Capitolo 21.
«Due cheeseburger, una porzione di patatine grande, anzi no, gigante e poi...ti va lo zucchero filato?» chiede Zayn osservando con interesse i dolciumi esposti in bella vista nel chiosco.
«Che domande, ovvio!»
Alza gli occhi al cielo per nulla sorpreso e dopo pochi minuti veniamo serviti delle nostre ordinazioni. Senza troppi indugi affondo i denti nel panino emettendo un suono poco fine ma non mi interessa. Dopo due giorni finalmente avverto per la prima volta qualcosa di dolce entrarmi dentro ed è la sensazione migliore del mondo. Il cibo lenisce l'anima meglio di...qualunque cosa. Quando la pancia è piena tutto il grigio della vita sembra sorprendentemente schiarirsi fino a poter quasi vedere l'arcobaleno.
«Ma quanto cazzo mangi?»
Alzo lo sguardo notando l'hamburger del moro ancora a metà mentre del mio restano solo cartacce unte e poche patatine sul fondo del contenitore che sarebbe dovuto essere per entrambi.
«La domanda giusta che dovresti porti è "perché mangio come una mammoletta"? Sono 10 minuti che addenti quel maledetto panino, muoviti» ribatto indicando il segno dei piccoli morsi sulla carne ormai fredda.
«Sembri il tritatutto dei Flintstone, hai presente? Solo meno aggraziato»
«E tu cosa saresti, il loro scopino del cesso?» lo minaccio indicando la chioma all'insù e alludendo all'oggetto in questione ma scoppio a ridere quando lo vedo simulare un conato di vomito.
«Quanto cazzo sei volgare! Se non avessi quel bel visino ti avrei già abbandonata sul ciglio della strada» dice gettando il resto del panino sul tavolo.
Puliamo tutto e ci alziamo passeggiando in mezzo alle attrazioni stracolme di persone e ragazzini urlanti che, stranamente, riescono ad alleggerire il mio umore. Il casino esterno riesce in qualche modo a sovrastare il caos che sento dentro e forse è ciò di cui ho bisogno. Avrò tempo sufficiente in aereo per stare sola con i miei pensieri e forse è la cosa che più mi spaventa.
Il silenzio e la solitudine, sentimenti che mai avrei immaginato di provare in questa vacanza, eppure eccomi qua.
«Quanto sei cagasotto da 1 a 10?» dice Zayn tirandomi una leggera gomitata mentre rallentiamo di fronte la casa degli orrori.
Lo guardo perplessa finché non lo vedo fare i biglietti per entrambi e mi batto una mano sulla fronte. Questo non può essere un uomo di ventisette anni, deve avere per forza qualche sorta di ritardo oppure deve aver battuto la testa da bambino.
«Hai 13 anni o cosa?» lo rimprovero afferrando uno dei due biglietti e facendo la fila.
«Cosa» risponde lui come se niente fosse e riesco a stento a trattenere un sorriso idiota. Non so se sentirmi sollevata dalla leggerezza di vita di Zayn o preoccupata per lo scarso livello di sale in zucca ma per questa volta direi la prima opzione.
Finalmente arriva il nostro turno e dopo averci dato dei bracciali luminosi e una torcia per non perderci entriamo nell'oscurità della giostra.
«Non potevi scegliere qualcosa che non prevedesse camminare o prendere infarti?» mi lamento dopo il terzo zombie urlante uscito alle nostre spalle.
Zayn si limita a fare spallucce e a ridacchiare ad ogni mia imprecazioni di paura e dopo circa venti minuti, finalmente, riusciamo a trovare l'uscita. Anche se non sono una che si spaventa facilmente devo ammettere che era fatto tutto molto bene, mi sono divertita e la compagnia di Zayn inizia a piacermi sul serio.
Passeggiamo fino alla fine del parco con una mela caramellata a testa e zucchero appiccicoso sulle guance che senza neanche pensare il moro inizia a leccare restando con la lingua impigliata. Scoppio a ridere deridendolo finché lo stomaco non inizia a dolere e con un po' d'acqua riesco finalmente a liberargliela.
«Mi ha scritto Liam, credo che tu gli piaccia, è piuttosto in pensiero di saperti insieme a me...» annuncia dopo esserci seduti su un muretto di paglia finta.
Lo fisso per qualche secondo e non mi accorgo di star trattendo il respiro fino a che non averto le guance scoppiare. Liam, Giorgia, Zayn e....
«Solo Liam?» chiedo giocherellando con i piedi a mezz'aria.
«Ti aspettavi qualcun'altro?»
Faccio di no con la testa e cambio argomento, voglio divertirmi stasera e mettere da parte i pensieri tristi che di quelli ne ho abbastanza.
«Cosa ti andrebbe di fare?» propone lui interrompendo il silenzio. Sarebbe troppo chiedere di tornare indietro nel tempo e sistemare tutte le cose accadute negli ultimi dieci giorni?
«Sbronzarmi» ammetto.
