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Capitolo 4

Michael era silenzioso, silenzioso in un modo che mi stava uccidendo. Niente, neanche la voce di Matty Healy in radio riusciva a rendere quel silenzio meno pressante. Riusciva addirittura a soffocarmi.

«Hai intenzione di non parlarmi per tutto il tragitto?», sbottai infine, lasciando andare un sospiro.

Michael mi trafisse brevemente con il suo sguardo. «Cos'è successo con Luke?», mi chiese di rimando, il tono pungente mentre, notai, stringeva con forza le mani sul volante, le sue nocche erano diventate bianche.

«Niente, cioè, ci siamo baciati, ma nulla di più», risposi, desiderando di tornare al silenzio opprimente di prima.

Michael sbuffò, ovviamente scettico alle mie parole. «Da come ne parlava lui, non mi sembrava solo un bacio», obiettò.

Chiusi gli occhi e poggiai la testa contro il sedile, sospirando. «Dopo il gioco della bottiglia siamo andati in camera sua a pomiciare», confessai, sentendo le mie guance riscaldarsi, «Ma giuro che è successo solo quello. Lo giuro».

Quando aprii gli occhi notai che eravamo fermi, davanti a casa mia. Michael aveva i suoi occhi puntati su di me, il suo sguardo era pungente e sembrava voler scavare dentro di me alla ricerca della verità. «Mi sembra un po' impossibile da credere, a dire la verità. Insomma... le parole che Luke ha usato mi hanno fatto pensare ad altro».

Scossi la testa, abbassandola. Maledetto Hemmings. «So che può sembrare che abbiamo fatto altro, ma te lo giuro, Michael... io e Luke ci siamo solo baciati. Non so neanche perché l'abbia fatto, suppongo solo fossi ubriaca, nonostante non avessi bevuto quasi niente, ma solo perché io l'alcool non lo reggo...», mi costrinsi a zittirmi; come al solito avevo finito per parlare a vanvera. Lo facevo spesso quando ero nervosa.

Michael afferrò le mie mani, stringendole. Le sue erano stranamente fredde. «Ehi, non devi giustificarti, non sono mica il tuo ragazzo», ridacchiò, «Volevo solo sapere cos'era successo».

Dal suo sguardo, potevo dire che c'era altro che volesse dirmi. Quindi, presi un respiro profondo e chiesi: «C'è dell'altro, vero?».

Michael sospirò. «Solo... ora non comincerai ad uscire con Luke, vero? A quel ragazzo interessa solo cos'hai fra le gambe», disse, lasciandosi scappare una risata.

Arrossii. «Michael Gordon Clifford, pensi davvero che comincerò ad uscire con Luke Hemmings?», chiesi fintamente scioccata, lasciandomi contagiare dalle risate del mio migliore amico, «Abbiamo solo pomiciato ad una festa, niente di più, niente di meno. Direi che le nostre interazioni si fermeranno lì».


***


«Tu sei una vera zoccola».

Mi voltai, fissando Rowin stranita. Le chiesi spiegazioni, sedendomi sul letto a gambe incrociate. Ro si sedette accanto a me, apparentemente arrabbiata. Che avevo fatto, adesso?

«Baci Luke Hemmings al gioco della bottiglia, lui ti porta in camera sua a pomiciare e non ne approfitti?», chiese pungente, affilando il suo sguardo.

Sospirai, roteando gli occhi. Ah, Rowin e le sue scenate inutili. «Michael te l'ha detto», constatai.

Rowin annuì. «È già abbastanza grave che me l'abbia detto Michael e non tu. E poi dannazione, come ti permetti di rubarmi Hemmings? Concentrati su Calum e lascia quel Dio del sesso corredato di piercing a me».

Alzai un sopracciglio al modo assurdo in cui aveva chiamato Luke. «Io non ti sto rubando nessuno, Luke non sapeva neanche che esistessi fino a ventiquattro ore fa e vorrei ricordarti che stai uscendo con James», obiettai, facendola sbuffare.

«Beh, non sapeva neanche della tua esistenza fino a ventiquattro ore fa, e sei riuscita a pomiciare con lui», ribatté, «E poi sto solo uscendo con James, non siamo niente di definito. Posso ancora sognare».

Feci spallucce. «Come vuoi».

«Michael mi ha detto che Calum ti ha guardata tutto il tempo, mentre baciavi Luke».

Alzai lo sguardo. «L'ho notato... ma dov'eri tu?», le chiesi, curiosa.

Lei fece spallucce, un sorriso malizioso le attraversò le labbra. «Da qualche parte con James», risparmiò i dettagli, per la mia gioia, «Quindi, Calum ti stava guardando. Ora, perché?».

Sospirai. «Io lo so, il perché», Rowin mi guardò interrogativa, facendomi cenno di continuare, «Ho rifiutato di baciarlo dicendo che non sono il tipo di persona che bacia così, per divertimento... proprio prima che baciassi Luke».

Rowin mi guardò scioccata. «Non hai baciato Calum?! Dani, tu devi baciarlo! Vuoi vincere questa scommessa o no?».

Alzai gli occhi al cielo. «Non urlare, i miei sono di là! E poi, non me la sentivo di baciarlo... ha dimenticato come mi chiamavo, ieri sera, mi sarei sentita patetica. E poi non sapevo neanche che sarei finita a baciare Luke al gioco della bottiglia...».

Rowin scosse la testa. «Quindi, o ti ha guardata perché ha pensato che sei una zoccola, oppure perché... Perché ehi, forse è geloso!».

