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Capitolo 32

C'era qualcosa che le dava fastidio.
Sarah storse il naso, alzando una mano e scacciando qualsiasi cosa le stesse pungolando la guancia, sperando di poter tornare al suo sogno, ma vanamente dato che il disturbatore riprese nuovamente: «Cosa...?» mormorò, aprendo gli occhi e osservando l'ambiente.
Perché camera sua sembrava una sala da pranzo?
E perché lei non era sdraiata nel suo letto?
Ok. C'era qualcosa che non andava.
Si mise a sedere, sbattendo le palpebre e passandosi le mani sul volto, cercando di scacciare gli strascichi del sonno, guardandosi attorno spaesata: «Buongiorno, bella addormentata.» la salutò la voce di Rafael alla sua sinistra, facendola voltare e incontrare lo sguardo grigio e divertito del ragazzo.
«Cosa?»
Perché Rafael era a casa sua?
«Ce la fai a svegliarti?»
«Perché sei a casa mia?»
«Veramente sei tu che sei da me.»
Sarah si tirò su, osservando la sala da pranzo e il salotto, lo stesso dove la sera prima Alex e Flaffy avevano guardato Il signore degli Anelli, spostando poi l'attenzione sul ragazzo in piedi accanto a lei e con un piatto in mano: «Io...»
«Sei crollata, ieri sera. Lo so.» sentenziò Rafael, mettendole davanti il piatto e scuotendo il capo: «Ero lì tranquillo che stavo facendo i miei compiti di fisica, alzo la testa e ti trovo che dormi tranquilla e beata. Ah, fra l'altro da bravo cavaliere ho provato a prenderti per metterti a letto, ma mi hai rifilato in ordine un calcio e un pugno...»
«Scusa...»
«Tranquilla. Li ho evitati entrambi, però per evitare altri colpi, ti ho lasciato a dormire qui.»
Sarah annuì con la testa, guardandosi attorno: «Alex?»
«Se la sta dormendo della grossa. Ha detto di non chiamarlo, però dovrò farlo prima di andare a scuola, dato che viene Wei a darmi il cambio come sua babysitter..»
«E questo cosa è?»
«Pane e marmellata.» le spiegò Rafael, sparendo dietro una porta e urlando dall'altra stanza: «Io non bevo caffè per...beh, sai il perché, quindi che preferisci? The, latte, cioccolata oppure succo?»
«Oh. Non preoccuparti, io...»
«Se pensi di andare a casa, non ce la farai.» dichiarò il ragazzo, facendo capolino dalla porta: «Anche se ti trasformi. Invece, fai colazione poi un voletto a recuperare i libri e...tadan! In perfetto orario per la scuola! Che cosa vuoi bere?»
Sarah annuì: «The, grazie.» mormorò, prendendo una delle due fette di baguette e studiando attenta la marmellata: «A cosa è?»
«Il the? Mh. Penso sia the normale, non ho controllato quando l'ho comprato...»
«No, la marmellata.»
«More.»
Sarah annuì, anche se il ragazzo non poteva vederla e addentò il pane, assaporando la friabilità della crosta e poi il sapore zuccherino della confettura: «Buono...»
«Non hai mai fatto una vera colazione francese?» le chiese Rafael, uscendo da quella che Sarah pensava fosse la cucina con due tazze fumanti in mano: «Zucchero? Limone?»
«Entrambi.» mormorò Sarah, osservando la sua kwami svegliarsi e guardarsi attorno spaesata: «Hai anche del miele?»
Rafael annuì, tornando in cucina e ritornando con un piccolo vassoio ove aveva poggiato un barattolo di miele, due cucchiaini, alcune fette di limone e la zuccheriera: «Per le signore.» sentenziò, osservando Mikko volare fino al barattolo e cercare di aprirlo con le zampette; sospirò, prendendo il contenitore e lo aprì, ridandolo alla kwami: «Flaffy!» gridò poi, avvicinandosi alla porta che dava sul corridoio delle camere: «Sveglia!»
