spoiled brat ➵ 🍋💋
plot guide: chat noir scopre la cotta segreta di marinette. decide di stuzzicarla un po' per farla innervosire, ma non immagina nemmeno a cosa porteranno quei giochetti che lui crede tanto innocenti..
Adrien era da poco riuscito ad evadere dalla sua lezione di cinese, ma sapeva che non sarebbe potuto andare lontano, con il suo gorilla alle calcagna. Ma una certa maschera nera avrebbe sicuramente aiutato. Ora, cercava solo un posticino confortevole in cui passare un po' di tempo e rilassarsi.
La finestra della mansarda a casa Dupain-Cheng era sempre aperta per Chat Noir, e anche quando non lo era, lui trovava sempre un modo per intrufolarsi. E così fece. Sgusciò nella stanza in cima al palazzo dalla botola sul soffitto. Conosceva bene quel posto, ormai. Fare visita alla sua compagna di classe dai capelli neri era la sua attività preferita, quando doveva sfuggire dai suoi doveri da figlio-modello.
Marinette era seduta in modo scomposto sulla sua sedia girevole, di fronte lo schermo del computer. La sentì sospirare profondamente, e solo allora si accorse che fissava il proprio cellulare con aria sognante. Non l'aveva ancora sentito: Chat Noir non poteva perdersi una tale occasione. Con un balzo silenzioso, atterrò sul letto della ragazza, poi di nuovo sul pavimento. Camminò verso Marinette lentamente, senza produrre il benché minimo suono, fino a quando non fu alle sue spalle. Si chinò verso di lei, abbastanza vicino da sfiorare i suoi capelli con la punta del naso. - ciao, principessa. -
Marinette saltò così in alto che rischiò di cadere dalla sedia e sfracellarsi sul pavimento. Il suo cellulare cadde rovinosamente a terra, mentre lei schizzò in piedi con l'espressione più terrorizzata che Chat avesse mai visto. Quel terrore si trasformò in rabbia, appena la ragazza identificò la figura clandestina in piedi nella propria stanza. - si può sapere che diavolo di problemi hai?! -
Il ragazzo portò entrambe le mani dietro la schiena e si dondolò sui talloni con fare innocente. - è sempre bello vederti, purrrincipessa. - disse ammiccando, sapendo perfettamente quanto quelle battute così pessime facessero arrabbiare Marinette.
La ragazza incrociò le braccia al petto. - sì, come no. - borbottò. - nessuno ti ha mai insegnato a bussare, comunque? Potevo essere nuda, o peggio, con Alya. -
- ouch, quella ragazza avrebbe potuto creare qualche problema, hai ragione. - Chat schioccò la lingua. - in quanto all'essere nuda, a me non sarebbe dispiaciuto affatto. -
- ovviamente. - Marinette ruotò gli occhi. Si chinò a raccogliere il suo cellulare che giaceva a terra, quando questo catturò l'attenzione di Chat. Il ragazzo allungò la mano per afferrarlo, ma lei lo tirò fuori dalla sua portata.
- oh, cosa abbiamo qui? - Chat si spinse su di lei per afferrare il telefono. Marinette lo spinse indietro. - hey, lasciami stare! - Ma lui era più agile e forte, e alla fine non fece fatica a strappare l'oggetto dalle mani di Marinette.
Una volta conquistato il bottino, Chat saltò indietro, e con una teatrale capriola atterrò sul soppalco del letto. - Chat! Ridammelo! - Marinette si lamentò, cercando di raggiungerlo.
- oh, andiamo Marinette, non dirmi che hai qualcosa di compromettente da nascond.. - Chat sentì la gola seccarsi. Il ghigno sul volto scomparve. Sul cellulare di Marinette c'era una cartella di foto, di tante foto, chiamata Boyfriend Material.
Le foto ritraevano niente di meno che Adrien Agreste.
Chat fu riportato alla realtà quando Marinette gli tirò un orecchio, prima di strappargli il telefono dalle mani. - ouch. - si lamentò massaggiando l'orecchio di pelle nera. Guardò Marinette fulminarlo con lo sguardo e riporre gelosamente il telefono nella tasca dei jeans. Fu allora che la realtà lo investì come un treno.
A Marinette Dupain-Cheng piaceva Adrien Agreste. E Adrien Agreste era lui.
Ma questo lei non doveva assolutamente saperlo.
- piccola, pensavo di essere io il tuo principe azzurro. Chi è quel tizio nelle foto? - cercò di sembrare il più naturale possibile, punzecchiando la ragazza con il gomito.
