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II. Giulia

Martedì mattina.
Che ore sono? Cazzo, cazzo, cazzo!!! Mi scaravento giù dal letto in cerca del cellulare. Dopo essere inciampata sulle settantaquattro paia di scarpe di Sara, lo trovo.
Guardo l'ora: 08:45, sono salva!
Ringrazio di cuore i miei genitori questo ennesimo litigio mattutino.
" Che è successo oggi? Perché urlate?" chiedo, con ancora con gli occhi mezzi chiusi, mentre mi dirigo verso il frigo.
"Per favore Giulia non ti ci mettere pure tu!" mi ammonisce mia madre. Cosa avrò mai detto di strano?
La guardo, mentre mi verso del latte, alzo un sopracciglio come per dire bah.
"Era solo una domanda, comunque...niente."

Ovviamente, il bagno è occupato. Non ho neanche bisogno di chiedere chi ci sia dentro.
"Sarah, per favore, non ci mettere una vita. Non posso proprio fare tardi stamattina!" attendo una risposta che non arriva, "Sa, Sarah? Capito?!"
La amo, ma muoio dalla voglia di non vivere più con lei. È una monopolizzatrice seriale di bagni, di camere da letto, di armadi e di tutto ciò che tocca.
La mia dolcissima sorella maggiore conferma di aver capito emettendo uno strano suono, accompagnato da un "si" per niente convincente.
Nel frattempo, in cucina, la discussione non pare voglia placarsi. Sono curiosissima di sapere cosa l'abbia scatenata questa volta, ma considerando la risposta di poco fa, piuttosto eloquente, di mia madre opto per l'ignoranza assoluta e decido che anche questa discussione non è altro che il frutto di anni ed anni di frustrazione accumulata.
Qui in casa da un po' va così. Non si parla più, si urla. Per qualsiasi cosa, basta veramente poco per far si che anche una semplice considerazione si trasformi in una discussione di dimensioni bibliche. Quando sono di buon umore mi convinco, o meglio spero, che con un po' di tempo e tanto impegno le cose possano migliorare. Ma, probabilmente, non ci credo tanto neanche io. Tutti, me compresa, non riusciamo ad andare oltre i problemi, non riusciamo ad andare al di là degli errori commessi dagli altri. È come se in qualche modo ci fossimo abituati a questa situazione e avessimo tacitamente deciso di non muovere un dito per cambiare qualcosa.

" Mamma, oggi non torno per pranzo. Vado al campus, ho da prendere alcuni moduli in segreteria, poi vado in associazione. Ok?" le dico, mentre stende il bucato.
" In associazione?" mi chiede senza neanche girarsi.
" Si, ho deciso di dedicarmi ad alcune attività di volontariato. Sai, il volontariato fa bene al mio curriculum e poi te ne ho parlato qualche giorno fa. Vabbè, scappo, altrimenti faccio tardi!" mi avvicino, le do un bacio sulla guancia e scappo via. Non le do il tempo di aggiungere altro.
Lo ammetto, non vedo l'ora che inizino i corsi e di trasferirmi finalmente nei dormitori del campus.
•••
Ho sempre vissuto in Italia, a Milano. Ho frequentato la scuola internazionale sin dalle elementari e, dunque, quando è stato annunciato da mio padre che ci saremmo trasferiti a Londra per via della sua promozione, non ne ho fatto un gran dramma. Parlo perfettamente inglese, oltre che spagnolo e tedesco, ed integrarmi al penultimo anno della Grammar School, per intenderci si tratta del nostro liceo, non è stato difficile. Non avrò fatto milioni di amicizie, come Sarah, ma un discreto numero si e sono strafelice dei miei amici. È ovvio che mi manchino i miei amici di sempre e che l'idea di andare a vivere in un posto diverso da Milano non mi era mai balenata per la testa. Però papà era da tempo che desiderava questa promozione, lavorando giorno e notte in ufficio e a casa, senza tregua e, sebbene non mi andasse affatto di partire e lasciare tutto, l'idea di essere proprio io quella che gli mandava a monte i piani mi andava ancora meno. Inoltre, subito dopo il liceo la mia migliore amica, Francesca, insieme a Daniele e Riccardo hanno fatto domanda nel mio stesso college e...quindi, parte della mia vita si è, letteralmente, spostata dalla fredda e uggiosa Milano alla ancor peggio fredda e uggiosa Londra.

Il campus è a circa venti minuti dalla nostra casa ed è per questo che per il primo anno non ho fatto la richiesta per l'assegnazione dell'alloggio. Adesso però che Sarah vive al campus e Michele, l'altro mio scassacoglioni di fratello, ha deciso di prendere un appartamento poco lontano, non vedo perché io debba essere l'unica a non vivere trecentosessanta gradi quest'esperienza!
In più, ed è la cosa più importante, la compagna di stanza di Francy ha appena rinunciato all'alloggio, preferendo vivere al di fuori del campus, e io devo assolutamente ottenere il suo posto.
Ripeto: ASSOLUTAMENTE!

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