«Geloso?», alzai un sopracciglio, «Ma se non ricordava neanche il mio nome!».

«Devi sapere, mia piccola ingenua Danielle, che Calum e Luke sono sempre in competizione quando si tratta di una ragazza che attrae entrambi», spiegò Rowin, «Calum voleva baciarti, e tu l'hai rifiutato. Come si sarà sentito quando ti ha visto baciare Luke subito dopo che l'hai rifiutato?».

«Indifferente...?», chiesi retorica, facendo spallucce, «Era pur sempre il gioco della bottiglia».

«Può darsi. Ma adesso, Luke gli dirà di sicuro che avete pomiciato, e a quel punto lui sarà davvero geloso, perché Luke ti ha baciato e lui no. Quindi, cercherà di rimediare in tutti i modi».

«Questo è assurdo. Ti dico che non succederà niente di tutto questo».

Rowin rise, poggiando una mano sulla mia spalla. «Staremo a vedere».


***


Il lunedì seguente, a scuola, avevo l'impressione che mi guardassero tutti. Supposi fosse solo perché alla festa avevo baciato Luke, ma qualcosa mi diceva che sapessero altro di cos'era successo.

Dopo aver preso il libro di storia mi incamminai verso l'aula, ricordando che adesso dovevo sedermi con Calum per il resto dell'anno. Non che la cosa mi desse fastidio, ovvio. Ero solo imbarazzata per quello che era successo alla festa e, nonostante fossi stata scettica, avevo paura che Rowin avesse ragione.

«Ciao, bambolina», mi salutò Calum, quando mi sedetti accanto a lui.

Alzai gli occhi al cielo. «Ti ho detto che non devi chiamarmi bambolina», mi lamentai, per l'ennesima volta.

Calum rise, allungandosi verso di me. «Siccome ti da fastidio, Danielle, ho deciso di chiamarti sempre bambolina», disse, facendomi un occhiolino che fece partire il mio cuore in quarta. Sperai che lui non lo sentisse, batteva davvero troppo forte.

«Ricordi il mio nome, notevole», dissi, sarcastica.

«Come posso dimenticare il nome dell'unica ragazza che mi ha rifiutato?», replicò lui, mordendosi il labbro inferiore mentre continuava a fissarmi; i suoi occhi color cioccolato risplendevano di una luce ironica che mi fece accapponare la pelle.

«Non posso essere l'unica», sbottai, quasi incredula.

Calum scosse la testa, avvicinandosi di nuovo e portando le sua labbra al mio orecchio. «Lo sei, bambolina», sussurrò, sospirando, «E per la cronaca, mi ha dato fastidio il modo in cui ti sei incollata al mio migliore amico dopo avermi rifiutato dicendomi che non sei 'quel tipo di ragazza'. Perché, da quanto ho visto e sentito, credo proprio che tu lo sia eccome».

Calum Hood mi sta dando della zoccola e tutto quello che riesco a pensare è che mi piacerebbe sentirmi sussurrare all'orecchio da lui per sempre. Davvero, potrebbe dirmi 'ho ucciso la tua famiglia' e io lo troverei eccitante, se me lo dicesse in questo modo...

«Che c'è, sei geloso?», chiesi, ridacchiando divertita sebbene non trovassi niente di divertente in quella situazione.

Calum si allontanò da me, continuando a squadrarmi e si leccò le labbra, dicendo: «Perché dovrei essere geloso di qualcosa che non mi appartiene?». Mi fece l'occhiolino, e poi si voltò in direzione della porta; appena lo fece, sentii i passi pesanti del signor Paulson riecheggiare per la stanza silenziosa.

Non riuscivo a togliere gli occhi da lui. Mi aveva liquidato con la stessa frase con cui io avevo cercato di liquidarlo, ma su di me aveva fatto più effetto. Potevo sentire ancora il mio cuore battere furioso, quasi volesse uscire dalla cassa toracica.

Cercai di concentrarmi sulla lezione; il signor Paulson spiegò che oggi avremmo deciso gli argomenti per il progetto e poi avremmo avuto il resto dell'ora per organizzarci su come lavorare. Calum decise che avrebbe scelto lui il nostro argomento e quando lo vidi tornare con un foglio A4 con su scritto Anna Frank: referenze, non fui molto sorpresa.

«Sapevo che avresti scelto questo», dissi sarcastica, fissando le varie fonti da cui potevamo trarre informazioni sulla storia di Anna Frank. Non erano molte, in realtà.

«Volevo andare ad Amsterdam, e io ottengo sempre ciò che voglio», cercò di intimidirmi, scoccandomi un'occhiata maliziosa.

Scossi la testa. «Io entrerei nella lista?», chiesi scettica, cercando di non arrossire. Insomma, starei cercando di essere provocante, potrei non arrossire, almeno per una volta?

Calum mi fece un occhiolino. «Sta a te scoprirlo, bambolina», poi abbassò la voce, sussurrando in modo sensuale: «Non vedo l'ora di essere ad Amsterdam con te».

Alzai gli occhi al cielo, ignorando il mio cuore che batteva sempre più forte.


***


[A/N] Buon giornoooo

Eccoci al capitolo 4 (di già?) di questa storia. Mikey è geloso, Calum è geloso (anche se non lo da a vedere), tutti sono gelosi. Aw. E Danielle e Calum andranno ad Amsterdam! Può sembrare una cosa messa a caso, ma credetemi, non lo è. Poi scoprirete più in là, ahah
Non so più cosa scrivere, quindi vi lascio. A giovedì! ♥

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