Capitolo 22
Cercando di riprendermi dell'ennesimo bacio mancato con Calum, mi incamminai verso dove il moro stava parlando animatamente con una ragazza dalla bellezza accecante. Davvero, era stupenda: alta, dalla luminosa pelle ambrata, capelli lunghi e neri e un paio di occhi marrone cioccolato da cerbiatto che avrebbero fatto cadere ai piedi chiunque. Per non parlare dei lineamenti perfetti del suo viso.
Inconsapevolmente, sentii una fitta allo stomaco. Ci avevo preso giusto: Anna era bellissima. Io non ero proprio niente in confronto a lei. Non che fossi qualcosa in ogni caso, comunque...
Anna stava per rispondere ad una domanda che Calum le aveva posto quando i suoi occhi si posarono su di me. «Hey, tu devi essere Danielle!», disse raggiante, sorridendo a trentadue denti, «Finalmente ti conosco, Calum non fa altro che parlare di te! Io sono Anna, comunque», si presentò, porgendomi la mano.
Gliela strinsi, cercando di non far caso alle sue unghie curate. «Già, Calum mi ha parlato di te», borbottai, fissando accigliata Calum, che guardava Anna completamente rosso in viso. Mi chiesi perché fosse arrossito. Forse non voleva che sapessi che parla di me alla sua migliore amica?
Anna si voltò verso Calum, guardandolo stupita. «Hai parlato di me a lei?», gli chiese, confusa ma sorpresa allo stesso tempo.
Calum annuì riluttante. «L'ho portata pure al parco dove giocavamo sempre», aggiunse, rivolgendomi un piccolo sorriso, «Te lo ricordi?».
Anna rise. «Come dimenticarselo! Lì ci abbiamo passato metà della nostra vita, Dio... Ti ricordi quando Luke si sbucciò il ginocchio e tu per alleviargli il dolore gli passasti il ghiacciolo che stavi mangiando sulla ferita?».
Scoppiai a ridere mentre Calum arrossiva. «Ehm... Non proprio, già».
Anna scosse la testa, guardando Calum brevemente prima di lanciare un'occhiata a me. «Figurati, hanno fatto questo ed altro lì, tutte cose che fanno davvero rizzare i peli sul braccio. Ah, e considerati fortunata; Calum non porta mai nessuno lì», borbottò, facendomi un occhiolino.
Arrossii, guardando brevemente Calum. «Chissà come ne avevo l'impressione».
Calum arrossì leggermente. «Oh, andiamo, te l'ho detto io stesso», borbottò, guardandomi male prima di guardare Anna, «Allora, perché non continuiamo le nostre reminiscenze in giro per la città?», chiese, come per cambiare argomento.
Anna sorrise a Calum, prima di prendermi per un braccio. «Per me va più che bene. Ho così tante cose da dire a Danielle di te», disse, prima di guardarmi maliziosa, «Spero tu sia pronta».
Feci una risata imbarazzata mentre Anna cominciava a blaterare senza sosta, dicendomi vita morte e miracoli di Calum. Il ragazzo camminava accanto a noi, commentando ogni tanto per difendersi o per esprimere il suo imbarazzo. Ed era davvero divertente, vedere Calum arrossire e cercare di limitare i danni provocati dalla sua migliore amica, ma... In qualche modo era anche malinconico.
Certo, mi faceva piacere che Anna mi stesse facendo conoscere nuovi lati di Calum, ma questo mi faceva desiderare di essere parte della sua vita ancora di più, nonostante fossi più che consapevole che per me, nella vita di Calum, non c'era proprio posto. E che più sperassi di ritagliarmi un po' di spazio, anche nell'angolo più remoto, più mi sarei trovata con il cuore in mille pezzi alla fine, quando avrei scoperto che non c'erano più posti disponibili per me.