Marinette non alzò nemmeno lo sguardo su di lui.- non sono affari che ti riguardano. - mormorò lei a mezza voce.
Chat incrociò le braccia al petto. Beccata. - non sarà mica quella peste viziata della tua classe, uh? -
Marinette sentì i fili che la tenevano insieme spezzarsi. - cosa.. -
- ma sì, il figlio dello stilista.. Umh, Agreste, no? -
- lui non è una pe.. -
- non dirmi che ti sei presa una cotta per uno come lui? -
Marinette increspò le sopracciglia. - cosa vorresti dire con uno come lui? - disse con tono velenoso, posando una mano sul fianco.
Chat scrollò le spalle. - oh andiamo, Mari. Non essere ingenua. Figlio dello stilista più famoso in tutta la Francia? Ricco da far schifo? Amico della figlia del sindaco? Quanti altri stereotipi ti servono per creare il cliché perfetto? -
Marinette era sconcertata. Lo fissava con gli occhi sgranati, cercando di decodificare le sue parole: non aveva mai sentito tante stronzate venire fuori così rapidamente dalla bocca di qualcuno. - tu non hai la minima idea di cosa stai dicendo.. -
- oh, io invece credo di sì. - Chat la interruppe. Ma adesso la sua espressione non nascondeva alcun ghigno, né il suo umore era in vena di scherzi. - lui è il ragazzo perfetto, non è così? Ha tutto ciò che si possa desiderare. E' ovvio che ti sia venuto in mente di andare dietro proprio ad un figlio di papà come Adrien Agreste. Ma lascia che ti dica una cosa, Marinette. Non è tutto oro quello che luccica, e sicuramente quel tizio non si avvicina nemmeno lontanamente al tuo patetico ideale di perf.. -
- adesso basta! -
Chat Noir deglutì. Si aspettò che Marinette cominciasse ad urlare e a sbattere i piedi, magari anche che gli desse uno schiaffo. Gli sembrò di essere colpito da un macigno, quando invece la vide con li pugni stretti e gli occhi lucidi.
- tu... - lei puntò il dito al suo petto. - non ti lascerò dire una sola parola in più riguardo ad Adrien. -
Gli occhi blu di Marinette lo fissavano duramente, mentre lei parlava a voce bassa e severa. - lui non è una peste viziata, e sicuramente non è uno stupido cliché umano. Lui è.. E'.. Meraviglioso. Lui è letteralmente la persona migliore che io abbia mai incontrato. Da quando lo conosco non l'ho mai visto fare qualcosa che fosse per il proprio bene e non per quello altrui. E' buono, generoso, intelligente, dolce, e si prende cura delle persone a cui vuole bene.. E tu.. Tu non hai alcun diritto di parlare di lui in quel modo, mi hai sentito? -
Chat deglutì, abbassando le orecchie. Adesso non aveva idea di cosa dire. Quando lui non rispose, Marinette scosse la testa, contrariata. Si voltò e camminò lontano da lui, passandosi una mano tra i capelli sciolti. Se ne stava già pentendo, non era necessario che Chat sapesse cosa provasse per Adrien, ma ora era troppo tardi.. Aveva voglia di sparire. Doveva decisamente imparare a controllarsi, e a far lavorare prima il cervello, e poi la lingua.
Per la prima volta, Adrien Agreste aveva davanti a sé qualcuno che non lo giudicava per il suo cognome o per i suoi bei capelli, ma per tutto il resto. Tutto quello che lui stesso non era mai riuscito a vedere.
- lo pensi davvero? - chiese lui all'improvviso. Marinette rabbrividì. Si voltò verso Chat lentamente, trovandolo fermo nello stesso punto in cui l'aveva lasciato. - quello che hai detto di Adrien... Lo pensi davvero? - aveva quasi paura di sentire la risposta.
- ogni singola parola. - Chat sospirò. Il peso che aveva portato sul cuore da tanto tempo, ormai, sembrò farsi più leggero.
