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2/01 ☆ Credo di star avendo una reazione allergica

Quando Tessa ed Ashton ci raggiunsero per fare colazione, oltre a cercare di non ridere dei succhiotti evidenti sul collo di Ashton, fui costretto da Luke a raccontare tutto ciò che era successo fino al loro arrivo, sentendomi sempre più inquieto riguardo alla situazione. Ripensandoci a mente lucida mi sembrava davvero stupido che Calum mi chiamasse sul serio, e visto che io non avevo assolutamente il coraggio di farlo, tanto valeva mettersi l'anima in pace e cercare di non pensarci più. Tanto ero stato scettico all'interesse di Calum per me dal primo momento, avrei dovuto cogliere meglio i suoi segnali di ieri sera.

«Non essere così pessimista, suvvia», commentò Tessa, «Se ti ha dato il suo numero è ovvio che vuole rivederti».

Sospirai. «Secondo me l'ha fatto per togliermi dai piedi», borbottai, «Insomma, se n'è andato ieri sicuramente per un motivo, cioè non rivedermi più».

Ashton alzò gli occhi al cielo. «Che ne puoi sapere, mica te l'ha detto lui? È solo una tua inutile supposizione- Luke smettila di toccarmi il collo!», si interruppe, fulminando il biondo con lo sguardo ed allontanando la sua mano.

Luke scoppiò a ridere. «Non potevi almeno cercare di coprirli? Sono enormi, sembra che una vespa ti abbia martoriato il collo».

Alle parole di Luke Ashton arrossì e Tessa nascose la faccia nella spalla del suo ragazzo, facendomi ridere intenerito. Erano davvero bellissimi insieme... dovevo ammettere che li invidiavo parecchio.

«Comunque, tornando a noi, non puoi sapere se lui se ne sia andato perché non gli piaci. Che ne sai, magari si è fatto davvero prendere dal panico», disse Ashton rassicurante, riprendendo il discorso.

Mi strinsi nelle spalle. «Calum non mi sembra il tipo da soffrire di ansia da prestazione, lo sai?».

«Tutti possono soffrire di ansia da prestazione», si intromise Luke, parlando a bocca piena, «Persino io».

Ashton alzò gli occhi al cielo. «Oh, ecco qui Casanova! Solo perché ti scopi tante ragazze non vuol mica dire che adesso sei un esperto in materia», sbottò Ashton, facendomi ridere.

Ashton e Luke non sono mai sulla stessa lunghezza d'onda, quei due sono l'uno il completo opposto dell'altro per quanto riguarda qualsiasi cosa da praticamente sempre. Non ho ancora capito come facciano ad avere un'amicizia così solida se litigano sempre per tutto – sarà vero che gli opposti si attraggono, quindi?

Luke stava per rispondere ad Ashton quando mi squillò il cellulare; la suoneria come al solito era troppo alta ed attirò gli sguardi di alcune persone ai tavoli accanto ai nostri. Cercai di ignorarli mentre lo afferravo dal tavolino, sgranando gli occhi quando vidi Calum lampeggiare sul display.

«È lui vero?», chiese Luke, eccitato, «Rispondi! Cosa aspetti?».

Avrei ribattuto ma la suoneria del cellulare era talmente alta che ero comunque costretto a rispondere. Premetti la cornetta verde e portai il cellulare all'orecchio, prima di dire «Però, sei stato veloce».

Calum rise. «Mi sono accorto che mi manchi già tantissimo», rispose, facendomi arrossire, «Sappi che però non è una chiamata a vuoto».

Alzai un sopracciglio. «Ah, no? E sentiamo, per cosa mi avresti chiamato?».

«Per invitarti ad uscire, ovvio».

Il mio cuore saltò un battito prima di partire in quarta. «Davvero mi stai invitando ad uscire?», chiesi incredulo, facendo sorridere i tre ragazzi seduti al tavolo con me. Vidi Luke e Tessa darsi il cinque.

«La smetti di essere così scettico? Sì Michael, ti sto invitando ad uscire. Ti va bene domani sera?».

Sorrisi. «Certamente. A che ora e dove?».

