Capitolo 1
Le mie mani tremavano e quasi lasciavano cadere il mio libro nuovo per l'ansia di entrare in un posto a me sconosciuto.
Il mio sguardo ciondolava tra le mie dita intrecciate le une con le altre e i miei stivaletti marroni che il giorno prima avevo strofinato per bene nel fiume in modo da averceli belli pronti per oggi.
-Ey piccoletta- fece una voce maschile.
Alzai la testa in direzione dell'uomo capendo così che egli si stava rivolgendo a me.
-Tu devi essere T/n, giusto?- si chinò arrivando alla mia altezza offrendomi un sorriso confortevole che io faticai a ricambiare.
Annuii come risposta procurando una piccola risata dall'uomo -Abbiamo una grandissima timidona vedo, non so perchè ma ho l'impressione che non sarà facile farti tirare fuori la voce.-
Anche se voleva essere simpatico il mio stress aumentava e mi maledii mentalmente per aver chiesto a mio padre di farmi venire quì.
-Beh credo proprio sia ora di entrare nella tua nuova classe, tranquilla non ti mangia nessuno, e anche se sei arrivata tre mesi in ritardo lavoreremo in modo da portarti al livello degli altri.- la sua mano si posò sulla mia spalla attirandomi nella direzione della nostra destinazione.
La mia testa continuava a vagare nel rimpianto di non essere stata zitta quella serata a tavola quando, a causa dei vari discorsi fatti da mio fratello su argomenti scolastici, io non iniziai a lamentarmi implorando chiunque si trovasse in casa di voler imparare qualcosa di nuovo anche io.
Mio padre mi osservò tutta la sera fare il broncio e quando decisi di fare lo sciopero della fame per protesta posò la sua forchetta smettendo di portarsi alla bocca le varie verdure bollite e mi diede tutta la sua attenzione.
-T/n... Perchè vuoi andare a scuola? A casa ti stiamo già insegnando a fare calcoli e leggere, sei ancora piccola per andare con gli altri bambini in più per una ragazza non c'è alcun bisogno di compiere dei veri e propri studi.-
Portai le braccia al petto e corrucciai le sopracciglia accompagnando il tutto con le mie guanciotte arrossate e gonfie per la rabbia.
-Io non sono piccola e non voglio stare a casa... Voglio andare a scuola... Tudor ha imparato tante cose lì e anche io voglio farlo...- borbottai iniziando a dondolare le mie gambe ancora troppo corte per toccare le assi del pavimento.
Sentii gli sguardi di mia madre e di mio fratello staccarsi da me spostandosi su mio padre il quale sospirò prima di rivolgermi le due parole che attendevo da ore.
-Va bene-
Ero stupita ed euforica nello stesso momento e suppongo che i miei occhi si fossero fatti velocemente lucidi a causa dell'allegria.
Mio fratello non commentò, per lui andava bene che io andassi a scuola e se non lo avessi fatto mi avrebbe comunque aiutato lui a imparare certe cose.
Fu mia madre, invece, a protestare, o comunque a preoccuparsi per me.
-Ma cosa stai dicendo?! È ancora piccola e non mi sembra nemmeno il caso di mandarla il prossimo anno... Sai come sono i bambini?! Sono burberi e maleducati... Totalmente differenti da T/n...- non capivo bene le parole di mia madre, mio fratello in fondo era un bambino e non mi sembrava cattivo, perchè essere preoccupati per me in questo modo?
-T/n...- la voce di mio padre attirò di nuovo il mio sguardo su di lui -Sei sicura di non voler stare con gli animali e la mamma? A casa ti diverti e le tue piantine tra poco faranno sbocciare i fiori.-
-Sicura.- dissi con tono deciso curvando poi le mie labbra in un sorriso.
-Allora è deciso.- riprese la forchetta e stava per riprendere a mangiare quando ancora una volta la voce di mia madre risuonò nella stanza in un semplice -Ma...- fermato subito dall'uomo.
