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CAPITOLO DICIOTTO.

«Ma che gran figata questo elicottero!» La voce di Raphael è inconfondibile.
E' entusiasta per via dell'illusione creata dalla professoressa Dawson che ha reso questo enorme aggeggio invisibile agli occhi di chiunque alzi lo sguardo verso il cielo che, oggi, è decisamente terso.
«Ma doveva proprio venire con noi?» Mike sembra estremamente nervoso nel sentire le esclamazioni di Raphael. Non ho seguito molto le vicende utlimamente e sono sicura che stesse pensando ad alta voce, ma Freya mi ha raccontato che tra lui e Raphael ci sono state delle litigate e che, ora, entrambi non riescono proprio a sopportarsi. Io, ovviamente, non ne conosco la motivazione.
Raphael ha stranamente ignorato le parole di Mike e si è messo a mostrare per l'ennesima volta al suo medium Kayleen il suo arco nuovo di zecca e le freccie potenziate regalategli da suo nonno.
Stiamo volando da circa un'ora, credo che ce ne vorrà ancora un'altra prima di arrivare a destinazione. Siamo in tanti qui dentro. Brandon, Raphael, Jewel, Mike, Dave, Benjamin, Katherine, Kayleen, Freya, Jewel ed ovviamente all'appello non può mancare il preside.

Mi domando come mai non abbia chiamato rinforzi più maturi, ma credo che la risposta sia quella di voler affrontare queste persone con le sue stesse forze. So che conta su di noi, che ci reputa capaci, ma è come se mi accorgessi solo ora che, in cuor suo, sa che nel posto che stiamo raggiungendo non troverà Sir. Rebiox, ma solo i suoi scagnozzi.

Mi domando cosa troveremo realmente quando arriveremo lì e sono ancora curiosa di comprendere come abbia fatto il fantasmagorico Rupert Halliwell a decifrare quel diario ed a trovare le esatte coordinate che ora ci stanno conducendo verso il nemico. Credo che il lavoro di mia madre debba esser stato davvero profondo, studiato e ponderato. E' grazie a lei se siamo a buon punto, oggi.
Ed io, fino a sette mesi fa, volevo studiare giurisprudenza. Che stupida.
«Guarda che lo so a cosa pensi» mi dice improvvisamente Brandon.
Io e lui non sosteniamo una vera e propria conversazione da un po', precisamente da quando ce ne stavamo sdraiati sul mio letto a Londra. La verità è che vorrei conoscerlo meglio, vorrei sapere più cose su di lui, ma finché la mia testa sarà sommersa da vendetta e redenzione per mia madre, per Harry e per ciò che hanno fatto a Freya, ciò non sarà possibile.
«Ah sì? E dimmi: a cosa penso?» decido di rispondere, tenendo il suo gioco.
E' da molto che non vedevo il suo sorrisino spavaldo, come quello che ora è dipinto sul suo viso e che lascia spazio a due tenere fossette.
«Pensi che non ce la faresti mai a vincere questa battaglia senza di noi...» mi dice ed io sgrano gli occhi, assumendo un'espressione divertita.
«Non ho mai pensato una cosa simile!» gli dico e sono sincera. Solo ora mi chiedo come mai siano venuti tutti. Rischiano la pelle per qualcosa che non li tocca in prima persona... è assolutamente strano, ma ammirevole. Li rispetto per quello che stanno facendo.

