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26 Odio e Amore

Sei pazzo?
Nico si materializzò al suo fianco in un lampo, afferrò il piatto di pasta al pomodoro che lui si era preso per pranzo e lo gettò nel primo cestino che trovò.
Will lo fissò a bocca aperta –Hai appena buttato il mio pranzo. E il pazzo sarei io?
Nico lo fissò malissimo mentre entrambi si avviavano a un tavolo vuoto.
-E hanno anche il coraggio di chiamarla pasta al pomodoro? Io direi più “ammasso informe con ketchup sopra”. Perché si, quella non era di certo pasta e il ketchup non può assolutamente essere il sostituto del passato di pomodoro.
-Io l’ho sempre mangiata così …
Nico sospirò mentre si sedeva di fronte a lui.
-Capisco che la cucina italiana sia la migliore, ma questa non è cucina italiana, questa è un’imitazione venuta decisamente male.
Will stava di nuovo aprendo bocca per parlare, ma Nico lo interruppe puntandogli l’indice contro.
-E non provare a dirmi che ti piace anche questo schifo.
Will sembrò vagamente imbarazzato –In realtà è così …
Il più piccolo sospirò rumorosamente e quasi si accasciò sul tavolo.
-Senti Will, un giorno te lo preparo io un vero piatto italiano, poi sentiamo cosa avrai da dire su questo schifo di cibo.
-Cos’è che ci prepari?
Leo spuntò dal nulla poggiando rumorosamente il vassoio strapieno proprio accanto al suo, poi si sedette continuando a fissare Nico, in attesa di una sua risposta.
Il ragazzo in questione si rese davvero conto di quello che aveva appena detto e, involontariamente, iniziò a sfregarsi il braccio ricoperto di tatuaggi.
-Stavamo parlando del cibo italiano- rispose allora Will mentre mangiucchiava della frutta, unica cosa rimasta sul suo vassoio. Per togliere del tutto Nico dal suo impaccio continuò –Dove l’hai lasciata la tua bella ragazza?
Leo alzò le spalle e diede un morso al suo hamburger –E’ in quei giorni del mese, quando sono entrato in stanza per chiederle se voleva venire con me a pranzo mi ha sbraitato contro. Metteva paura, davvero.
Will soffocò una risata sul suo cibo.
-Vi immaginate Hazel, Calypso e Annabeth con il ciclo sincronizzato?- Domandò Nico –Come minimo riescono tranquillamente nella missione in una sola giornata.
-E poi ci sterminano perché non hanno più bisogno di noi- continuò Leo.
Nessuno lo contraddisse.
 
Hazel era appena uscita dalla biblioteca.
Stava camminando velocemente per il prato bagnato.
Poco prima aveva piovuto, in quel momento aveva smesso, ma sembrava solo una cosa momentanea visto che il cielo era più nero di prima e prometteva temporale.
Fu a quel punto che vide Percy.
Era seduto su uno dei muretti bassi del portico in quel momento deserto.
Era con la schiena appoggiato a una colonna e stava fumando.
Hazel non potè fare a meno di avvicinarsi.
-Hey- disse attirando la sua attenzione – Va tutto bene?
Lui neanche la fissò mentre rispondeva – Si, si. Non preoccuparti.
Lei si morse internamente la guancia per non rispondergli che era un bugiardo.
Sicuramente ricordava che Hazel poteva benissimo capire che stesse mentendo, solo che non ne aveva proprio voglia di parlare.
Poi le venne un’idea e gli si avvicinò con un principio di sorriso –Ricordi, no?
-Che cosa?- Percy buttò la cicca della sigaretta finita a terra e si girò a fissarla.
-Siamo una famiglia, puoi parlarci di tutto quello che vuoi, noi saremo sempre pronti ad ascoltarti.
Gli strinse un braccio per rafforzare ciò che aveva detto.
Lui rispose al sorriso – Grazie Hazel, ma davvero, non è nulla d’importante. Non così tanto, non per voi.
Le arruffò i capelli con una mano e si alzò, allontanandosi lentamente.
Hazel rimase ferma a fissarlo, fino a quando non fu affiancata da un’altra persona.
-Guarda che congeli qui fuori- le disse Frank mentre le metteva un braccio intorno alle spalle.
Lei si girò a fissarlo e si perse nel suo sguardo.
Infine lo abbracciò strusciando la testa nel suo maglione caldo.
-Sono felice di avere te.
Frank sussultò a quella improvvisa dichiarazione, molto probabilmente le sue guance si erano anche imporporate.
Non rispose, però strinse Hazel a se un po’ più forte.
Passarono diversi secondi, o forse minuti, quando decisero di spostarsi dentro.
Stavano camminando mano nella mano quando Frank domandò – Non pensi sia tutto sbagliato?
-Cosa?- Chiese Hazel a sua volta corrugando la fronte.
-Questo. Tutto questo.
E indicò le loro mani intrecciate.
Hazel trattenne il fiato e cautamente chiese –In che senso?
Frank non poté non notare la sua faccia spaventata, così strinse la sua mano più forte e si affrettò a dire –Aspetta, aspetta! Che hai capito!
La ragazza tornò a respirare e gli diede un leggero pugno sulla spalla –Non farlo mai più!
Frank abbozzò un sorriso, poi riprese a parlare.
-Volevo dire: Era voleva che noi diventassimo amici per cooperare meglio, ma c’è anche il lato negativo. Più ci conosciamo tra di noi e più questi legami possono metterci contro. Inoltre, hai visto come si è ridotto Percy?
La ragazza storse la bocca –Qualche volta l’amore fa proprio schifo.
 
