Todoroki's pov.
Rimasi lì con il "bambino cresciuto" che accompagnava la mia vita giorno per giorno.
Era proprio bello... Anche ora lo è. Però da piccolo sembrava proprio ingenuo, senza colpe, incapace di mentire.
Sembrava così piccolo, puro, che a toccarlo quasi mi bruciavo.
La sua luce splendeva sempre di più, anche se la sua vita non era granchè.
Ma a lui bastava poco, una carezza, un bacio.. cose insignificanti che però avevano un grosso significato per noi.
Mi decisi a non lasciarlo più solo, volevo diventare un'unica anima con lui.
È strano da dire, la gente ci avrebbe ripudiati, forse anche la sua famiglia od anche la mia.
Forse ci avrebbero fatto del male, ci avrebbero lasciati soli al momento del bisogno... questo è vero, il rischio c'era.
Sapevamo che non potevamo essere accettati come normali essendo due maschi, ma a noi non importava.
Ce ne fregavamo, chi erano loro per giudicare?
Chissà quante bugie, quanti ricatti, quanti peccati avranno fatto coloro che ci giudicano impuri.
Io non mi sento impuro quando sono con lui, perché lui è la mia luce.
Di certo, per un giudizio loro, non mi ammazzerei.
Ma la mia più grande paura non c'entrava me.
Avevo paura che lui non si accettasse o che si facesse abbattere.
Questo sentimento fu abbattuto subito, quando mi prese lui stesso il viso e premette le sue labbra contro le mie.
Forse sono ripetitivo, ma ero davvero felice.
È complicato spiegare come tutto di lui mi rendesse felice:
Occhi,labbra, le lentiggini, i capelli, il suo petto, la sua altezza... tutto ciò che potessi vedere o toccare, mi faceva fremere e desiderare di più.
Ma io non avevo solo il suo aspetto, anche il suo carattere, il suo amore, tutto per me.
Avevo un intero corpicino compreso di anima solo e soltanto mio.
Però un pregio quantomeno l'ho.
Non l'ho mai costretto.
Potevo, ovvio.
Potevo costringerlo ad amarmi con la forza, potevo obbligarlo a fare cose che non voglio citare.
Potevo, ma non l'ho mai fatto.
Sarebbe diventato impuro...e io non l'ho mai voluto.
Volevo rimanesse così bello e pulito, senza alcuna paura.
Però in quei giorni di ospedale, la paura c'era.
C'era ed anche troppa.
Il suo sorriso poteva spegnersi definitivamente ed eravamo tutti lì attorno, aspettando il suo risveglio.
Aveva avuto una ricaduta.. pensavamo cosa da niente, ma le ferite riportate al cervello avevano intaccato le sue funzioni vitali.
Quando mosse la mano sobbalzammo tutti dalla sedia.. non era solo.
C'ero io, sua madre.
Ma anche quasi tutta la classe ad aspettare.
Quasi, è vero.
Ma non era solo, nessuno lo stava abbandonando.
Quando si risvegliò fummo costretti a lasciarlo solo, nuovamente.
I dottori facevano entra ed esci dalla stanza tutto il tempo.
I compagni decisero di andare a casa, non potevo biasimarli, era già tardi.
Io rimasi lì, la sfuriata dei miei fratelli era meglio che sapere del suo pianto costante.