«Verso le otto, fatti trovare dove ci siamo incontrati stamattina okay? Scommetto che non sei molto pratico di qui», spiegò, con il fiatone.

Ridacchiai. «Scommetti bene. Allora a domani?».

«A domani micetto», disse Calum prima di staccare.

Posai di nuovo il cellulare sul tavolo, sorridendo a trentadue denti. «Beh, indovinate un po'? Calum mi ha invitato ad uscire!».


☆☆☆


Calum mi ha invitato ad uscire ma vorrei che non l'avesse fatto.

Sono nel panico più o meno da ieri pomeriggio, Tessa ha insistito per aiutarmi a scegliere qualcosa di carino da indossare e mi sono accorto che non ho uno straccio di niente. Ho sempre pensato di non avere questo grande senso dello stile, ovviamente, ma adesso ne sono fermamente convinto. E poi non so dove Calum mi porterà, quindi per forza di cose non so neanche se mettere qualcosa di più elegante o casual. Anzi, se comprarlo, visto che ho vestiti che fanno più schifo del lunedì!

In sintesi: sono nella merda, stasera andrò sicuramente nel panico, Calum scapperà a gambe levate di nuovo e così io avrò sprecato anche la mia ultima chance di combinare qualcosa con lui. Grandioso!

«Suvvia, non essere così paranoico. Andrà tutto bene, al massimo ti porterà in qualche tavola calda», cercò di rassicurarmi la mora, sorridendo a malapena.

Scossi la testa contrariato prima di crollare sul letto a peso morto. «Andrà una merda, Tessa, indipendentemente da dove mi porterà», borbottai seppellendo la testa nel cuscino.

Tessa sospirò. «Non puoi saperlo Mikey».

«Ah, no?», mugolai scettico, alzando la testa, «Basta pensare a cos'è successo tutte le volte che sono stato con Calum. La prima, lui mi dà buca, la seconda, rischio di essere investito da una Rolls Royce e lui mi dà il suo numero perché gli faccio pena. Non può che andar male».

Luke, stravaccato sulla poltrona, alzò gli occhi al cielo. «Dio buono, smettila di essere così pessimista! Nessuno esce con qualcuno solo perché gli fa pena, fidati Mike. Se ti ha chiesto di uscire – e ti ha dato anche il suo numero, tieni a mente questo – vuol dire che, alla fine, gli interessi. Quindi smettila di piangerti addosso, metti la cosa più carina che hai in valigia e vai a conquistare il pene di questo tizio!».

Arrossii, mordendomi il labbro inferiore. «Forse prima dovrei vedere di conquistare lui, poi posso pensare al suo pene – sempre che voglia darmelo».

«Sai che non mi piace dare ragione a Luke, ma per una volta lo farò. Sei troppo pessimista, Michael, perché non provi ad essere più positivo e a partire con il piede giusto? Magari se sei più ottimista la vita ti sorriderà!», se ne uscì Ashton, che fino a quel momento era stato seduto sul mio letto a giocare con il mio Nintendo DS. Perché non se ne comprava uno suo, visto che scroccava sempre il mio, era un mistero.

«Non mi serve a niente essere ottimista, se non ad illudermi», borbottai sovrappensiero, sedendomi sul letto, «Allora... come possiamo fare per sopperire alla mia oscena mancanza di abiti decenti?».

Tessa si morse il labbro inferiore, pensierosa. Poi sorrise. «Mmh, credo che potresti usare una camicia di Ashton, che ne dici?».

A quel punto Ashton scattò sul letto, posando il DS e guardando male la sua ragazza. «Ma che ti salta in mente? Non darò una delle mie camice perché lui possa fare bella figura con quel tipo! Non esiste!».

Lo fissai scettico. «Ti prometto che te la restituirò pulita», lo implorai, pensando già a cosa prendermi dalla sua valigia. C'era una camicia che avevo adocchiato già da tempo, ma che non avrei mai sognato di mettere... almeno fino a quel momento, ovvio.

«O con un'enorme macchia di sperma sopra», sbottò Luke, facendoci voltare verso di lui, «Spero tu sia capace di ingoiare, Mikey, ne va della tua vita».

