Epilogo: -Sad Song-
(Per la lettura di quest'ultimo capitolo, consiglio di ascoltare 'Sad Song' dei We The Kings)
Eren corse via.
Scappò incapace di spostare il corpo di Annie e di ritrovarci sotto il fidanzato, deceduto da una manciata di secondi. I suoi pensieri si fecero offuscati e non ebbe il coraggio di avvicinarsi, alla vista dell'amato avrebbe pianto ancora più forte e non sapeva come avrebbe reagito se una singola persona lo avesse consolato.
Il castano non voleva vedere nessuno.
Non voleva ricevere l'affetto dell'amicizia con Armin, non voleva che l'amico lo vedesse star male e non voleva piangere di fronte a lui.
Non voleva nemmeno la sorella, comprensibile data la sua azione impulsiva. Eren la odiava, Mikasa non poteva giustificarsi con nessuna motivazione questa volta.
Il ragazzo aveva compreso più volte i suoi sentimenti e l'aveva ascoltata, ma uccidere il corvino solo per non essere stata ricambiata non andava giù al castano.
La ragazza era stata raggiunta dalla capo squadra Hanji, sconvolta ed infuriata. Un suo amico era morto davanti ai suoi occhi e la responsabile era la sorella del fidanzato della vittima. La donna stava cercando Eren sperando di vederlo e poterlo consolare, ma del giovane nemmeno l'ombra.
Il ragazzo, ormai lontano da tutta la Legione Esplorativa, era caduto in ginocchio avvolgendosi le braccia con le mani. Dal cielo cominciò a scendere della pioggia, mentre un freddo venticello si alzava.
Eren si lasciò bagnare dalla pioggia ripulendosi dal sangue ancora caldo sui suoi abiti. Nella sua testa si ripeteva la scena in cui Levi era stato schiacciato dal titano ed aveva confessato i suoi sentimenti al più piccolo.
Un grido di dolore trapelò dalle labbra del castano, mentre si dava dei pugni sulla testa per aver permesso la sua morte.
Ripensò a quando mesi prima Hanji gli aveva confessato dei mancamenti abituali dell'uomo. Gli aveva anche detto che nelle missioni non era mai successo e che, se mai fosse capitato, sarebbe stato catastrofico. La donna non sapeva come dire al caporale che le sue azioni avrebbero fatto soffrire le persone accanto a lui, data la poca capacità di ascolto del corvino.
Il giovane pensò che se lui gli avesse chiesto di cambiare, il capitano l'avrebbe ascoltato e tutta la sofferenza di quella giornata si sarebbe potuta evitare.
E allora perché non l'aveva fatto?
Forse anche Eren aveva paura del più grande, oppure non si era accorto della stanchezza, troppo impegnato a farlo soffrire, oppure non si era preoccupato per nulla considerando la voglia di scoprire qualcosa sul passato dell'uomo.
'Perdonami...' Pregò nei suoi pensieri, mentre si rialzava in piedi.
Ormai zuppo s'incamminò verso le mura, trascinava i piedi svogliatamente e cercava di non scoppiare nuovamente a piangere di fronte agli abitanti del Wall Sina.
Vide in lontananza dei soldati portare via la sorella, la quale in lacrime chiedeva perdono. Il ragazzo non si sentì addolorato o dispiaciuto per lei, non percepiva più nessun sentimento se non angoscia, agonia e paura.
Avvicinandosi senza farsi notare, constatò che Annie era stata rinvenuta dentro il corpo da titano.
Morta.
Il giovane si chiese come fosse possibile, ma non diede importanza nemmeno a lei. Attendeva che qualcuno raccogliesse il suo amato.
Il corpo dell'uomo fu ritrovato pochi istanti dopo, era sporco di sangue e teneva gli occhi chiusi. Eren vide una delle sue mani appoggiate sul cuore mentre sorrideva.
Levi si era tolto un peso nel confessare il suo amore al più piccolo ed era felice di aver amato il suo moccioso, era talmente contento che voleva morire sorridendo. Sorrideva solo al suo moccioso ed al giovane scese una lacrima nel notare il suo fidanzato con un sorriso sincero sulle labbra.
Le porte del Wall Sina furono riaperte, così da permettere al Corpo di Ricerca di rientrare nel loro castello.
Il castano si ricordò della chiave affidatagli dal corvino, finita la missione doveva aprire il cassetto nella sua stanza. Uscì dalle mura, seguendo di soppiatto i membri della Legione.
Non voleva essere affiancato, notato o consolato. Doveva restare solo a pensare, doveva chiedere scusa all'uomo da lui amato e doveva sentire una sua risposta.
Raggiunto il castello corse più veloce che poté nella camera del caporale, dove i due avevano passato la notte più bella e più romantica della loro vita.
Prese dalla taschina della giacchetta la chiave, tremava al pensiero di scoprire cosa fosse custodito così segretamente all'interno del cassetto.
Eren tirò la maniglia, meravigliandosi del quaderno chiuso all'interno. Si sedette nella scrivania con il quaderno tra le mani, poco prima di aprirlo fece un lungo sospiro.
Lesse solo la prima riga capendo che si trattava di confessioni da parte di Levi, immediatamente chiuse gli occhi sentendosi un bastardo.
Il capitano aveva racchiuso tutto ciò che non riusciva a raccontare in un quaderno, la verità era sempre stata in quelle pagine ed il giovane non aveva mai voluto accorgersi dell'amore che il più grande provava nei suoi confronti.