Nonostante la penombra vedo i suoi occhi illuminarsi e un sorriso dalla dentatura perfetta fare capolino sul suo viso. È davvero un bel ragazzo, farebbe fare bella figura persino agli escrementi di Roger. A proposito, da quanto non rispondo alle telefonate di mia madre? Due giorni? Tre? Devo ricordarmi di chiamarla domani mattina.
«Conosco il posto giusto, andiamo baby» e velocemente ripercorriamo il luna park al contrario fino alla sua auto. Guida per qualche minuto accostando di fronte un mini market deserto e dall'aspetto discutibile.
«Hai preferenze?» mi chiede prima di scendere dalla vettura. Lo guardo per qualche secondo e faccio cenno di no. In realtà non credo di essermi mai ubriacata, forse alla festa di laurea di mia cugina dove due calici di spumante mi avevano fatta stare male per tutta la notte ma ora era un'adulta. Potevo reggere un po' di alcool e sbrogliare la mente da pensieri indesiderati, no?
Dopo un paio di minuti torna con una busta contenente tre bottiglie di non so cosa e diverse confezioni di patatine e noccioline.
«E queste?» chiedo indicando la refurtiva.
«Nel caso ci venisse fame, a casa ci sono solo schifezze» sorrido scuotendo la testa ed evitando di sottolineare che qualche ora prima stavamo proprio mangiando patatine nel suo salotto.
***
«Il tuo cane cosa?! Non ci credo!» urlacchia il moro tra una risata e l'altra e gli occhi iniettati di sangue.
Rido anche io e continuo a raccontargli di quella volta in cui Roger e Haz, il cane di Giorgia, si sono accoppiati davanti a tutti alla vigilia di Natale facendo ridere così tanto la nonna da farle sputare la dentiera nella zuppa che avremmo dovuto mangiare. Uno dei ricordi migliori della mia vita.
«Si e poi mio cugino l'ha ripresa con un canna da pesca giocattolo, se avessi visto la faccia di mia zia religiosa saresti morto, davvero. Era così incredula che pensavo le venisse un infarto!» biascico reggendomi la pancia per le risate che quasi mi facevano mancare il respiro. Mi sento così viva e allegra che scalerei un grattacielo e poi ci farei bungee jumped con gli occhi bendati.
«Tieni» dice il moro riempendomi il sesto oppure...decimo bicchiere? Ho smesso di contare al quarto o forse, no... Non lo so. Non credo neanche di ricordarmi come si conti e ne sono felice, era proprio il risultato che volevo ottenere.
«Abbassa il riscaldamento Malik, si muore qui dentro» mi lamento toccandomi le guance in fiamme e soffiandomi sulla fronte.
«È spento...credo» dice voltandosi goffamente verso il termostato.
Sbuffo sentendo troppo calore inondarmi il viso e le tempie iniziare a battere. Mi alzo in piedi e senza pensarci mi tolgo la maglietta e le scarpe lenendo la pelle rovente. Inizio a sbottornarmi i jeans stretti quando vengo interrotta.
«Se stai cercando di provocarmi ci sei riuscita bambina, cazzo...» mormora a denti stretti alzandosi a sua volta anche lui. Mi fissa per qualche secondo e mi fa cenno di seguirlo in camera. Quando entro resto meravigliata dal design elegante e semplice della stanza che si abbina perfettamente al resto della casa. Tutto monocolore nero e grigio, semplice e perfettamente giusto per lui.
«Non ho ancora iniziato a mettere abiti con le paillettes e unicorni quindi dovrai accontentarti» e mi butta dritto in faccia una maglietta extra large che sono sicura mi arriverebbe almeno alle ginocchia e ridacchio quando invece di prenderla al volo mi scivola a terra.
«Ma ho la valigia con le mie cose» rifletto ad alta voce ma poi penso che probabilmente non riuscirei a distinguere un cappotto dal pigiama e quindi senza protestare mi spoglio ed infilo la maglia fresca di bucato. Inspiro rumorosamente il profumo e sorrido tra me e me.
«Sono stanchissimo, non ho più l'età per queste stroznate» si lamenta scherzosamente Zayn sedendosi sul bordo del letto mentre si stropiccia gli occhi. Quando si è tolto la maglia?
Lo fisso vergognosamente per qualche attimo studiando i lineamenti del suo fisico magro e asciutto percorrendo le linee dei tatuaggi che lo decorano.
Quando incontra il mio sguardo non ci penso due volte, mi avvicino e lo bacio.
SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti!
No come potete vedere sono ancora viva e mi dispiace infinitamente aggiornare così di rado ma purtroppo non riesco a gestire in maniera equa tutti i vari impegni, spero possiate capire. In ogni caso ho voluto scrivere un capitolo un po' più lungo del solito per scusarmi e ho già appuntato gli eventi dei prossimi capitoli che sono sicura vi piaceranno molto.
Fatemi sapere cosa ne pensate e per qualche cosa non esitate a contattarmi, mi raccomando.
Grazie infinite per la pazienza, vi voglio un mondo di bene, alla prossima ❤️❤️
Ig: redkhloewattpad/ _saradevincentiis
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