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Istinto di sopravvivenza.

Non era lui. Quella notte non è entrato nessuno da quella porta, la stessa che dopo quasi due giorni si sta aprendo davanti ai miei occhi proprio adesso.

《Allora... vedo che non hai mangiato praticamente niente!》esclama con un sorriso, uno di quelli gelidi.

Lo fisso dritto negli occhi mentre con le mani, nascoste dietro la schiena, cerco di far scomparire il cellulare sotto alcuni pezzi di legno.

Ho dimenticato di spegnerlo dannazione.

《Non avevo fame.》dichiaro a bassa voce.
Inizia a muoversi lentamente, creando cerchi immaginari passo dopo passo.

Sospiro di sollievo quando, con un'ultima spinta delle dita, riesco a far scivolare il telefono sotto quel legname. Non voglio che lo trovi, devo tenerlo con me il più possibile, e devo anche sperare che la batteria duri abbastanza; giusto il tempo di vedere Colin varcare quella porta rovinata. Sto cercando di non usarlo, lo spengo e lo riaccendo solo per pochi attimi; in cui purtroppo non succede niente.

《Puzzi》

Il mio sopracciglio si alza così lentamente che mi sembra di rivederlo in slow-motion nella mente.

《Come, scusa?》domando, credendo di aver capito male. Lo guardo con gli occhi a due fessure, come se questo gesto potesse aiutarmi a far breccia nel suo cervello malfunzionante.

《Ho detto che fai puzza》scrolla le spalle in un gesto rapido, e io mi ritrovo ad osservarlo come un fosse un esemplare mitologico uscito fuori da una rivista per paleontologi.

《Sei forse rincoglionito oltre ad essere anche pazzo?》domando, con una calma che non credevo di possedere.

È quasi esilarante questa situazione.
Io... bho... Non lo so, davvero.

《Attenta alle parole che usi.》sputa fuori, improvvisamente incazzato, aggiungerei.

《È da più di due giorni che mi tieni chiusa qui, è normale che... puzzo》dico con una smorfia di disgusto. Ho il terriccio tra i capelli, i vestiti sporchi di fango, le unghie sono praticamente nere e non mi lavo da giorni; cosa diamine si aspettava?

《Andiamo. Muoviti.》mi afferra dal braccio, obbligandomi ad alzarmi dalla mia posizione rannicchiata.
Mi trascina con forza verso la porta, e io non posso fare altro che trattenere il fiato e voltarmi a guardare un punto ben preciso.
Prima di uscire da quella capanna i miei occhi scrutano una luce flebile sotto quei tronchi; e mi ritrovo con le lacrime agli occhi quando capisco che qualcuno mi sta chiamando.

《Ti faccio fare una doccia perché un montone puzzerebbe meno di te. Non voglio vomitare mentre facciamo sesso》dice con nonchalance, lasciandomi di stucco.

Sta scherzando? Crede davvero che farò sesso con lui? Neanche se fosse l'ultimo uomo rimasto sulla terra. Ma neppure se mi offrissero un milione di dollari.

Vorrei insultarlo, vorrei prenderlo a parole fino a perdere la voce, ma decido di stare zitta perché una doccia voglio e devo farla.
Mi guardo intorno nel buio pesto, davanti al box in cui mi rinchiude noto il retro di una casa, completamente in legno.

È molto simile a quella di Rose, sua nonna, e ovviamente la domanda mi sorge spontanea
《Che posto è questo?》
《Una casa disabitata in cui ora abito io, da un po'.》
Mi trascina fino all'ingresso e con poca delicatezza mi spinge dentro, facendomi quasi cadere per terra.

Lo fulmino con gli occhi prima di puntare un coltello alla mia destra.

No. Cristo santo, non sono un'assassina.
Che diavolo mi salta in mente?
Anche se... potrei prenderlo, giusto per difesa personale, ho appurato anche cinque minuti fa il suo essere bipolare e pazzoide.

《Tieni》mi lancia tra le mani un pantalone di tuta grigio e una felpa bianca. Hanno il suo odore, e per quanto mi venga la nausea anche solo a respirarlo da mezzo metro di distanza, mi ritrovo costretta a non lanciarglieli in faccia. 

《Prima porta a sinistra. Lì trovi tutto》sprofonda sulla poltrona mentre si accende una sigaretta e sputa fuori il fumo.

È la mia via di fuga. Quel dannato bagno mi permetterà di scappare e...
《Non potrai scappare, ho inchiodato la finestra》esclama tra i denti,  leggendomi quasi nella mente.

"Cristo!"

《Non ho intenzione di... scappare》mormoro, sperando che ci creda e torni a stare calmo.

《E per quale motivo?》Una strana luce si impossessa dei suoi occhi scuri, una scintilla di... speranza?

Un'idea mi balena in testa. Il modo migliore per combattere un pazzo potrebbe essere la gentilezza? Magari se sto al suo gioco...

《Beh, adesso sei carino con me, mi dai la possibilità di fare una doccia. Quindi...》i suoi lineamenti si rilassano, accenna un sorriso distratto prima di annuire e spegnere la sigaretta nel portacenere.
《Vai a lavarti, intanto cucino qualcosa》annuisco e con il labbro tra i denti raggiungo il bagno.

Mi chiudo subito la porta alle spalle, accendo la luce ma quando le dita non incontrano il freddo metallo della chiave, mi ritrovo con il cuore in gola.
"Bastardo"

Mi giro di scatto verso la finestra ed effettivamente noto subito cinque o sei chiodi infilati nel legno.
"Doppiamente bastardo".
Prendo un respiro enorme prima di posare i vestiti sul mobiletto e guardarmi intorno.

Sorrido soddisfatta quando vedo una sedia sotterrata da un mucchio di vestiti sporchi. Li butto giù e senza pensarci due volte incastro la sedia sotto la maniglia. Non entrerà qui dentro mentre sono nuda.

Decido di aprire l'acqua, mi spoglio molto lentamente e altrettanto piano mi infilo in doccia, godendomi finalmente il tepore dell'acqua calda contro il mio corpo freddo. Rabbrividisco per il contrasto, ma dopo pochi istanti mi abituo subito.

Mi do una lavata molto veloce, purtroppo, ma devo avere abbastanza tempo se voglio provare ad uscire da qui.
Mi avvolgo in un asciugamano e senza perdere altro tempo prezioso mi vesto. Lascio che l'acqua scorra imperterrita mentre afferro un pettine dentato e provo a fare leva sul primo chiodo.

Dopo svariati tentativi e imprecazioni sottovoce, finalmente riesco a togliere il primo. Il secondo viene via subito visto che non era praticamente fissato.
Ma il terzo, il terzo mi fa quasi urlare di disperazione quando rompe tre dentini su otto.

Apro un cassetto e le mie dita si muovono da sole nella speranza di trovare qualcosa di utile. Afferro una pinzetta e facendo leva riesco ad allentare leggermente il chiodo, quanto basta per riprovarci con il pettine.

Dopo quella che mi sembra un'eternità riesco finalmente a toglierli tutti, riempendomi anche di tagli sulle mani.

"Forse è questo quello che chiamano istinto di sopravvivenza"

《Skyler》
Mi giro di scatto quando sento la sua voce
《Si?!》urlo, facendo finta di essere ancora sotto la doccia. Fisso la maniglia con insistenza e dentro me sto pregando anche il santo meno conosciuto, sperando mi faccia la grazia di non vederla abbassarsi.

《Tra quindici minuti è pronto. Ho fatto la pasta e ho preparato il petto di pollo!》chiudo gli occhi a due fessure per il suo tono amichevole e sdolcinato.

"Strozzatici"

《Okay, posso godermi l'acqua calda ancora dieci minuti?》chiedo nel modo più gentile ed educato che posso. Passano minuti lunghissimi in cui rimane in silenzio, lasciandomi in una strana apnea prima di ricevere una risposta affermativa. Dopo aver alzato il dito medio verso la porta con un'enfasi vaporosa, salgo sul wc.

La finestra non è molto grande, forse non ci passo neanche ma devo almeno provarci, soprattutto dopo la fatica che ho fatto.
Mi sporgo con il busto oltre la finestra, finendo con il sedere all'aria e le gambe sollevate.

"Più sport e meno cibo la prossima volta" mi dico, restando a penzoloni.

Mi do qualche spinta in avanti e senza alcun preavviso i miei fianchi scivolano fuori da quella finestra. Mi ritrovo a fare una capriola quando tocco il terreno asciutto con le mani.

Davanti mi ritrovo il capanno in cui ero chiusa, senza farmi troppe domande vi entro dentro e corro a prendere il cellulare.
*25 chiamate perse da Colin*.
Esco da lì con il cellulare all'orecchio e le gambe che si muovo da sole, corrono per i fatti loro e penso anche di poter cadere da un momento all'altro per quanto girano veloci.

Capisco di non essere molto distante dalla casa quando, improvvisamente, sento Nathan urlare a pieni polmoni il mio nome. Non credo mi abbia vista e l'unica cosa che posso fare è correre via senza sapere dove andare.

《Piccola!》
《Colin》il cuore perde cento battiti nel sentire la sua voce.

《Ascoltami bene. Ho trovato il braccialetto. Ricordi da che parte sei andata?》gli occhi si riempiono di lacrime quando capisco che mi ha cercata davvero, ha seguito quelle poche indicazioni che gli ho dato e non dandosi per vinto è riuscito a trovare un pezzo di me.

《Sono scappata Colin. Non so dove sto andando ma non è la stessa strada di due giorni fa.》dico senza fiato, osservo un attimo l'orario sul telefono e mi guardo intorno per capire dove mi trovo.

Ci avevamo messo su per giù venti minuti dalla roccia a quella casa. Adesso ne sono passati quindici, se avessi percorso la stessa strada, a quest'ora, sarei già tra le braccia di Colin.

Improvvisamente mi trovo con gli occhi sgranati, arresto i miei passi.

《Ascoltami tu adesso》dico in preda all'agitazione.
《Ho una strada sterrata davanti. C'è una fabbrica abbandonata.》esclamo con il cuore a mille e il fiato corto, sentendolo sospirare per il sollievo.

《Vieni a prendermi, ti prego...》chiedo in un sussurro
《Non ti muovere da lì. Arrivo, piccola.》sento dirgli prima che stacchi la chiamata.

-

Un'ora. È da un'ora che sono nascosta tra questi vecchi macchinari.
Ho girato dentro la fabbrica per almeno mezz'ora, nel vano tentativo di trovare qualcuno che potesse darmi una mano. È completamente vuota e buia, ed è così silenziosa da farmi tremare di paura da quando sono rannicchiata qui.

Il punto in cui mi trovo adesso è l'unico che mi permette di avere una visuale abbastanza libera in tutte le angolazioni.
Tra la ferraglia delle macchine a nastro riesco a vedere la porta d'ingresso, a duecento metri da me.
Come anche i due lunghi corridoi laterali. Alle spalle, invece, ho un tavolo alto a coprirmi leggermente, ma riesco comunque a vedere qualcosa.

Ho pensato di rimanere al piano di sopra, ma alla fine ho deciso che era meglio stare qui. Se mi tocca scappare, e sarà sicuramente così, mi conviene stare in un punto dove ho più possibilità per poterlo fare.

Il cellulare ha deciso di lasciarmi già da un po', sto morendo di freddo e ho paura. Ho una paura mai provata prima, questo posto è inquietante. Mi sento costantemente osservata anche se so che in realtà non è cosi.

Dicono che la mente, a volte, gioca brutti scherzi; ma so per certo che il rumore dei passi che sento in questo momento, non siano frutto della mia immaginazione.
Mi copro la bocca con le mani mentre mi guardo in giro.

In lontananza, proprio dalla porta d'ingresso, intravedo delle gambe tra le fessure e gli ingranaggi che mi nascondono. Smetto di respirare. Nell'attesa che si faccia più vicino,  afferro il tubo di metallo nella mano tremante, provocando per sbaglio un tintinnio continuo molto simile ad un eco infinito.

Chiudo gli occhi di scatto prendendo dei piccoli ma rapidi respiri silenziosi.

I passi si fermano.  

Trattengo il fiato.

Nell'esatto momento in cui sbarro gli occhi, una mano gelida si posa sulla mia bocca, spingendomi indietro e facendomi sbattere la testa contro un petto ansimante.

È riuscito a trovarmi.

L'unico problema è capire chi dei due, mi dico, mentre una lacrima di puro terrore, percorre la mia guancia.


Angolo "BUUUUUUU"😈

Vi siete spaventate al mio Buuu, ehhhh😏😏

Di chi sarà quella mano gelida?
Ve lo chiedo perché io non lo so😂😂
Scherzo, lo so😏

Ho deciso di buttare dentro anche qualcosa di più leggero in questo capitolo; come il "Puzzi".

Non ci riesco proprio ad essere seria🤦 se MAI (E SOTTOLINEO MAI) dovessi trovarmi in una situazione del genere, sarebbe una tragedia greca 😂😂😂

❤🥒❤

Pretendtolove1 adesso aggiorni anche tu baby.
"Salti tu Salto io" 😂😂😂

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