«Arrivo. Arrivo.» sbottò il kwami blu, volando a zig zag per il corridoio e sbadigliando: «Il tuo re esige il suo cioccolato.» sentenziò Flaffy, raggiungendo il tavolo e sedendosi accanto a Mikko: «Cioccolato per i Nazgul!»
«Io ti requisisco i film.»
«Non puoi, Rafael!»
«Posso eccome!» sentenziò il ragazzo, tornando in cucina e borbottando qualcosa contro il kwami e tornando con una scatola di cioccolati: «Vorrei fare colazione. Il re dei Nazgul ha altro da ordinarmi?»
«Fai pure colazione e ricorda l'Occhio di Sauron è su di te.»
«Siete sempre così?» domandò Sarah, osservando alternativamente il ragazzo e il kwami.
«Ogni mattina.» sbuffò Rafael, sorridendo alla vista del suo kwami che mangiava con gusto la cioccolata.

Marinette sbadigliò, osservando gli studenti che attendevano la campanella d'inizio delle lezioni, cercando di trovare qualcuno dei suoi amici: «Buondì, Marinette!» la salutò Lila, posandole una mano sulla spalla e facendola voltare: «Bellissima giornata, vero?» sentenziò l'italiana, marciando spedita verso una delle panchine e buttandocisi sopra.
«Qualcosa mi dice che non lo è.» mormorò la mora, avvicinandosi e osservando la compagna: «Qualche problema?»
«Wei.»
«Che ti ha fatto?»
«Oh niente. Ieri mi sono semplicemente dichiarata e lui che fa: eh, ma anche tu mi piaci!»
«E non è una cosa positiva?»
«Lo sarebbe...»
«Ho paura di essermi persa.»
«Buongiorno, ragazze!» esclamò Sarah, raggiungendole e sorridendo a entrambe: «Che si dice?»
«Nulla: mi sono dichiarata a Wei, lui mi ha detto che gli piaccio e...»
«Che cosa bella, Lila! Quindi state insieme ora?»
«Ne dubito.»
«Perché?» domandò l'americana, guardando l'altra ragazza e ricevendo in cambio uno sguardo dubbioso: «Cosa hai fatto?»
«Nulla.»
«Cosa rientra in nulla, Lila?» sospirò Marinette, accomodandosi accanto all'italiana e fissandola attentamente: «Perché non hai l'aria da: Oh mio dio, il ragazzo che mi piace mi ricambia!»
Lila sbuffò, posando i gomiti contro le ginocchia e incassando il viso fra le mani: «Ero così sicura di ricevere un rifiuto da parte di Wei che, quando se n'è uscito con quel "anche tu mi piaci", non ci ho visto più e gli ho tirato contro la borsetta.»
«Cos'hai fatto?»
«Gli ho tirato contro la mia borsetta, poi sono andata a riprendermela e me ne sono andata.»
«E Wei?» domandò Sarah, incrociando le braccia e scuotendo la testa incredula: «Che ha fatto?»
«Niente. Se n'è rimasto tranquillo tranquillo lì, con quella sua espressione calma sul volto.»
«Io non capisco...» mormorò l'americana, portandosi una mano alla bocca e battendosi le dita sulle labbra: «Lui ti piace. Tu gli piaci. Perché ti sei arrabbiata?»
«Perché poteva farmelo capire in qualche modo?»
«Ti ha fatto da scudo contro l'attacco di Mogui.» spiegò Sarah, alzando le braccia verso il cielo: «E da quel che ho visto, nel poco tempo che siamo insieme, è sempre carino con te.»
«Anche Rafael è carino con te, ma tu mica vai a pensare che gli piaci.»
«Mi avete chiamato?» domandò il ragazzo in questione, comparendo alle spalle di Sarah e facendola sussultare: «Avevi dimenticato questa da me.» mormorò, allungando la felpa che l'americana aveva la sera prima: «Capisco che stamattina avevi fretta di andartene, ma...»
