, ma purtroppo e talmente bello che non riesco quasi a smettere di guardarlo.

<<Sei taciturno>> dico alla fine. Lui alza un sopracciglio e storce leggermente le labbra poi finalmente parla.

<<Ti va di fare una passeggiata, quei due tanto non torneranno prima di un' ora>>

<<Va bene>> dico leggermente perplessa.

Camminiamo in silenzio, lo seguo quando mi accorgo che si siede su una panchina, mentre mi accomodo anche io gli sfioro il braccio involontariamente. Quando mi tocca ho una scossa e lo stomaco e mi va in subbuglio. Oh Richard perché mi fai quest' effetto? Tutta quest' attrazione fisica che provo nei suoi confronti mi stordisce un po'. Mi porge una sigaretta. Accende la sua e poi mi passa l'accendino.

<<Sei mai stato qui a Boston?>> Chiedo per rompere quel silenzio che sta per diventare imbarazzante.

<<Io sono nato qui>> mi risponde

<<E come mai sei andato via?>> adesso sono curiosa

<<Come mai non ti fai gli affari tuoi? E comunque te l'ha detto Nabel che facevo parte della comunità no? Un motivo ci sarà!>>

<<Sei arrogante e antipatico>> Ha un atteggiamento insopportabile. Un momento è simpatico e quello dopo è un cretino.

<<Nessuno ti obbliga a stare qui>> Anche lui sa di essere uno stronzo, per questo non mi smentisce.

<<perché lo fai?>> chiedo abbastanza irritata

<<Faccio cosa? >> alza un sopracciglio come se non sapesse di cosa parlo

<< perché fai lo stronzo?>>

<<Oddio, penso che questa sia una conversazione davvero inutile. Tu perché fai la saputella?>> mi guarda seccato e poi continua << Comunque non sono il ragazzo giusto per te>> afferma portandosi la sigaretta alle labbra.

<<Il ragazzo giusto per me? Tu sei fuori!>> adesso sono sconvolta <<è ovvio che tu non sei il ragazzo giusto per me, sinceramente nemmeno mi piaci>> mi alzo dalla panchina

esterrefatta << io vado, i ragazzi si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto>> e gli do le spalle.

Qualche minuto dopo siamo di nuovo tutti insieme. Stiamo andando in macchina e sono già le 9.00 di sera. Decidiamo di comprare le pizze prima di andare a casa e una bottiglia di vodka per rallegrare la serata.

Richard mi guarda tutto il tempo dallo specchietto retrovisore, perché fa così? Chi si crede di essere? Sappiamo tutti che ha il fisico di un dio greco, non mi dispiacerebbe baciarlo. Ma cosa penso? Baciarlo? Cavolo è un bastardo e non dovrei nemmeno pensarle queste cose.

Il tragitto è abbastanza lungo e venti minuti sono buoni per un pisolino, così senza accorgermene mi addormento.


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