Capitolo 12
«Voglio capire perché ogni volta che sei ad un passo così dal baciare Calum mandi tutto a puttane», si lamentò Rowin, estraendo il libro di chimica dal suo armadietto, «Hai avuto più di un'occasione e ancora non hai fatto niente!».
Sospirai, scuotendo la testa mentre osservavo la mia migliore amica dare di matto. «Te l'ho detto, non sono sicura di volerlo fare solo per una scommessa. E poi se lo bacio è la fine dei giochi, per lui», ripetei il mio concetto per l'ennesima volta. Ormai l'avevo imparato a memoria.
Rowin alzò un sopracciglio, guardandomi maliziosa. «Chi ti ha detto che un bacio è la fine dei giochi, per Calum? Ha ancora tanto da fare, con te», mugugnò, facendomi un occhiolino.
Alzai lo sguardo al soffitto, trattenendo uno sbuffo. «E chi ha detto a te che Calum voglia fare altro con me?».
Rowin fece spallucce. «Ipotesi. Hey, adesso che andate ad Amsterdam perché non compri qualche completo sexy che possa farlo impazzire? E già che ci sei, perché non prendi qualcosa anche a me?».
Mentre Rowin blaterava senza sosta, io avevo ricominciato a corrodermi dentro. Perché avevo ricordato la gita ad Amsterdam solo adesso che Rowin l'aveva menzionata. La mia gita ad Amsterdam per il progetto di storia che valeva metà del mio voto finale. La mia gita ad Amsterdam con Calum. E sicuramente non ci sarei andata perché mio padre avrebbe scoperto che ci sarei dovuta andare con Calum.
Oh. Era troppo bello per essere vero, avrei dovuto prevedere che qualcosa sarebbe andato storto...
«Danielle, torna fra noi!».
Sobbalzai al sentire la voce di Rowin; mi voltai cauta. «Che c'è?».
«Abbiamo sorpassato l'aula di storia e tu non te ne sei neanche accorta. Che hai?».
Deglutii. «La gita. Non posso andarci».
Rowin alzò un sopracciglio. «Che dici? Perché non potresti andarci?».
«Ci vado con Calum. Mio padre verrà a saperlo di sicuro- non esiste neanche in un altro mondo che riesca ad andarci. Non esiste».
«Oh... tranquilla, troveremo il modo. Lo troviamo sempre», mi incoraggiò Rowin, spingendomi verso l'aula di storia. Mi lanciò un sorriso rassicurante mentre entravo in classe, sedendomi accanto a Calum con un groppo in gola – e gli appunti su Anna Frank che sembravano pesare mille volte di più nella borsa.
«Buongiorno, bambolina- cos'hai? Pare che hai visto un fantasma», mi chiese Calum; il suo sorriso sghembo svanì all'istante mentre mi scrutava attento.
Sospirai. Dovevo essere pallida come un lenzuolo. «N-niente, un po' di mal di pancia- ho le mie cose, sai», mentii. Non potevo raccontargli delle mie preoccupazioni, avrebbe pensato che sono esagerata. E in effetti, lo ero. È solo che non riesco neanche a pensare di mentire a mio padre. Certo, l'avevo già fatto andando alla festa di nascosto venerdì, ma è stata solo la bugia di una sera; come avrei potuto mentirgli su una gita di una settimana?
Calum si morse il labbro inferiore. «Oh. Se ti serve qualcosa, dimmelo ok?».
Ridacchiai debolmente. «Però, quanto sei premuroso».
Calum parve arrossire, ma forse era solo una mia impressione. «Non mi conosci, bambolina».
«Ah davvero?».
Calum avrebbe ribattuto se non fosse stato per la porta che si apriva, lasciando passare il signor Paulson. L'uomo si sedette alla cattedra, fissandoci torvo per poi sorridere soddisfatto quando notò che avevamo rispettato l'ordine imposto da lui – non che avessimo altra scelta.
