4: -Sleepless Night-
Una volta calmatosi, Eren ed Hanji iniziarono a parlare. La donna spiegò per bene in cosa consisteva la missione fuori dalle mura, che si sarebbe svolta di lì a poco.
-Verrò anch'io?- Chiese visibilmente stupito Eren.
-Certamente, non possiamo lasciarti solo e tu sarai il pilastro della nostra strategia.-
-Pilastro?-
-Già, ma ti spiegheremo meglio più avanti. Limitiamoci a conoscerci meglio, per ora.- La castana appoggiò i gomiti sul tavolo incrociando le mani sostenendosi il mento. –Domani vorrei iniziare degli esperimenti.-
Eren impallidì. –Di che tipo?- Balbettò.
-Nulla di pericoloso, non voglio vivisezionarti.- Cercò di sdrammatizzare lei. –Vorrei solo vederti trasformato e cercare di capire meglio la struttura del tuo corpo da titano.-
Il ragazzo lasciò un sospiro di sollievo, anche se dentro di se era nervoso pensando di perdere il controllo ancora una volta.
-Posso chiederti una cosa?- Domandò Hanji tornando seria.
-Certo.-
-Perché volevi entrare nel Corpo di Ricerca?-
Eren ci pensò chiudendo gli occhi.
La risposta la conosceva da tempo, ma avrebbe dovuto essere sincero o mentire? Per quanto fosse lodevole, la sua spiegazione, c'era da prenderlo per pazzo.
Nessuno dopo anni di fallimenti vorrebbe sterminare tutti i giganti di sua iniziativa, le persone preferiscono arruolarsi per poi chiedere di entrare nel Corpo di Gendarmeria e rifugiarsi nelle mura più interne, le mura del re dove si era al sicuro.
-Voglio uccidere ognuno di quei mostri.- Rispose sinceramente, accorgendosi solo in seguito di aver utilizzato le parole peggiori.
Hanji spalancò la bocca, si ricompose e prese parola. –Mi ricordi me anni fa. Anch'io quando sono entrata qui avevo un obbiettivo, massacrare i giganti.
Passando il tempo, a combatterli, mi resi conto che ucciderli non era gratificante come all'inizio. Certo non dico che non sia giusto, ma penso che cercare di capirli e studiarli da vicino sia più interessante.
Ripeto, non voglio insinuare che odio chi li uccide, lo devo fare anch'io, ma se solo potessimo capirli allora potremmo trovare una soluzione.-
Eren osservava la donna che parlava con disinvoltura delle sue idee, la trovava interessante e finalmente capiva perché lei era uno dei capi squadra.
Aveva le idee chiare e ne era convinta, qualità che al castano piaceva.
-Scusa, mi rendo conto che parlo troppo.- Disse in tono di scuse.
-No, per favore, continua.- Rispose Eren incuriosito come non mai.
Hanji sgranò gli occhi stupita, nessuno le aveva mai chiesto di continuare o di parlare delle sue teorie. Quel ragazzo era il primo e la sua curiosità la riempì di gioia.
Parlarono tutta la notte senza neanche un'interruzione, si scambiarono opinioni ed idee.
Molte volte si ritrovarono sulla stessa lunghezza d'onda facendo accrescere la loro nuova amicizia.
Nel frattempo anche qualcun altro passava la nottata sveglio, il caporale Levi era rannicchiato sul suo letto. Aveva una camera singola per stare almeno di notte solo, senza qualcuno che lo osservava incantata o che lo imitasse.
Per quanto fosse affezionato alla squadra, li considerava lo stesso come persone inferiori a lui e alla sua sentenza.
Strinse le coperte perfettamente pulite e profumate intorno al corpo, dormiva al massimo tre ore a notte e ogni tanto ne risentiva.
Gli altri se ne accorgevano, ma nessuno si sarebbe permesso di dire qualcosa o sarebbero state le loro ultime parole.
Chiuse gli occhi solo verso le due di notte ripensando ad Eren ed Hanji, insieme.
Sentì il corpo fremere dalla rabbia, era furioso e non sapeva il motivo.
Aveva visto il moccioso piangere, l'aveva visto soffrire ed era stato male per lui, si sentiva una persona orribile per averlo picchiato anche se lo aveva fatto, sotto ordine di Erwin, per salvargli la vita.
Sentiva una stretta al cuore ogni volta che ripensava al giovane in lacrime, tremante, col gli occhi lucidi ed arrossati.
Levi non conosceva la causa di tante lacrime, ma lo faceva comunque star male.
Allo stesso tempo era furioso e innervosito dal comportamento di Hanji, la quale lo aveva toccato, abbracciato ed accarezzato.
Per un breve lasso di tempo aveva desiderato essere al posto della collega, ma si rese conto di quanto stupido stesse diventando solo per un ragazzino del quale non sapeva nulla, se non che prima o poi sarebbe potuto morire.
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