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12.


Non ebbi il tempo utile di ragionare bene su quelle parole, perché la partita iniziò subito.

Le due squadre erano schierate una di fronte all'altra, sulla linea di metà campo. Gli sfidanti avevano le divise di colore blu e argento, così riuscii a distinguerli con chiarezza dalla squadra di casa.

Dopo il lancio della monetina, per capire chi fra le due avrebbe iniziato, non capii più nulla di quello che succedeva in campo. A prima vista sembrava uno sport difficile da capire, ma qualche spiegazione di Beth e qualcun'altra cercata sul web con il cellulare, aiutarono.

Chiarendomi un po' la situazione di confusione in cui mi trovavo.

La palla era tenuta a terra da Josh. La afferrava con due mani, pronto a lanciarla ad un ragazzo proprio dietro di lui. Non riuscivo proprio a distinguere chi fosse. Gliela passò sotto le gambe, prese a correre e dopo poco la lanciò a Brian. Segnarono così i primi punti che li avvicinavano sempre di più verso la vittoria.

Con quei caschetti in testa era particolarmente difficile capire chi fossero. L'unico modo per riconoscerli era guardare il numero impresso sulle loro maglie.

Andarono avanti a giocare così per un po', stava quasi diventando noioso.

Ad un certo punto però, Brian non fu così veloce da riuscire a schivare l'avversario e fu placcato in una maniera che andava oltre l'inciviltà. Quando lo vidi cadere, chiusi un istante gli occhi per non vedere il momento dell'impatto a terra. Rimase steso per alcuni momenti che per me sembrarono infiniti. Soffrivo insieme a lui, come se potessi sentire il suo dolore.

Si teneva la spalla, senza farsene accorgere dal coach che altrimenti l'avrebbe sostituito. Era un'incosciente a giocare in quelle condizioni. Vedevo il suo volto contrarsi di dolore. Aveva preso a camminare in maniera strana, cercando invano di non muovere la spalla. Perché non si limitava ad uscire dal campo? Chiunque al posto suo l'avrebbe fatto, ne ero certa. Perché non voleva essere sostituito?

«È il capitano...» sussurrò Beth accanto a me. Come a volermi dare la risposta alla domanda che mi ero posta dentro di me. «Deve dare l'esempio, se lui uscisse gli altri non si sentirebbero più motivati. Serve che qualcuno li sproni e lui è il migliore...» sapeva molte cose su di lui, constatai. Doveva essere da un bel po' che lo conosceva. Oppure Josh doveva essere un gran chiacchierone. Le soluzioni erano solo due.

Il ragazzo che l'aveva placcato, doveva essere per lo meno ammonito. Quello era un fallo bello e buono. Brian era stato trattenuto in maniera irregolare dall'avversario. Ero l'unica ad essersene accorta?

Non potevo restare in silenzio, ero accomodante per natura, ma l'onestà era qualcosa di fondamentale per me. Quell'arbitro che doveva essere imparziale, non si era accorto di niente. Non poteva agire così, favorendo una squadra o l'altra a suo piacimento. Ma cosa stava guardando quell'arbitro? Era forse cieco?

Presi a inveire contro di lui, dicendo cose irripetibili. Beth al mio fianco mi guardò, talmente tanto stupita da non avere parole. Volevo che l'arbitro fosse giusto nel suo giudizio.

Anche il resto della folla che si radunava sulle gradinate, la pensava come me. Unendosi presto al mio pensiero. Continuavamo a gridare, chiedendo che venisse data una penalità per gioco irregolare.

Non ci placammo finché non ci diede ragione. Dando una penalità di 15 yards. Saltai in piedi tutta contenta, battendo le mani. Colsi uno sguardo di Brian che esprimeva riconoscenza nei miei confronti. Gli sorrisi a mia volta, ero contenta del mio successo.

*

La partita durò ancora molto. Ogni placcaggio era sempre più duro da guardare. Era come se fossi in campo insieme a loro e lo stessi vivendo in prima persona.

Ad un certo punto non ce la feci più a osservare inerme, senza poter fare nulla. Non potevo assistere ad un colpo di più. Era evidente che fossero tutti molto stanchi, ma Brian era quello messo peggio. Mi capitava troppo spesso di cogliere una sua smorfia di dolore. Perché il coach non lo sostituiva? Voleva ucciderlo forse?