Chiese perdono un'altra volta, mentre si accingeva a leggere tutte le pagine scritte dall'amato.
Piangeva, sorrideva, si stupiva, ma si innamorava sempre di più di quello che il capitano aveva descritto con amore e dolcezza.
Non avrebbe lasciato spegnere il sentimento che provava per il corvino, che fosse vivo, morto, scomparso o con un'altra persona.
Senza di lui fisicamente non aveva nessuno da proteggere, amare o da abbracciare, ma Levi era presente in tutte le sue azioni ed era al suo fianco.
Con un timido sorriso sulle labbra lesse l'ultima pagina, scritta un mese dopo il loro 'litigio', se così poteva essere chiamato.
"È passato un mese da quando ho sentito la tua voce, vederti non basta. Ho bisogno di amarti, ho bisogno di guardarti e di parlarti.
Non darmi dell'idiota perché, come una ragazzina, sto scrivendo un diario. È l'unico modo che ho per simulare una conversazione con te.
Non è la stessa cosa, lo so, ma non riesco a parlarti.
Solo a guardarti negli occhi mi sento uno schifo, ho vissuto una vita orribile fino a quando non ho incontrato te.
Quando leggerai queste pagine, se lo farai, voglio che tu sia felice ed orgoglioso della tua vita.
Lo ripeto nuovamente, sono nato per errore da una madre che poco dopo mi ha abbandonato e da un padre di cui non so nulla.
Come sono nato, morirò come un errore e non mi dispiace.
Credo che per tutta la mia vita, io abbia solo sofferto o fatto soffrire. Non sono fatto per vivere su questa terra, o in questo corpo.
'Che abbiano sbagliato ad incanalare la mia anima?'
Come gigante avrei avuto più utilità o più logica. Non sono tanto diverso da quelle bestie, come loro faccio soffrire ed uccido.
Tuttavia se fossi stato uno di loro, non avrei mai conosciuto te, moccioso.
Lo ammetto, l'unica cosa che mi rende gioioso e mi fa andare avanti in questo schifo, sei tu.
Il tuo sorriso che mi regalavi quasi sempre era una droga, voglio rivederlo. Ora.
Sarai confuso e lo capisco, ma voglio solo poterti comprendere e rassicurarti.
Non ci credo che stia dicendo proprio io queste cose.
Torna da me!
Torna da me e ti racconterò tutto. Questa volta lo farò, dammi una possibilità e poi valuterai cosa fare.
Sai, moccioso, in questo momento vorrei poterti abbracciare e stringerti a me, come hai sempre fatto tu. Mi sento debole, ma non per colpa tua, questa volta sono io.
In tutti questi anni ho solo pensato alla mia distruzione, senza sapere che un certo ragazzo sarebbe riuscito a farmi tornare ad amare la vita.
Sento il mio cuore battere lentamente e sono stanco, sempre più stanco. Probabilmente non ti sei accorto di nulla, e lo capisco, d'altronde non si nota nulla di diverso sul mio corpo.
Solo dentro di me, sento che da un momento all'altro potrei morire.
E non voglio.
Ora non voglio.
Se morissi, come potrei spiarti, guardarti o toccarti per sbaglio?
Se morissi, come potrò ricordare ogni singolo momento rovinato dal sottoscritto?
Se morissi, non ti avrei più nei miei pensieri ogni volta.
Se morissi, non potrei più amarti!
Confesso, ho paura di morire.
Un uomo come me che ha paura? Ridicolo, ma reale.
Moccioso, non so quanto ancora vivrò, ma ti prego che una volta che non ci sarò più leggerai tutto questo.
La cosa più importante è che tu non muoia, non morire per nessuno. Sembrerai egoista e mi dispiace, ma non per me.
Voglio che quel giorno, in cui tutti i giganti saranno spariti, tu sia il primo a correre fuori dalle mura. Libero.
Corri a vedere il mare e sorridi!
Ti amo, moccioso. Finalmente lo posso dire per davvero e con le lacrime agli occhi.
'Non credevo che mi potesse cambiare la vita sconvolgendola completamente.
Per colpa sua tutti i miei ricordi peggiori sono riemersi, ma lo amo.
Non gli dirò mai queste cose, non ne ho il coraggio anche se sono l'uomo più forte dell'umanità.
All'inizio era attrazione fisica, nient'altro, ma dalla prima volta che stava per perdere la vita ho desiderato proteggerlo dal cuore e non perché era un mio dovere.
Ascolta, moccioso, ti amerò fino al giorno della mia morte e ti proteggerò a costo della mia vita ma tu promettimi di essere prudente. Vivi il resto della tua vita felice senza rimpianti, qualunque cosa accada.
'Non possiamo sapere se le nostre scelte sono giuste o sbagliate, dobbiamo fare quello che ci sembra la soluzione migliore a costo di pagarne le conseguenze.'
Ricordatelo!
Sono felice di amarti, ma come sempre l'orgoglio ha vinto su di me...'"
Il resto delle parole erano illeggibili, il corvino le aveva cancellate con tratti neri ed Eren non fece altro che piangere pregando per il suo amato Levi.
//La fine è appena arrivata, non mi sembra vero.
Ci tengo a ringraziare tutte coloro che hanno seguito e che seguiranno la Fan Fiction❤️
Spero vivamente di non ritrovarmi un Berthold sotto casa mia😱
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Sequel Coming Soon🙊
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Aggiornerò entro questa sera 'You Saved Me!' 😚\\
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