- dovresti dirglielo. - mormorò. - sono sicuro che gli farebbe piacere sapere che una persona come te lo trova tanto.. Buono. -
- come me? - Marinette soffocò una risata sarcastica. - vuoi dire, una persona impacciata, distratta e imbranata come me? Nah. Non penso che gli interessi il mio parere. -
Chat avrebbe voluto urlare, in quel momento. Certo che mi interessa il tuo parere, come potrebbe essere altrimenti? - s-sono certo che Adrien apprezzerebbe, invece. -
Marinette scrollò le spalle. - tanto lui non sa nemmeno che esisto. -
Il cuore di Chat sembrò frantumarsi un po' di più, in quel momento. Marinette non poteva essere seria... Giusto? - che vuol dire? Certo che sa che esisti. Siete nella stessa classe. -
La ragazza scosse la testa. - sì, ma.. Ugh. Non lo so. - la sua voce tremò. - certe volte mi da l'impressione di non accorgersi nemmeno di me. Come se la mia presenza non facesse alcuna differenza nella sua vita. - abbassò la testa. - come se potessi sparire.. E lui nemmeno se ne accorgerebbe. -
Chat non capiva. Marinette era sicuramente una presenza fondamentale nella sua vita, sia quando lui era Adrien, sia quando era Chat Noir. In entrambi i casi, non avrebbe potuto immaginare le sue giornate senza quella ragazza perennemente presente, sempre pronta a portare luce e gioia nella sua esistena buia e fredda. Cosa aveva mai fatto per farle credere il contrario?
Adesso Marinette era lì, in piedi davanti a lui con la testa bassa, come se il mondo le fosse appena caduto addosso. E forse era successo veramente.
E forse, solo forse, un po' era anche colpa sua.
- Marinette, io... -
- ma non lo posso biasimare. - lo interruppe, sorridendo. Ma quel sorriso era amaro, segnato dagli occhi lucidi di lacrime. - nessuno ha bisogno di un disastro come me. - fu allora che la sua voce si spezzò definitivamente, lasciando spazio ai singhiozzi.
Chat era furioso. Strinse i pugni tanto forte da affondare gli artigli nei palmi. Che idiota. Come aveva potuto permettere che Marinette si sentisse così? Come aveva potuto permettere che lei avesse anche solo il minimo dubbio riguardo la loro amicizia? Che avesse il minimo dubbio riguardo a quanto fosse straordinaria?
- Mari.. - Chat camminò verso di lei, che si faceva sempre più piccola nel suo corpicino minuto. La ragazza scosse la testa strizzando gli occhi, per trattenere le lacrime. Non funzionò.
- no, Chat, va tutto bene. - mentì. - ci... Ci sono abituata. -
Il ragazzo si morse le labbra, cercando di reprimere la rabbia che sentiva verso se stesso. L'ultima cosa che gli serviva era perdere le staffe di fronte a Marinette. Posò una mano sulla sua spalla, e con l'altra le alzò il mento delicatamente. Le asciugò le lacrime con il pollice, e quando i loro occhi si incontrarono, la rabbia che sentiva sembrò tornare alla quiete. - principessa.. -
Avrebbe voluto dire tante cose. Avrebbe voluto chiederle scusa per come l'aveva ridotta, e magari far cadere la sua maschera una volta per tutte. Ma in quel momento riuscì solo a fissare il viso provato della ragazza, gli occhi gonfi di lacrime, le guance arrossate, e le labbra schiuse. Chat deglutì. Il suo corpo era ad un passo da quello di Marinette, la mano ancora sulla sua guancia. Prese un respiro. - bisogna essere dei veri idioti per non accorgersi di te. -
Le ginocchia di Marinette divennero gelatina. Fu sorpresa quando non si sciolse all'istante, di fronte agli occhi di Chat che la analizzavano, alla sua voce roca e le mani calde a solleticarle la pelle. Agì di istinto.
Si tirò sulle punte dei piedi, e le sue labbra furono su quelle di Chat.
Nessuno dei due si mosse, non sembrò nemmeno reale, all'inizio. Ma quando la ragazza si staccò, trovò gli occhi sgranati del ragazzo fissarla sconcertati. La sua corazza venne giù come un castello di carte.
- oh mio Dio, mi dispiace. - indietreggiò a testa bassa. - io non.. non so cosa mi sia.. - Ad interromperla fu un secondo bacio, e stavolta, non avrebbero lasciato che finisse così all'improvviso.
Marinette aveva già assaporato quelle labbra, una volta, ma questo era completamente diverso. Chat Noir non era stato ipnotizzato da un'akuma, e lei non stava cercando di riportarlo alla ragione. Era tutto reale, adesso. Le loro bocche fuse insieme, le mani di Chat a tenerle il viso. Nessuno dei due poteva chiedere di meglio.
Marinette sussultò quando si sentì sollevare da terra, e ora tutto il suo peso era tenuto su da Chat Noir, che la stringeva intorno al busto e assaporava le sue labbra con foga. Avvolse le braccia intorno al suo collo, rispondendo a quel bacio con la stessa intensità. C'erano tante parole non dette, in quel bacio, tanti segreti, tante verità che faticavano a venire a galla. Solo che adesso, tutto sembrava essere perfetto così come era.