«Beth ti aspetto alla macchina...» dissi stremata, non avrei sopportato quello spettacolo selvaggio un secondo di più.

«Che ti prende ora?» chiese preoccupata. «Sei bianchissima in volto!» mi avvertì dato che io non potevo averci fatto caso.

«Non ce la faccio più a guardare come lo bloccano, mi sento male per lui. Devo allontanarmi da qui...» annuì capendo il mio stato d'animo. Forse lei provava le stesse cose, ma non placcavano Josh così spesso some Brian. «Fai il tifo anche per me, mi raccomando!» le ricordai.

«Vedrai che non gli succederà niente! Starà meglio...» cercò in qualche modo di rassicurarmi, ma il suo tentativo fu vano. Non riuscivo a guardarlo giocare sofferente. Magari lui ci era anche abituato, ma per me era tutto nuovo. Anche quelle sensazioni che stavo provando. Mai nessun ragazzo mi aveva procurato una tale preoccupazione. Neanche quando i miei fratelli tornavano a casa dopo qualche rissa. Soprattutto Travis. Perché lo facevo proprio per lui?

Arrivata alla mia macchina, mi sedetti sul sedile del guidatore. Accesi la musica per sovrastare i rumori che venivano dal campo. Non volevo ascoltare la folla, non volevo stare in pensiero. Non volevo sapere cosa succedeva. Avvertivo solo un brusio lontano, con la musica spacca timpani che avevo messo su.

Presi un libro che tenevo di riserva nel cassettino portaoggetti. Reclinai il sedile per stare più comoda e iniziai a leggere. Non fu così facile immergermi in un altro mondo, come mi succedeva di solito. Mi tornava davanti l'immagine di Brian, con l'espressione sofferente e non riuscivo più a capire il significato di nessuna parola. Sarei voluta scendere in campo, prenderlo fra le mie braccia e non lasciarlo più. Volevo saperlo al sicuro, anche se fra noi c'era quello strano rapporto.

I miei pensieri giravano troppo intorno a lui e questo mi confondeva.

Non capivo cosa mi portasse a desiderare queste cose. Era uno sconosciuto, un ragazzo che avevo visto tre o quattro volte in tutto. Per la maggior parte del tempo trascorso insieme, avevamo sempre discusso. Cos'era quel legame che sentivo? Perché avvertivo quella sensazione che mi sfuggisse sempre qualcosa?

Dovevo smettere di riflettere su queste cose. Era di vitale importanza che io ci riuscissi.

Dal cofano posteriore della macchina tirai fuori il mio gelato, dalla borsa refrigerante. Iniziai a mangiarlo senza alcuna preoccupazione. Sentivo le forze mancarmi, sarei svenuta da un momento all'altro. Non potevo permettermelo, ero da sola. Il gelato era perfetto per integrare un po' di zuccheri.

*

Sussultai al suono del cellulare che squillava. Lo presi dal sedile a fianco a me e risposi.

«Ehi Elle, dove sei?» era Beth che parlava dall'altro capo del telefono.

«Sono nella macchina, è successo qualcosa?» potevo rendermi conto da sola dell'apprensione nella mia voce. Mi imposi di smetterla di preoccuparmi. Ma lo feci invano. Sapere la risposta era importante per me.

«No tranquilla, tutto bene! Stiamo arrivando...» tirai un sospiro di sollievo. In effetti era già da un po' che non si sentiva tutto quel vociare. La partita doveva essere finita da un po', ma così presa a divagare la testa non me n'ero neanche accorta.

Riposi il libro al suo posto, non volevo passare per una completa asociale. Spensi anche la musica scendendo.

Il primo che vidi fu Brian, non potei fare a meno di corrergli incontro e abbracciarlo. Dopo un primo momento di perplessità e stupore, sentii le sue braccia avvolgermi e stringermi forte a se.

