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Jimin aveva passato tutta la mattinata sdraiato sul suo letto, troppo stanco per alzarsi, e ogni volta che provava anche solo a mettersi seduto, la testa cominciava a girargli, facendolo immediatamente pentire di essersi mosso.
Quindi era rimasto lì, praticamente immobile, con la testa girata verso la finestra di camera sua, dalla quale si vedeva il vialetto davanti a casa sua.

Guardare fuori dalla finestra era l'unica cosa che poteva fare oltre a dormire, e in quel momento non ne aveva voglia anche se ne aveva bisogno.

Era una zona abbastanza tranquilla la sua e non succedeva mai niente di interessante, quindi non aveva grandi aspettative, ma dovette ricredersi.

Ed ecco infatti che, da quella posizione, vide, vero le due del pomeriggio - l'ora in cui si esce da scuola -, un ragazzo che si avvicinava a casa sua. Non riuscì a vedergli la faccia a causa di una mascherina nera e di un cappello, nero anche quello, dal quale però spuntavano ciocche di capelli color menta, visibili anche a quella distanza visto quanto spiccavano. Erano l'unica nota di colore in quella figura scura.

Il suo primo pensiero fu che aveva caldo, e gli sarebbe piaciuto un gelato latte e menta, poi si ricordò di Agust D. Lui aveva detto di avere i capelli tinti e che, dicendogli di quale colore, avrebbe capito chi era. E ora, vedendo quel ragazzo tutto vestito di nero che si allontanava, non riuscì a trovare altra spiegazione se non che fosse proprio lui, con un colore di capelli troppo insolito per passare inosservato.

Chissà in quanti si giravano verso di lui quando passava per i corridoi. Forse pure lui l'aveva incontrato e aveva notato i capelli, ma in quel momento non se lo ricordava. In molti, tra quelli che lo incrociano per strada, si saranno di sicuro soffermati a pensare che siano di pessimo gusto ma ad altri saranno anche piaciuti, e lui era di quell'opinione. Gli piacevano. Pensare che quello fosse davvero il suo Hyung stava già facendo diventare il verde menta il suo colore preferito.

Avrebbe dovuto prendere il cellulare e scrivergli, ma non aveva le forze per allungare il braccio fino al comodino. Così, mentre le palpebre, ormai troppo pesanti, gli si chiudevano, si fece un promemoria mentale di controllare la casella della posta, una volta riuscito ad alzarsi.

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