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capitolo 40 vincere

Arrivati a martedì, Oliver si sente davvero bene.
Di ottimo umore.

L'incontro è andato alla grande.
E, grazie alle ripetizioni di ieri di Emma, ora può ammirare la B- per l'interrogazione di filosofia.

Rayn sbuffa, tornando al posto di fianco ad Oliver.
Posando un po' scocciato il libretto sul banco.

"Se Emma ti fa raggiungere questi risultati, dovrei chiederle qualche ripetizione anche io.
Magari vedrei una bella A al posto di questa C."

Oliver subito lo guarda male.
Non è un segreto la gelosia verso la sua tutor.
E i suoi amici lo sanno bene.

E mentre Owen se la ride, Rayan alza le mani in segno di innocenza.

"Stai buono amico.
La tua ragazza è troppo normale per me.
Preferisco di gran lunga la mia Harley Queen."

Oliver lo sa bene, ma precisare la situazione non fa mai male.

Mettono via i libri, pronti a sentire la campana della pausa pranzo.

"A proposito della tua ragazza.
Per quanto ne so anche Sofia è una secchiona.
Perché non ti fai aiutare da lei?"

Gli chiede Owen, mentre legge un messaggio appena arrivato di Scarlett.

Gli chiede semplicemente se dopo la scuola tornano a casa insieme.
Eppure un semplice messaggio gli illumina la giornata, lo fa sorridere.
Nonostante i due non sia ancora ufficialmente insieme.

"Ma io ci ho provato a studiare con lei.
Ma quando parla, l'unica cosa che capisco è che ha una bocca stupenda.
E che preferirei stendere lei sul tavolo e non questi stupidi libri."

I due amici ridono, prendendolo un po' in giro.
Anche se Oliver ha lo stesso problema con la sua turor.

Ma mentre Sofia si lascia trascinare dalla passione di Rayan.
Emma invece lo colpisce con il libro in testa, facendogli tornare l'attenzione sui libri.

Ha pensato spesso alla chiacchierata che hanno fatto quando sono rimasti soli al pub.
E nonostante la voglia di rederla sua è tanta, ha capito cosa prova.
Decidendo di aspettarla, speranzoso che andrà tutto bene.

"Be, dovrai trovare un'altra soluzione.
Non condivido la mia tutor."

Li prende in giro Oliver, facendogli l'occhiolino.
Ma per quanto il suo tono sia ironico, i suoi amici sanno bene quanto in realtà sia serio.

In realtà, all'oscuro di Emma, tutto l'istituto lo sa.
Tutti sanno che Emma Lopez sta con Oliver e perciò non va toccata.

Intanto la campana finalmente suona e i tre amici sono i primi a lasciare la classe.

Per tutta la mattina non hanno avuto né meno un lezione in condivisione con le ragazze.
Ed ora hanno solo voglia di stringerle e stare un po' insieme, anche con gli altri.

"Joker."

Chi è la ragazza che sta urlando poco lontano da loro, non ha bisogno di presentazioni.
È scontata, ormai i suoi amici non si sorprendono ne meno più.

In pochi secondi Sofia e già in braccio al suo compagno.
A baciarlo come se non si vedessero da mesi, mentre sono solo poche ore.

Owen saluta Scarlett con un semplice bacio sulla guancia, per poi posarle un braccio sulle esili braccia.
E ufficialmente non stanno insieme, ma i loro amici non ci credono ne meno un po'.

Isa invece è già al fianco di Luca, creando il perfetto articolo "il".
Ma non se ne preoccupano, anzi Luca ama che lei sia così piccola, tanto che lui può proteggerla senza problemi.

Infine Oliver si limita ad affiancare Emma, nonostante anche lui vuole quello che hanno gli altri.
Il diritto di stringerla a sé.

"Allora?
Come è andata con filosofia?"

Le chiede, inccaminandosi con lui verso la mensa.
Perché di aspettare che gli altri finiscano con le smancerie non ne hanno voglia.

