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37. Inganno


Il sole si sta alzando lentamente, ed ho la sensazione di non aver dormito affatto.
Sensazione azzeccata, effettivamente. Non ho dormito per nulla la scorsa notte, ed ora che mi sta venendo sonno eccolo la, il sole che si sta alzando all'orizzonte e un nuovo giorno inizia.

Mi alzo dal letto togliendomi le coperte di dosso e abituandomi alla luce che entra dalla finestra della mia cameretta.
La chiamo così perché ci dormivo da piccola, era un anno e forse poco di più che non vi dormivo e inconsapevolmente credo che mi sia mancata molto. Riusciva a farmi dormire per, non lo so, intere giornate a volte. Quando non volevo uscire ne parlare con nessuno rimanevo li, da sola con me stessa.

Stavo bene, quei giorni.

"T/N? Sei sveglia?"
"Si mamma" rispondo ancora ammirando l'alba che si vede dalla finestra della mia stanza. Ha un colore rossastro, che adoro.
Scendo in salotto, da dove veniva la voce di mia madre. Infatti la trovo intenta in cucina a preparare non so cosa.
La colazione presumibilmente.
Alle cinque del mattino, però va bene, credo che neanche lei abbia dormito stanotte.

"Buongiorno mamma" le vado vicino e le sorrido, lasciandole un bacio sulla guancia destra leggermente logorata dal tempo, ma riesco a percepire che ha sorriso.
Mi risponde con un caldo e affettuoso buongiorno, mentre mi invita a sedermi al tavolo ed ad aspettare il te che mi stava preparando.

Faccio come dice, sedendomi al tavolo di legno e gustando il tè bollente che mi porge quando si siede anche lei a tavola. Lei a differenza mia non è portata molto al te, preferisce bere un bicchiere di latte caldo.

Passiamo un minuto abbondante in un silenzio tombale; inizio io il discorso mattiniero.
"Mamma, devo chiederti una cosa"
"Certo, dimmi" mi risponde lei sorridendo e donandomi la sua completa attenzione.
"Ieri sera, ho trovato dei documenti. Dei fogli sgualciti, ma ancora leggibili.
Li ho ricollegati ad un ricordo: mio padre su quei fogli ha scritto il nome di un suo fornitore di materiali, un certo Hayato Nakano"

In quel momento, lo sguardo di sua madre si fermò sul suo latte caldo, che fumava ancora per quanto era bollente. Poi lo sguardo gli si illuminò di colpo sorridendomi.
"Ma certo! Hayato, come ho potuto dimenticarmene"
"Lo conosci?"
"Certo, l'ho visto un paio di volte con tuo padre. È il suo maggior fornitore di materiali, chi meglio di lui conosce che cosa usa tuo padre per costruire?"
Mi sorride di nuovo la mamma, mettendomi una mano sulla mia poggiata sul tavolo di legno.
"T/N, potremo contattarlo. Sarebbe un testimone eccellente per tuo padre"
"È esattamente ciò che avevo in mente di fare, sai?" Rido mentre bevo un altro sorso di tè.
"Certo, ricordi dove abita?"
"Ehm ricordo che abita nel Wall Rose, non è di qui. Dammi un po' di tempo, qui in giro dovrebbe esserci il suo indirizzo."
"Certo, magari ti aiuto"
"Ma vuoi mandargli una lettera"
"Assolutamente no"

Mia madre mi guarda perplessa, chiedendo con lo sguardo spiegazioni in più per poter giustificare la mia decisione.
"Beh ho pensato che ci vuole troppo tempo. Dobbiamo muoverci, perciò vado diretta io. Poi insomma, perché dovrebbe cacciarmi? Sono la figlia del suo amico. Sono certa che mi accoglierà come merito"
Mamma mi sorride a quelle semplici parole e anche io faccio lo stesso.

Dopo poco tempo, e stranamente è così, mia madre uscì dalla sua camera felice come una pasqua, facendomi vedere un foglietto svolazzante con sopra una scritta a matita.
Mi spiega che questo è l'indirizzo e che devo dirigermi li.

Così, prendo un panino e una giacchetta:fuori il tempo è orribile, credo che inizierà a nevicare da un momento all'altro.
Ma che fare? Devo andare per forza non posso tirarmi indietro ora.