«Grazie.» biascicò Sarah, recuperando il capo e gettando un'occhiata veloce a Marinette e Lila, che ascoltavano interessate: «Alex?»
«Wei è venuto prima che io uscissi. Ha detto che lo porta con sé al lavoro.»
«Perfetto.»
«Rafael!» esclamò zuccherosa Lila, tirando su le spalle e assumendo un'aria sicura: «Come mai avevi la felpa di Sarah? E cos'è questa storia che stamattina aveva fretta di andarsene...»
«E' venuta da me ieri sera.»
«Oh.»
«Per controllare Alex.»
«Certo, Sarah. Certo.»
«E si è addormentata e...»
«E quando stamattina mi sono svegliata, sono corsa a casa mia per recuperare i libri e mi sono dimenticata la felpa. Contenta, Lila?»
«Contentissima.»
«Disse quella che ha gettato la borsetta in faccia a quello che gli piace dopo essersi dichiarata e aver scoperto di essere ricambiata.» mormorò Marinette, scrutando l'entrata della scuola e notando la figura di Adrien: alzò un braccio verso l'alto, catturando l'attenzione del ragazzo che si diresse verso di loro con Alya e Nino.
«Per la mia principessa.» dichiarò il biondo, sedendosi accanto a Marinette e spintonandola leggermente per farsi spazio, sorridendo allo sguardo furente di Lila, che si era ritrovata nell'angolo della panchina.
«E per noi?» domandò Rafael, guardando il piccolo pacchetto e poi il compagno di scuola.
«Per voi niente.»
«Fa parte di una scommessa che Adrien ha perso.» spiegò Nino, sorridendo impacciato al moro: «Per un mese, Adrien deve fare un regalo a Marinette ogni giorno.»
«Oh.»
«Non lo apri?» chiese Adrien, sorridendo angelico di fronte all'occhiataccia della ragazza: sapeva benissimo il perché lei non si era fiondata sulla scatolina e si stava trattenendo dal ridere.
«Ho paura.»
Il biondo sghignazzò, chinandosi verso di lei e sfiorandole l'orecchio con le labbra: «Non c'è nulla di cui aver paura, my lady. Certe cose le lascio per quando siamo soli.» decretò, notando come le guance le erano diventate rosse; la osservò sospirare e scartare lentamente il piccolo regalo, aprendo poi la scatolina e portandosi all'altezza degli occhi il portachiavi con un pendente a forma di felino: «Ti piace?»
«Ha il tuo sguardo.»
«Non è vero!»
«Oh sì!» sentenziò Marinette, portandolo davanti al visto e Adrien lo studiò: quel gatto aveva uno sguardo impertinente e leggermente vacuo: «E' esattamente uguale al tuo.»
Il biondo s'imbronciò, tirandole una ciocca di capelli e facendole poi la linguaccia: «Questa me la pagherai.» sentenziò, facendole l'occhiolino e sorridendo quando le guance della ragazza si tinsero nuovamente di una tonalità cremisi.

Alex sbadigliò, osservando il ragazzo cinese che stava caricando alcune scatole su un vecchio camioncino: si era presentato quella mattina a casa di Rafael, dicendo di chiamarsi Wei e che sarebbe stato la sua ombra durante la giornata per evitare che Coeur Noir potesse catturarlo e farlo suo schiavo di nuovo.
Come se fosse possibile...
Comunque Wei lo aveva portato con sé al lavoro - a quanto aveva capito fra i loro pessimi francesi -, aveva una ventina d'anni e lavorava per mantenersi, inoltre era anche il supereroe che rispondeva al nome di Tortoise: quello con lo scudo alla Captain America, aveva spiegato il cinese.
Peccato che lui non li avesse mai visti trasformati.
Almeno non come Alex.
Chiuse gli occhi, mentre una visione fugace di uno specchio che rifletteva il suo aspetto gli attraverso la mente: «Va tutto bene?» gli domandò il kwami verde, facendo capolino dalla felpa che Wei aveva abbandonato vicino a lui.