"Direi alla grande.
B-."

Si vanta lui, ma non per presunzione.
È semplicemente ciò che gli fa sentire lei mentre lo guarda così fiera di lui.

"Bene.
Allora vedi che avevo ragione.
Mi devi una cena."

Alla fine delle ripetizioni di ieri, Oliver era convinto che sarebbe andata malissimo.
Invece Emma non ha mai dubitato, sfidandolo che se fosse andato bene avrebbe dovuto offrirle una cena.

Afferrano i vassoi, iniziando l'infinita fila per il pasto.
Senza che Oliver le risponda.

Quello che Emma non sa e che Oliver è stato tutta la notte a studiare pur di fare vincere la scommessa a lei.
Per portarla a cena fuori, solo loro due.

"Potremmo fare stasera dopo le partita."

Le chiede sedendosi al solito tavolo.
Nascondendo quanto ci abbia pensato tutta la mattina.
Quanto spera che lei gli dica si.

Ma il suo viso si asseria.
E non è mai un buon segno.

"Stasera mi sa di no.
Non ci sarò ne meno alla partita, perché oggi sono di chemio.
E sicuramente farò tardi e sarò molto stanca."

Mentre spiega, vengono raggiunti anche degli altri.
Che non sanno della cena promessa, ma sentono solo che Emma stasera non ci sarà.

"Be vedrai la nostra bravura nella prossima partita.
Tanto si sa che saremo sempre i vincitori."

Scherza Luca, distogliendo l'attenzione da Emma.
Togliendo tutti dal silenzio che nasconde troppe preoccupazioni per l'amica.
Dando vita a un dibattimento tra battute.

L'unico a rimanere in silenzio è Oliver.
Ancora attendo a metabolizzare la notizia.

Aveva immaginato di giocare sotto le stelle, datò che la partirà si terrà alle 21, dare il proprio meglio.
Dedicando ogni suo punto alla stella più bella che l'avrebbe guardato dagli spalti.

E invece lei non ci sarà.
E con lei rimarrà la sicurezza e la forza per vincere.
Poiché se lei non ci sarà, a chi dedicherà la sua vittoria?

Già è difficile per lui non averla durante gli incontri, perché troppo pericolosi per lei.
Sia per la malattia, per la presenza di gente poco raccomandabile e soprattutto per tenerla lontano dagli occhi di Logan

Ma non averla anche sul campo di football, è davvero un colpo.

E vorrebbe pregarla di venire, di essere lì con lui.
Ma sa che non dipende da lei, e lo legge nei suoi occhi scuri quanto avrebbe voluto esserci.

Perciò non gli resta che mandare giù con le lasagne anche il boccone amaro.
Sapendo bene che non è né il primo ne l'ultimo.

=_==_==_==_==_==_=

Dopo l' allenamento, Oliver torna a casa distrutto.
Non solo l'allenatore li ha stremati, ma li ha anche messo adosso le responsabilità di questa partita.

Ripetendo quanto essa sia importante, è quanto sia essenziale che la vincano.

Con il risultato che Oliver non solo sente l'umore a terra.
Ma proprio sotto terra.

Entra in casa abbandonando il borsone all'entrata.
Facendo un lungo respiro, come se sospirare potesse davvero togliergli il peso dalle spalle.

"Oliver, stavo giusto andando a tavola.
Ti unisci a me?"

Gli chiede il padre, affacciandosi dalla cucina, avendo sentito il figlio rientrare.

Oliver è tentato di rifiutare, come ormai fa da sempre.
Ma come sempre gli torna in mente Emma, le parole che hanno scambiato per quanto riguarda il padre.
E quindi.

" Va bene.
Faccio una doccia e arrivo."

Vedere ioy padre sorridere, felice che il figlio abbia accettato, fa ancora uno strano effetto.
Ma da qualche parte dovrà pur iniziare.

Così, dopo una doccia veloce si siede a tavola.
Alla destra del padre, invece che dall'altra parte del tavolo.