Annabeth stava pensando alla conversazione avuta la mattina precedente con Nico, mentre si dirigeva in camera di Percy e Will.
Erano quasi le dieci di sera, fuori pioveva a dirotto e in giro non c’era quasi più nessuno.
Quando bussò alla porta non ebbe nessuna risposta.
Era quasi tentata di andare via, forse entrambi i ragazzi stavano già dormendo. Ma si disse che non l’avrebbe mai saputo se non avesse controllato.
Aprì lentamente la porta, non chiusa a chiave, e infilò la testa al suo interno.
Il letto di Will era intatto e immacolato.
Percy invece si trovava nel suo, dalla posizione si capiva benissimo che si era steso per ascoltare della musica e poi si era addormentato.
Ad Annabeth spuntò un vero sorriso timido in volto, entrò chiudendosi ancora più lentamente la porta alle spalle e si avvicinò al letto del moro.
Si sedette al suo fianco e piano gli tolse un auricolare per portarselo al suo orecchio, era appena iniziata una delle canzoni che adorava di più.
Fu mentre iniziava il ritornello che sentì il ragazzo muoversi, lei si immobilizzò sul posto.
Percy aprì lentamente gli occhi, ancora visibilmente assonnato.
-Hey- mormorò con la voce impastata di sonno.
-Mi piace un sacco questa canzone- commentò lei con un filo di voce.
Il moro si aprì in un nuovo sorriso e le mise un braccio intorno alla vita, poi delicatamente le fece pressione per farla stendere con lui sul letto.
-Anche a me. Resti qui? Sono davvero stanco e non dovrei farmi odiare da te anche mentre dormo.
La sua frase si perse in un mormorio mentre chiudeva gli occhi e rientrava in quello stato di torpore.
Lei non fece resistenza, si tolse le scarpe ed entrò dentro il piumone mentre il ragazzo si accoccolava meglio sul suo petto.
-Io non ti odio, Percy- sussurrò infine mentre si faceva trascinare a sua volta nel sonno, cullata dalle note di quella bellissima canzone.
 
Verso le undici bussarono alla loro porta, Nico fece una specie di grugnito facendo capire a Leo che doveva andare ad aprire lui.
Leo fece come richiesto e si trovò davanti Will, un sorriso imbarazzato e un cuscino in mano.
Si portò una mano dietro la nuca mentre iniziava a parlare.
-Ehm… Percy e Annabeth sono insieme in camera, forse si sono messi insieme o forse lo faranno presto, comunque non mi va di dormire li quando potrebbero svegliarsi e fare cose poco caste- e fece una faccia disgustata al solo pensiero.
-Non è che potreste ospitarmi? Dormo anche a terra. Non so da che altra parte andare, Jason e Frank non sono in stanza insieme, ci siete solo voi e …
-Ok, ok. Non preoccuparti.- Rispose tranquillamente Leo facendolo entrare.
-Non può dormire a terra, si prenderà l’influenza come minimo- commentò Nico dalla sua postazione rannicchiata sotto le sue coperte nere.
Fuori un lampo illuminò il parco sottostante, il tuono arrivò pochi secondi dopo, quasi a voler dichiararsi d’accordo con le parole di Nico.
-Quindi dorme con te?- Chiese Leo corrugando la fronte.
Nico lo guardò impassibile per mezzo secondo.
-No, dorme con te- e lo disse con un tono che  chiuse ufficialmente il discorso e non ammetteva repliche, per marcare meglio la cosa si girò verso il muro e chiuse anche qualsiasi contatto visivo.
Leo si ritrovò a sospirare silenziosamente alzando gli occhi al cielo.
Non che gli facesse alcun problema dividere il letto con Will, lo trovava divertente e gli faceva davvero simpatia, ma aveva come la sensazione che il biondo sarebbe stato più felice con un’altra compagnia.

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