Capitolo 28
Il resto della serata - e della settimana - passò liscio, nonostante volessi soltanto piangere e strillare e prendere Calum a schiaffi non appena fossi con lui.
Che poi, alla fine, non potevo sapere quanto vera fosse la cosa. Insomma, Colton da quanto ne sapevo io era un bugiardo. Almeno così mi aveva detto Calum... ma se mi avesse mentito? Che ne potevo sapere, io? Potrebbe avermi detto quelle cose per far sì che io non gli credessi se fosse successa una cosa del genere, anche se Calum non lo vedo tipo da fare queste cose... Ma, di nuovo, io Calum non lo conoscevo bene. Potevo sbagliarmi su entrambi, e questo mi spaventava.
Trovo la situazione ironica. Proprio quando mio padre approva la mia relazione, essa si ritrova di nuovo in bilico. Talmente ironica che mi viene da piangere.
Mi stropicciai gli occhi, salendo sull'auto di Calum. Il ragazzo mi salutò con un bacio, che io ricambiai di malavoglia. Non avevo voglia di baciarlo, non se davvero mi stava "prendendo in giro" come aveva detto Colton nel messaggio.
«Hey», mi salutò Calum, sorridendo sulle mie labbra.
Sospirai. «Buongiorno».
«Cos'hai? Sei stanca?», mi chiese preoccupato, mettendo in moto.
Annuii nonostante Calum non potesse vedermi. «Sono stata sveglia fino a tardi a studiare, oggi ho una verifica di francese», mentii, sbadigliando.
In realtà ero stata tutta la notte sveglia perché non riuscivo a non pensare a Calum e a scervellarmi per trovare una soluzione al problema, perché sinceramente della verifica di francese non mi interessava. Sarei andata bene in ogni caso.
«Andrai bene bambolina, tranquilla», mi rassicurò Calum, poggiando la sua mano sulla mia coscia.
Giocherellai con le sue dita. «Lo spero», mugugnai, fissando avanti a me.
«Magari potrei darti... Un piccolo incoraggiamento, che ne dici?», mi chiese malizioso, facendo salire la sua mano.
Arrestai la sua corsa, sospirando. «Ho il ciclo, Cal», borbottai, intrecciando le sue dita alle mie per non far scappare la sua mano. Beh, quella del ciclo non era una bugia, nonostante fossi all'ultimo giorno.
«Ugh. E pensare che oggi volevo invitarti a casa... I miei non ci sono», borbottò, facendomi un occhiolino.
Lo fissai scettica. «Calum, non sto mentendo. Ho davvero il ciclo».
«Non sto dicendo che menti. Ho solo detto che volevo invitarti a casa - la proposta è ancora valida, certo, ma... Se non avessi il ciclo potremmo divertirci di più».
Scossi la testa. «Sei sempre il solito», mormorai, sospirando quando intravidi i cancelli della nostra scuola.
«Mmh, dovresti dormire di più, già. Oggi sei piuttosto irritabile».
«Tu dici?», borbottai, aprendo la portiera dell'auto non appena Calum parcheggiò. Non lo aspettai mentre camminavo a passo spedito verso Rowin e Michael.
«Dov'è Calum?», mi chiese Michael, alzando un sopracciglio.
«Sta arrivando, forse si è fermato a parlare con Luke, forse è ancora in macchina a ridere di me. Che mi importa?», sbottai, sedendomi sul muretto.
«Che c'è, tesoro? Ti sei svegliata dalla parte sbagliata del letto, stamattina?», borbottò Rowin, «È successo qualcosa con Calum? Perché dovrebbe ridere di te?».
Sospirai. Non avevo detto niente a Rowin e Michael, perché non ero sicura di quanta verità ci fosse nella mia versione dei fatti. Sapevo, però, di poter contare su di loro. «Posso dirvelo?».
Michael mi guardò preoccupato. «Certo che puoi dircelo, Dani. Siamo tuoi amici, ricordi? Potresti dirci che hai ucciso una persona e noi non ti giudicheremmo comunque - anche se, se avessi ucciso qualcuno, noi due non vorremmo essere coinvolti».
Ridacchiai. Feci per parlare, ma vedere Calum che avanzava sospettoso verso di noi mi fermò. Mi ammutolii subito, non appena lui fu davanti a me.
«Perché non mi hai aspettata, bambolina? Di solito lo fai sempre», borbottò Calum confuso, accarezzandomi le cosce.