Un immagina che per poco non fa piangere Natalie.
Che non li vede a tavola insieme da tanto tempo, se non per le cene informarli.

"Il preside mi ha detto dei tuoi grandi passi avanti.
Dice che di questo passo supererai gli esami con la lode."

Cerca di allacciare il discorso il padre.
Ma il figlio rimane restio come sempre, limitandosi ad annuire.

"Com'è andata la serata con gli amici?
Ti sei divertito?"

Fa riferimento al compleanno, provando con un discorso più leggero.
Ma ancora una volta trova un muro davanti.

"Si."

Alla fine Ivan si arrende, capendo che la strada del loro rapporto è ancora lunga.
E piena di ostacoli.

Per stasera butta la spugna, continuando la cena in silenzio se non per qualche sospiro.

Oliver apprezza i tentativi del padre, lo vede il suo impegno.
Ma non è facile.

Non è facile vivere per anni con un fantasma, con il gelo in casa.
Per poi venire soffocato dal calore all'improvviso.

Ringrazia il padre per i passi in avanti che sta facendo.
Come l'essere più presente e più interessato alla sua vita.

Ma ciò non cancella anni di indifferenza.
Anni a vivere con un padre che è diventato un estraneo.
E che ora si arrampica con fatica per riprendersi il suo ruolo di genitore.

Oliver lo osserva mentre consumano la loro cena.
Vede i lineamenti simili ai suoi e, che lo voglia o no, anche tratti del carattere.

Come l'espressione seria che nasconde la delusione.
E il pugno stretto posato sul tavolo.
Tutti dettagli che non aveva notato fino a stasera.

A fine cena, l'orologio sul muro segna che mancano due ore alla partita.
E che si deve sbrigare se non vuole fare tardi.

Si alza dalla tavola, dando poi le spalle al padre.
Ma rimane fermo, in balia dei troppi pensieri.

Solo pochi giorni fa ha detto ad Emma che non vuole più sprecare attimi preziosi.
E forse è il momento di farlo davvero, anche nei confronti di suo padre.

Perché ha capito che il rancore non da nulla di buono.
E che a volte bisogna saper perdonare e cercare di costruire invece che distruggere.

"Questa sera ho una partita importante.
Se ti va, puoi venirmi a vedere."

Si gira verso il padre, trovandolo con una espressione sorpresa.
Mai fino ad ora gli ha chiesto di andare, anche perché Ivan non ha mai mostrato interessi.

Ma ora, questo invito così semplice, al padre sembra una porta socchiusa sulla vita del figlio.

"Ne sono molto felice.
Si, ci sarò."

Gli sorride, anche quando il figlio gli da le spalle senza dire nulla.
Sentendo nel cuore una gioia immensa, nonostante si tratti di una semplice partita.

Oliver si chiude in camera, per prepararsi.
L'idea che ci sarà il padre non gli dispiace come pensava.
Anzi, in segreto, spera di renderlo fiero di si.

E sorride, immaginando il viso della Lopez, che sarebbe fiera del passo che ha fatto.
Peccato che non ci sarà per vederlo con i suoi occhi.

=_==_==_==_==_==_==_=

Le urla riempiono il campo da football, rischiando di superare il tifo delle cheerleaders.

I giocatori sono tutti in fila indiana, pronti a correre in campo appena sentiranno il loro nome.

Nessuno parla, concentrati al massimo sulla partita.
Lasciando i loro pensieri e problemi in quelli spogliatoi.

Concentrati sui loro cuori che pompano con forza, non ascoltano il discorso del preside.
Non ascoltano l'ingresso degli avversari.

Concentrati, ascoltano solo il loro cuore.
E i muscoli delle loro gambe pronti a correre.

"Ed ora, ragazzi e ragazze.
La nostra squadra.
Le pantere nere ."

Oliver primo nella fila, trattiene un respiro e corre contro il cerchio di carte che li ha nascosti fino ad ora.