Aveva ancora i capelli bagnati dalla doccia. Mi bastò inspirare il suo familiare profumo, per calmare l'ansia che mi aveva assalita. Incastrai il volto tra il suo collo e la sua spalla. Ero intenzionata a non staccarmi troppo presto da lui. Avevo provato paura. Aveva temuto per lui, credendo gli potesse succedere qualcosa di brutto. Non volevo indagare da dove nascesse quel sentimento e non mi pareva neanche il luogo o il momento opportuno per farlo.

«Se questo è il trattamento post-partita, voglio che vieni a tutte. Mi dici perché te ne sei andata?» mi meravigliai che Beth non avesse già spifferato tutto.

«Avevo paura...» confessai in un sussurro. Non sapevo nemmeno se mi avesse sentita.

«Per me?» pareva non poterci credere. Nella sua voce c'era sorpresa, come se fosse una cosa completamente fuori dal mondo. «Non devi, non è la prima volta che gioco...» sembrava che cercasse di rassicurarmi. Non lo aveva mai sentito parlare in quel modo talmente dolce e calmo.

«Ma era la prima volta per me, ho avuto paura che...io...io...io non riuscivo più a guardare...» lo strinsi più forte.

«Puoi stare tranquilla, non lascerò che mi succeda niente. Avevo il tuo bacio portafortuna con me...» disse come se un semplice bacio, avesse potuto davvero portargli fortuna. «Mi dici perché ti sei preoccupata così per me?» domandò piano, accarezzandomi i capelli. Quel gesto così semplice, mi fece mancare il fiato.

«Penso che sia per lo stesso motivo, per cui ti sei preoccupato tu...» gli risposi cauta. Annuì con la testa, come se avesse capito cosa avevamo provato. Io non l'avevo ancora compreso ad essere sinceri, o forse non volevo ancora ammetterlo.

«Se la sorpresa che mi avevi promesso era questa, penso proprio che potrei farci l'abitudine...» mi strinse ancora di più tra le sue braccia. Non mi importava degli sguardi delle persone che avevamo attorno, era come se in quel momento fossimo noi due da soli. Sentivo salire un groppo in gola, ma resistetti. Non volevo che mi vedesse piangere.

«Non è questa! Scusami se ti sono saltata addosso così...» dissi cercando di sciogliermi dall'abbraccio, ma lui mi teneva saldamente. Non gli dava fastidio farsi vedere così con me? Mi stupii.

Stare tra le sue braccia, non era strano come avrei potuto pensare. Anzi era piuttosto piacevole.

«Non scusarti per questo! Mi piace stare così con te...» ammise. Colsi del rossore farsi strada sul suo viso. Allora non ero l'unica a sentirsi in imbarazzo.

«Non ti da fastidio se ti vedono così con me?» scosse la testa energicamente e mi baciò la fronte, scostandomi qualche ciocca di capelli. Sapeva essere davvero tenero quando voleva.

«Per niente! Sono stato un cretino a quella festa!» stava alludendo alla seconda volta che ci eravamo incrociati. Il mio cuore stava impazzendo, man mano che lui diceva quelle cose. Ero sicura che potesse sentirlo anche lui, tanto eravamo attaccati.

Guardando oltre la sua spalla, mi accorsi degli sguardi che ci stavano fissando. Erano tutti così sorpresi, da non riuscire a parlare. Vedevo Josh e Beth parlottare tra di loro, in modo concitato. Distolsi lo sguardo, di sicuro dovevo avere la faccia in fiamme. Non potevo prendermela con nessuno, tranne che con me stessa. Mi ero andata a cacciare io in quella situazione.

«Allora qual è la sorpresa?» chiese Brian allontanandosi un po' da me. Appena lo fece mi accorsi che non avrei voluto che lo facesse. Forse anche lui si era accorto di quegli sguardi indiscreti e si era sentito in soggezione. Non sembrava il tipo da effusioni in pubblico.

« Puoi vedere se vuoi, è lì dietro...» dissi aprendo il portellone dell'auto, spingendo il pulsante sulla chiave. Non se lo fece ripetere due volte, Tyler lo seguì.

Trovarono subito la borsa refrigerante, posizionata con cura in un angolino. Quando la aprirono, sui loro visi spuntò un gran sorriso. Tirarono fuori il gelato, ognuno prendendo il proprio gusto preferito. In quello di Tyler ci avevo anche messo i suoi adorati marshmellows e le scaglie di caramello.