«Buongiorno, ragazzi», ci salutò, mentre apriva il registro, «Oggi ho deciso di lasciarvi l'ora libera per lavorare sui vostri appunti. Potete restare qui o andare in biblioteca, se volete».
Nessuno in classe si azzardò a fiatare, ma l'eccitazione si poteva sentire in ogni angolo. Io e Calum ci alzammo – fortunatamente nessuno dei due aveva già preso qualcosa dalla borsa – e insieme ci incamminammo fuori dall'aula. Io volevo andare in biblioteca, ma Calum voleva stare all'aria aperta così finimmo su un muretto del cortile interno, dove si moriva di freddo – o forse ero io ad avere freddo.
«Danielle, stai bene? Stai tremando», notò Calum, fissandomi preoccupato mentre estraeva un quaderno dalla sua borsa.
«Ho un po' freddo, tutto qui».
Calum si morse il labbro. «Se vuoi possiamo andare dentro», mi suggerì, facendo spallucce, «Per me è uguale».
Cercai di liquidare le sue preoccupazioni con un gesto della mano. «Sta tranquillo, non è niente».
Calum scosse la testa, fece per sfilarsi la giacca che portava sopra la maglia grigia ma lo bloccai. Lui mi guardò con un sopracciglio alzato. «Mi sembri sul punto di svenire da un momento all'altro. Quindi, dato che non posso portarti di forza dentro – anche perché voglio stare qui e tu sei testarda come un mulo – prendi almeno la mia giacca».
Incrociai le braccia al petto. «Non avrai freddo tu, poi?», chiesi scettica, nonostante l'idea di avere qualcosa di Calum addosso mi allettasse. Molto.
Calum rise. «Ho una maglia a maniche lunghe addosso – e sono molto caldo, vuoi provare?», mi chiese malizioso, alzando un sopracciglio mentre si sfilava la giacca e me la porgeva.
La accettai riluttante, mettendola addosso. Era davvero calda, morbida e profumava di Calum. Sorrisi estasiata. «Beh, grazie. Anche se è completamente non necessario».
Calum sbuffò, alzando gli occhi al cielo. «Se non la smetti me la riprendo. Allora, passando ad argomenti seri, quanti appunti hai raccolto su Anna Frank? Perché io ho quasi niente».
Mugolai. Come previsto. «Beh», cominciai, estraendo i miei appunti dalla borsa ed allungandoli a Calum, che li fissò perplesso, «Ho fatto delle ricerche su di lei, ho trovato qualcosa su suo padre e ho anche comprato una copia del Diario. Sapevi che forse hanno capito chi è stato a rivelare il suo nascondiglio?».
Calum aveva ancora la testa china sugli appunti, li guardava come se fossero una condanna a morte. «Hai davvero comprato il Diario?», mi chiese, alzando finalmente la testa. Mi sembrò sorpreso.
«Dobbiamo sapere quanto possiamo, per scrivere una relazione decente», spiegai, facendo spallucce, «E poi, un po' di lettura non fa mai male. Dovresti provare», continuai sarcastica.
Calum mi fissò scettico. «Ah-ah. Divertente, davvero».
«Che vuoi? Ti servirà leggerlo, così saprai cose che io non potrò dirti quando sarai ad Amsterdam- Oddio», sbottai, coprendomi la bocca con le mani.
Devo togliermi questo dannato vizio di parlare a vanvera!
«Che hai detto?».
«N-niente», mentii, «Non ho detto niente».
Calum sbuffò. «Non sono scemo, ti ho sentita», sbottò, afferrandomi un polso per impedire che scappassi – cosa che volevo fare, e che avrei fatto volentieri se Calum non mi avesse fermata, «Cos'era quel "quando sarai ad Amsterdam"? Stai cercando di dirmi che non vuoi venire in gita?».
Sospirai, optando per la verità. «Non è che non voglia, io... non posso».
Calum mi sembrò più confuso che altro. «Non puoi?».
Scossi la testa. «Mio padre mi mangerà viva quando saprà che devo venire in gita con te- solo con te», borbottai, abbassando la testa. Dirlo davanti a Calum mi faceva sentire ancora più stupida e paranoica.
