Capitolo 6-Ombre dal passato
Dopo l'incendio
Sento i passi di Monica che si fanno sempre più vicini.
Cerco un angolo abbastanza buio per nascondermi e aspettarla in silenzio.
La mia pazienza diminuisce visibilmente e, con un calcio, spazzo via la bottiglia che soli pochi minuti fa conteneva una forte dose di benzina. Ho intenzione di chiarire definitivamente con lei. È giunta l'ora che io la affronti.
Sta correndo rapidamente, senza osare voltarsi indietro. L'afferro per un braccio e l'immobilizzo di fronte a me.
"Ciao Monica" ,sta tremando sotto la mia presa, strano.
"Non avevo intenzione di farti paura ma, sai, non c'era altra soluzione.
Non mi hai lasciato altra scelta", le dico amaramente.
Smette di tremare e comincia a ridere, sembra quasi impazzita.
"Non pensavo di essere così buffo. Ti prego cara, spiegami: cosa c'è di così divertente?"
Continua a ridere aspramente e poi finalmente comincia a parlare.
"Sai non pensavo che tu fossi cosi stupido da pensare di eliminarmi con un semplice incendio.
Eppure credevo che tu mi conoscessi, che ormai, dopo 18 anni, avessi imparato qualcosa.
Ma, tesoro, credo che tu sia lo stesso idiota di sempre, non cambi proprio mai".
"Zitta.", le intimo stringendola più forte.
"Io ti amavo Steave" continua lei
"ma poi tu hai cominciato a notare cose che avresti dovuto non comprendere mai. Io lo facevo per te, tesoro. Mi comportavo da perfetta mogliettina, da perfetta mamma.
E adesso? Guarda un po'! Mi hai costretto persino ad abbandonare nostro figlio, Steave.
Non te ne vergogni? Hai quasi ucciso tuo figlio!"
"Come se te ne importasse qualcosa!
Sai benissimo che non sapevo affatto che fosse a casa. E poi il mio obbiettivo non era di certo lui.
Io non sono un assassino, Monica.
Non sai quanto mi costa doverlo fare.
Ma Rich non può di certo continuare a vivere con una pazza come te.
Hai ingannato me. Ma di certo non lo farai con lui.
La tua malvagità è arrivata al termine, Monica Smith!" afferro la pistola, pronto a porre fine a ogni mio incubo.
"Non credo proprio". La sua velocità mi sorprende. Mi atterra, mi trattiene per una gamba e mi sbatte contro il muro.
Poi tira a sé la pistola e...il buio è ormai ovunque in me.
*Monica*
È così patetico. Accendo una sigaretta e comincio ad allontanarmi da questo spettacolo disgustoso, uno dei tanti. Ci sono abituata, certo.
Lui non mi ha mai capito, non ha mai compreso la bellezza di ciò che faccio.
Credo che ora potrà sperimentarlo sulla sua pelle. Gli piacerà.
La parola giusta per definirmi non è di certo assassina.
No, no di certo. Io, semplicemente, aiuto le persone. Le metto di fronte al loro destino.
Si può dire che mi dovrebbero ringraziare.
Certo, la mia prossima missione non mi piace. Non mi piace per niente.
Ma è lavoro. E io amo il mio lavoro.
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