Abbassa il capo coperto dal casco e strappa la carte, liberando il respiro che tratteneva.

Le urla dagli spalti, il canto delle cheerleaders e i loro salti, le luci che illuminano come se fosse giorno.
Nascondendo il cielo stellato.

Ma Oliver sente sopratutto l'assenza di lei.
L'unico sentimentimento che non ha saputo lasciare negli spogliatoi.

L'arbitro si mette al centro delle due squadre, mostrando a tutti una moneta.
Un pezzo di ferro con due facce, testa e croce.

Oliver come sempre sceglie croce, per poi trattenere ancora il respiro, mentre la moneta sale verso il cielo.

E sarà solo fortuna o puro caso.
Che stasera sorride agli avversari.
Testa.

Le due squadre si posizionano una davanti all'altra.
La palla è in mano agli avversari e il compito delle pantere nere è evitare che facciano punto.

"FORZA."

Urla Oliver dando la carica ai suoi compagni di squadra.
Anche se è proprio lui ad averne bisogno.

Il fischio di inizio rimbomba tra i giocatori.
Dando inizio alla partita

Uno scontro tra titani, ecco cosa è agli occhi dei tifosi.
Due squadre di colore diverso che si scontrano con neurali.

Oliver si trova nell'ultima di difesa.
Al contrario di Owen e Luca che sono in prima fila.

Che da subito cercano di fermare il quarterback nemico.
Stanno per buttarlo giù, ma il nemico è più veloce e riesce a fare un lancio lungo.

Che passa  di fianco ad Oliver, raggiungendo il ricevente.

Ed Oliver corre verso il giocatore cercando di fermarlo.
Vedendo poco lontano Rayan fare lo stesso.

Ma Oliver è distratto dai suoi pensieri.
Lo ferma, ma è ormai tardi, e la squadra avversaria ha fatto punto.

Purtroppo questa distrazione se la porta adosso per tutta la partita.

Pensando a lei che non c'è.
Chiedendosi come sia andata la somministrazione di oggi.
Perdendo la concentrazione.

Quando l'arbitro fischia, tutti riprendono fiato.
Entrambe le squadre sono forti e di botte se ne sono date tante.

Ma Oliver ha lo sguardo fisso sul tabellone dei punti.
E si, sono messi male.

Corrono tutti verso l'allenatore, che è incazzato nero.

"Cos'era quella cosa?
E questo che vi ho insegnato?
E questo il vostro meglio?"

I giocatori non rispondono, consapevoli di aver fatto schifo.
Soprattutto Oliver, che si trova sotto lo sguardo rigido dell'allenatore.

"E tu Oliver, a che cazzo stavi pensando?
Alle farfalline?
Sei il quarterback cazzo, una guida per i tuoi compagni.
Quindi vedi di riprenderti, altrimenti ti sbatto fuori."

Essere sbattuto fuori ora, sarebbe il peggior fallimento.
Un segno sulla sua fedina da giocatore, che rovinerebbe la sua carriera.

E l'allenatore lo sa, semplicemente spera di spronarlo con le minacce.

Alle loro spalle le cheerleaders stanno facendo lo spettacolo di metà partita per i tifosi.
Ma attirano l'attenzione di Oliver.

"O-L-L-Y.
OLLY."

Continuano a ripetere, attirando lo sguardo di Oliver.
Poiché solo una persona lo chiama così.

E si volta verso di loro, trovando una Sofia sorridente che piano si sposta.
E al centro delle cheerleaders, ora visibile agli occhi di Oliver, c'è lei.

Emma è lì, con il viso stanco e pallido, e le gambe che le tremano per la fatica di star in piedi.
Ma è lì per lui.

Dopo la chemio era pronta ad andare a casa.
Ma quando Sofia la chiamata dicendole che Oliver stava facendo schifo.
Non ha potuto fare altro che dire alla madre di andare all'istituto.