«Già. Avevo dimenticato questo piccolo particolare», sospirò Calum, facendomi alzare il viso; deglutii trovandomelo a due centimetri di distanza, il suo respiro colpiva la mia pelle, «Tranquilla bambolina, troveremo il modo di farti venire. Non voglio passare una settimana da solo ad Amsterdam, con chi mi divertirei? Con la professoressa?».
Sbuffai. «Se proprio la metti così allora farò di tutto per non venire», dissi cercando di restare seria, scoppiando in una risatina quando Calum mi guardò torvo, «Puoi sempre aspirare alla prof. La signorina Smiths sarebbe più che disposta, eh».
Calum si lasciò sfuggire una risata. «Già, direi che non sarebbe male – ma sai, bambolina», disse suadente, tirandomi verso di sé cosicché il mio petto fosse attaccato al suo, «A me piace la carne fresca», sussurrò al mio orecchio, con voce roca e calda.
Mi staccai da lui, fissandolo scioccata. «Mi hai appena chiamata carne fresca o cosa?», chiesi, indispettita.
Calum alzò le mani. «Scherzavo. Forse...?», disse, ridacchiando divertito.
«Perfetto. Adesso hai perso ogni chance che io potessi cambiare idea».
Il sorriso di Calum svanì subito dal suo viso, mentre io mi alzavo e raccoglievo gli appunti, mettendoli in borsa. «No, Danielle, scherzavo. Dico sul serio... Su, non vorrai mica lasciarmi da solo con il progetto e la signorina Smiths! Quella donna è una maniaca!».
Mi voltai verso Calum, trattenendo a stento le risate mentre dicevo «Mi dispiace Calum, non posso uscire con gli amanti della carne. Sono vegetariana, sai».
Calum mi fissò confuso per un attimo. «Stai scherzando, giusto?».
Scoppiai a ridere. «Ovvio, scemo. Anche se... Dio, ma tu chiami le ragazze carne fresca e quelle cadono perfino ai tuoi piedi? Che cosa assurda».
Calum fece spallucce. «Di solito non le chiamo neanche, cadono ai miei piedi ad un solo sguardo. Ho un certo fascino, sai», si vantò, passandosi le mani sulle spalle.
Roteai gli occhi. «Il fascino di una patata».
Calum si avvicinò a me, prendendomi una mano. «Sei l'unica finora che non è ceduta a me. Ti capirò mai, Danielle Mardsen?», mi chiese, chinando la sua testa verso la mia.
Mi scostai appena in tempo. «Spero di no, mi piace essere un mistero. Allora, abbiamo un'intera ora a disposizione e non voglio stare ad organizzare appunti. Quindi, perché non mi porti a fare un giro?», chiesi speranzosa, allungandomi sulle punte dei piedi cosicché il mio viso potesse essere alla sua altezza.
Calum si leccò le labbra, spingendomi contro il muretto. Mi tenne per i fianchi. «Dove vuoi andare?», mi chiese malizioso, avvicinando il suo viso al mio un'altra volta.
Scostai nuovamente il suo viso dal mio, ridacchiando alla sua espressione delusa. «Non lo so, dove vuoi portarmi?», gli chiesi, scoppiando definitivamente a ridere.
«Mi farai cadere le braccia un giorno», si lamentò, seguendomi all'interno della scuola.
Mi voltai, facendogli un occhiolino. «Spera che non sia altro a cadere, tesoro», dissi senza pensarci, accorgendomi solo in quel momento di cosa avevo detto.
Ero completamente rossa mentre mi voltavo verso Calum, che però rideva divertito. «Devi dire più cose senza pensarci, sei molto divertente quando vuoi esserlo».
***
[A/N] Buongiorno! ♥
non so cosa scrivere, kill me
Il capitolo è di passaggio, quindi non è che succeda qualcosa di così importante, so... va beh, vi lascio.
A giovedì! ♥
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro