Capitolo 5.
«Quante volte devo cazziarti prima di farti entrare in quella pelata che nessun ragazzo verrà prima della nostra amicizia? E si ho detto pelata perché quando mi fai incazzare spero sempre ti caschino tutti i capelli perché...mi piacciono troppo ed è l'unico modo in cui posso colpirti» si lamenta Giorgia con tono disperato.
La sera precedente ero tornata in hotel a bordo di un taxi guidato da un filippino che non parlava una sola parola di inglese e a Giorgia la cosa non era andata proprio a genio. Non me l'ero sentita di trascinarla via nel bel mezzo della serata e so che nonostante tutto, abbia apprezzato il mio gesto. Dopo avermi sgridata per venti minuti su come fosse stato da irrisponsabile essere sparita senza farne parola con nessuno, si era dilungata con gli occhi a cuoricini sulla sua nuova fiamma.
Già, parti con l'intento di conquistare la tua pop-star preferita e finisci invece con il suo bassista figo.
Strana la vita, eh?
Come quando esci per comprare banane e rientri invece con patatine e cioccolata.
«Quanto sei pesante e rilassati dai» bofonchio massaggiandomi distrattamente il ponte del naso.
Sono le tre del pomeriggio e dopo aver girovagato per la città abbiamo deciso di concederci un paio d'ore di shopping. Negozio dopo negozio avevamo le mani così impegnate dalle buste che alcune persone iniziarono a scambiarci per venditrici ambulanti. Uno spasso.
«Per me un cappuccino medio, un muffin e ah si, anche una di quelle con mela e cannella» dico ordinando l'ennesima merenda salutare.
«Mh, lo stesso» acconsente la mia amica.
Il locale è semplice, in stile chabby chic ma estremamente curato. L'intero mobilio è sui toni del bianco e dal soffitto scendono graziosi ornamenti fatti a mano che rendono l'ambiente ancora più familiare.
Mi volto e la vedo digitare freneticamente sul cellulare e sorridere poco dopo.
Sembra una malata fuori di testa ma dopotutto lo è sempre stata. Non mi spaventavo più nemmeno quando la ritrovavo morta sul letto cercando di interpretare scene scadenti di CSI.
«Hai mai giocato a golf?» mi domanda ad un certo punto.
Le poggio una mano sulla fronte per sentire se abbia la febbre ma, sembrerebbe di no. Probabilmente la sera prima aveva fumato qualcosa senza avvertirmi e ora iniziava a comprendere del perché si fosse così arrabbiata che fossi andata via.
Non ci sono altre spiegazioni.
«Mitchell ci ha invitate ad una partita di golf, ci saranno anche gli altri» dice con voce flebile ma abbastanza acuta da far sì che le mie orecchie lo percepiscano.
Sgrano gli occhi interrompendo il piacevole ed intimo momento che stavo avendo con le mie ciambelline alla cannella. Probabilmente devo aver sentito male.
«Per altri intendi la mia collezione di peluche dei puppets, vero?» tento speranzosa in attesa di ricevere una risposta positiva.
«Mh, se per te quel ben di Dio di un manzo di Harold Edward Styles è simile ad una fottuta rana verde allora... si, ci sarà anche lui» dice con calma affondando il viso nel suo enorme cappuccino. Mi guarda con circospezione in attesa della mia ennesima sclerata in merito ma, non lo faccio.
Sprofondo rassegnata nella sedia e inizio ad avvertire una familiare sensazione di disagio. Non mi piace essere tirata in situazioni che non mi appartengono, non sono a caccia di belle feste, soldi o popolarità. Anzi, odio essere al centro dell'attenzione seppur non mi lasci intimorire facilmente.
Sospiro amaramente sentendo lo sguardo della bionda bruciarmi addosso. E non un semplice sguardo, ma quello. Sta per sfoderare la sua arma e sa quanto questo abbia effetto su di me. Lo sa fin troppo bene.
«Io emh, non credo verrò, divertitevi anche per me» provo in tono gentile.
Scuote la testa in segno di negazione e un piccolo sorriso prende posto sulle sue labbra rosee.
Sta per farlo.
«Sai, sarebbe un vero peccato se il tuo amato Roger venisse accidentalmente lasciato solo con il mio Brandon. Ho sentito dire in giro che...» la vedo farsi più vicina riducendo la voce ad un sussurro «...si piacciono e sono sicura che tu non voglia che i nostri volpini diventino porno attori gay» conclude soddisfatta con un ghigno maligno sul volto.
Non può veramente ricattarmi parlando della sessualità del mio cane. Non può farlo.
«Stai bleffando» ribatto socchiudendo gli occhi a due fessure.
«Sei disposta a rischiare?» ribatte incrociando le braccia al petto con aria minacciosa.
Merda.
Sbuffo ancora una volta borbottando insulti poco carini sottovoce.
Dovevo proteggere Roger, nonostante fosse uno stronzo apatico e zoppo gli volevo bene, infondo.
«Eh va bene, fanculo andiamo» borbotto seccata sotto lo sguardo trionfante della ricattatrice al mio fianco.
«Ma non indosserò quei ridicoli completini che si vedono in tv» concordai alzando un dito in segno della mia autorità.
«Andata» e insieme facciamo tentennare le tazze.
*
«Il rosa ti dona, sembri un confettino incazzato» mi prende in giro il biondo quando mi vede arrivare sulla pista da golf. Alla fine, per l'incolumità del mio animale, ero stata costretta ad indossare un top rosa e una gonnellina a pieghe abbinata. Fin troppo striminzita per i miei gusti.