Fregandosene della stanchezza molto forte.
Perché lui c'è sempre stato.
Ed ora lei è pronta a fare altrettanto.

"Fagli il culo campione."

Gli mima lei con le labbra, sorridendo.
Accendendo all'improvviso un fuoco nell'anima di Oliver.

Perché lei è lì per lui, e lui deve vincere per lei.

Si batte un pugno sul petto per poi indicarlo verso di lei.
Segno che gli dedicherà ogni punto.

Riunisce i compagni in cerchio, contando che manca meno di un minuti all'inizio della seconda parte.

"Ok, ho fatto schifo e vi chiedo scusa.
Ma ora sono con voi ragazzi.
Facciamo gli vedere chi sono le pantere nere."

I compagni urlano entusiasti di avere di nuovo il loro quarterback.
E lo ascoltano con attenzione, memorizzando lo schema da usare.

Per poi unire le mani in centro, pronti a iniziare.
Questa volta di nuovo insieme.

Si rimettono in posizione.
La palla in mano a Rayan, pronto a passarla a Oliver.
Mentre Luca e Owen sono pronti a coprirgli le spalle.

"Forza pantere, fateli neri.
Forza gigante."

Luca sorride sentendo le urla di Isa che salta da una parte all'altra muovendo i pon-pon.

"Forza joker.
Forza pantere."

E Sofia non è da meno, spingendo il pubblico a urlare per la loro squadra.

Mentre Scarlett e Emma si limitano ad urlare, sedute sulla prima tribuna.

Poi il silenzio, i respiri profondi, il sudore che si mischia con l'erbetta.
Il fischio di inizio.

Oliver stringe il pallone tra le dita, correndo verso le yard più lontane, scavalcando gli avversari che si lanciano su di lui.

I suoi compagni che lo coprono,ma la consapevolezza che gli avversari sono forti.

Viene buttato giù, ma non si arrende, e allungando il braccio sbatte la palla sulla line degli yard.

Finalmente si torna alla rimonta.

La folla urla, i compagni esultano, mentre si rimettono in posizione.
Sapendo che sono solo all'inizio, ma con i cuori che pompono di speranza.

Ed Oliver sorride, pronto a dedicare a lei i prossimi punti che li separano dalla vittoria.

La partita continua e i pantera nera non sono mai stati così agguerriti.
Guidati dal cuore forte del loro quarterback.

Ma quando il tempo scorre veloce indicando che manca solo un minuto, Oliver chiama time-out.

Raggruppa i suoi compagni in cerchio.
E fa un lungo respiro perché ciò che sta per dire è quasi impossibile.

"Attaccate subito in difesa.
Datemi il tempo di un drop."

I compagni sanno di cosa sta parlando.
È un calcio che pochissime volte è riuscito e che vale tre punti.

"Sei sicuro?"

Gli chiede Rayan con affanno.
Ma è una domanda retorica.

Nel poco tempo che hanno è l'unica possibilità per superare il punteggio degli avversari.
Non hanno altre possibilità.

Oliver annuisce, mettendo la mano al centro.

"Siete con me?"

Non c'è esitazioni nelle mani che si posano sulla sua.
È il loro quarterback, oltre che amico, perciò saranno sempre pronti a seguirlo.

Ritornano in posizione, la folla è in assoluto silenzio chiedendosi cosa accadrà.
Solo i cuori e i respiri a fare rumore.

Il suono del fischio, la palla tra le mani di Oliver, il tempo che scorre.

Respiri profondi e fa cadere la palla a terra.
Non ascoltando i suoi compagni che lo difendono sui quattro fronti.

La palla rimbalza, ancora un sospiro, e la calcia con tutta la forza che ha.

I cuori si fermano mentre gli occhi di tutti sono sulla palla il volo sul campo.
E pochi milonesimi di secondi prima che suoni la fine la palla supera i pali.

Suona la sirena, pochi secondi per mettere a fuoco ciò che è successo.
Poi esplodono le urla entusiasmi dei tifosi.