«Non volevo veniste, non volevo metteste a rischio la vostra incolumità... io devo essere qui, per mia madre, ma voi... perché lo fate?» azzardo, domandando, mentre ho guadagnato l'attenzione di tutti.
«Non lo facciamo solo per te, Sophia, mettitelo in testa!» mi dice Dave ed io piego la testa di lato, mentre aspetto che continui «Lo facciamo per tutte quelle persone che stronzi ci hanno portato via. Credi di essere l'unica a cui hanno ammazzato un genitore?» mi domanda ed io mi ammutolisco.
Da quando Dave è così diretto? E da quando io sono così ostile?
«Mi dispiace, Dave...» proferisco parola, ma lui scuote la testa, accennando un sorriso. Ora capisco che non ce l'ha con me, ma capisco anche quanto sia importante per lui avere un ruolo in questa battaglia.
«Mio padre era un guerriero ed io voglio rendergli onore» mi dice, così io annuisco e gli sorrido. Sono certa che lo farà.
«Qui tutti combattiamo per qualcosa» continua Katherine «C'è chi di noi ha perso un genitore, chi un fratello, una sorella, chi invece vuole lottare per evitare una perdita ... e, poi, Sophia, non ti avremmo mai lasciato da sola contro tutto questo...» mi spiega.
Non ho mai avuto il sostegno di più di una persona per volta e la verità è che ho sempre stentato a credere che questi ragazzi potessero fidarsi di me, perché sono sempre stata io la prima a non farlo. Ora come ora sono sbalordita e riesco solamente a sorridere, di parlare non ne ho la minima intenzione perché potrei dire qualcosa di sbagliato. Così resto ad ascoltarli, mentre acconsentono alle parole di Katherine che mi ripetono quanto l'"unione faccia la forza".
Persino il preside Halliwell sembra entusiasta all'idea di quello scambio di battute innalzatosi all'interno dell'elicottero ed io, mentre li osservo tutti, mi accorgo di aver trovato una nuova famiglia.
«E tu? Tu credi in noi?» è Benjamin a parlare. Mi chiedo subito come mai mi abbia posto una domanda simile. Forse il fatto che io abbia taciuto ha messo in dubbio il mio pensiero?
«Certo che credo in voi! Siete una forza, tutti, dal primo all'ultimo! Prima avevo paura di restar sola per tutta la vita, ma poi ho trovato voi. Non vi volevo qui semplicemente perché ci tengo a voi e se dovesse succedervi qualcosa non me lo perdonerei mai... e mi rendo conto di essermi allontanata da tutti ultimamente e per questo vi chiedo scusa...» così, per un secondo, guardo Brandon «Il fatto è che questa nuova vita mi ha destabilizzata. Un attimo prima avevo finalmente realizzato chi volevo essere ed ora sono spiazzata nel sapere chi, in realtà, sono per natura. E' questo il mio destino, giusto? E non posso cambiarlo. In realtà non voglio.
E non so se sono pronta a convivere con l'idea di dover affrontare questa guerra e non sapere se vinceremo, se perderemo, se io sarò in grado di fronteggiare questi maledetti mostri che hanno portato via due persone importanti dalla mia vita e tante altre dalle vostre...» così sospiro e mi rendo conto di essermi alzata in piedi, di aver camminato e gesticolato mentre parlavo. Sto osservando i volti dei miei amici e credo siano fieri di ciò che sto dicendo, credo che le mie parole siano anche un po' loro.
«Perciò, ragazzi, sapete cosa vi dico?» domando e poi sorrido «Spacchiamo il culo a quei schifosi bastardi!» concludo ed un'onda sonora di risate ed applausi si innalza nell'elicottero.
Io sono pronta.

-

Siamo a Fowely Island, questo è il fatidico luogo che abbiamo tanto cercato e nel quale spero che troveremo delle risposte.
L'isoletta è disabitata e si trova nel Chichester Harbour, a sud dell'Inghilterra. E' piccola, simile a quella dove io ed il preside Halliwell siamo andati a cercare il diario: c'è una lunga riva, dei grossi arbusti e, in lontananza, si intravedono due torri.
«Come ci dividiamo?» chiede Brandon al preside ed io mi avvicino per ascoltare.
Non appena riesco a fare un passo, tutto intorno a me si ferma e noto che il preside Halliwell fa fatica a parlare.
«Preside? Preside cosa le sta succedendo?» domandiamo tutti, le voci sono confuse. Ho solo captato l'immagine di Brandon e Mike che sorreggono il Preside per evitare che le sue gambe cedano e che possa farsi male cadendo sul suolo.
«Riportiamolo dentro!» dico e corro ad aiutarli, così da farlo appoggiare all'interno dell'elicottero, dove quella sensazione di soffocamento svanisce gradualmente.
«Cosa è successo?» domando allarmata mentre lui sta riprendendo fiato.
«E' il marchio, So–Sophia...» dice ed io mi avvicino a lui, sospiro e scuoto la testa. Questo non è di certo l'inizio che mi aspettavo.
«Dovrete andare senza di me, purtroppo...» riesce solo a dirmi, mentre continua a respirare a fatica.
Immediatamente realizzo che il marchio che mi ha mostrato qualche giorno prima, causa dei suoi cali di memoria, è sicuramente riconosciuto da chi si trova in questo posto e, quindi, usato come precauzione per non fare avvicinare i nemici che tentano di ribellarsi.
«Sapevano che prima o poi sarebbe venuto a cercarli e si sono inventati questo trucchetto per impedirle di avvicinarsi» annuisco e mi rendo conto solo ora di quanto queste persone siano astute.
«Quindi che facciamo?» sento la voce di Raphael e sospiro, mentre cerco di pensare a qualcosa.
«Ce la potete fare, okay? Io vi aspetterò qui...» mi dice il preside che sembra aver ripreso a respirare regolarmente. Mi ha appena lasciato una carezza sul volto ed io resto un secondo spiazzata da quel gesto, ma poi faccio finta di nulla.
«Lo spero» gli dico, per poi scendere dall'elicottero.

Mi guardo intorno e sono perplessa, non ho ben chiaro cosa fare, tantomeno da dove iniziare. So solo che l'isola non è enorme, quindi possiamo dividerci per perlustrarla e comprendere meglio il loro gioco. La cosa positiva è che il quasi–soffocamento del preside Halliwell ci ha fatto capire che sull'isola ci sia qualcuno ed io spero che non si sia accorto della nostra presenza.
«Agiremo a blocchi, okay? Ascoltatemi e se avete idee migliori, vi prego: esponetele» inizio a parlare, mentre tutti ci raduniamo in un cerchio.
«Le vedete quelle due torri? Sembrano essere l'unica struttura presente, l'ho visto mentre stavamo atterrando. Siamo in dieci, giusto? Quindi perlustreremo le varie arie così: Raphael e Kayleen, trovatevi un punto alto da cui osservare e copriteci le spalle, magari uno a destra ed uno a sinistra così da coprire l'intera area. Io, Brandon, Katherine e Benjamin andiamo sulla torre alta, mentre Jewel, Dave, Freya e Mike vanno in quella bassa. Ci saranno tantissime guardie ovunque, dobbiamo essere pronti a combattere, sappiatelo...» spiego e li osservo, sono un po' perplessi.
«Ci sono domande?» chiedo, piegando la testa di lato.
«Cosa cerchiamo, esattamente?» domanda Benjamin ed io annuisco, prendo un lungo sospiro e lo osservo attentamente.
«Cerchiamo il creatore di tutto questo, la persona che ci ha portato via la nostra famiglia ed i nostri amici. Cerchiamo informazioni su chi sia lui e perché ha fatto tutto questo. Cerchiamo vendetta»

-

Nell'esatto momento in cui ci dividiamo, io inizio a sentire le forze che mancano all'interno del mio corpo, ma non ho intenzione di cedere. Tutto gira intorno a me, ma continuo a camminare finché non mi rendo conto di star provando una semplice sensazione.
«Mamma?» dico, spalancando gli occhi.
«Hai la verità dinanzi agli occhi, Sophia. Cerca di guardare oltre e di non lasciarti confondere» mi dice.
Stavolta la visione è assurda. Sono sveglia e la vedo, proprio come se fosse dinanzi a me in carne ed ossa. Non riesco neanche a chiederle cosa voglia dirmi che già è svanita e continuo ad interrogarmi sul perché, ogni volta, mi lasci degli indizi, solamente indizi, che io faccio fatica a decifrare.
«Non sei svenuta, stavolta» Katherine mi prende in giro ed io rido, cercando di comprendere cosa mia madre possa avermi voluto dire, per poi continuare a camminare.