«Non permetterò allo sperma di uno sconosciuto di rovinarmi la camicia!», esclamò Ashton, facendo ridere Tessa e Luke.

Io lo fissai incredulo. «Pensi che io sia talmente stupido da fare un pompino ad un ragazzo che non conosco neanche e che molto probabilmente mi sta prendendo in giro?», sbottai, seccato.

«SÌ», esclamò Ashton, guadagnandosi un'occhiata indignata da parte mia.

«Bene, allora farò in modo che Calum eiaculi direttamente sulla camicia, se mi reputi così una troia», dissi con tono di sufficienza, alzandomi dal letto, «Tessa, le chiavi della vostra stanza».

Tessa rise mentre mi consegnava la scheda magnetica che apriva la camera sua e di Ashton, facendo imbestialire il riccio che cominciò a strillare con la sua tipica voce da diva che voleva avere sempre ragione. Sentivamo le sue urla, unite alle risate sguaiate di Luke, lungo tutto il corridoio.

«Uhm, credo che stasera litigheremo», borbottò Tessa, mordendosi il labbro inferiore, «Ti dispiace se uso la tua stanza per dormire?».

«No, no, tranquilla», le dissi, ridacchiando, «Tanto è colpa mia se avete litigato. Comunque digli che la sua camicia tornerà pulita, senza sostanze sconosciute», mugugnai, arrossendo. Mi faceva davvero strano parlare di queste cose con la ragazza del mio migliore amico.

«Ne sei proprio sicuro, Michael?», mi prese in giro lei, facendomi un occhiolino.

Scossi la testa. Ma perché erano tutti convinti che avrei combinato qualcosa con Calum, stasera?


☆☆☆


Arrivai in anticipo al luogo dove Calum sarebbe passato a prendermi, con il cuore in gola e le mani che mi tremavano e sudavano – e oltretutto avevo paura di sporcare la camicia di Ashton, mi avrebbe ucciso. Ebbi tutto il tempo necessario per calmarmi prima dell'arrivo di Calum, cosa che ovviamente riuscì a scombussolarmi di nuovo. La mia pace interiore fu totalmente rovinata dalla decappottabile nera guidata da un Calum bello come il sole che al momento stava tramontando sulle nostre teste, vestito di una semplice camicia nera e con il solito smalto sulle unghie. Mi venne voglia di saltare l'appuntamento e andare dritto al sodo, ma non potevo nonostante mi sarebbe piaciuto – volevo godermi la compagnia di quell'Adone più a lungo di una sola notte. E poi mi avrebbe offerto la cena, chi sono io per rinunciare a dell'ottimo cibo gratis?

«Mi aspettavo che arrivassi in ritardo», commentò Calum, occhieggiandomi mentre mi dirigevo verso di lui, «Sei bellissimo stasera».

Arrossii fino alla punta dei piedi mentre salivo in auto. «G-grazie. Anche tu sei bellissimo», mi complimentai, desiderando soltanto di prendermi a schiaffi per quanto demente sembrassi. Il mio cervello sembrava sciogliersi completamente in presenza di Calum, facendomi sembrare un bambino deficiente.

Calum mi sorrise malizioso. «Lo so, micetto. Allora, sei pronto per questo appuntamento? Ho in mente un bellissimo posto in cui portarti».

Decisi di sorvolare sull'eccesso di narcisismo di Calum, nonostante la mia indole volesse soltanto prenderlo in giro per quello. Non potevo permettermelo. «Spero sia un posto in cui si mangi perché sto morendo di fame».

Calum mi guardò brevemente. «Beh, se hai fame puoi tranquillamente mangiare me, senza fare troppi complimenti», sbottò, sorridendo malizioso.

Ci misi un po' a capire cosa volesse dire. E quando lo feci, arrossii veemente. «Sto a posto così, grazie», balbettai imbarazzato, facendo imbronciare Calum.

«Peccato, micetto. Avrei tanto voluto sapere cosa si prova ad avere labbra belle come le tue addosso», commentò dispiaciuto, tuttavia sorridendo malizioso, «Suppongo che sarà per la prossima volta».