Chat esplorava la bocca di Marinette con la lingua, chiedendosi cosa stesse facendo ma, allo stesso tempo, desiderando che qualsiasi cosa quel momento fosse, sarebbe durato il più a lungo possibile. Aveva paura che una volta finito, ci sarebbero state troppe cose da dire, troppe spiegazioni da dare. Tanto valeva ritardare quel momento quanto poteva.
Allungò una mano dietro la propria schiena per afferrare il bastone di metallo, senza mai smettere di baciare Marinette. Stese l'arma in verticale e entrambi furono sollevati verso l'alto, per poi atterrare sul letto morbido della ragazza. La senti sospirare nella sua bocca, quando la lasciò stendere sul proprio corpo. Si staccò. Nessuno disse una parola.
Gli occhi blu di Marinette avevano una luce che Chat non aveva mai visto. Non c'erano più lacrime ad offuscarle la vista, solo un velo di eccitazione per star facendo qualcosa di tremendamente sbagliato, ma che in quel momento sembrava così giusto.
Marinette si morse il labbro. Non poteva fare altro che fissare la figura stesa sotto di lei, i capelli biondi in disordine sulla fronte, gli artigli che le sfioravano le guance bollenti, le labbra umide, gli occhi nascosti dietro una maschera. - wow. - Già. Wow. Stava forse sognando? Le sembrò come se all'improvviso tutto quello che aveva cercato e di cui aveva bisogno, fosse finalmente lì, davanti ai suoi occhi. Anche se, in effetti, tutto ciò era sempre stato lì sotto il suo naso. Doveva solo rendersene conto.
- che c'è, principessa, il gatto ti ha preso la lingua? - Chat ridacchiò.
La ragazza ruotò gli occhi. Nope, non stava sognando, quello era decisamente Chat Noir, con il suo dannato sorrisetto e le sue battute da quattro soldi. - ugh, sta zitto. - lo baciò di nuovo.
Sentire Chat gemere nella sua bocca la rendeva ancora più instabile di quanto non fosse. Lui poté quasi giurare di averla sentita sciogliersi tra le sue mani. Ribaltò le posizioni.
Quando Marinette fu stesa si schiena, guardò su verso di lui, notando le sue pupille dilatate e le labbra gonfie. Chat si abbassò su di lei per rivendicare l'ennesimo bacio. Era confusionario, affrettato, umido. Potevano a malapena respirare, tra le loro lingue intrecciate e i denti che si scontravano.
Le mani del ragazzo caddero inevitabilmente sul corpo di lei, pronte ad analizzare ogni curva, ogni dettaglio della figura di Marinette. Lui lasciò le sue labbra solo per gettarsi a capofitto sul suo collo, per lasciare il suo marchio con le labbra e con i denti. - Chat... - sentire Marinette in balia del suo controllo gli diede una scossa di autostima. Le strinse il sedere con gli artigli, mentre assaporava la sua pelle sempre più a fondo.
- Mari.. - Chat graffiò la sua pelle con i denti affilati, ricevendo un gemito in risposta.
- n-noi.. Non dovremmo farlo. - disse lei, stringendo tra i pugni i capelli di Chat.
- hai ragione. - il biondo fece scendere i suoi baci sul petto candido di Marinette. - a te piace già qualcun'altro. -
La ragazza sospirò, inarcando la schiena. - e anche a te. -
Le mani fredde del felino raggiunsero i suoi fianchi. Si introdussero sotto la maglia sottile, e lei rabbrividì. - chiedimi di fermarmi e lo farò, Marinette. - sussurrò alzandole la maglia.
I baci di Chat avevano raggiunto lo stomaco di Marinette. La ragazza boccheggiava in cerca d'aria, mentre accarezzava i capelli del ragazzo steso su di lei.
- non ti fermare. -
Fu il segnale definitivo. Chat reagì all'istante, sganciò il bottone dei jeans di lei e in un movimento rapido li tirò via, godendosi la vista delle sue gambe nude. Portò i propri baci sempre più vicini a ciò che bramava di più, inumidendo la pelle della ragazza e facendola arrossare. Sfiorò i suoi slip neri con gli artigli, delineandone le cuciture. Sentiva Marinette contorcersi al minimo contatto, e sorrise compiaciuto. - sei sicura? - chiese lui per l'ultima volta.
Lei deglutì, annuendo energicamente. - sono sicura. - disse impaziente. Presto, la bocca di Chat fu in posti che Marinette non sapeva nemmeno si potessero raggiungere. Dovette coprirsi la bocca con la mano per tenere dentro sé i suoni che lui stava provocando. L'ultima cosa che voleva era che i suoi genitori sentissero cosa stava succedendo in quella stanza.