"Mamma, io vado. Porto N/c con me"
"Mi raccomando fa attenzione per favore." Dice rimboccandomi la giacca e dandomi una piccola carezza affettuosa sulla guancia.
Le prendo la mano e gliela stringo, mentre la rassicuro.
"E poi, sono riuscita a combattere i giganti ed ad uscirne viva. Posso fare tutto"
Lei mi sorride e mi saluta dalla porta, mentre esco e mi dirigo verso la stalla dove c'era N/c.

Lo vedo li, un po' infreddolito ma sempre in forma per una carota: le sue preferite. Nitrisce e mi accarezza col muro umido mentre io faccio lo stesso al suo dorso. Lo libero e insieme partiamo verso l'orizzonte. Il sole si sta alzando pigramente e sembra quasi darmi il buongiorno dolcemente. Sorrido tra me e me per questa mia strana sensazione mentre mi sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro.

Prendo poi il foglietto di mia madre dalla tasca della giacca e lo leggo di nuovo: "Via Hyto 3".
Sto arrivando penso tra me e me quando un nitrito di N/c mi distrae.

Mi segnala la presenza di un altro cavallo, dietro di noi, a circa un centinaio di metri.
Come diavolo ha fatto a vederlo? Mi domando, ma forse voleva solo avvisarmi che ha fame mentre io mi sono girata a guardare.

Do un'altra carota a N/c e mi volto di nuovo indietro.
Non riesco a vedere chi è sul cavallo: sembra un uomo incappucciato e con lo sguardo basso, ma non riesco a vedere altro. Neanche il cavallo riesco a riconoscere, non l'ho mai visto.

Va beh, sarà solo qualcuno che esce dalle mura, non devo preoccuparmi.
E il cappuccio? Come lo spieghi?
Fa freddo
Zittisco la mia coscienza con questa semplice risposta netta e continuo sulla mia strada.

Il freddo riesce a penetrare dentro la giacca e il vento mi congela.
Il tutto è aumentato dal fatto che sta cominciando a nevicare e leggeri fiocchi di neve stanno iniziando a coprire il sentiero, che da qui a qualche ora, ci scommetto, sarà completamente innevato.

...

Ecco, ci siamo. Credo sia questa la via indicata da mia madre. È un quartiere tranquillo, ho trovato un posto dove far restare N/c al caldo: ormai si è fatta notte e la gelata di oggi ha fatto male a entrambi.

Lui mi saluta allegramente, mentre gli do un altro porzione del suo cibo preferito, per poi lasciarlo da solo.
Mi dispiace sempre lasciarlo così, ma non posso portarmelo sempre al seguito, anche se perché negarlo, mi farebbe piacere.

Cerco il numero tre tra le case e dopo un'estenuante ricerca lo trovo: Via Hyro n 3
La casetta è molto carina, modesta e semplice come piacciono a me. Non mi piacciono le cose troppo vistose, che distolgono dalla vera bellezza di una casa: la famiglia che vi abita e che l'ha costruita con affetto e fatica.

Busso alla porta.
Toc toc
Il rumore del mio battito sulla porta di legno di Ebano sembra quasi fare eco nella notte buia.
Mi giro di schiena. Mi sento osservata, e non riesco a capirne il perché.
"Chi è la?" Dico alla cieca al buio della notte che ho davanti, in attesa che il signore Hayato Nakano mi apra.
Come ovvio, nessuna risposta.
Anche se ci fosse stato un maniaco di certo non avrebbe urlato 'ciao, sono un maniaco che ti sta osservando nel buio piacere!'.
Perciò mi sento stupida dopo aver detto questa cosa sperando in qualche segno che mi dicesse 'fuggi, sciocca!'.

Ne sono comunque molto contenta, a dire la verità.

I miei pensieri vengono interrotti bruscamente dalla porta di legno che si apre, inebriandomi di un calore che mi fa solo sorridere, mentre vedo sulla soglia della porta un uomo sulla trentina. Abbastanza alto, ha i capelli marroni e gli occhi verde prato. Mi scruta con sguardo cagnesco tentando di capire chi diavolo fossi e soprattutto cosa ci facessi davanti alla sua porta in una notte come quella, e non lo biasimo affatto!

"S-salve signore Nakano. Mi chiam-"
"Come diavolo fai a sapere chi sono? Io non ti conosco"
"Lo so, lasci che mi presenti" gli dico sorridendo e tentando di mantenere un approccio stabile tra noi due, di certo non voglio farlo arrabbiare.
"Parla"
"Ecco, io sono T/N  T/C. Sono la figlia del suo amico e cliente N/p (nome padre) T/C. Non so se-"
Un sorriso largo gli si dipinge sul volto, impedendomi di continuare e sorridendogli a mia volta.
"Ah! Ma tu sei T/N! T/N  T/C! Si, la figlia di N/p, ora che ti vedo in effetti assomigli molto a lui"
Mi dice il signore sorridendo, facendomi anche arrossire.
"Ma prego accomodati"
Lo ringrazio e entro nella sua umile dimora, mentre sento la porta dietro di me chiudersi e lasciare quel freddo gelido finalmente alle spalle.