«Sì. Credo.» mormorò Alex, scuotendo la testa: che cosa aveva appena visto?
Uno specchietto portatile che rifletteva il suo aspetto, ma non era lui: sembrava uno dei guerrieri neri di Coeur Noir, aveva riconosciuto perfettamente la maschera nera e gli abiti scuri.
Possibile che...
«Wayzz, giusto?» domandò, attirando l'attenzione del kwami che annuì: «Giusto per sapere, com'ero da Mogui?»
«Mh. Assomigliavi a uno dei suoi guerrieri, però con un'armatura più grande e forse anche più resistente.»
Alex annuì, tamburellando le dita sulle cosce coperte dai jeans: «Penso di essermi appena ricordato qualcosa di quando ero Mogui.»
«Davvero?»
«Sì, c'era questo specchietto e io mi ero riflesso...»
«Forse uno dei Lucky Charm che Ladybug aveva evocato; ogni volta che lo faceva compariva uno specchio.»
«Ci sta.» mormorò il ragazzo, togliendosi gli occhiali e stringendosi il setto nasale fra l'indice e il pollice: «Mi piacerebbe ricordarmi di più, magari dirvi dove sta quella santa donna - sono sarcastico, eh! - o qualcos'altro ma tutto ciò che ricordo è il buio.»
«Non preoccuparti, Alex.» mormorò Wayzz, guardandosi intorno e poi uscendo dal suo nascondiglio, posandogli una zampetta sulla mano: «Ti abbiamo portato via da lei, per noi è già un grande risultato.»
Wei arrivò da loro sbuffando e togliendosi il cellulare dalla tasca dei jeans, posandolo sopra il maglione: «Lila non ti ha ancora risposto?» gli domandò il kwami, prendendo l'apparecchio telefonico e mettendolo al sicuro in una tasca.
«No.»
«Dalle tempo.»
«Chi è Lila?»
«Un'altra Portatrice di Miraculous.» rispose prontamente Wayzz, sorridendogli: «Il suo è quello della volpe e il suo nome da eroina è Volpina.»
«E mi sembra che il nostro amico Wei abbia dei problemi con lei.»
Wayzz annuì, voltandosi verso il suo protetto e sorridendo all'espressione curiosa che aveva in volto: «Vedi, Lila si è dichiarata ieri a Wei e anche lui a lei...»
«Però non so perché mi ha turato contro la borsa.» bofonchiò il cinese, sedendosi per terra e portandosi indietro i ciuffi che gli coprivano la fronte: «Di solito non si gettano fra le braccia?»
«Quello succede nei film, amico. Minimo non gli hai detto quello che si aspettava: anche con la mia ex era così.» Alex sospirò, inforcando di nuovo gli occhiali: «Ti posso dare solo un consiglio: non farti domande e segui l'atmosfera.» dichiarò, sorridendo al cenno affermativo dell'altro: «Con la mia ex funzionava sempre.»

Rafael posò il proprio vassoio al posto accanto a Sarah, osservando gli altri commensali: Adrien stava parlando con Nino, mentre Alya stava mostrando qualcosa sul cellulare a Lila e Marinette: «Qualche problema?» gli domandò Sarah, osservandolo tirare fuori il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans e posarlo sul tavolo.
«No. Niente. Mi sembra strano essere allo stesso tavolo di Agreste.»
«Se vuoi puoi pure andartene.» dichiarò il biondo, voltandosi e osservandolo: «In verità, ho accettato solo perché me l'hanno chiesto Sarah e Marinette, se era per me...»
«Se era per te cosa, mister perfettino?»
«Sai, mi sono appena ricordato che sono ancora in debito di un pugno per quando...»
«Mi sembra che lei si sia difesa perfettamente da sola!» sbottò Rafael, indicando Marinette e sedendosi: «Oltretutto questa storia era già chiusa.»
«Per te.»
«Adrien, ora basta.»