Il modo in cui lui la tocca le faceva credere che avesse avuto tutto il tempo del modo per fare pratica, perché maledizione, ci sapeva fare.
Chat si godette ogni istante di quel loro momento. Marinette si agitava e soffocava i suoi gemiti sotto di lui, per quello che le stava facendo. Fu attento a non graffiarla con i suoi artigli mentre le sue dita esploravano l'intimità della ragazza. Le baciò di nuovo lo stomaco e fece le fusa quando lei gli toccò i capelli. - sei bellissima. -
Chat Noir tornò sul viso di Marinette. Le scostò i capelli dalla fronte bagnata di sudore e la baciò, lasciandole sentire il suo stesso sapore. Le mani tremanti di Marinette raggiunsero il campanello al suo collo. Tirò giù la zip del costume, e i pettorali del ragazzo si mostrarono ai suoi occhi. Quando posò entrambi i palmi freddi sulla pelle accaldata del ragazzo, questo gemette, staccandosi dalla sua bocca. Rimasero in silenzio, fronte contro fronte mentre lei scopriva il suo corpo abbastanza da permetterle di vedere tutto di lui. Deglutirono entrambi.
Contrariamente a quello che pensava Marinette, lei non era la sola a non avere esperienza.
Chat la aiutò a sfilarsi la maglia, regalandole altri baci e carezze sul seno e sul petto. Posò l'ultimo bacio sulla sua fronte, per poi rifugiare il viso nell'incavo del collo. - farò piano. - la rassicurò quando notò come tremavano le sue mani. - te lo prometto. -
Tutto quello che Marinette dovette fare fu annuire, e i loro corpi cominciarono a muoversi insieme. La ragazza strinse le braccia intorno al busto di lui, che ora la schiacciava contro il materasso. Sussurrò gemiti al suo orecchio, graffiò la sua schiena, strinse i denti, ricordandogli in ogni momento che era lui la sola ragione per cui lei si sentiva così bene.
Ad ogni nuova spinta, Chat le regalava un altro bacio sul collo. - principessa. - non dimenticò mai di farla sentire come tale. Si assicurò che fosse sempre a suo agio, e che nessuno di quei gemiti fossero dovuti al dolore.
In qualche modo, entrambi erano consapevoli che ciò che stava accadendo avrebbe cambiato tutto: niente sarebbe stato più come prima. E avevano paura.
Quando tutto finì, Marinette trattenne il respiro. Non avrebbe sopportato di vedere Chat alzarsi da quel letto e sparire, e poi doverlo rivedere in battaglia e fingere che niente di tutto ciò fosse accaduto.
Anche Chat trattenne il fiato: cosa avrebbe fatto d'ora in poi? Ogni volta che avrebbe visto Marinette, come Adrien o come Chat, tutto ciò che avrebbe avuto in testa sarebbero stati quei momenti. Non era sicuro di poterlo sopportare.
Si stese al suo fianco e la tirò vicino a sé. Si prese il suo tempo per respirare e riprendere fiato, ma continuò comunque ad accarezzare la spalla della ragazza al suo fianco. Questa di accucciò al suo petto, tra le braccia ancora coperte dal costume. Tremava, e Chat temeva che se ne stesse già pentendo.
- bimba. - disse . Marinette alzò la testa su di lui. - stai bene? -
La ragazza si morse le labbra. - e tu? - evitò la domanda.
Chat non riuscì a trattenere un sorriso. - non sono mai stato meglio. - ammise. Guardò le guance di Marinette arrossarsi a vista d'occhio, prima che lei mormorasse un "nemmeno io", sorridendogli debolmente.
Lasciò che si accucciasse al proprio petto di nuovo. Entrambi chiusero gli occhi, e rimasero in silenzio.
Anche se c'erano tante cose che avrebbero dovuto dire, ma che sarebbero rimaste dei segreti ancora a lungo.
BONUS:
- tu! Lurido umano! - Plagg volteggiò intorno ad Adrien non appena questo si fu ritrasformato. - la prossima volta che decidi di farti la tua principessa, lasciami. fuori. dai tuoi. affari. -
Adrien si gettò sul suo letto, fissando il soffitto con aria sognante.
- hai idea di quanto sia stato disgustoso? Dio, hai.. Hai messo le dita nella.. Ugh! -
Il ragazzo biondo sospirò, ripensando a quanto era appena successo. Il kwami non poté che ruotare gli occhi e ringhiare contrariato, mentre si lasciava cadere sul divano della stanza. - uff. Nemmeno una tonnellata di camembert mi farà dimenticare quello che ho visto. -
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