Todoroki x Reader
Numero di parole: 10.004
In linea col nuovo regolamento di Wattpad i personaggi sono da intendersi come maggiorenni;
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Shouto Todoroki era in piedi a pochi metri da me, bellissimo come una divinità greca.
La luce della vicina finestra illuminava il suo profilo, facendo quasi brillare la sua pelle.
Lo guardai portarsi distrattamente una mano verso i capelli, scostando con un leggero gesto una ciocca rossa che probabilmente gli dava fastidio. Seguii quel suo movimento come incantata, continuando a guardarlo di nascosto, dimenticandomi di tutto quello che mi circondava.
Tra me e quel ragazzo era stato un colpo di fulmine reciproco dal nostro primo incontro.
Quando ero arrivata in classe per il mio primo giorno di scuola non sapevo nulla di lui, così come lui nulla di me. Eppure era scattata una scintilla immediata.
Non eravamo riusciti a parlarci per diverso tempo, considerando il carattere di entrambi.
Shouto troppo freddo. Io troppo timida.
Le cose erano cambiate durante un'esercitazione, quando un villain ci aveva sparpagliati con un quirk che aveva a che fare con dei portali ed io ero stata l'unica a capitare con lui in una delle aree di addestramento.
Quel giorno avevo lottato fianco a fianco con lui, anche se la parte più grande del lavoro era stata sua, siccome aveva congelato quasi tutti col suo potere.
Mi aveva protetta e si era preso cura di me, come nessuno aveva mai fatto prima. Quello aveva formato un legame tra di noi.
Da lì erano stati giorni stupendi. Giorni passati in compagnia. Giorni a condividere le piccole cose. Giorni spesi per conoscerci meglio, a parlare, ad avvicinarsi sempre di più di ora in ora, fino a diventare quasi inseparabili. Per diverso tempo.
Tutto era andato in frantumi quando era arrivata lei: lei che adesso parlava di fronte a lui, ridendo e toccandogli il braccio durante la conversazione. Kairi, talmente bella da sembrare uscita da una rivista patinata, talmente forte da aver attirato l'interesse di Endeavor, il padre di Shouto.
Ricordavo ancora con dolore quel giorno. Il giorno dove ero stata costretta a interrompere il mio rapporto con Shouto, il giorno in cui avevo scoperto che era stato promesso in sposo a quella ragazza dai lunghissimi e fluenti capelli castani.
Conoscevo abbastanza bene Endeavor, l'eroe numero due in circolazione, siccome entrambi i miei genitori lavoravano sotto la sua agenzia come eroi professionisti.
Avevo sentito molte storie negative su quell'uomo, alcune dalla stessa bocca di Shouto.
Endeavor desiderava primeggiare e aveva deciso di proiettare quel desiderio anche sulla sua progenie, arrivando a sposare una donna che non amava solo per garantirsi una discendenza ottimale.
Aveva poi imposto questa cosa anche a suo figlio, legandolo contro la sua volontà a Kairi, in quanto portatrice di un quirk molto raro e particolare. Mentre il mio era abbastanza interessante, ma non faceva gola all'uomo come quello della ragazza.
Lei dal canto suo sembrava entusiasta di essere stata promessa in sposa a Shouto, tanto da aver cambiato scuola per stare al suo fianco, nonostante la sua provenienza da un'accademia a sua volta molto rinomata.
Mi mancava, mi mancava tantissimo passare il mio tempo con lui e poterlo toccare, così come in quel momento stava facendo lei.
Mi mancava il sapore delle labbra del ragazzo, quello che avevo avuto il privilegio di assaggiare solo una volta. Esattamente il giorno di sette mesi prima in cui avevo scoperto del suo futuro matrimonio, quello che ci eravamo scambiati nella disperazione dell'ultimo addio.
Mi mancavano i suoi occhi fissi nei miei, quei suoi occhi eterocromatici capaci di farmi sciogliere sul posto. Quegli occhi che per qualche secondo saettarono nella mia direzione, facendomi scappare via, incapace di reggerli.
<<T/N, aspettami, non andartene così >> mi chiese Momo, una mia grande amica dalla prima settimana di scuola. Praticamente l'unica a sapere tutta la storia tra me e il ragazzo.
Rallentai leggermente per darle in tempo di affiancarmi, riprendendo poi a testa bassa la mia andatura originaria, sentendo lei arrancare leggermente per starmi dietro.
<<Sai che in passato ero la prima a tifare per voi due, ma non credi sia arrivato per te il momento di provare ad andare avanti?>> mi chiese lei <<mi fa male vederti così, davvero.>>
Rilasciai un lento respiro, arrestando il mio passo solo dopo aver raggiunto un'area meno frequentata da noi studenti del liceo.
<<È che non riesco davvero a lasciarmi scivolare la questione addosso, non quando li vedo sbattermi ogni giorno in faccia la loro storia. Ancora non riesco a farmene una ragione. Perché non ha lottato per rifiutare questa imposizione? Davvero non c'era altra soluzione?>> chiesi.
<<Vorrei poterti dire di sì, ma purtroppo i matrimoni combinati non sono ancora una realtà pronta a tramontare. Anche io sono ancora stupita dalla situazione, ma forse non ha davvero avuto altra scelta...>>
<<Shouto è tornato lo stesso ragazzo chiuso che era prima. Aveva iniziato a scherzare e sorridere ogni tanto, si stava aprendo lentamente in classe e stava iniziando a socializzare. Ma adesso... adesso è tutto come i primi giorni. Lui è tornato ad avercela con il mondo intero e a chiudersi a riccio>> dissi alla ragazza, passandomi stancamente una mano sul viso, senza smettere di pensare a tutti i felici momenti del passato.
La nostra conversazione privata si arrestò bruscamente a causa di una terza presenza, quella di un ragazzo della sezione B che stavo imparando a conoscere giorno dopo giorno.
<<Ciao Tetsutetsu>> lo anticipai io, notandolo dell'intenzione di iniziare una conversazione.
<<T/N, ti ho cercata dappertutto. Vieni a sederti a mensa con me e Kendo? Ci sarà anche Monoma, ma ti prometto che gli abbiamo messo la museruola>> disse il ragazzo dai capelli argentati, facendo le virgolette con le dita sull'ultima parola.
Lo trovavo davvero un ragazzo adorabile e particolarmente simpatico, tanto che accettai senza pensarci due volte. <<Certo, sarebbe fantastico. Spero solo di non sentire Monoma blaterare troppo sulla mia sezione.>>
Tetsutetsu ed io avevamo iniziato a legare da circa due mesi, dopo che l'avevo scoperto mio collega in un piccolo lavoro part-time che facevo fuori dall'orario scolastico, dentro una pasticceria nei pressi del centro di Musutafu.
<<Tranquilla, in caso di bisogno mi muoverò per intervenire. Non permetterò che parli male di te>> mi disse gentilmente lui, tendendomi la mano per invitarmi a seguirlo.
Lanciai un breve sguardo alla mia migliore amica, chiedendole con gli occhi il permesso di andare. Siccome non volevo mancarle di rispetto, abbandonandola nel bel mezzo di una conversazione.
Lei tuttavia sorrise e mi fece un leggero cenno con la testa, segno che potevo andare senza nessun problema.
Momo era la prima a conoscere tutti i dettagli e tutte le sfaccettature della mia situazione, quindi da diverso tempo mi esortava a guardarmi intorno alla ricerca di altre possibilità per essere felice.
Tetsutetsu era a suo parere una di quelle e da un po' sosteneva di aver visto un discreto interesse da parte del ragazzo nei miei riguardi, siccome secondo lei cercava fin troppo spesso la mia compagnia.
Personalmente non me la sentivo di darle completamente ragione, ma nemmeno torto. Semplicemente vivevo alla giornata, senza farmi troppe aspettative, cercando di cogliere quello che ogni singolo momento aveva da offrire.
Alla luce di quel pensiero afferrai timidamente la mano del ragazzo, il quale la chiuse lentamente in risposta attorno alle mie dita, catturandomi con dolcezza.
<<Vieni>> mi invitò placidamente lui, iniziando a camminare con me al seguito.
Non tenevo la mano di un ragazzo da mesi e mi lasciai avvolgere da quella sensazione di calore, senza staccare lo sguardo dalle nostre mani intrecciate, seppur senza malizia.
Non lo percepivo come un gesto sfrontato o di cattivo gusto, ma semplicemente come un qualcosa di particolarmente tenero e rassicurante.
Tetsutetsu mi piaceva molto come persona, sia caratterialmente che fisicamente, ma ovviamente non potevo parlare di veri e propri sentimenti. Più che altro di interesse.
Una sensazione che non aveva nulla a che vedere con quella che provavo anche solo scorgendo da lontano la figura di Shouto. Nemmeno minimamente paragonabile.
Eppure il calore delle sue dita mi era di conforto, così come la sua presenza nella mia vita.
A scanso di equivoci avevo precisato fin da subito con lui che non ero interessata a relazioni romantiche, senza bisogno di spiegare altro. Tutti a scuola infatti sapevano della mia rottura con il ragazzo bicolore, proprio a causa del suo matrimonio combinato, quindi nemmeno Tetsutetsu mi aveva fatto troppe domande in materia, tuttavia rassicurandomi rispetto alle sue intenzioni bonarie nei miei confronti. Mi ero di conseguenza tranquillizzata e tra di noi era sbocciato un bel rapporto, fatto di bei momenti e qualche confidenza qua e là.
Incontrammo presto i primi studenti e la mano del ragazzo slittò dalla mia mano al mio polso, probabilmente per non scatenare pettegolezzi e non mettermi in imbarazzo. Apprezzai molto il suo gesto.
Era un ragazzo sempre molto attento e che dimostrava di tenerci a me, per questo gli ero molto grata.
Non impiegammo molto per tornare nel punto dove prima avevo visto Shouto parlare con Kairi, infatti li trovammo ancora lì.
La ragazza parlava più vicina a lui, mentre il ragazzo ascoltava distrattamente i suoi discorsi, forse annoiato dopo una conversazione così lunga.
Shouto non amava chiacchierare a lungo e preferiva stare in silenzio ogni tanto. Ricordavo ancora nitidamente tutti i nostri momenti di tranquillità, quelli dove lui si lasciava leggermente andare e mi permetteva di coccolarlo un po'.
Ci era capitato di passare quei rari momenti nella mia o nella sua stanza nel nostro dormitorio, completamente da soli. Alternando qualche confidenza a momenti dove lo convincevo a poggiarsi con la testa sulle mie gambe, solo per potergli passare delicatamente le dita tra i capelli.
Ricordavo quei gesti come estremamente rilassanti. Momenti che passavo a fissare interessata il punto dove il bianco lasciava lo spazio al rosso, cercando poi di sistemare ogni singolo capello nel lato giusto; siccome finivo spesso con lo scompigliarli tutti.
Persa in quei ricordi non riuscii a staccare nemmeno per un attimo gli occhi dai suoi, così come lui non li staccò da me, se non per scendere con lo sguardo sul punto dove la mano di Tetsutetsu si avvolgeva gentilmente attorno al mio polso.
<<... al curry.>>
<<Come scusa?>> chiesi, accorgendomi solo in quel momento che Tetsutetsu stava cercando di dirmi qualcosa.
Quello pose fine al mio scambio di sguardi con Todoroki, facendomi riportare gli occhi in direzione del ragazzo che mi guidava con sé.
<<Dicevo: oggi a mensa ho proprio voglia di pollo al curry. È uno dei miei piatti preferiti, sai?>> riformulò lui, mostrandosi estremamente paziente.
Mi capitava spesso di finire con la testa tra le nuvole ultimamente e di ritrovarmi in situazioni simili. Era mortificante per me, ma non riuscivo a farne a meno.
Semplicemente la mia mente iniziava a vagare e il mio cervello si staccava. Succedeva sempre quando pensavo a Shouto.
<<Io invece vorrei un po' di riso in bianco e un po' di sashimi. Non ho molto appetito>> spiegai al ragazzo, facendogli scuotere la testa in risposta. <<Riso in bianco e sashimi? Il sashimi sarà anche buono, ma non pensi sia un po' poco? Con tutto quel delizioso cibo a nostra disposizione...che spreco.>>
<<Tetsutetsu, sembri mia madre. Dico davvero. Anche lei cerca sempre di rifilarmi altro cibo, secondo me spera di vedermi scoppiare. Convincerebbe perfino Fat Gum a mangiare di più perché troppo smilzo>> risposi, citando anche uno dei miei hero preferiti in assoluto. Che oltretutto avevo avuto il privilegio di conoscere durante il mio tirocinio formativo del primo anno, siccome la mia scelta era ricaduta immediatamente su di lui. Ero stata molto fortunata a ricevere una proposta da lui.
Il ragazzo rise e mi fece elegantemente cenno di entrare per prima in mensa, siccome ormai la destinazione era stata raggiunta.
Mi inchinai leggermente con la testa in segno di ringraziamento e accolsi il suo moto di galanteria, iniziando a fare strada all'interno dell'enorme stanza adibita ai pasti.
Iniziai a vagare con lo sguardo alla ricerca del tavolo dove speravo di trovare già Kendo e sorrisi apertamente quando la notai sbracciarsi per attirare la nostra attenzione.
Avevo iniziato a parlare con lei dopo aver conosciuto il ragazzo d'acciaio, trovandomi subito in sintonia con lei; tanto da stringere una bella amicizia fin da subito.
Mi avvicinai rapidamente, prendendo posto accanto a lei e rivolgendo anche un cenno di saluto a un imbronciato Monoma. Probabilmente non felice di condividere il momento del pranzo con una ragazza della sezione A.
A dimostrazione di ciò iniziò immediatamente a borbottare sottovoce tra sé e sé.
<<Pensavo che la sezione A fosse superiore. Allora perché una di loro si siede con noi della sezione B? Penso che sia strano, penso che significhi che sotto sotto anche lei sa che la sua sezione fa schifo e che preferisce stare con noi, penso che->>
<<Monoma, chiudi quella bocca. Altrimenti sai cosa ti succede>> lo esortò Kendo, mimando al ragazzo il gesto della sua mano che colpiva il retro della sua nuca.
Quello bastò per metterlo rapidamente a tacere, mentre io ridevo sotto i baffi.
Trovavo tutto estremamente spassoso, ma tutto il mio divertimento sparì così com'era arrivato, notando Kairi e Shouto entrare insieme a mensa.
Lei gli andava praticamente sempre dietro e non riuscivi mai a vedere quel ragazzo senza la sua promessa sposa dietro. Le si era incollata come una calamita al suo magnete.
<<Dai, andiamo a prenderci da mangiare. Qualcuno potrebbe soffiarti il sashimi>> mi consigliò Tetsutetsu, forse capendo il motivo del mio repentino cambio d'umore.
Alzai debolmente un angolo della bocca in una specie di sorriso appena accennato e lasciai la mia sedia, nonostante l'avessi occupata da poco.
Dopodiché raggiungemmo rapidamente l'area dei vassoi e ne passai uno al ragazzo, prendendone uno anche per me.
<<Senti, ma tu domani fai chiusura in pasticceria? Perché Makoto è malato e hanno chiesto a me di coprire il suo turno, quindi ho chiusura anche io>> mi domandò lui, mentre iniziavamo a metterci in fila.
<<Sì, oltretutto per tre giorni di fila. Almeno la paga è buona, dai...>> risposi <<infatti penso che comprerò qualche fumetto con la prossima paga e forse anche un maglione nuovo per->>
Smisi di parlare sentendo una risata fin troppo conosciuta alle mie spalle. Una risata che ultimamente sapeva solo darmi sui nervi.
Kairi era entrata nella sezione B approfittando di una domanda per uno scambio tra istituti. Un ragazzo avevo fatto richiesta per fare cambio con la sua scuola e lei era venuta al suo posto. Le domande erano state tante, ma era stata scelta lei. A mio parere anche per pressioni da parte di Endeavor, oltre che per il suo quirk.
Voltai leggermente la testa all'indietro, notandola ridere sguaiatamente per chissà quale motivo, nonostante la faccia di Shouto completamente seria.
Il ragazzo intercettò il mio sguardo ed io lo guardai duramente per diversi secondi, quasi con disprezzo, prima di riportare l'attenzione su Tetsutetsu.
<<... dicevo... per approfittare un po' dei saldi.>>
Lui non disse nulla rispetto al tempo trascorso tra una parola e l'altra, dirottando subito il discorso su un altro argomento.
<<Senti, stavo pensando... io e te ci conosciamo da un po' e mi chiedevo se ti andrebbe di uscire con me un giorno di questi. Una cosa tranquilla in amicizia, magari alla pista di pattinaggio. Che ne pensi?>> mi chiese lui.
<<Non lo so, sinceramente tra il lavoro e la scuola ho poco tempo e a breve avrò molti test, non so se ce la farò con lo studio.>>
Il mio non era un escamotage per svignarmela, ma la pura e semplice verità. Tuttavia la sua espressione triste e delusa mi fece immediatamente pentire della mia risposta.
<<Sai che ti dico? Chi se ne frega. Va bene sabato?>> chiese.
Lo sguardo del ragazzo sembrò riaccendersi e la sua risposta arrivò immediatamente. <<Sabato? Per me è perfetto. Possiamo andare dopo il part-time, visto che dobbiamo chiudere prima.>>
Sorrisi, nonostante lo sguardo bruciante di Shouto alle mie spalle, quello che intercettai per un momento.
. . . .
I corridoi della scuola erano ormai praticamente vuoti, siccome l'ultima campanella era suonata da dieci minuti.
Io mi ero attardata in sala professori, per discutere di alcune questioni riguardanti la classe.
Iida infatti era costretto a letto dalla mattina prima e aveva affidato a me delle scartoffie da consegnare al corpo insegnanti. Scartoffie relative a un rapporto periodico richiesto sulla classe in generale, stilato dal ragazzo stesso dopo l'ultima riunione tra noi alunni della sezione.
Fortunatamente quel giorno non ero di turno in pasticceria e avevo tutto il tempo per fare una bella doccia rilassante e mettermi a recuperare le pagine di studio arretrate. Otto capitoli e una ventina di esercizi per la precisione. Una bella seccatura.
Ero ormai in prossimità della mia aula, quando la porta si aprì lentamente, rivelando una chioma rossa e bianca sull'uscio.
Shouto ed io non parlavamo dal giorno della nostra separazione, se non quando obbligati dagli allenamenti di classe o da qualche lavoro di gruppo. In totale era quindi accaduto una o due volte di dover scambiare delle frasi con lui.
Proprio per quel motivo lo sorpassai senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
Un po' perché ce l'avevo con lui e un po' perché era stata una decisione di comune accordo, presa per soffrire il meno possibile.
Infatti tutti e due eravamo stati categorici sulla decisione di evitare i contatti, in quanto ritenevamo che restare amici fosse per noi una cosa troppo difficile e quasi crudele.
Eppure quel giorno mi ritrovai costretta ad arrestare il mio passo, sentendo il suono della sua voce.
<<Quindi uscirai con lui...>> disse Shouto, facendomi gelare sul posto.
Doveva aver origliato indirettamente la conversazione tra me e Tetsutetsu a mensa, siccome era poco dietro di noi.
Mi voltai lentamente nella sua direzione, quasi avendo un mancamento a causa dell'intensità di quel momento. Non parlavo con lui da tre mesi ed ero incredula.
<<Con tutto il rispetto, ma non credo che la cosa ti riguardi. Io e te non usciamo più insieme da sette mesi e non per colpa mia>> dissi.
<<Quindi pensi che sia colpa mia?>> chiese lui, appoggiandosi con un braccio allo stipite della porta.
Il suo sguardo era duro e freddo, tanto da portarmi ad arretrare di un passo.
<<Non lo so, dimmelo tu. In fondo tu hai accettato le cose per come stanno e senza opporre nemmeno chissà quale resistenza. Adesso te la porti sempre dietro come un animale da compagnia. Perché lo fai? Si vede da due miglia di distanza che la tolleri a malapena>> sbottai io, tirando fuori tutto quello che avevo dentro, dopo mesi e mesi in cui sopprimevo il tutto in sua presenza.
Shouto sospirò. Sospirò pesantemente e con rassegnazione, abbassando la testa verso il pavimento. Nonostante ciò per un secondo rividi nei suoi occhi quell'espressione sofferente che mi aveva spinta a desiderare di prendermi cura di lui, di guarirlo da quel dolore, di curare le ferite causate dal suo passato.
Tuttavia dopo una manciata di secondi lui alzò il capo nuovamente, tornando a mostrare un volto inespressivo, statico, innaturale.
<<Non sai nulla...>> rispose lui.
<<Allora dimmelo. È normale che non so nulla, come potrei saperlo se tu sei il primo a non dirmi le cose per come stanno?>>
<<Non ho nulla da dirti. Torno in dormitorio>> rispose lui.
Fece per superarmi, ma lo afferrai per una mano. Spinta da un desiderio immenso di toccarlo nuovamente e di sentire dalla sua bocca tutta la verità.
Perché, no, non accettavo ancora la nostra separazione e volevo vederci chiaro.
Shouto cercò di andare avanti, ma rafforzai la presa sulla sua mano, poggiandomi con il viso contro la sua rassicurante schiena.
Lui non oppose più resistenza ed io avvolsi le braccia attorno al suo busto, iniziando a piangere silenziosamente contro la stoffa della sua divisa scolastica.
Il suo profumo delicato arrivò alle mie narici, facendomi tremare le gambe.
Mi mancava, mi mancava da morire.
<<Shouto, per favore. Non chiudermi ancora la porta in faccia. Con me puoi parlarne, dimmi cosa sta succedendo. Ti prego...>>
Il ragazzo restò in silenzio, per lunghi, lunghissimi momenti e sentii chiaramente il suo cuore accelerare quasi impercettibilmente.
In molti non ritenevano Shouto capace di provare o esternare emozioni, ma tutte quelle persone avevano torto, un torto marcio.
Io avevo avuto il privilegio di conoscerlo così come mai nessuno prima di quel momento e avevo scoperto in lui una gamma di emozioni nascosta agli occhi del mondo.
Lui era un ragazzo di una purezza e di un'innocenza senza limiti. Era cresciuto con un padre che aveva cercato di imporgli freddezza, ma il suo cuore non era stato soffocato da quegli addestramenti.
A volte Shouto era come un bambino. Non conosceva l'ironia e gli erano poco chiare molte dinamiche sociali. Eppure spesso ragionava come un adulto, soprattutto in battaglia.
Davanti agli altri era Shouto l'adulto, ma con me era stato anche lo Shouto bambino. Quello adorabile, quello che amava le coccole, quello che mi chiedeva di spiegargli le battute o le relazioni, quello che si voltava incuriosito nella mia direzione quando non comprendeva una dinamica.
Mi mancava anche la sicurezza che mi dava quando tornava nei suoi panni da persona matura e responsabile, fin troppo per la sua età. Consolandomi quando piangevo, insegnandomi ad essere più forte, ad avere sempre il controllo della situazione...
I suoi capelli erano anche una metafora di come era dentro. Il rosso a rappresentare la sua forza, il suo ardore... il bianco a rappresentare la sua purezza, la sua innocenza.
<<Non ho nulla da spiegare. Adesso per favore ti chiedo di lasciarmi andare>> rispose infine, senza sbilanciarsi nemmeno un minimo.
Mi sentii privata di tutte le mie energie ed eseguii immediatamente, permettendo al ragazzo di riprendere a camminare.
Tuttavia sentii la rabbia montarmi dentro e prima di dargli il tempo di voltare l'angolo gli urlai: <<Se la metti così allora manderò tutto al diavolo e riprenderò a vivere anche io. Sono stufa di aspettare in eterno un qualcosa da te che non arriverà mai. Uscirò volentieri con Tetsutetsu. E sai cosa ti dico? Se le cose tra me e lui dovessero evolvere in qualche modo non mi tirerò indietro!>>
Shouto non si voltò nemmeno e sparì dietro l'angolo, lasciandomi preda delle lacrime.
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La sera ero di umore nero. Nonostante il mio ritorno a casa per festeggiare il compleanno di mia madre.
Da quando c'erano i dormitori si tornava molto poco a casa. Sia per la sicurezza e sia perché eravamo oberati di impegni scolastici.
<<Allora... come va? Ti vedo un po' dimagrita. Stai mangiando come si deve?>> mi chiese mia madre, squadrandomi dalla testa ai piedi.
<<Veramente ho preso mezzo chilo dall'ultima volta...>> risposi.
<<Ah sì? Nel dubbio mangia un'altra fetta di torta>> disse lei, attirandola a sé col suo quirk collegato alla telecinesi.
Alzai gli occhi al cielo e ne presi un pezzo giusto per farla contenta. Lei infatti squittì felice e tornò a dedicarsi agli altri parenti invitati, passando da una persona all'altra.
Toccò a mio padre passare alle domande di routine, anzi... alla domanda di routine. Sempre la stessa dalla prima elementare.
<<Non ti sarai fidanzata nel frattempo? Sai cosa ne penso, devi->>
<<... sì, informarti e fartelo conoscere il prima possibile, altrimenti non ho il permesso per vederlo. La conosco bene la tua solfa medievale>> conclusi al suo posto.
Avevo avuto solo due fidanzati. Uno in seconda media e che aveva fatto scappare lui a causa della soggezione che gli aveva messo addosso e il secondo era stato Shouto Todoroki.
Mio padre se ne era letteralmente innamorato e aveva decantato le sue lodi per settimane intere, parlando di quanto fosse raffinato, educato, elegante e posato. Praticamente ai tempi sembrava il suo di fidanzato, anziché il mio.
Anche mia madre lo adorava, infatti entrambi ci erano rimasti molto male quando avevano appreso della nostra rottura. Gli avevo spezzato il cuore con quella notizia. Anche se il cuore ad uscirne più spezzato da tutta quella situazione era stato certamente il mio.
Scossi la testa per spazzare via quei pensieri malinconici e mi sforzai di appiccicarmi addosso un falso sorriso di circostanza.
Ingannai tutti, per poco anche me stessa.
Un'ora dopo aiutai mia madre a congedare i nostri ospiti e iniziammo a rassettare la casa tutti insieme, con una musica allegra in sottofondo.
I miei genitori erano molto giovani e presenti nella mia vita, tanto che non esistevano segreti in casa nostra, mai. C'era molto rispetto.
Proprio per quel motivo alla fine delle pulizie mi chiesero di sedermi in salone, desiderosi di comunicarmi un'importantissima notizia.
Si accomodarono subito dopo di me e per due minuti regnò il completo silenzio.
Feci per aprire la bocca e chiedere il motivo di tanta suspense e teatralità, ma mio padre parlò per primo.
<<Tesoro, la mamma ed io abbiamo capito che nella vita vogliamo aspirare a molto di più rispetto alla nostra carriera...>> iniziò lui <<abbiamo capito che non fa per noi sottostante ai ritmi e agli ordini altrui.>>
Lo fissai senza capirci un accidente e gli lasciai tempo per continuare.
<<Ci abbiamo riflettuto molto e ne abbiamo parlato per tantissimo tempo. Vogliamo cercare la nostra strada e->>
<<Proprio per questo abbiamo deciso di aprire una nostra agenzia>> concluse mia madre.
<<Ehy! Non è giusto! Avevamo deciso che spettava a me dirglielo>> si lamentò mio padre, mettendo su un broncio da bambino.
<<Ci stavi mettendo troppo tempo. Rischiavo di diventare vecchia. Guarda, tua figlia si è quasi diplomata nel mentre>> rispose lei.
Iniziarono a battibeccare e decisi di intervenire, urlando un: <<Congratulazioni!>>
Il resto della serata passò tra racconti e festeggiamenti.
Quello spazzò un po' via il mio malumore.
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La mattina dopo ero una specie di zombie.
Mi ero ammazzata di lavoro e di studio nei giorni pregressi, tanto da reggermi in piedi a malapena. Oltretutto la festa di compleanno di mia madre mi aveva preso ulteriore tempo, costringendomi a recuperarlo al rientro in dormitorio.
Non facevo altro che sbadigliare e portarmi la mano davanti alla bocca per non farmi beccare dall'insegnante, siccome mi aveva fulminata con lo sguardo almeno tre volte dall'inizio della lezione. Forse rimproverandomi il non aver dormito abbastanza per chissà quale motivo.
In verità avevo studiato fino alle 2:30 del mattino, ma non sarebbe stato credibile da raccontare, non quando le persone normali studiavano il pomeriggio e facevano tardi per stare al cellulare o al computer.
Oltretutto avevo freddo e mi sentivo un vero e proprio straccio.
<<Se la signorina T/C ha smesso di sbadigliare che ne dice di deliziarci della sua presenza alla lavagna? Magari la mia lezione l'annoia e vuole mostrarci che è più brava con le formule chimiche. Interrogata>> mi riprese l'insegnante.
Fu difficile per me trattenermi dallo sbuffare e mi alzai come un automa, vergognandomi come una ladra per gli sguardi di tutta la classe puntati su di me. Anche quello di Shouto, il quale sembrava guardarmi con un velo di preoccupazione, ma l'espressione sparì immediatamente, lasciandomi col dubbio di aver immaginato tutto.
Ero abbastanza tranquilla rispetto alle formule, siccome ne avevo tralasciate solo tre. Il saccarosio, l'ammoniaca e l'acido acetico.
Mi sistemai alla lavagna e presi in mano il gessetto, guardando la professoressa con aspettativa.
<<Bene. Inizi con la formula del saccarosio.>>
Maledii il mondo.
<<T/N, ti senti bene?>>
<<È tutta la mattina che sei strana. Sicura di non essere malata?>>
<<Non è da te non sapere una risposta. Stai riposando come si deve?>>
Fu la raffica di domande che mi arrivò alla fine delle lezioni, perfino dai compagni che solitamente stavano di più per i fatti propri.
<<Credo di essere solo stanca>> dissi <<adesso vado a mangiare a vedrete che->>
Mi alzai di scatto per avvalorare la mia tesi, pentendomene amaramente subito dopo.
Infatti mi prese un giramento di testa assurdo, che mi costrinse a poggiarmi sul banco per non cadere a terra.
<<Sei sbiancata all'improvviso. Non è vero che stai bene, fammi sentire>> disse Momo, posandomi una mano sulla fronte.
Mi valutò per un secondo scarso prima di esordire con un: <Scotti un casino>>.
Anche Mina la imitò, dicendo a sua volta: <<È vero, sei caldissima. Hai certamente la febbre, devi andare in infermeria e devi essere accompagnata. Ci penso i->>
<<L'accompagno io>> intervenne Shouto, posandomi una mano sulla spalla.
<<Credo di essere in grado di accompagnarla personalm->> tentò di nuovo la ragazza.
<<Ho detto che l'accompagno io. Sono di strada, devo andare in biblioteca dopo>> ripetè il bicolore, afferrando il mio polso, prima di dare il tempo a chiunque altro di obiettare.
I nostri compagni restarono di sasso e nessuno disse più nulla, permettendoci di lasciare l'aula.
La mano del ragazzo sulla mia pelle bruciava come una stufa accesa e non riuscii a capire la causa del calore che stava invadendo il mio corpo. Se per la febbre o se per la sua vicinanza. Forse entrambe le cose.
<<Sei una stupida. Non dovevi venirci a lezione se sai di stare male>> mi disse lui, dopo diversi metri di silenzio.
<<Non lo sapevo infatti>> risposi <<piuttosto... hai intenzione di tenermi il polso ancora a lungo?>>
A quella domanda lui mi lasciò, continuando a camminare al mio fianco e lanciandomi di tanto in tanto sguardi all'apparenza preoccupati, anche se non era per niente facile leggere le sue emozioni.
Shouto restava per me un mistero, anche dopo tutto il tempo passato insieme. Soprattutto adesso che non avevo più occasione di parlare con lui e conoscere i suoi pensieri o le sue preoccupazioni.
Mi chiusi in un ostinato silenzio, mostrandomi dell'intenzione di comunicare con lui il meno possibile, ma lui mi sorprese.
<<Io non avrei voluto finire così, è l'unica cosa che posso dirti riguardo la scorsa volta>> disse lui, usando un tono di voce basso e cupo, tuttavia udibile a causa del silenzio che alleggiava in quel momento in corridoio.
<<Quindi immagino di non avere il diritto di sapere il motivo della nostra separazione da un giorno all'altro. Dannazione, stavamo così bene insieme e hai mandato tutto all'aria. Sei proprio un cretin->> risposi al ragazzo, bloccandomi all'improvviso a causa di una presenza poco gradita.
Kairi, la promessa sposa del ragazzo, stava venendo dalla parte opposta del corridoio.
Il suo sguardo dapprima si illuminò alla vista di Shouto, per poi incupirsi notando anche me con lui.
La bellissima ragazza mi scoccò un'occhiata severa, prima di rivolgere tutte le sue attenzioni al fidanzato.
<<Shouto, speravo proprio di vederti. La professoressa mi ha mandato a portare queste a fotocopiare e non mi aspettavo di trovarti qui. Che fortuna>> disse lei, sventolando leggermente alcuni fogli tra le sue mani.
<<Capisco>> rispose semplicemente il ragazzo.
Alzai gli occhi al cielo ed iniziai ad allontanarmi, sentendomi decisamente di troppo, ma la mano di Shouto attorno al mio polso arrestò il mio passo.
Lo guardai interrogativa e anche imbarazzata dalla situazione. Kairi infatti ci guardava con gli occhi iniettati di veleno e una maschera dura sul viso, soprattutto focalizzandosi su di me.
<<Potresti lasciarmi per fav->> tentai di dire.
<<Mi sono preso l'impegno di portarti in infermeria. Voglio rispettare la mia parola>> si spiegò il ragazzo, senza mostrarsi dell'intenzione di fare un passo indietro.
Senza degnare nemmeno di uno sguardo la sua fidanzata riprese a camminare, portandomi con sé.
<<Shouto, torna immediatamente qui. Non puoi comportarti così. Sono io la tua fidanzata adesso e mi stai mancando di rispetto>> disse Kairi, ma senza ottenere l'effetto sperato. Infatti svoltammo il corridoio senza nemmeno girarci nella sua direzione.
Percepii la sua voce in lontananza dire ancora qualcosa, ma a causa della distanza non riuscii ad afferrare le parole.
Sapevo di sbagliare, ma non riuscivo a fare a meno di essere felice, dannatamente felice.
Tanto da non riuscire a trovare il coraggio di chiedergli nuovamente di staccarsi da me, non quella volta.
. . . .
L'influenza mi costò un lieve rimprovero da Recovery girl, per non essere rimasta in dormitorio nonostante la febbre, e due giorni di riposo a letto.
Riuscii a riprendermi giusto in tempo per l'appuntamento di sabato con Tetsutetsu alla pista di pattinaggio, nonostante l'apprensione del ragazzo rispetto al bisogno di restare ancora barricata in dormitorio; apprensione che liquidai immediatamente, decidendo comunque di uscire.
<<Accidenti, l'ultima caduta è stata vergognosa. Mi fa ancora male il fondoschiena>> disse il ragazzo, massaggiandosi velocemente la zona con espressione sofferente.
<<Però è stato divertente. Sei caduto a terra come un sacco di patate, ridevano tutti.>>
<<Sei brava a consolare a quanto vedo...mi prendi in giro>> disse lui, adottando un leggero broncio.
<<Ma scusa... tu puoi indurire il corpo. Non potevi quindi farti diventare il didietro d'acciaio?>>
<<... non ci ho pensato>> ammise.
<<Forse è meglio così. Avresti corso il rischio di rompere tutto il ghiaccio>> commentai io, lasciandomi andare a una risata soffocata e sommessa.
Tetsutetsu non era un ragazzo permaloso e restò al gioco, increspando le labbra in un sorriso e scuotendo rassegnato la testa.
Ormai l'entrata dei dormitori era davanti a noi, anche se gli edifici erano separati per questioni organizzative e di privacy per noi studenti.
In fondo le sezioni non andavano molto d'accordo tra di loro ed erano rare amicizie tra ragazzi di classi diverse. Io e lui formavano un'eccezione bella e buona.
<<Allora io vado. Ho molto da studiare adesso...so che sono noiosa, ma sono molto indietro e ho fatto anche una figuraccia in classe recentemente...>> dissi al ragazzo, iniziando ad indietreggiare per andare via <<noi ci vediamo lunedì a mensa, no?>>
Il ragazzo non rispose al mio saluto, ma gli sorrisi lo stesso e feci per girarmi.
<<Aspetta. Aspetta per favore>> disse il ragazzo, alzando leggermente la voce.
Tornai a guardarlo incuriosita, notandolo molto insicuro e indeciso.
Successe tutto molto velocemente.
Un attimo prima Tetsutetsu era fermo davanti a me che mi guardava, quello dopo le sue labbra erano sulle mie e le sue braccia mi tenevano contro il suo corpo.
La sorpresa fu tale da paralizzarmi, impedendomi di staccarmi, anche perché lui pose fine spontaneamente a quel contatto, tornando alla distanza originaria.
<<Come immaginavo...>> sussurrò lui tra sé e sé, guardando un punto fisso sul terreno.
<<Mi spieghi cos'è successo? Perché?>> chiesi incredula, sentendo le mie labbra bruciare dalla sorpresa e il gesto inaspettato.
<<Succede che mi piaci, proprio come temevo>> disse lui <<lo so che non vuoi nessuna relazione e che hai messo le cose in chiaro fin dall'inizio, ma è stato più forte di me...ti ho baciata per avere una conferma e adesso ce l'ho.>>
<<Tetsutetsu, io->>
<<Sono consapevole di non avere possibilità, non con te che pensi ancora a lui, ma lo capisco e non posso biasimarti. Ho superato un confine che non dovevo superare. Scusa se ti ho baciata e mi sono dichiarato>> mi bloccò lui.
<<I tuoi sentimenti mi onorano, davvero. Sapere di interessare a una persona come te per me è un privilegio, ma come giustamente hai detto non posso accettarli. Sarebbe come prenderti in giro e non mi piacciono le prese in giro, soprattutto dopo esserci passata personalmente. Spero capirai...>>
<<Capisco perfettamente...>>
Restammo per diversi secondi a fissarci in silenzio con profondo imbarazzo.
Capii da me di dover fare qualcosa per non mandare a gambe all'aria il nostro rapporto e decisi di prendere in mano la situazione.
<<Questo non cambia un fatto fondamentale: io ti reputo una grande persona e un grande collega, quindi ci terrei davvero a non perdere quello che abbiamo costruito ultimamente. Forse è molto egoista da chiedere, ma ti prego di pensarci davvero>> dissi.
Tetsutetsu mi sorrise, mi sorrise nonostante tutto. Poi mi sfiorò leggermente la mano in un gesto rassicurante e probabilmente amichevole, facendomi sentire ancora di più uno schifo.
Conoscevo bene la sofferenza di essere respinti dalla persona più importante da quel punto di vista e potevo capire perfettamente il ragazzo, ma almeno io gli stavo dando sincerità. Shouto invece mi nascondeva chiaramente qualcosa e lo aveva lasciato intendere più e più volte.
<<Ma è ovvio che desidero restare tuo amico. Dammi solo un po' di tempo per metabolizzare il rifiuto. Spero mi sia concesso>> disse lui.
<<Tutto il tempo che vuoi. Al tuo ritorno mi troverai dove sono sempre stata>> gli dissi, sfiorando a mia volta la sua mano.
Tetsutetsu mi donò un sorriso vagamente triste e mi salutò, allontanandosi in direzione del suo dormitorio.
Restai per qualche attimo a fissare la sua schiena farsi sempre più lontana, prima di fare dietrofront a mia volta per tornare nella mia stanza.
Avevo molto su cui riflettere e necessitavo di tranquillità, oltre che di tempo per pensare a tutti gli ultimi avvenimenti.
La dichiarazione del ragazzo, gli strani comportamenti di Shouto, la decisione dei miei genitori di mettersi in proprio, la mia carriera scolastica...
Ne avevo di punti da trattare nella mia mente e da metabolizzare, proprio per quel motivo mi affrettai, superando rapidamente l'ingresso.
Il salone comune era solitamente un luogo chiassoso e pieno di vita, nonostante gli ammonimenti del capoclasse che tentavano di riportare l'ordine, ma quel pomeriggio trovai ad attendermi un pesante silenzio e gli sguardi di tutti puntati addosso. Infatti ad eccezione di Bakugou, seduto in un angolo per i fatti suoi, dieci paia di occhi erano su di me, compresi quelli della mia migliore amica.
<<Ehm, ciao?>> salutai, tuttavia sotto forma di domanda, nascondendo un chiaro bisogno di delucidazioni rispetto alla situazione.
Avevo un vago sentore, che trovò conferma quando Mineta si avvicinò a me tutto esaltato.
<<Ti sei messa con quel ragazzo con il quirk dell'indurimento? Vi ho visti dalla finestra e deve essermi scappato qualcosa con gli altri>> chiese il ragazzo, dando conferma ai miei sospetti.
<<Diciamo più che hai urlato di venire a vedere cosa stava succedendo...>> commentò Kaminari, facendomi alzare gli occhi al cielo.
Era impossibile mantenere una cosa segreta, non quando condividevi il dormitorio con i tuoi compagni di classe, specie con alcuni molto pettegoli.
Mi guardai rapidamente intorno, constatando l'assenza di Shouto, per poi rilassarmi velocemente. Non avevo voglia di giustificarmi in nessun modo, anche perché non gli dovevo nulla. Tuttavia ero felice della sua assenza, almeno il problema non esisteva nemmeno alla radice.
<<Non so cosa avete visto o cosa pensate, ma non stiamo insieme. In ogni caso non mi va di spiegare, credo piuttosto che me ne andrò in stanza. Ho molti capitoli da recuperare>> dissi sbrigativa, voltandomi prima di dare il tempo a chiunque di chiedere altro.
Tuttavia sentii dei passi affrettati venire nella mia direzione e mi voltai curiosa, notando la figura di Momo avvicinarsi a me.
Decisi di aspettarla e di continuare a camminare insieme a lei. In fondo era la mia migliore amica e non potevo rifiutare delle spiegazioni anche a lei, inoltre sembrava desiderosa di dirmi qualcosa.
La ragazza infatti non si fece attendere e sganciò la bomba appena arrivammo a distanza di sicurezza da orecchie indiscrete.
<<Todoroki lo sa. Mineta ha fatto un sacco di baccano quando vi ha visti tornare, era alla finestra anche lui quando Tetsutetsu ti ha baciata>> spiegò.
<<Ah>> dissi semplicemente, non trovando inizialmente altre parole <<poi?>>
<<Poi è andato via senza dire nemmeno una parola. Aveva davvero un'espressione cupa...>> spiegò lei <<cosa pensi di fare adesso?>>
Valutai per un secondo il carico di quello che mi aveva raccontato, prima di formulare la mia risposta. <<Assolutamente nulla, in fondo lui sposerà un'altra ragazza e non stiamo insieme da sette mesi, non credo di dovergli alcun tipo di spiegazione.>>
<<Lo penso anche io. La mia speranza è solo quella di non vederti turbata e nemmeno di vedere le cose tra voi peggiorare ulteriormente...>> rispose lei.
Dopodiché ci congedammo nei pressi della sua stanza, siccome la sua era prima della mia e in un piano diverso.
La salutai con tono mogio e ripresi a camminare in direzione della mia stanza, posta alla fine del corridoio dell'ultimo piano. Praticamente quasi isolata da tutti gli altri.
Quel giorno però trovai una sorpresa vicino alla mia porta: Shouto appoggiato con la schiena sulla parete accanto.
La stanza del ragazzo era sullo stesso piano, ma era diverse porte prima la mia, quindi non aveva motivo per stare lì, se non per parlare con me. E sapevo esattamente rispetto a quale questione. Era praticamente ovvio, anche se inaspettato.
Tuttavia decisi di non dargli corda, tanto che lo superai senza pensarci due volte, scoccandogli solo una veloce occhiata. Tanto per comunicargli che lo stavo ignorando di proposito.
Inserii la chiave nella toppa della porta e la aprii, ma prima di riuscire ad infilarmi oltre l'uscio sentii il suono della sua voce.
<<Davvero non vuoi parlarmi?>> chiese lui.
Il suo tono era calmo e basso come sempre, ma nascondeva una nota malinconica che non sfuggì alle mie orecchie.
Lo guardai dubbiosa, facendo crollare le mie difese davanti al suo volto. Era quello dello Shouto bambino, quello che mi aveva fatta innamorare per prima.
Sospirai leggermente, facendogli cenno con la testa di entrare dentro la mia stanza.
Non avevo molta voglia di chiacchierare e di riaprire vecchie ferite, ma non ero riuscita a chiudergli la porta in faccia. Anche perché da una parte ero curiosa di sentire il motivo della sua presenza e dall'altra volevo comportarmi da persona matura.
Il ragazzo entrò subito prima di me e chiusi la porta, cercando a tentoni l'interruttore della luce. Lui strizzò leggermente gli occhi quando una forte luce calda lo colpì sul viso, ma la sorpresa durò solo per un attimo.
Shouto prese a guardarsi lentamente intorno, accarezzando con lo sguardo l'arredamento della mia stanza, quello che non vedeva da sette mesi.
La sua attenzione sembrò focalizzarsi soprattutto sulla parete bianca alla sua destra, una volta completamente tappezzata da nostre fotografie; mentre adesso occupata solo da un solitario poster di una band che ormai nemmeno seguivo più come una volta.
<<Le hai tolte...>> valutò lui, accarezzando distrattamente il muro con la punta delle dita.
<<Beh, mi è sembrata l'unica cosa da fare. Io e te non ci frequentiamo più da un sacco di tempo>> risposi sottovoce, quasi sussurrando quelle parole, perché ancora troppo dolorose per dirle a voce alta.
In realtà tutte quelle fotografie le avevo messe in una scatola, successivamente riposta nel mio armadio. Era impensabile per me buttarle via, non ero ancora pronta per farlo, tanto che a cadenza periodica tornavo a guardarle con nostalgia. Di solito succedeva quando ero nei miei giorni più malinconici e me ne restavo in camera mia, per niente desiderosa di passare il mio tempo nel salone comune del dormitorio.
Shouto continuò ad osservare la parete ancora per qualche secondo, prima di riportare i suoi occhi sulla mia figura. Erano vuoti e freddi, come quelli che aveva una volta.
Tuttavia li distolse subito, iniziando a guardare un punto sul pavimento a me sconosciuto.
<<Potrei sapere il motivo della tua visita?>> chiesi, decisa a riportare la conversazione al punto focale.
<<Ti ho vista prima...>> rispose lui, senza sbilanciarsi troppo. Tuttavia non fu difficile per me arrivare alla giusta conclusione, specie dopo l'avvertimento di Momo in merito.
<<E quindi?>> chiesi, fingendomi disinteressata <<non credo di doverti dare spiegazioni, ti avevo detto che sarei andata avanti e che avrei->>
Smisi di parlare. Smisi quando il ragazzo alzò nuovamente la testa verso di me, mostrandomi la sua espressione.
Aveva un volto che mi spezzò il cuore per la sofferenza che mostrava, ma anche timore a causa della sicurezza in cui si tramutò subito dopo.
<<Non voglio sposarla>> disse lui a bassa voce.
Quella semplice frase mi lasciò definitivamente senza parole, al punto da farmi quasi boccheggiare.
<<Come prego?>> chiesi, credendo di aver capito male.
<<Non voglio sposarla>> ripetè lui con maggiore sicurezza <<non è lei che voglio al mio fianco.>>
Shouto disse quelle parole avvicinandosi man mano a me, al punto da lasciare poco spazio tra la mia e la sua figura. Era più alto di me e mi ritrovai a dover alzare maggiormente il viso per poterlo guardare.
<<E chi vuoi?>> chiesi.
Shouto sospirò e si passò nervosamente una mano tra i capelli. Situazioni del genere lo mettevano sempre discretamente in difficoltà, in quanto non abituato a tali dinamiche sociali.
<<Te>> rispose lui dopo qualche attimo di esitazione, facendomi sussultare dalla sorpresa.
<<Io non capisco. Perché mi stai dicendo queste cose dopo tutto questo tempo?>> chiesi al ragazzo, tuttavia iniziando a percepire la commozione farsi largo dentro di me.
Lui non rispose a parole, ma allungò lentamente una mano nella mia direzione, trovando la propria destinazione sulla mia guancia. La punta delle sue dita passò delicatamente sulla mia pelle, così come aveva fatto poco prima con la parete, per poi incastrarsi tra i miei capelli. Poco sopra l'orecchio.
Automaticamente entrambe le mie mani risalirono lungo il suo braccio, afferrandolo in modo da impedirgli di allontanarsi da me.
Chiusi gli occhi, nel tentativo di godermi quel fugace contatto e di imprimerlo nella mia mente.
Poi senza sapere esattamente come mi ritrovai tra le sue braccia, stretta al suo collo.
Affondai grata la testa nell'incavo di quest'ultimo, tornando a fare un qualcosa un tempo molto amato da me: respirare l'odore della sua pelle.
<<Mio padre mi ha costretto...>> mi sussurrò lui all'orecchio <<ho dovuto accettare per forza.>>
Sussultai sentendo quelle parole e mi strinsi spaesata a lui, cercando di realizzare la sua confessione.
<<Perché? Ti ha minacciato?>>
Ero incredula. Incredula e anche arrabbiata, ma prima volevo sentire tutto il racconto.
<<Ha giurato di licenziare i tuoi genitori dalla sua agenzia e di lasciarli a casa, inoltre di fare in modo di non farti mai entrare nel mondo degli eroi professionisti. Lui è il numero due e ha molta influenza e credevo che->>
Toccò a me quella volta lasciarlo senza parole. E lo feci posando frettolosamente e con bisogno le mie labbra sulle sue, rivendicando quel posto che in precedenza era stato mio.
<<Perché me lo dici solo adesso?>> chiesi.
<<Perché vederti con quel ragazzo mi ha fatto sentire cose che non credevo di poter sentire. Non posso accettare di vederti tra le braccia di qualcuno diverso da me...>>
<<Sei uno stupido, Shouto, sei uno stupido. Dovevi parlarmene prima. Insieme avremmo trovato una soluzione...>>
<<Quale soluzione?>> chiese lui.
<<I miei genitori hanno deciso di mettersi in proprio e in ogni caso io non ho paura delle sue minacce. Riuscirò a trovare il mio posto nella società, anche con il suo bastone tra le mie ruote.>>
<<Io->> tentò il ragazzo.
<<Non parlare più, non parlare più per favore. Mi sei mancato da morire, sei un cretino, sei il più grande cretino del mondo, ma ti amo, ti amo ancora>> bisbigliai sulle labbra del ragazzo, cospargendole di baci a stampo <<tu?>>
Shouto puntò i suoi occhi nei miei. Quei suoi grandi occhi eterocromatici, capaci di mandare il mio cuore ad alte frequenze semplicemente guardandoli.
Le sue mani risalirono poi verso le mie guance, avvicinandomi al suo viso, per potermi baciare a sua volta. Più a lungo e più intensamente delle volte precedenti.
<<Sì>> rispose semplicemente lui, forse non trovando altre parole per esprimere i suoi sentimenti.
Shouto non era mai stato bravo ad esternare le sue emozioni, se non quando altamente provato o stimolato da qualcosa. Quello era quindi abbastanza per me, abbastanza da farmi riempire gli occhi di lacrime.
<<Davvero non vuoi sposare Kairi? Davvero ami ancora me?>> chiesi per ulteriore conferma, ottenendo un cenno affermativo da parte sua.
Mi strinsi contro il suo collo, lasciando diversi baci sopra la pelle esposta, fino alla mascella.
In passato non avevo mai avuto il coraggio di spingermi così oltre, ma dopo sette mesi di lontananza forzata adesso era il mio corpo a guidarmi e a spingermi oltre il limite.
<<Tuo padre non deve passarla liscia per questa storia. Dobbiamo risolvere questa situazione>> dissi, tornando a stringermi a lui <<mi ha privata di te per tutto questo tempo, non possiamo ignorare la cosa.>>
<<Anche adesso se preferisci...>> propose lui.
<<Adesso no, adesso voglio solo stare con te. Al resto penseremo dopo.>>
A dimostrazione delle mie parole aderii completamente contro il suo corpo, portando una mano sulla sua schiena e l'altra sulla sua testa. Con la prima presi a disegnare cerchi indefiniti sotto le scapole e con la seconda iniziai a lisciare i suoi capelli, passandoci anche le dita in mezzo.
Ero dannatamente incredula e mi sembrava di stare con la testa sotto l'acqua, tanta era la confusione e la leggerezza che sentivo.
<<Tu e quel ragazzo dell'altra sezione...>> disse lui, lasciando in sospeso quella che doveva essere una domanda.
Mi affrettai a scuotere la testa, sfiorando il suo collo con le ciocche dei miei capelli.
<<Tetsutetsu è mio amico. L'ho rifiutato. Sa che non ho mai smesso di amare te. Mi è dispiaciuto ferirlo... ma non potevo accettare i suoi sentimenti, non nel modo che desiderava lui>> spiegai.
<<Avevi detto che saresti passata oltre alla nostra storia>> mi ricordò lui, iniziando a sua volta ad accarezzarmi la schiena.
<<Era una bugia. Cercavo in primo luogo di ingannare me stessa>> ammisi <<per me sarebbe impossibile dimenticarmi di te.>>
<<Quindi->>
Posai delicatamente una mano sulla bocca del ragazzo, decisa a porre fine alla conversazione. Le parole in quel momento erano superflue.
<<Per favore, basta parlare. Adesso ho solo bisogno dei tuoi baci e di stare con te, per favor->>
Shouto accolse la mia supplica con fin troppo impeto, letteralmente fiondandosi sopra le mie labbra.
Quello diede inizio a una danza di labbra e mani, dapprima casta e timorosa, poi sempre più decisa e sfacciata.
La mia voglia di lui era talmente tanta da spingermi ad infilare una mano sotto al maglione a collo alto che indossava, mentre con l'altra cercavo di allentare il colletto, solo per poter mangiare di baci la pelle sottostante.
Sentii le sue mani entrare a sua volta a contatto con la pelle della mia schiena, causandomi dei brividi impagabili.
Prima di quel momento non ritenevo Shouto capace di simili atti spavaldi, ma mi toccò ricredermi, soprattutto quando le sue mani arrivarono in prossimità del gancetto del mio reggiseno; anche se subito dopo tornarono indietro come scottate, per riprendere ad accarezzare zone più tranquille.
Tuttavia la sua indecisione mi fece staccare dal suo collo, solo per poter ripristinare il contatto visivo con lui.
<<Shouto, forse stiamo correndo troppo. Ma se tu sei pronto allora lo sono anche io...>> dissi al ragazzo <<voglio far sparire questo senso di vuoto che mi sono portata dentro per sette mesi e per farlo ho bisogno di te, di ogni parte di te.>>
<<Se ne sei sicura...>> disse lui.
Gli comunicai la mia sicurezza arrivando con entrambe le mani al bordo del suo maglione, per poterlo sfilare. Anche le sue mani lo afferrarono e insieme lo alzammo lentamente, rivelando tutta la muscolatura e la pelle sottostante.
Mi incantai alla visione dei suoi muscoli che guizzarono leggermente durante quel movimento e non potei fare a meno di sfiorare le sue braccia, partendo dalle sue forti spalle, fino ad arrivare alle sue mani, che afferrai con decisione.
Era la terza volta che riuscivo ad ammirare il suo fisico marmoreo. La prima volta era successo durante il festival sportivo, quando le fiamme avevano bruciato la sua maglietta e la seconda volta in piscina.
Il primo episodio era stato il protagonista di diversi miei sogni per intere settimane, ma quello davanti a me in quel momento non era un sogno. Era il suo vero corpo ed io potevo toccarlo quanto volevo.
Per accertarmene portai timidamente le mie mani lì, facendo scorrere lentamente la punta delle mie dita dalle clavicole alla cintura dei suoi pantaloni, senza risparmiare nemmeno un muscolo. Finito quel procedimento lo afferrai per il bordo dei jeans e lo tirai a me, cercando disperatamente le sue labbra. Talmente con intensità da dare a malapena importanza al momento in cui, stanca di tutti quei vestiti, mi privai da sola della maglietta.
Shouto sembrava come un pesce fuor d'acqua in quella situazione e non sapeva nemmeno da dove partire con me. Quindi decisi di indirizzarlo io, posandogli le mani sui miei fianchi.
<<Non ti mangio mica, puoi toccarmi>> gli dissi, iniziando a mordicchiare lentamente il suo orecchio.
Non sapevo nemmeno da dove arrivasse tutta quella spavalderia in me, ma ero talmente desiderosa di riaverlo tutto per me che non diedi molto peso alla cosa.
Volevo solo arrivare al dunque, godendomi ogni momento. Anche a costo di essere io a guidare la faccenda verso la direzione desiderata.
<<È che non so cosa fare...>> ammise lui, stringendo leggermente la presa sui miei fianchi, quasi con timore.
<<Shouto, nemmeno io sono un'esperta, cerca solo di lasciarti andare. Lascia che sia il tuo corpo a guidarti>> gli consigliai, avvolgendo le mie braccia attorno al suo collo.
Sembrava così fragile e insicuro in quel momento, talmente innocente da farmi sorridere intenerita dalla situazione.
Era chiaramente in difficoltà e quello lo rendeva solo più dolce a miei occhi.
<<Ti amo tanto, Shouto, davvero tanto. Mi andrà bene qualsiasi cosa, solo... non bloccarti.>>
A quelle parole lui sembrò finalmente prendere un po' di iniziativa, tanto da iniziare a spingermi lentamente verso il mio letto.
Assecondai i suoi movimenti e mi sdraiai, portando il ragazzo con me.
Shouto posò la sua fronte sopra la mia, iniziando ad accarezzare il mio profilo, guardandomi quasi come se mi stesse venerando.
<<Spero di renderti felice. Non so se ne sarò in grado>> disse lui, posandomi un leggero bacio sulle labbra. Un bacio che scelsi di approfondire, guidando nel mentre le sue mani verso i miei pantaloni.
Shouto quella volta non si lasciò cogliere impreparato e aprì lentamente il bottone, aiutandomi a privarmi dell'indumento, seppure con molta calma.
<<Stai andando benissimo>> lo incoraggiai, portando le mie labbra sulla pelle del suo collo, iniziando a vezzeggiarlo con calma.
Sussultai quando percepii il ragazzo fare la stessa cosa sulla mia pelle e capii: stava cercando di replicare quello che facevo io a lui.
Apprezzai immensamente il suo tentativo e scesi fino alla sua spalla destra, lasciando un leggero morso.
Il viso di Shouto adesso era accaldato e il suo respiro iniziava a farsi pesante, specie quando scesi con le mani sui suoi pantaloni, decisa a privare anche lui di quell'inutile ostacolo.
Una volta fatto lui tornò a far aderire completamente il suo corpo contro il mio.
Il contatto con la sua pelle bollente mi fece chiudere gli occhi e rilassare completamente. Inoltre il mio cuore prese a battere ancora più velocemente, percependo la sua eccitazione contro la mia coscia sinistra. Quello dimostrava che anche lui mi desiderava almeno quanto lo desideravo io e non potevo esserne più felice.
Shouto era il primo ragazzo che amavo così tanto, al punto da arrivare a stare male tremendamente per la sua assenza, e l'unico che era stato capace di rubarmi il cuore in quel modo, quindi non vedevo nessun altro meritevole di prendersi la mia prima volta.
Spettava a lui. A lui e lui soltanto.
Mi ripresi rapidamente dai miei pensieri e dai miei desideri, così da riportare la mia attenzione sulla situazione in corso. Infatti iniziai a passare le mie mani ovunque mi fosse possibile. Concentrandomi soprattutto sulla sua schiena, saggiandone la superficie morbida e liscia.
Il resto dei vestiti finì a terra coi tempi necessari, con calcolata lentezza e con delicatezza, lasciandoci entrambi completamente in balia degli occhi dell'altro.
I successivi minuti passarono tra carezze più intime, baci e tenere parole sussurrate all'orecchio. Sia da parte mia che da parte sua.
Mi presi tutto il mio tempo per mordicchiare le sue labbra e per guardare i suoi occhi, adesso completamente presi da me e leggermente velati dal desiderio.
Lo trovai bello come non mai e non esitai a permettergli di sistemarsi tra le mie gambe.
Mi irrigidii leggermente percependo la punta del suo membro stuzzicare la mia entrata, soprattutto considerando che era di dimensione non indifferenti. Almeno per quello che ero riuscita a valutare con qualche fugace occhiata.
Per tutto il tempo ero stata io a rassicurare lui, ma quella volta lui mi sorprese, circondando le mie guance con le sue mani per attirare la mia attenzione.
<<Mi credi se ti dico che non ti lascerò mai più andare? Non avere paura, farò piano>> mi disse lui.
Nei suoi occhi non c'era la sua classica espressione apatica, perché riuscii a vederci dentro tanto amore per me. E quello mi convinse a rilassarmi.
Quando lui entrò dentro di me ovviamente il dolore fu molto forte, ma lui rispettò la sua promessa e ci mise molta cautela, dandomi tutto il tempo necessario per abituarmi e far cessare quel dolore lancinante.
<<Fa tanto male?>> chiese lui, accarezzando i miei capelli nel tentativo di rassicurarmi.
<<Sì, ma non importa. È un dolore che accetto volentieri se si tratta di te>> gli risposi, cercando di tranquillizzarmi maggiormente <<prova a muoverti.>>
Shouto mi ascoltò ed iniziò con le prime insicure spinte, continuando nel mentre a guardarmi con attenzione, alla ricerca di qualsiasi segnale negativo.
Tuttavia andò sempre meglio spinta dopo spinta e quando il dolore passò glielo comunicai avvolgendo le mie gambe attorno a lui e sospirando.
<<Perché sorridi?>> mi chiese, nonostante un leggero fiatone.
<<Perché sono felice, perché questa sensazione è bellissima e perché ti amo>> gli risposi.
Il ragazzo si poggiò con la testa sulla mia spalla e sentii le sue labbra posarsi proprio in quel punto, in concomitanza con le sue spinte che aumentavano d'intensità.
Sentirlo dentro di me era qualcosa di assolutamente meraviglioso, tanto che un'ondata di farfalle nello stomaco si faceva sentire ogni volta che lui affondava con decisione nel mio corpo.
Quella era la prova che ci appartenevamo, nonostante le imposizioni, nonostante le minacce, nonostante tutta la distanza pregressa.
<<Anche io...>> disse lui all'improvviso <<anche io ti amo e anche io sono felice.>>
. . . .
L'agenzia di Endeavor era davanti ai nostri occhi. Maestosa al punto da intimorire molte persone, ma non noi, non in quel momento.
La mano di Shouto era stretta attorno alla mia ed entrambi eravamo decisi a far valere i nostri diritti.
<<Adesso noi entriamo e lo prendiamo a calci nel culo, metaforicamente s'intende...>> dissi io, pensando alla stazza non indifferente dell'uomo.
<<Anche non metaforicamente, se serve>> mi corresse il ragazzo, causando il formarsi di un sorriso sulle mie labbra.
Era passata una settimana da quel giorno, quello dove finalmente Shouto aveva gettato la maschera e mi aveva raccontato le vere motivazioni dietro alla nostra separazione.
Da lì era stato un continuo stare insieme, coccolarci, parlare per recuperare il tempo perduto e pianificare come e quando affrontare suo padre.
Ovviamente diverse volte si era finiti col fare l'amore e ogni volta era stata migliore della precedente, soprattutto perché Shouto acquisiva sempre più iniziativa e sicurezza. Ogni momento era quindi stato magico ed era bastato per colmare i sette mesi di separazione forzata.
<<Sei sicura di volerlo fare? Per te è un rischio>> mi chiese lui.
<<Anche per te è un rischio e ti ripeto che non ho paura. Sono molto determinata e non temo le sue minacce. Inoltre i miei genitori ci hanno dato il loro appoggio.>>
Prima di passare da Endeavor infatti eravamo stati a casa mia.
Mio padre e mia madre erano quasi impazziti dalla felicità quando avevano visto il ragazzo entrare mano nella mano con me, al punto di riempirci di domande e di congratulazioni.
Con calma ci eravamo seduti in salotto e avevamo parlato di quella situazione, spiegando loro le motivazioni della nostra separazione.
Come da mie aspettative si erano arrabbiati molto nei confronti dell'eroe numero due e avevano promesso di darci tutto il loro appoggio in caso di bisogno.
I sentimenti miei e di Shouto infatti erano indiscutibilmente forti ed entrambi eravamo convinti di quello che sentivamo per l'altro e desiderosi di portare il nostro rapporto sempre più in alto.
Dal canto mio sapevo di non aver nemmeno bisogno di guardarmi intorno, perché l'unica persona adatta a me era Shouto Todoroki. Non ci pioveva.
Lui di rimando mi aveva confessato la stessa cosa e quello ci aveva dato la forza necessaria per presentarci lì quel giorno e far valere i nostri diritti.
Guardai un'ultima volta in direzione del ragazzo e strinsi più forte la presa sulla sua mano, così da ottenere la sua attenzione.
<<Qualsiasi cosa succederà là dentro l'affronteremo insieme. Promettimi solo che non lascerai mai la mia mano>> gli chiesi.
Shouto non era solito sorridere, ma in quel momento un angolo delle sue labbra si sollevò leggermente all'insù, facendomi sorridere a mia volta.
<<Te lo prometto>> rispose lui di rimando.
Fu lui il primo ad iniziare a camminare e mi affrettai a seguirlo immediatamente, prendendo un bel respiro per raccogliere tutto il coraggio.
Ero pronta.
GRAZIE A CHI HA AVUTO IL CORAGGIO DI LEGGERE FINO A QUI
Questa non è una storia OS, ma la Divina Commedia. Ne sono consapevole, quindi grazie a chiunque ha avuto tempo e pazienza di leggerla tutta :')
Spero vi sia piaciuta e spero di scriverne altre in futuro. Una ce l'ho in mente (sempre per un'amica), ma non so dove prendere le idee ahahaha devo sentirmi ispirata e spero che succeda il prima possibile~
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