-Ma niente, lei ha preso questa scelta ed è convinta di volerlo fare, sono sicuro che sarà in grado di integrarsi perfettamente nella classe e di essere una perfetta scolara. Lei deve imparare a vivere anche situazioni differenti da quelle che trova qui a casa.- fece una piccola pausa dove posò una delle sue forti mani su quella morbida della moglie -Lei sarà una delle poche ragazze che avrà un'educazione completa e noi dobbiamo essere fieri di questa sua voglia di imparare.-
Ma in quel momento invece di essere entusiasta ero completamente terrorizzata, e la mia voglia di scappare dall'edificio era tanta.
Arivammo davanti ad una porta di legno e ci fermammo qualche istante in cui il mio maestro mi fece un sorriso di incoraggiamento che mi calmò leggermente prima di abbassare la manigia e entrare per presentarmi alla classe.
-Ragazzi, lei è la vostra nuova compagna di classe, il suo nome è T/n, mi aspetto che voi la accogliate per bene.- la sua mano non si staccò dalla mia spalla per tutto il tempo dandomi un minimo di protezione ma si allontanò appena mi indicò dove andarmi a sedere.
La giornata era passata più tranquillamente di quanto mi fossi aspettata, non mi fecero molte domande sui vari argomenti in modo che io potessi integrarmi facilmente con il programma.
Alla pausa alcuni bambini vennero a salutarmi e l'unica bambina presente mi diede un piccolo foglio di carta dove aveva disegnato un fiore.
Riuscii quindi a fare amicizia o comunque conoscenza abbastanza facilmente ma fu un bambino ad attirare la mia attenzione.
Dopo il pranzo infatti tutte le 8 classi presenti nella piccola scuola avevano la possibilità di giocare insieme nel cortile, fu lì che notai un bambino nettamente più grande di me isolato sotto un alberello che gli faceva ombra mentre era intento a leggere un libro.
Dopo un mese dal mio arrivo decisi di evitare di guardare il solito formicaio insieme al mio gruppetto di amici e mi avvicinai alla pianta.
-Ciao...- dissi fermandomi a pochi metri dal biondo -perchè non giochi?-
Lui alzò lo sguardo posando i suoi occhi azzurri nei miei -Non so... preferisco stare qui.-
Dopo questa frase fece per riprendere a leggere forse sperando pure che io me ne andassi da lì, ma ero una bambina piuttosto curiosa e mi sedetti al suo fianco sbirciando tra le pagine pallide del suo libro.
C'erano alcuni disegni che attirarono subito la mia attenzione e per questo smisi di guardare le lettere in nero.
-Cosa leggi?-
-Un libro.-
-Lo vedo... ma cosa racconta?- insistetti quasi divertita dalla sua freddezza.
-Di un'avventura, un soldato deve uccidere un mostro della foresta- rispose finalmente ponendo la sua attenzione su di me.
-Non è di scuola quindi!- dissi stupita.
-Non esistono solo libri di scuola, e non è una cosa cattiva portare altri tipi di libri qui.-
Le sue parole mi stupirono, nessuno me lo aveva mai detto e io fino ad allora ero convinta che si potesse portare solo il materiale scolastico.
I giorni dopo tornai a scuola con uno dei miei libri che stavo lentamente leggendo e mi posizionavo sempre accanto al ragazzo in modo che ci facessimo un pò di compagnia anche se in completo silenzio.
Fu dopo una settimana che ci rivolgemmo di nuovo la parola, o meglio fu lui a parlarmi.
-Non sei piccola par venire a scuola?-
Alzai lo sguardo dalle pagine macchiate e agrottai le sopracciglia -Guarda che io sono grande...-
-E quanti anni hai, sentiamo.-
-Cinque.- affermai soddisfatta senza però capire il perchè della risata del ragazzo.
-E saresti grande? A cinque anni non dovresti stare qui, ma a casa con la mamma.-
Ero abbastanza scocciata da quanto mi aveva detto ma rimasi zitta e decisi di alzarmi per andare via.
-Scusa non volevo offenderti- disse lui fermando i miei passi -È solo che non è da tutti i giorni vedere una bambina così piccola tanto presa dalla lettura.-
-È una cosa brutta?- chiesi leggermente interdetta.
-Affatto. Comunque non ci siamo ancora detti i nostri nomi...-
Sorrisi fiera di essere riuscita ad avere una conversazione decente con lui, trotterellai arrivando a mezzo metro di istanza dai suoi piedi e tesi la mano.
-Io sono T/n.-
-Piacere di conoscerti, io sono Erwin-
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