Quando giungiamo all'ingresso della torre più Alta, notiamo che quest'ultima è deserta. Io ero convinta che ci saremmo trovati dinanzi un esercito di mostri senza volto, ma in realtà non è così.
Ci avviciniamo ugualmente in maniera attenta qualora qualcuno o qualcosa possa sorprenderci all'improvviso e coglierci alla sprovvista.
Entrati, notiamo delle scale che salgono a chiocciola sulla destra ed, invece, al piano terra, un lungo corridoio.
«Ci dividiamo» dice Brandon e fa cenno con la testa a Benjamin e Katherine di salire su per le scale, mentre io e lui ci addentriamo all'interno del corridoio.
Ci sono delle stanze a destra ed a sinistra del corridoio e, se da fuori le torri sembravano rovinate e danneggiate, all'interno tutto sembra essere all'ultima avanguardia.
«Sono dei laboratori...» dico a Brandon, mentre ci muoviamo cautamente all'interno del corridoio.
Entriamo in una di quelle stanze e non perché lo voglia io, ma perché Brandon nota che ogni sedia ed ogni postazione, ogni penna, ogni foglio, è messo praticamente nell'ordine più minuzioso che si possa immaginare e che non c'è alcun segno di utilizzo all'interno della stanza. Sembra stato tutto appena assemblato, montato e mai impiegato.
«Qui è tutto nuovo. Forse li abbiamo preceduti...» dice e mi osserva.
Improvvisamente percepiamo entrambi come un improvviso mal di testa, qualcosa che ci ha appena trapassato il cervello e che ci sta causando dei lancinanti rimbombi nelle orecchie. Non capisco cosa sia, ma sono ancora in piedi quando Brandon si accascia. Non l'ho mai visto cedere così facilmente.
Ecco che mi chino e cerco di aiutarlo, presa dal panico che qualcuno possa arrivare immediatamente e possa fargli del male.
«Tirati su, okay? Dobbiamo uscire da qui!» gli dico e mi preoccupo immediatamente per Benjamin e Katherine, ma so che sanno cavarsela.
Tiro il braccio di Brandon e lo metto attorno al mio collo mentre noto che la porta dalla quale siamo entrati è svanita. I miei occhi roteano avanti ed indietro mentre cerco un'altra via d'uscita, ma non ce n'è nemmeno una.
Le scale sono l'unico rimedio che i miei occhi identificano ed io ora cerco di trascinare il mio medium e di aiutarlo a salire il più velocemente possibile quella rampa, che sembra infinita.
«Brandon resisti, ce la dobbiamo fare» gli dico. A quanto pare il dolore per lui è molto più forte. Io riesco a resistere, lui invece sembra quasi devastato, noto che sta persino cercando di non urlare.
E' troppo difficile tenerci entrambi su, così che saliamo ogni scalino con un'estrema fatica, cadiamo e ci rialziamo in continuazione, ma Brandon sembra star cedendo. Io sono disperata, cosa gli stanno facendo?
Le mie gambe non reggeranno ancora per molto il peso di entrambi, la mia mente non sopporta l'idea di aver perso di vista Benjamin e Katherine che potrebbero essersi fatti male, potrebbero esser svenuti.
Vorrei urlare. E così faccio.
«BENJAMIN? KATHERINE?» urlo a pieni polmoni, ma non ricevo alcuna risposta ed il mio istinto di sopravvivenza trascina me e Brandon verso l'unico punto di luce che trovo, che ci conduce all'aperto, verso un ponte collegato alla cima della torre più piccola.
«Ora dobbiamo attraversarlo, okay? Ti sentirai meglio non appena saremo dall'altra parte...» gli dico, ma non facciamo altro che cadere mentre insieme cerchiamo di avanzare. Io sono stremata, ma il dolore pian piano sembra arretrare.
E' come se tutto fosse circondato da un campo di forza magnetico che, non appena ci allontaniamo dalla torre alta, inizia a colpire sempre meno le nostre menti. Il martello pneumatico continuo, le urla strazianti ed il dolore fisico stanno diminuendo.
Lascio che Brandon si sieda per qualche secondo sul ponte fatto di pietra e noto un immediato miglioramento.
«Oh, Sophia... che diavolo è successo? Se non ci fossi stata tu, io... mi dice ed io sospiro.
«Pensiamo a rimetterci in forze, dobbiamo trovare gli altri e capire con cosa stiamo avendo a che fare» gli dico e mi passo una mano tra i capelli corti.
Mi rimetto in piedi, il ponte è un ottimo punto di osservazione, ma immediatamente noto il silenzio tombale che ci circonda. Tutto deve essere completamente incantato, soggiogato da chissà quale maleficio in grado di nasconderci ogni cosa ci stia realmente circondando. Mi domando come se la stiano cavando gli altri.
«Andiamo...» mi dice, rimettendosi in piedi a sua volta e, così, io mi volto per raggiungere l'altra torre, quando vedo qualcosa dall'altro capo del ponte che mi pietrifica all'istante.

«Harry?! Harry, sei vivo?!»

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