«Sempre se ci sarà, un'altra volta», mugugnai silenziosamente, volgendo lo sguardo alla strada davanti a me.

Calum guidò avvolto nel silenzio, raggiungendo una spiaggia al limitare della cittadina costiera. A differenza di tutte le altre spiagge questa era piccola, tranquilla e praticamente deserta se non si contava un piccolo ristorante al limitare del lido, costruito per metà sulle palafitte.

«Ristorante sulla spiaggia? Che idea cliché», commentai con una risatina non appena scendemmo dall'auto.

Calum alzò gli occhi al cielo. «Senti, è l'unico posto che mi è venuto in mente. E comunque è un bel ristorante. Ti piacerà», spiegò, allungando il braccio per afferrare la mia mano.

Lo lasciai fare, scoprendomi a sorridere mentre le nostre dita si intrecciavano. Insieme dovevamo sembrare così strani, lui bellissimo ed io... beh, io. «Ora non vorrei aggiungere altro cliché al cliché, però direi che mi va bene qualsiasi posto se è con te».

Calum scoppiò a ridere. «Questa potevi risparmiartela», commentò, facendo stranamente ridere anche me.

Ci sedemmo ad un tavolo che affacciava sulla spiaggia; eravamo atati guidati lì da un cameriere che ci porse i menu prima di allontanarsi. Il nostro tavolo era un po' distante dagli altri, molto più intimo e godeva di una vista mozzafiato. Continuai a guardarmi intorno meravigliato, concentrandomi più sul profilo in lontananza di April Bay Beach che sul menu. Avrei sicuramente preso la stessa cosa di Calum, comunque.

«Michael, tu cosa prendi?», mi chiese Calum qualche minuto dopo, distogliendomi dai miei pensieri.

Alzai le spalle. «Quello che hai preso tu va bene», dissi, facendo annuire Calum che disse al cameriere di portare due piatti di risotto. Quando il cameriere sparì mi spiegò che ciò che avevamo ordinato era lo speciale del ristorante ed uno dei suoi piatti preferiti, cosa che mi fece venire l'acquolina in bocca. Quando mi portarono il piatto, poi, la fame non fece che aumentare e quindi, senza pensarci troppo, mi affrettai a prendere la forchetta e a mangiare con foga, senza curarmi di come potessi sembrare agli occhi di Calum - avevo fame e il cibo era molto più importante della mia dignità.

«Hey, calmo micetto, ti andrà il riso di traverso così», rise Calum, facendomi alzare gli occhi verso di lui.

«Mmh si, scusa. È che ho fame», borbottai noncurante, sentendo improvvisamente la gola secca. Bevvi qualche sorso d'acqua prima di accorgermi che fosse totalmente inutile. Anzi, la gola mi sembrò sempre più secca.

«Michael... stai bene? Sei completamente rosso», mi fece notare Calum, fissandomi preoccupato.

Tossii. «No, non mi sento per niente bene - credo di star avendo una reazione allergica», borbottai, tossendo sempre più forte e sentendo l'aria mancarmi. Stavo per svenire quasi sicuramente, «Cosa c'era in questo risotto?».

«Polpa di granchio», rispose Calum, impallidendo, «Sei allergico al pesce e me lo dici solo ora mentre sei in shock anafilattico?!».

«Che potevo saperne io che in questo risotto c'era la polpa di granchio?! A me sembrava normale!».

«Dio buono Michael. Che devo fare?!».

Riuscii ad ansimare un «chiama un'ambulanza scemo» tra la tosse e i rantoli che stavano attirando le occhiate di tutti su di me. Calum decise di alzarsi dal tavolo e portarmi in ospedale lui stesso, dove per fortuna riuscirono a rimediare alla situazione. Purtroppo, però, nessun medico avrebbe potuto rimediare all'appuntamento rovinato indiscussamente... e tutto grazie alla mia stupidità cronica, come sempre!

☆☆☆

[A/N] Con ogni probabilità la città di April Bay Beach, dove i quattro stanno passando le vacanze, non esiste. Però io la immagino in Australia (lol). E io non sono allergica a niente, quindi non so come sia una reazione allergica. Spero di essre stata quantomeno verosimile ahahah

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