Mentre Giorgia, furbamente ne aveva indossato uno più sobrio sui toni del panna.
Non risposi voltandomi nella direzione opposta. Volevo evitare di finire su tutti i giornali per aver strangolato un chitarrista su un campo da golf, quindi faccio un profondo respiro e mi calmo.
In lontananza vedo arrivare due ragazze, entrambe castane che credo di aver già visto. Indossano entrambe completini neri abbinati ed entrambe hanno i capelli legati, sembrano quasi gemelle se non fosse per i tratti orientali di una delle due.
E, alle loro spalle, quattro ragazzi.
Tra cui uno avrei preferito non conoscerlo. Avrei preferito non constatare quanto la camicia a fiori verde si intonasse ai suoi occhi nonostante gli occhiali da sole. Quanto quei pantaloni bianchi abbinati agli scarponcini chiari lo slanciassero ulteriormente.
Quanto quel ridicolo cappellino gli doni maledettamente. Forse l'unica persona alla quale stavano bene.
Anche da lontano riesco a scorgere la dentatura perfetta mentre ride insieme agli altri. Si passa una mano tra i capelli e tutto sembra andare a rallentatore. Come un vecchio spot anni 90'. Come se volesse farsi ammirare da tutti di proposito.
«Quelli sono Liam, Louis e Zayn, amici della band e artisti niente male» mi sussurra Giorgia all'orecchio probabilmente avvertendo il mio nervosismo.
Avrei voluto riempirla di insulti per avermi trascinata in quella situazione ma mi trattenni.
I convenevoli li avrei lasciati per dopo.
«Ehi ragazzi» dice Mitchell scambiando pacche amichevoli con quest'ultimi e salutando più pacatamente le ragazze.
«Loro sono Giorgia e Sole, due mie amiche italiane» spiega velocemente rivolgendosi a noi.
Uno alla volta si presentano gentilmente domandando falsamente le solite cose che tutti chiedono sull'Italia.
Cibo, mare e divertimento.
Un cliché.
Dopo aver fatto i capricci ed essere riuscita a defilarmi dall'impegno mi siedo sotto un albero godendomi il tepore della giornata.
Osservo i presenti battere colpo dopo colpo e fare commenti su punti, mazze e livello di pendenza del campo. Persino Giorgia sembra essere a suo agio in mezzo a quei discorsi che so perfettamente siano arabo per lei.
«Il golf è uno sport particolare, o lo si ama o lo si detesta» avverto solo in quel momento che uno dei tizi di prima si è seduto al mio fianco.
Anche lui guarda gli altri giocare ma quando nota il mio sguardo insistente si volta e mi sorride facendomi sciogliere. È radioso, ha un viso pulito e dai lineamenti dolci. Niente a che vedere con quelli marcati e duri di Harry. I suoi occhi sono di una tonalità particolare di nocciola e i capelli tenuti sono tenuti su in un ciuffo disordinato dal vento. Non sono ricci né tantomeno sembrano essere mordibi al tatto.
Mi maledissi mentalmente per aver formulato ancora una volta pensieri su quel reietto umano e cerco di scacciare via l'immagine dalla mia mente. La situazione sta degenerando.
«Non ho mai giocato ma mi basta guardare per capire che sicuramente finirei per ferire qualcuno» dico realmente convinta delle mie potenzialità da serial killer involontario.
Lo sento ridacchiare e anche l'aria intorno a noi sembra alleggerirsi.
Meno pensate e formale rispetto a poco fa.
Il tempo passa e io e Liam restiamo per tutta la partita sdraiati a chiacchierare del più e del meno. Eravamo a nostro agio, parlavamo di tutto senza sforzi ed era piacevole sapere che non tutte le celebrità fossero senza cervello. Lui sembra alla mano, premuroso ed impacciato come certamente non ti aspetti da chi ha milioni di persone ai suoi piedi.
«Posso chiederti una cosa?» dice ad un tratto interrompendo il mio inutile monologo sul patatine del Mc Donald's.
Annuisco.
«Hai, insomma come posso dire? Fra te e Harry emh, c'è per caso qualcosa?» dice in tono imbarazzato grattandosi distrattamente la nuca.
Lo guardo con un sopracciglio alzato e scoppio involontariamente a ridere.
«Certo che no, come ti viene in mente? Ma te lo immagini?» continuo non riuscendo a smettere di sorridere per la sua sciocca supposizione.
«Beh vedi, lo vedo abbastanza agitato e non ha mai smesso per un attimo di toglierti gli occhi di dosso» constata in tono pacato guardando verso l'amico.
Il sorriso spontaneo di pochi attimi prima inizia a lasciare lentamente spazio ad un moto di confusione mista a frustrazione.
Cerco con lo sguardo tra i presenti finché non lo individuo sul campo con un braccio piegato e l'aria di chi, probabilmente, avrebbe voluto mandarmi a fuoco.
Harry Styles mi stava incendiando con lo sguardo.
Holaaaa!
Ma cosa vorrà mai questo Harry Styles? Povera la nostra Sole, non immagina ciò che la attende strada facendo. Anyway volevo chiarire una cosa che forse avrei dovuto fare prima. Questa sarà una STORIA BREVE, quindi non avrà molti capitoli. Aspettatevi di tutto e in breve tempo, ne accadranno delle belle.
Alla prossima ❤️
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