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Appena tornato a casa, la prima cosa che fece Jimin fu guardare nella casella della posta. Era diventata un'abitudine, a causa di quello strano ragazzo che gli lasciava dentro dei messaggi.
Spostò un po' i volantini pubblicitari - che sembravano spuntare dal nulla e puntualmente finivano nell'immondizia - per cercare quel piccolo foglietto a quadretti, piegato in quattro, che era abituato a trovare al suo rientro. Una volta trovato lo prese e lo lesse mentre cercava di centrare con la chiave la serratura della porta di casa sua.
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—❝ Quella con cui stavi seduto oggi a pranzo, ti piace? Dal mondo in cui le sorridevi si direbbe proprio di sì. È la tua ragazza? Se è così non dirmelo, ti prego. Non voglio saperlo.
Solo, vorrei poter pranzare con te anch'io, ma a quanto pare dovrò accontentarmi di vederti sorridere da lontano. Saperti felice rende felice anche me, e spero di averti strappato almeno qualche sorriso con i miei biglietti. ❞
a.d.
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Leggendo quelle parole, gli venne un'idea. Quindi prese un foglio e una penna dal tavolino accanto all'ingresso, sul quale era appoggiato il telefono fisso, e scrisse.
Non sapeva se fosse la decisione giusta o se poi l'avrebbe rimpianta. Non sapeva nemmeno se il messaggio sarebbe arrivato al destinatario. Sapeva solo che era stufo di quella situazione, che era al limite tra l'essere dolce o inquietante.
Quei biglietti lo facevano sorridere anche nelle sue giornate più tristi, e a maggior ragione doveva assolutamente scoprire chi li scriveva.
Prese del nastro adesivo da un cassetto in cucina e lo usò per appiccicare il foglietto alla casella della posta, in fondo al vialetto di casa sua.
Aveva deciso di giocare al suo stesso gioco, e ora non gli rimaneva altro che aspettare. Qualcosa sarebbe successo, prima o poi.
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