"Da, prendo io la giacca, la poggio li"
Lo ringrazio nuovamente e mi intima di sedere su una poltroncina in salotto, davanti al camino, così che possa scaldarmi.
Senza farmelo ripetere due volte faccio come dice, per poi essere raggiunta da lui.

"Posso offrirti qualcosa?"
"No,nulla grazie."
"Perfetto" si siede sulla poltrona davanti alla mia e incrocia le mani.
"Dimmi, cosa ti porta qui e soprattutto a quest'ora, e da sola."
Mi guarda preoccupato e io non riesco a dire a.

"Vede, signore, se sono qui è perché è successo un problema"
"Che tipo di problema?" Si interessò lui dandomi la sua completa attenzione, cosa che io apprezzo.
Così, gli racconto in poche parole cosa è successo: il casino combinato con il tribunale e i cittadini, anche il fatto che lui può essere l'unico testimone valido.

"Maledizione, sono così confuso..." dice lui alzandosi dalla poltrona e girando intorno.
"Lui, lui non farebbe mai nulla del genere lo conosco. Ma allora come è possibile tutto ciò? Poi i materiali glieli ho venduti io... sapevo che qualcosa andava storto"
"Cosa?"
"Non mi mandava più lettere sui materiali da spedire. Sai, non essendo del Wall Sina comunicavamo per corrispondenza. Era un po' che non mi arrivavano sue lettere, ma pensavo fosse solamente perché non serviva nulla...mi dispiace di non essermi interessato a fondo, magari potevo aiutarlo prima"
"No, lei non ha colpe. È successo semplicemente un casino e qualcuno ha manipolato i prodotti prima della vendita. Magari qualcuno che ce l'aveva con noi, non so"

"Certamente, testimonierò a suo favore. Neanche a chiederlo. È solo che non mi torna perché. Chi mai potrebbe avercela con lui?"
Dice lui, dopo una lunga pausa di silenzio tombale.
"Non ne ho idea, ma devo scoprirlo. Lo scoprirò. Però per ora dobbiamo liberarlo dal carcere. Potrebbero condannarlo all'ergastolo."
Il signore si portò le mani alla bocca e gemette per un attimo, lo comprendo: il pensiero di avere un amico innocente in carcere non è certo facile da digerire. E io lo so meglio di tutti, come mamma.

Continua a camminare su e giù per la stanza, e mi mette molto più a disagio e agitazione di quanto non lo ero prima.
"Bene, ho dei documenti giù in ufficio e nell'attrezzeria. Li controllerò stanotte e domani partiremo per il Wall Sina."
"Domani mattina?"
"Ovvio, ora è tardi per uscire. Stanotte dormirai qui, ovviamente non posso lasciarti in mezzo alla strada. Ho un letto in più in una stanza in più al piano superiore. È piccolina, ma cambiando le lenzuola sarà perfetta per una notte."
Ringrazio per l'ospitalità: è davvero molto gentile ad ospitarmi dopo che ho fatto irruzione in casa sua come una perfetta sconosciuta.

Den's pov
Ormai è mezzanotte passata qui e T/N se n'è andata a letto da un oretta o due, il tempo sembra infinito quando non fai nulla.
Sono qui, fuori la casa di Hayato Nakano, aspettando il momento giusto per poter entrar a parlare con lui.

Ho avuto un idea geniale! Modestamente.
Pare che T/N non si sia neanche accorta che la seguivo, strano ma vero. Probabilmente mi ha visto ma non mi ha dato peso, meglio così.
Almeno potrò portare avanti il mio piano.

Credete che mi sarei affidato davvero solo alla fortuna per poter sposare T/N? Ah, non credo.
Lei è determinata, se volesse potrebbe catturare la luna.
Perciò, le probabilità che poteva trovare delle prove era molto alta, ed è successo.
L'ho spiata e ho scoperto che ha trovato l'indirizzo di questo uomo, che a quanto sono riuscito a capire, vendeva materiali al padre.

Un colpo di vera fortuna, trovare un testimone così. Nessuno potrà dire di no, tranne T/N, quando mi darà picche al matrimonio e se andrà via per sempre dalla mia vita.