Feci spallucce. «Volevo stare un po' con Mikey e Ro», risposi, «Ultimamente sto sempre con te e mi sembra di trascurarli».
«Oh, non ci sentiamo trascurati Dani! Hai un ragazzo, è comprensibile», disse Rowin, afferrando Michael per un braccio, «A proposito di ragazzi, ho visto Esme e James dall'altro lato del cancello. Lo sapevi che quei due abitano vicini? Sarà meglio raggiungerli! Ci vediamo dopo ragazzi!», aggiunse, trascinandosi Michael dietro.
Calum scoppiò a ridere. «Rowin è davvero simpatica. Mi piace».
«Un botto», concordai io, sarcastica.
Non che non pensassi che non fosse simpatica. Ma in quel momento la odiavo sul serio. Perché mi ha lasciata da sola con Calum?
Oh, perché pensa sia la cosa giusta. E in effetti dovrebbe esserlo... Ma al momento non lo è. Non finché non abbia capito cosa succede.
«Okay. Vuoi dirmi perché oggi ti va di prendertela con chiunque o devo tirartelo da bocca a forza?», sbottò Calum, fissandomi sospettoso.
«Io non me la prendo con nessuno, Calum», borbottai, facendogli alzare le sopracciglia.
«Ah no? Allora perché sei così... Irritante? È perché hai il ciclo? Ho fatto qualcosa che non va?», mi chiese, improvvisamente preoccupato, «Ho capito. Ho fatto qualcosa che non va».
«No! Non ha fatto niente che non va!», mentii, scendendo dal muretto, «Sono un po' irritabile per colpa del ciclo, ecco. Scusa, ma vado in classe. Voglio ripetere per la verifica», borbottai, correndo nella scuola, lasciando Calum fuori a chiamare il mio nome, a chiedere una spiegazione. Ovviamente non aveva creduto alla mia scusa.
***
Cercai di evitare Calum tutto il giorno, ma quando all'uscita da scuola lo trovai ad aspettarmi appoggiato contro la sua auto, sapevo di non potermi tirare indietro e di dover affrontarlo. Soprattutto perché Michael aveva deciso proprio oggi di invitare Esmeralda a casa sua e Rowin era già agli allenamenti di lacrosse. Begli amici che ho, già...
«Non puoi evitarmi per sempre, bambolina», borbottò Calum, sorridendomi mentre apriva la portiera.
«Purtroppo per me», dissi io in risposta, sedendomi sul comodo sedile in pelle.
Calum si accigliò. «Oggi ti senti in vena di prendertela con me, a quanto pare», mugugnò, «Perché non mi dici cos'ho sbagliato invece di far finta che è colpa del ciclo se sei così acida?».
Mi irrigidii. «Accompagnami prima a casa, okay? Ti dirò tutto», sbottai, volgendo lo sguardo al finestrino.
«Come vuoi, bambolina», borbottò Calum in risposta, facendo cadere il silenzio fra di noi.
Mi sentivo a disagio, sentendo gli occhi di Calum su di me mentre guidava. I suoi occhi mi scrutavano attenti, forse in cerca di una risposta che non sarebbe mai arrivata se non alle mie condizioni. Mi domando se abbia capito che ha a che fare con il fatto che so tutto.
Quando finalmente arrivammo davanti casa mia il mio cuore martellava fortissimo nel mio petto, talmente forte che ebbi paura che Calum riuscisse a sentirlo. Uscimmo dall'auto; Calum mi raggiunse e cercò di afferrarmi le mani. Sfuggii alla sua presa e lui mi guardò leggermente ferito.
«I-io so tutto, Cal», sbottai, tutto d'un fiato.
Calum alzò un sopracciglio. «Sai cosa?», mi chiese, confuso.
Presi un respiro profondo. «So che mi stai prendendo in giro. Ho letto il messaggio che ti ha mandato Colton la sera del barbecue».
Gli occhi di Calum si sgranarono, essi mi fissavano sconvolti. «N-non crederai a Colton, spero», sbottò, balbettando.
Mi chiesi fino a che punto stesse recitando. Sembrava davvero sconvolto... Ma forse era solo un bravo attore.
Incrociai le braccia al petto, cercando di restare calma. «Voglio che tu sia sincero, Calum. Mi stai prendendo in giro? Scommetto che è tutta una scommessa che hai fatto con Luke. Non è così?».
«Bambolina-».
