Ultimo giorno
Quella notte non vennero a farci visita.
Forse si erano saziati con Mike, o forse avevano ancora paura del fucile... chi può dirlo? Mi svegliai di nuovo all'alba.
Ellie dormiva ancora. Guardai le mie mani: erano blu, guardai le sue, stessa cosa. Dovevamo raggiungere un luogo caldo e sicuro al più presto. La svegliai.
Ci alzammo, facemmo colazione con della carne secca di alce e ripartimmo.
Era il 24 dicembre.
Camminammo tutto il giorno, io raccolsi due solidi bastoni nel caso che i lupi ci avessero attaccato di nuovo, fino a che, arrivammo in vista della città tanto ambita. Accelerammo il passo e, in prossimità delle prime case, iniziammo a gridare in cerca di aiuto.
Udimmo un feroce ringhiare a pochi passi da noi.
Eccoli. Scappare era inutile, ci avrebbero raggiunto.
Mi ero già preparato. Impugnai saldamente il mio bastone ed Ellie prese il suo. Eravamo pronti a difenderci. Un lupo mi balzò addosso, ma con il bastone ero riuscito a deviarlo; un altro attaccò Ellie, ma anche lei si difese bene. Poi altri attaccarono me. Me ne accorsi troppo tardi; riuscii solamente a proteggermi la gola ma inevitabilmente finii a terra, allora con il corno che avevo legato al collo riuscii a uccidere il lupo che mi era saltato addosso. Uno secondo però mi si era avventato contro, avevo perso il corno nel cranio dell'altro, era finita... Ellie, corse in mio aiuto, e lo colpì, purtroppo distraendolo e basta. Ma un altro riuscii ad atterrarla.
Sapevo che saremmo morti da lì ad un istante, a così poco dalla città, quando... BANG! BANG! Due spari: il primo andò dritto nella testa del mio lupo: cervella e sangue ovunque! Il secondo colpì al cuore il lupo di Ellie, uccidendolo. Gli altri scapparono.
«State bene? »
Avrei riconosciuto quella voce tra mille! Una volta raccolto il corno che mi aveva salvato la vita, mi precipitai verso Ellie per aiutarla ad alzarsi, poi ero corso da lui. L'abbracciai abbracciato.
«Andy! Fratellino, come stai? Da quanto tempo che non ci si vedeva!».
«Scusa, ma vi conoscete?» chiese Ellie, sbalordita, ma felice, ed io risposi: «Si, questo è il mio fratello Andy, due anni di differenza.»
Non avevamo ancora finito di gioire che Ellie subito svenne. A quanto pare ero svenuto anch'io. Mi ero risvegliato in una calda casa di legno, e un attimo dopo capii: era la casa dove ero nato e cresciuto, casa mia. Un bell'abete addobbato illuminava il salotto. Profumi deliziosi si sentivano nell'aria. Stavano preparando il pranzo di Natale. Però io dovevo fare ancora una cosa.
Mi trovavo davanti alla casa del fratello di Jessie. Suonai. Lui mi aprì e mi fece entrare. Gli raccontai tutto. Lui scoppiò a piangere, poi gli diedi la foto e gli dissi quello che Jessie mi aveva chiesto.
Potevo finalmente ritornare a casa, mi aspettavano per il pranzo.
– "Ok ragazzi, nonno Jason ha finito di raccontare la storia di Natale; ora andate da nonna Ellie che ha preparato i biscotti".
– "Nonno, ma la storia è vera?".
– "Purtroppo sì tesoro, purtroppo sì!".
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