«Ma basta parlare di Calum, adesso. Perché non mi parli di te, Danielle?», mi chiese Anna, facendo sospirare di sollievo Calum - quasi, perché la preoccupazione sul suo volto restava.
«Me? Dovrei parlarti di me?», chiesi stupidamente, indicandomi.
Anna annuì. «Sono sicura che sei una persona interessante».
Calum afferrò la sua amica per un braccio. «Anna, ti ricordi cosa ti ho detto a proposito di... Sai cosa?».
Anna alzò un sopracciglio. «Voglio solo cercare di conoscere meglio la tua amica», borbottò, imbronciata.
«Sono sicuro che la metterai in imbarazzo».
«Non metterò nessuno in imbarazzo a parte te».
«Non ti credo e lo sai».
«Perché non mi credi mai?».
«Ehm, la smettete di parlare di me come se non ci fossi?», mi intromisi, attirando l'attenzione su di me, «A me va bene raccontare ad Anna di me, Cal. E tu mi metti in imbarazzo costantemente, quindi potrei sopportarlo».
Calum fece il broncio. «Va bene! Ma dopo devi offrire tu», borbottò, indicando la sua amica.
Anna fece spallucce. «Avevo comunque l'intenzione di farlo, coglioncello. Sei sempre il solito tirchio a quanto pare!».
Calum si voltò verso di noi lentamente, guardando male Anna. «Io non sono tirchio».
Anna sorrise maliziosa. «Bene, dimostralo».
Prima che potessi accorgermene ero finita seduta ad un tavolino di un bar, con un cupcake arancione ed una tazza fumante di caffè davanti. Calum guardava Anna con un profondo cipiglio, mentre lei si leccava via la panna della sua fetta di cheesecake dalle dita.
«Guarda cosa mi hai fatto fare», sbottò Calum, sospirando, «Dovrei smetterla di cedere alle tue provocazioni».
Anna fece spallucce. «Che posso farci, sono irresistibile. Allora Dani, ti piace il cupcake?».
Mi strinsi nelle spalle, osservando il dolcetto dal colore arancio brillante. «Non l'ho assaggiato ancora».
«Beh, ti consiglio di farlo mentre è ancora caldo. Questo posto fa dei dolci buonissimi».
Mi convinsi a prendere il cupcake, sentendo il suo tepore sulle dita. Diedi un morso e mi sembrò di essere arrivata in paradiso e di star mangiando una nuvola - forse è riduttivo da dire.
«Diamine, è buonissimo. Oddio», dissi a bocca piena, facendo ridere Calum, «Che vuoi, stronzo? Non ridere di me».
«Sei buffissima», mormorò lui, ridendo mentre prendeva un pezzetto di cupcake, «Voglio proprio vedere perché hai quasi avuto un orgasmo».
Arrossii, guardando Anna come a chiedere "era davvero così imbarazzante?"; lei mi fece un cenno affermativo del capo ed io arrossii anche di più, se possibile.
Intanto, Calum aveva infilato il pezzetto di cupcake in bocca, sgranando gli occhi. «Oh. Mio. Dio. È divino!», sbottò, afferrando il mio cupcake, «Scusa bambolina, ma questo è mio adesso».
Scossi la testa. «Posso sopravvivere senza un cupcake. Magari mangio la tua torta», borbottai, afferrando il piattino di plastica e trascinandolo nella mia direzione. Quella torta foresta nera aveva un aspetto così invitante, in vetrina... Spero sia buona quanto bella.
«Dio Cal, ti ricordi di quando chiamavi me bambolina? Sembra essere successo una vita fa!».
Quasi sputai il mio boccone di torta, mentre il mio sguardo guizzava da un'Anna sorridente ad un Calum confuso e terrorizzato. Terrorizzato da cosa, non lo so.
«Ehm... Certo. Non era il tuo soprannome più efficace, però», rispose il moro, a disagio mentre beveva un sorso del suo caffè.