«Tu sì che sai come farti perdonare! Cucchiaino?» domandò Brian. Gli indicai di guardare nella stessa borsa, da dove aveva tirato fuori il gelato.

«Queste altre tonnellate di gelato per chi sarebbero?» chiese con il cucchiaio a mezz'aria. Forse effettivamente ne avevo comprato un po' troppo. Ma non sarebbe stato un problema.

«Non sapevo quanti eravamo. C'è anche il tuo Josh, non ti ho dimenticato e ce n'è anche per te Beth...» la mia amica sembrava una bambina la mattina di Natale. Si fiondò verso il suo gelato cheesecake e fragole, come se qualcuno avesse potuto portarglielo via.

Sembravano dei bambini, tutti seduti ordinati sul retro della mia auto. Non volava una mosca, talmente erano intenti a mangiare.

«Tu Occhioni Verdi?» domandò Brian dopo un po'.

«Non ho saputo resistere, l'ho già mangiato...» ammisi con aria colpevole. Era più forte di me, non riuscivo a resistere al mio gelato preferito. E poi la mia condizione di debolezza, necessitava di zuccheri.

«Dopo una partita come quella di oggi, questa è una visione!» ammise Tyler, rimasto in silenzio fino a quel momento. «Considerati perdonata! Ma guai a te se ci riprovi...» mi ricordò.

«Com'è andata a finire la partita?» chiesi curiosa di conoscere l'esito. Fino a quel momento era passato in secondo piano.

«Nell'unico modo in cui poteva finire, dopo tutto il polverone che hai tirato su...» affermò Tyler ridendo. Lo guardai confusa, non capivo di cosa stesse parlando. «Dopo che te hai fatto notare all'arbitro che non aveva "visto" quel fallo, è diventato magicamente imparziale. Credevamo di non vincere all'inizio...» confessò. Arrossii leggermente, sperando non ricordassero con precisione le parole che avevo usato. Anche se vedevo dei sorrisetti divertiti sui loro volti. Era stato più forte di me, non ero riuscita a trattenermi.

«Quindi avete vinto?» dal sorriso che spuntò sui loro visi, dedussi che fosse un sì. Quindi non ero stata così inutile. Ero davvero contenta per loro.

«Mi spieghi una cosa?» domandò Tyler con particolare curiosità. Annuii, immaginavo dove volesse andare a parare. «Te non ne capisci niente di questo sport, come hai fatto?» sembrava genuinamente sorpreso dalle mie doti nascoste.

«Beth mi ha spiegato qualcosa durante il gioco...» ammisi.

«Il resto l'ha trovato su internet...» svelò la mia amica. Ma non poteva restare in silenzio, a mangiare tranquillamente il suo gelato? Era davvero una peste quando ci si metteva. Ty era scoppiato in una fragorosa risata, contagiando anche gli altri due. Non mi stavano mica prendendo in giro, vero? Di sicuro sì, ma non me la presi più di tanto.

«La prossima volta niente gelato per te...» dissi fingendomi offesa verso Beth. Lei spalancò i suoi occhioni azzurri, come se non sapesse a cosa mi riferivo. Quasi credetti alla sua espressione. Se non l'avessi conosciuta l'avrei fatto, era una brava attrice.

«Se lo sapesse l'arbitro...» constatò Josh, dando di gomito ai suoi due amici. Ancora una volta scoppiarono a ridere, senza riuscire a smettere. Iniziavo a credere che non ridessero di me, ma del mal capitato arbitro. «Ripreso da una ragazza che ha capito il gioco del football, da una pagina web...»

Ridacchiarono tra loro ancora per molto. Finché non furono snocciolate tutte le battute comiche fattibili.

«Allora sei dei nostri sta sera?» se ne uscì all'improvviso Beth. Aggrottai la fronte a quelle parole. Cosa sarebbe successo quella sera? Non mi aveva accennato nulla. Aspettai che si spiegasse, di certo non avrei accettato a scatola chiusa.