I pantera nera hanno vinto.

Le cheerleaders urlano felici correndo verso i giocatori.
Oliver all'improvviso viene alzato dai suoi amici, e lanciato in aria tra le risate e le grida.

Rayan afferra il recipiente dell'acqua svuotandolo sui suoi compagni.
Mentre la squadra perdente si ritira a capo chino, ancora sorpresi per la vittoria strappata all'ultimo minuto.

Oliver finalmente viene messo giù, mentre gli altri corrono dalle loro ragazze o amici.

Trovandosi davanti Emma, sorridente anche per lo stato del ragazzo.
Bagnato dalla testa ai piedi.

"Sei venuta."

Sussurra Oliver avvicinandosi a lei.
Non nascondendo quanto questo sia stato importante per lui.

"Avevo un po' di fame.
E mi sono ricordata di una certa cena offerta."

Oliver sta per abbracciarla, stringerla a sé e portarla via.
Se non avesse degli amici un po' troppo invadenti.

"Si andiamo a mangiare.
E a festeggiare."

Urla Rayan con sotto braccio Sofia e quello libero sulle spalle di Oliver.
Che non può non sospirare deluso.

La sua idea era di un scena intima e non insieme alla ciurma.
Ma Emma sorride, perciò se la fa andare bene.

Infondo usare il suo tempo con lei è la vittoria più importante.

=_==_==_==_==_==_==_=

Il primo ad uscire dagli spogliatoi è Oliver, che freme dalla voglia di andare da Emma che l'aspetta all'uscita.

"Be', complimenti.
Non saprei dire se è stata bravura o fortuna.
Ma a la vittoria che conta."

La voce che riconosce bene attenta al suo buono umore.
Soprattutto il sorriso strafottente che ha sul viso Caleb.

"Che ci dai qui?"

Si limita a chiedere Oliver, mettendo il borsone in spalla.
Non invogliato da questa conversazione.

"Volevo solo vedere la concorrenza.
Ma anche una tifosa in particolare."

Risponde lui, posandosi con la schiena al muro, sorridendo per lo sguardo omicida di Oliver.

"Che peccato che sia malata, mi hanno detto terminale.
Un vero spreco, ma forse potrei farle vivere un bel momento prima che muoia.
Un po' di beneficenza va sempre fatta."

A chi si riferisce e a cosa è ben chiaro ad Oliver.
Che subito molla il borsone per afferrare il colletto della sua maglietta, sbattendolo contro il muro.

"Devi stargli lontano.
Altrimenti vedrai che c'è qualcosa di peggio della morte."

E lo sa che lo sta solo stuzzicando.
Che vuole che lo prenda botte per farlo uscire  dal campionato per comportamenti violenti.
Ma l'idea che lui si possa avvicinare alla sua Lopez, gli annebbia la lucidità.

"Sono convinto che lei gradirà.
Si vede che le piace provocare."

Continua a provocarlo Caleb, giocando con i nervi tesi di Oliver.
Ridendo per gli occhi di fuoco che vede nel suo avversario.

Per fortuna qualcuno ha assistito alla scena, rimanendo in disparte fino ad ora.

Due mani si posano sulle spalle di Oliver, cercando di calmarlo.

"Lascialo stare figliolo.
Non ne vale la rovinarsi per una nullità."

Caleb perde il sorriso davanti alle parole del padre di Oliver.
Che si trovava li solo per fargli i complimenti e dirgli che stava tornando a casa.
Ma che non è potuto rimanere indifferente alla scena.

Oliver, vedendo il ghigno di Caleb, riprende la ragione.
Capendo che il padre ha ragione.

Così lascia la presa, allontanandosi di poco.

"Già.
Non ne vale la pena."

Recupera il borsone inccaminandosi verso l'uscita con il padre.

Ma non importa se voleva solo istigarlo.
Le sue parole gli bruciano sotto pelle.
Spingendolo ancora di più a dover proteggere Emma.
La sua Emma.

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