Anna si morse il labbro inferiore. «Oh, a me piaceva. Mi piaceva molto più di cookie - che poi devo ancora capire perché mi chiamate così, tu e quell'altro idiota biondo. A proposito, come sta Luke? Non ci parliamo da... Anni».
Calum cominciò a parlare animatamente sul perché Anna era soprannominata Cookie, sul perché le si addicesse meglio di bambolina e di Luke, estraniandomi completamente dalla conversazione. Non che volessi esserne parte, comunque. Non dopo aver conosciuto la precedente proprietaria del mio soprannome, qualcosa che credevo fosse speciale. Il mio soprannome era appartenuto ad una ragazza bellissima, che avrebbe potuto spazzarmi via con un semplice battito delle sue ciglia. Qualcuno che, soprattutto, conosceva Calum alla perfezione, qualcuno che lo capiva da un movimento del suo corpo o da uno sguardo. Qualcuno che non ero io.
Certo, mi sento davvero patetica a sentirmi arrabbiata per uno stupido soprannome, ma cercate di capirmi: sono innamorata di Calum da sempre, e quando pensavo di avere uno straccio di chance ecco che si presenta questa bellissima ragazza di cui non sapevo neanche l'identità fino a qualche ora fa. Come potrei sentirmi? Ho soltanto realizzato, ancora una volta, che io non ho uno straccio di possibilità con Calum. Che non ce l'ho mai avuta e che non ce l'avrò mai.
«Hey Dani, non mangi più?».
Alzai la testa, guardando Anna accigliata. «N-non ho più fame», borbottai, allontanando la bellissima foresta nera da cui ero riuscita a prendere un solo boccone.
Per la cronaca, era buona quanto bella. Ma adesso mi si è chiuso lo stomaco e non riuscirei neanche a buttare giù un sorso d'acqua, figurarsi una fetta di torta...
«A dire la verità, non mi sento molto bene. Vado in bagno», dissi stancamente, alzandomi.
Calum mi guardò confuso, annuendo prima di concentrare nuovamente la sua attenzione su Anna, che lo stava pregando di continuare a raccontarle la storia che stava raccontando prima, qualcosa su Luke e il suo cane. Ascoltai distratta mentre raggiungevo il bagno; in Australia era un orario decente, quindi decisi di chiamare Michael per distrarmi, finendo comunque per parlare di Anna e Calum e di come mi sentissi un patetico terzo incomodo.
Michael, dall'altra parte della cornetta, sbuffò. «Ma limonatelo davanti a lei, stupida. Lo sai che Calum vuole solo questo!».
Scossi la testa come se Michael potesse vedermi. «Non voglio farlo, sai che non ne ho il coraggio».
«Fatti crescere un paio di palle e fallo, Danielle. Ok, forse no... Sarebbe un po' terrificante se ti facessi crescere un paio di palle, immagina quando Calum ti abbasserà le mutandine e troverà due amici penzolanti a salutarlo».
Soffocai una risata. «Certo che ti fai di roba pesante tu, eh», borbottai, appoggiandomi al muro del cubicolo in cui ero entrata.
«Nah, sono solo i compiti di scienze. Ah, a proposito... Sai che la mia compagna di banco è sexy da morire?».
Alzai un sopracciglio. «Non me l'avevi mai detto».
«Già, avevo intenzione di chiamarti ma... Rowin me l'ha impedito».
Sbuffai. Quando sarei tornata a Sydney avrei dovuto ucciderla. «Adesso puoi farlo. Parlami della tua nuova compagna di banco».
«Uhm, è arrivata ieri a scuola, si è trasferita dalla Spagna settimana scorsa, si chiama Esmeralda e diamine Danielle, è qualcosa di meraviglioso».
«Ti considera?», chiesi, ridacchiando.