«Di solito dopo ogni partita ci ritroviamo a casa di qualcuno...» mi spiegò Josh saggiamente. «Sta sera stiamo da Tim, vuoi venire con noi?» l'unica cosa che pensò la mia mente fu, ancora un'altra festa. Alle ultime due le cose non erano andate nel migliore dei modi. Stavo ancora cercando di comprendere, cosa avessi visto di preciso alla seconda. Ricacciai indietro quel pensiero, anche prima o poi avrei dovuto affrontarlo.

Riflettei ad un modo carino per declinare l'invito. Non sarei stata la ben accetta. Non conoscevo quasi nessuno, esclusi Beth, Josh e Tyler. Forse ci sarebbero stati anche Logan e Chase, ma non potevo dire di conoscerli. Poi c'era Brian che non aveva proferito una sola parola, da quando ero stata invitata.

Avevamo un rapporto civile ormai. Riuscivamo a stare nella stessa stanza, senza che uno dei due se ne andasse. Ma le cose non erano cambiate poi molto. Forse vedeva in me una persona piacevole, con cui scambiare quattro chiacchiere ogni tanto. E a me stava bene così, per me ero lo stesso.

Leggevo nei suoi occhi che non mi voleva lì. Era più che palese. Non aveva neanche provato a dire una cosa, per convincermi ad andare. L'alternanza continua dei suoi sbalzi d'umore, era fortemente destabilizzante. Non riuscivo mai a capire cosa pensasse.

«Allora sei dei nostri?» m'incalzò Josh. Tyler studiava attentamente i movimenti impercettibili del mio volto, forse cercando di valutare la situazione.

«Penso che...» non riuscii a finire la frase che Ty mi interruppe, continuando per me.

«Pensa di sì...» scossi la testa, per rammentargli che non poteva prendere decisioni per conto mio. Non sarei andata neanche se mi avesse trascinato a forza.

«Invece sì...» gli diede man forte la mia amica. Per una volta non poteva stare dalla mia parte? Ma che le prendeva. Scossi di nuovo la testa in segno negativo. Incrociai le braccia al petto, segnalando che per me il discorso ero chiuso. «Ho portato un costume anche per te, quindi verrai...» assicurò convinta. Ma la convinzione era solo sua. E poi di che costume parlava?

«Certo che verrà!» disse Brian all'improvviso, lasciando spiazzata me e anche gli altri. Perché ci si metteva anche lui? Ce n'erano già abbastanza che complottavano contro di me. Sbuffai infastidita. Perché mi voleva? Mentre prima no?

«No...» mi mantenni ferma sulla mia decisione. Non poteva fare il bello e il cattivo tempo a suo piacimento.

«E invece ti dico di sì. Sei una ragazza molto gentile e non rifiuteresti mai di darmi passaggio...» aveva davvero intenzione di usare questi mezzucci? Speravo provasse con qualcosa di meglio.

«Sei troppo sicuro di te. Cosa ti fa pensare che ti direi di sì...» cercai di sfatare questa sua sicurezza.

«Molte cose...» disse con tono allusivo, cercando di sdrammatizzare. Era molto fastidioso, ma allo stesso tempo, mi piaceva che si imponesse per una volta. Significava che la mia presenza gli faceva piacere, almeno un po'. «E poi se non vieni, giuro che ti sporco tutta di gelato...» intinse un dito di nel suo barattolino e mi sporcò la punta del naso. Cercai di pulirmi. Lui più rapido di me, afferrò le mie mani con la sua libera tenendomele ferme dietro la schiena. «Guarda che continuo...» minacciò con sguardo malizioso negli occhi. Ero sicura che non l'avrebbe fatto. Invece mi sporcò anche una guancia. «Non si può sprecare così questo buonissimo gelato, se non ti decidi in fretta, sarò costretto a leccarlo via...» sussurrò nel mio orecchio. Scatenando un'ondata di brividi che mi percorsero tutta.

Dovevamo smetterla di dare spettacolo. Beth, Josh e Tyler ci guardavano divertiti.

«Penso che verrò!» dichiarai gettando la spugna. Non potevamo giocare ancora in quel modo. Non era un duello ad armi pari.

«Sono contento che hai azzeccato la risposta giusta. Peccato che l'hai fatto così in fretta...» ridacchiò divertito. Ma ci stava per caso provando con me? Era impossibile, ma l'impressione che dava sembrava proprio quella.

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