«Non ti azzardare», lo interruppi, «Rispondi alla mia domanda. Mi stai prendendo in giro?».
«No, cazzo! Non ti sto prendendo in giro! Perché credi a Colton?! Ti ho detto che non devi fidarti di lui o no?», urlò lui, sembrando davvero arrabbiato.
Scossi la testa. «Certo che l'hai fatto, ma io che ne posso sapere? Potresti avermelo detto per far sì che non gli credessi se mai mi avesse detto una cosa del genere!».
«Perché dovrei fare una cosa del genere?! Mi credi tanto vile?!».
Una lampadina si accese nella mia testa, facendo luce su cose che avevo dimenticato ma che erano lì, bene impresse, che aspettavano solo il momento di uscire. «Sì, ti credo tanto vile! Guarda che ti ho sentito quella volta in mensa, quando con Luke hai detto che per portarmi a letto avresti dovuto farmi ubriacare! Ti ho sentito mentre dicevi a Luke di quanto fossi 'off-limits' e che saresti riuscito a portarmi a letto prima di lui! Sono una qualche sfida per te? Mi contendi con quel pezzo di merda del tuo migliore amico?!».
Ripensare alle parole che avevo sentito dire a Calum e Luke in corridoio mi fece arrivare alla conclusione. Diamine, era così facile, ce l'avevo sotto il naso... Eppure avevo deciso di far finta di niente.
«Tutto ciò che è successo fra di noi... Era una scommessa che hai fatto con Luke, non è così?», ripetei, con voce flebile. Quasi non mi sentii neanche.
Calum scosse la testa. «No! Non è niente di tutto questo! Senti, bambolina, posso spiegarti tutto se mi stai a sentire».
«La vuoi sapere una cosa? Io non voglio starti a sentire! Sono stufa di stare a sentire le tue bugie. Dimmi la verità: cosa sono veramente, per te?».
Calum alzò le braccia. «Sei - o forse dovrei dire eri - una ragazza che pensavo si sarebbe fidata di me, per una volta. Ma a quanto vedo preferisci credere agli altri che a me, ciò che fino ad una settimana fa definivi 'il tuo ragazzo'. Quindi, pensa ciò che cazzo vuoi, ma non tornare da me quando capirai la verità», disse con amarezza, salendo sulla sua auto e mettendo in moto, guidando più veloce che potesse.
Lo guardai allontanarsi, sentendo un nodo che stringeva la mia gola come un cappio. Le lacrime bagnavano le mie guance, gelandole a causa del vento che entrava in contatto con le scie che esse lasciavano sulla mia pelle arrossata. Dovevo entrare in casa, ma al momento avevo bisogno di conforto, così feci la prima cosa che mi venne in mente: corsi per tutto l'isolato raggiungendo casa di Michael.
Bussai insistentemente, piangendo e singhiozzando ed ansimando a causa della corsa; quando Michael aprì la porta, la prima cosa che fece fu abbracciarmi. Crollai fra le sue braccia, singhiozzando sempre più forte.
«Hey, hey, che succede? Non piangere, piccola, dai».
Stavo bagnando la maglietta di Michael con le mie lacrime, ma non mi interessava. Mi sarei scusata dopo. Al momento volevo solo piangere.
«Mi ha... Mi ha presa in giro, Michael. Tutto ciò che ha fatto e ha d-detto era una fottuta bugia e io ci sono caduta dentro con tutte le scarpe», balbettai, la voce rotta dal pianto, «M-mi sento così schifosa e non so c-cosa fare».
Michael scosse la testa, portandomi dentro casa sua. Ero ancora fra le sue braccia. «Perché non mi racconti tutto, su», disse, portandomi verso camera sua.
Mi aggrappai a Michael, fissando il vuoto mentre non facevo altro che pensare a ciò che era successo tra me e Calum, sentendo il mio cuore rompersi sempre di più nel petto.
***
[A/N] ahi, ahi. La bomba è stata lanciata. Non so perché i capitoli in cui i due protagonisti litgano sono quasi sempre cortissimi... ma fa niente. Devo ammettere che questo capitolo è stato difficile da scrivere, non avevo la più pallida idea di cosa scrivere. Spero che vi piaccia lo stesso - e che non mi odiate, lol.
Vi posso solo dire una cosa: niente è come sembra, ora come ora. Poi scoprirete più avanti di cosa parlo.
Ci vediamo lunedì con il penultimo capitolo (piango)! ♥
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