Beh, non essere l'unica sfigata tra i miei amici in fatto d'amore mi aiutava molto. Almeno avevo qualcuno con cui mangiare gelato e lamentarmi del mio status relazionale immutato negli anni, nonostante Michael trovasse il lamentarsi davanti ad un gelato qualcosa di disgustoso e da serie tv fallimentare.
«Non ci crederai, ma sì. Mi considera! Ieri mi ha detto che dovrei tingermi i capelli di nero perché starebbe bene con il mio incarnato e i miei occhi - cosa che ho fatto già, del resto».
Scossi la testa. «Io e Rowin stiamo anni a cercare di farti tingere i capelli di un colore che vogliamo noi, arriva questa qui e ti dice mezza cosa e tu cambi colore? Mi deludi, Clifford».
«Hey, in mia difesa, avevo bisogno di cambiare colore - il viola mi faceva sembrare un my little pony».
Feci il broncio al muro. «Ma tu sei un my little pony. Sei il mio my little pony».
«Ew, inquietante. Ah, non ti ho detto la cosa più eclatante però», borbottò, evidentemente eccitato.
Sospirai. «Dimmi».
«Stamattina in classe mi ha palpato il cazzo sotto al banco. Cioè... Ti rendi conto? Una ragazza strafiga mi ha palpato il cazzo in un luogo pubblico! Ah, è adesso è a casa mia e mi ha baciato il collo mentre cercavo di fare i compiti, ma adesso è in bagno».
Sgranai gli occhi. «Come cavolo ci sei arrivato così in fretta? Oddio! E... Ew. Come puoi considerarla una cosa eccitante?», sbottai, arrossendo non appena realizzai che a me era successa la stessa cosa. E che l'avevo trovata eccitante forse allo stesso modo di Michael.
«Non lo so, stavamo parlando dei miei capelli e... Non lo so, mi sono ritrovato la sua mano fra le gambe! Sono fortunato ad essere seduto in fondo e che nessuno ha mai voluto essere mio partner perché a scuola faccio schifo - oh cazzo», concluse la sua frase con il panico nella voce.
Subito mi preoccupai. «Che c'è?».
«S-scusa Danielle t-ti chiamo domani».
Alzai un sopracciglio, stranita dal comportamento di Michael. Tuttavia, lasciai perdere; qualsiasi cosa fosse successa, l'avrei saputo sicuramente.
«Voglio sapere gli sviluppi, eh!», dissi, prima che staccasse.
Uscii dal cubicolo con un sospiro, sobbalzando quando mi ritrovai davanti quel paio mozzafiato di occhi marrone cioccolato che mi fissavano preoccupati.
«Perché ci stai mettendo tutto questo tempo? Anna si sta preoccupando», mi chiese Calum, mordendosi il labbro inferiore.
«Che ci fai nel bagno delle donne?», chiesi io, sulla difensiva.
«A nessuno interessa che io sia nel bagno delle donne, ci sei solo tu qui dentro. Ti conviene dirmi cosa stai combinando senza tergiversare».
Sospirai. «Stavo parlando con Michael, voleva un consiglio su una cosa», risposi freddamente, cercando di sorpassare Calum.
Il moro mi inchiodò al muro. «Okay, io e te abbiamo bisogno di una bella chiacchierata», borbottò, fissandomi con sguardo severo.
Sbuffai. «Non abbiamo bisogno di dirci niente, noi due», dissi eloquente, incrociando le braccia al petto.
Calum scosse la testa. «Sì che ne abbiamo. Ti stai comportando in modo strano da quando è comparsa Anna, posso sapere per quale cazzo di motivo?».
Deglutii a vuoto, nervosa. «Non mi sto comportando in modo strano. Sei tu che ti fai paranoie stupide», mugugnai, soffocando una risata sarcastica. Sembrava quasi che stessi parlando con me stessa...
«Non mi faccio nessuna paranoia stupida, bambolina. Prima che arrivasse Anna era tutto rose e fiori, ora... Sei distante, sembri scontenta e diamine, Anna è convinta che sia per colpa sua».
Beh, più o meno lo è. «È perché non mi sento bene. E non chiamarmi bambolina, lo sai che lo odio».
«Non inventarti balle, lo so che stai benissimo. Sei venuta qui perché ti sentivi a disagio, ammettilo. E poi, perché odi il soprannome bambolina tutto d'un tratto? È perché hai scoperto che ce l'aveva lei prima, vero?».
Presa dall'irritazione non riuscii a non sputare tutta la verità su come mi sentissi. «Sì. È così, contento? Mi dà fastidio che tu usi quel soprannome perché era suo! Mi da fastidio che lei sia qui in questo momento e che mi parli di te quando eri piccolo perché cazzo Calum, io non faccio parte della tua vita e posso solo immaginare come sarebbe parlare a qualcuno di te! Mi da fastidio che tu e lei abbiate questa bellissima complicità che io posso solo sognarmi di avere con te, e so che è patetico ma-».
Il mio discorso fu interrotto dalle labbra di Calum, che si poggiarono veementi sulle mie.
Sulle prime non sapevo cosa fare, la sorpresa mi aveva bloccata completamente e non riuscivo a muovere mezzo muscolo. Poi mi decisi di andare contro il blocco del mio cervello e ricambiai quel bacio tanto atteso, poggiando la mia mano destra sulla nuca di Calum e la sinistra sul suo petto; potevo sentire il battito accelerato del suo cuore e la cosa mi spinse a lasciarmi andare completamente, schiudendo le labbra cosicché la lingua di Calum potesse scivolare nella mia bocca.
Il mio cuore batteva all'impazzata, ero convinta che tra poco l'avrei trovato sul pavimento ma non mi interessava per niente; il mio cervello era concentrato solo su Calum, sulla sensazione delle sue labbra sulle mie, della sua lingua intrecciata alla mia, delle sue mani sicure posate sulle mie guance scarlatte. Avevo aspettato quel bacio per quanto? Secoli, probabilmente. Ed ora che lo stavo vivendo quasi non ci credevo.
Calum si staccò da me, lasciandomi a volere di più mentre mi accarezzava la guancia, guardandomi con quello sguardo capace di farmi sciogliere. Baciò le mie labbra un'altra volta, tirando il labbro inferiore con i suoi denti.
«Parli troppo quando sei nervosa», sussurrò, facendo scivolare una delle sue mani sulla mia, intrecciandole, «Che ne dici di tornare di là? Anna si sta preoccupando sul serio».
Ridacchiai rocamente, prima di annuire e di seguire Calum fuori dal bagno delle donne, il bagno che aveva visto il mio primo vero bacio. Un bacio dato al momento e nel posto sbagliato, ma dalla persona più giusta che potesse esserci.
***
[A/N] CE L'ABBIAMO FATTAAAAAA!
Scommetto che pensavate che non ci sarebbero mai arrivati a baciarsi lol beh... ce ne hanno messo di tempo, ma finalmente ce l'anno fatta. Confesso che non dovevano baciarsi nel bagno, Calum e Danielle avrebbero dovuto baciarsi fuori dal museo di Van Gogh ma il capitolo ha preso una svolta inaspettata e non mi andava di cambiarlo.
Ora cosa pensate che succederà? Staranno insieme? Dureranno? Eh... io lo so. Ma non ve lo dico lmao.
Ora, volevo parlarvi di un'idea che ho avuto. Come avete letto sopra, Michael ha accennato ad una sua compagna di banco, Esmeralda. Ho scritto poche righe su di lei ma già mi sono innamorata del suo personaggio, e quindi ho deciso di scrivere uno spin-off su Michael ed Esmeralda che penso comincerò a postare dopo la fine di never been kissed. Lo spin-off sarà incentrato anche su un'altra coppia, però... spero capiate di chi si tratta (lol).
Spero che il capitolo vi piaccia. A giovedì! ♥
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