Non che io la ami, è una semplice cotta, ma devo averla. Io ho sempre tutto quello che voglio, non sarà lei a rovinare il mio primato. Sono sicura che col tempo imparerebbe ad amarmi, nessuna può resistermi.

Busso alla porta principale, ho notato che la luce nello studio del signore è ancora accesa perciò è ancora sveglio. Mi aspetto che mi apra da un momento all'altro.
Sospiro e respiro a pieni polmoni l'aria fredda, alitando e vedendo il mio respiro trasformarsi in vapore acqueo. Devo essere il più persuasivo possibile.

"Chi è?" Mi chiede un signore da dietro la porta di legno.
"Una persona che vuole fare affari"
"Cosa vuoi da me?"
"Mi apra la porta, la prego"
Dopo pochi minuti di silenzio, l'uomo apre lentamente la porta, sporgendosi leggermente per dare un occhiata alla persona che lo ha disturbato per la seconda volta quella sera.

Mi scruta in pensiero per poi ripetermi di nuovo chi diavolo fossi.
"Non si preoccupi, lei. Devo chiederle un favore"
"Ma chi è?"
"Mi chiamo Den, d'accordo? Sono qui per chiederle qualcosa che non potrà rifiutare, dato le misere condizioni di questa casa" dico alludendo alle pessime condizioni dell'abitazione in cui abita.
Lui abbassa lo sguardo e annuisce.

"Cosa vuoi?"
"Ecco, si è appena presentata una ragazza qui, vero? Un po' bassina e dai capelli c/c, circa sedici anni"
"Si...Cosa vuoi da lei?"
"Io? Assolutamente nulla. Volevo parlare con lei"
"Con me?"
"Si, con lei. So che adesso sarà sotto schock per il fatto della prigione per il suo cliente, lo sono anche io. Però ho un affare da proporle"
Lui mi guarda con occhi stanchi e vuoti, aspettando che io continui.

"Lei non si deve preoccupare, qualsiasi cosa le dirò. Le assicuro che il suo amico uscirà di prigione, ma deve seguire le mie regole.
Lei in tribunale dovrà testimoniare il falso, facendo incriminare il suo cliente."
Lui alza lo sguardo verso di me, guardandomi in cagnesco.
"Tutto questo non ha senso! Non lo farò mai"
"Ne è sicuro?"
Tiro fuori dalla tasca un gruzzolo verdognolo alla luce della luna, lo vedo sgranare gli occhi verso di me mentre gli prendevo la mano e gli mettevo i soldi dentro.

"Ma io"
"Le riformulo la domanda: testimonierà il falso per me in tribunale?"

L'aria si fa pesante mentre aspetto la risposta dell'uomo, che intanto si guardava i soldi come fossero manna dal cielo.

"Mi assicura che lo farà uscire di prigione?"
"Certo che glielo assicuro"
"Ma...perché tutto questo?"
"Non le è dovuto saperlo"
Abbassa lo sguardo sussurrando un debole senso di consenso alla mia idea, cosa che mi fa arricciare la bocca in una specie di sorriso compiaciuto e allo stesso tempo maniaco.

"La ringrazio, signore. È stato ragionevole" gli do una pacca amichevole sulla spalla, che però lascia un sapore amaro sulla pelle dell'uomo, che si ritrae al tocco. Quasi disgustato da me. O da se stesso.

"Ah e un ultima cosa"
Il signore si gira verso di me prima di chiudere la porta, a cui mancava solo uno spiraglio.
"Cosa?"
"Io non sono mai stato qui, e ovviamente non dovrà dire nulla alla ragazza"
"...non lo farò"
Dice secco prima di chiudere definitivamente la porta, per poi voltarmi soddisfatto e dirigermi verso il mio fidato cavallo per cominciare a fare ritorno al Wall Sina.

La luna illumina il sentiero innevato, e il mio sorriso soddisfatto taglia quell'atmosfera cupa, immobile, silenziosa.

Spazio autrice:
Welah gente!
Vi auguro un buon anno nuovo! ♥️🌸
Vi ho aperto l'anno con questo capitolo sfornato tra la sera scorsa e stamattina.

»A che ora siete andati a letto ieri sera?
Io alle 5 del mattino, madonna mia mai fatto così tardi.

»A che ora vi siete svegliati?
All'una del pomeriggio :)

Vi lascio questo primo gennaio 2018, godetevi la serataaa!
Ciaoo♥️♥️

-Hshsbsjsnks

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