«Ma...»
«Adrien!»
Rafael sghignazzò, afferrando la pagnotta e spezzandola in due, aprì bocca per dire qualcosa ma venne fermato dallo sguardo di Sarah: «Dice il saggio: ci sono momenti in cui è meglio stare zitti!» dichiarò l'americana, continuando a fissarlo finché, con un borbottio, il ragazzo abbassò lo sguardo verso il proprio piatto.
«Lila...» mormorò Alya, chinandosi verso l'italiana e osservando i comportamenti degli altri: «Per caso, mi sono persa qualcosa?»
«Mh. Possiamo dire che Rafael e Adrien hanno trovato qualche punto in comune, uno dei quali è quello di essere sottomessi dalle loro ragazze.» bisbigliò Lila, sorridendo a Sarah quando questa si voltò verso di lei: «E non dire niente a Sarah, pensa ancora di essere single o non ci è ancora arrivata.»
«Sarò muta.» sentenziò Alya, facendole l'occhiolino e ridacchiando fra sé, spostando l'attenzione sul nuovo acquisto del gruppo: «Comunque dici...»
«Sì, prima o poi succederà.»
«Ehi.» mormorò Rafael, portando l'attenzione di tutti su di lui: «Che fate domani sera?»
«Perché, pennuto?»
Il moro girò il suo cellulare verso la tavolata: «A quanto pare Jagged Stone farà un live a Le Cigale.» spiegò, mostrando il sito bianco e rosso del locale, ove faceva bella mostra di sé la locandina del live del cantante inglese: «Ci andiamo?»
«E lo domandi anche?» chiese Adrien, scambiandosi un'occhiata con Marinette e sorridendo, quando la vide annuire: «Alya? Nino?»
«Bro, non si dice mai di no a Jagged.»
«Lo stesso vale per me.»
«Sento se vuole venire anche Alex.» mormorò Sarah, prendendo il suo cellulare e mandando un veloce messaggio all'amico: «Tu, Lila, senti Wei?»
«Chi è Wei?» domandò Alya, guardandosi attorno: «Qui dovete farmi un corso accelerato! Cosa è successo? Perché mi sto perdendo cose?»
Lila prese il cellulare, inviando un veloce messaggio al ragazzo e alzò gli occhi al cielo: «Ti aggiorno dopo, ok? Vorrei evitare che qualcuno mi prenda in giro.»
«Non sta mica parlando di me, vero?» domandò Adrien, guardandosi attorno e cercando consensi da parte degli altri: «Vero che non parla di me?»
«Sto parlando esattamente di te!»
«Giusto per sapere...» mormorò Rafael, attirando nuovamente l'attenzione su di sé: «Quanti siamo in totale? Così vedo se riesco a prenotare un tavolo vicino al palco.»
«Mh. Siamo nove?»
«Ottimo, mister perfettino.» dichiarò il moro, mandando velocemente un messaggio e sorridendo, appena gli arrivò la risposta: «Ok. Abbiamo il posto, non è proprio sotto al tavolo ma è una posizione abbastanza buona.»
«Scusa, ma come hai fatto?» domandò Nino, togliendosi il berretto rosso e calcandoselo nuovamente sulla testa: «Doveva essere tutto...»
«Pieno sì. Ma conosco il proprietario e alle volte do una mano al bar, quindi sono di casa lì e...» Rafael alzò le spalle, sorridendo: «...beh, diciamo che mi hanno fatto un favore.»
«Tu sarai mio amico.»
«Fermi tutti!» dichiarò Lila, mettendo le mani avanti e fissando il compagno: «Felice che tu faccia amicizia, ma qui abbiamo cose più urgenti da pensare: come ci dobbiamo vestire?»
«Cosa?»
«Abbigliamento, Rafael!» sbottò l'italiana, scuotendo il capo e sospirando, cercando man forte nelle altre ragazze della tavolata: «Come dobbiamo vestirci?»
«Ehm. Boh?»

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