Capitolo 38 forza e coraggio
Emma sospira stringendosi e accarezzandosi tra le proprie braccia.
Guardando attraverso la finestra della camera 275 dell'ospedale.
Sono circa le nove, con una notte in bianco alle spalle, e la paura per la piccola operazione che deve fare stamattina.
Si sfiora la parte sinistra del seno, la pelle che tra poche ore non sarà più così liscia.
Ed è questo che la terrorizza.
È da una settimana che sa che dovrà fare questo intervento.
Ma nulla la fa desistere dalla tristezza che questa porterà, ne meno sapere che renderà più efficace la cura.
Impianto del push, o bolo endovenoso, che prevede l’introduzione di una dose concentrata di farmaco direttamente nella circolazione sistemica.
E la possibilità di somministrare più farmaci contemporaneamente.
Poiché la struttura della canula suddiviso in più canali in modo da renderlo possibile nonostante le caratteristiche chimiche dei farmaci.
Questa è stata la spiegazione tecnica del dottor Connor.
Mentre la spiegazione piu semplice da molta più paura.
Sotto al collo, sulla parte superiore del seno sinistro, verrà inserito un piccolo tubicino che arriva dritto alle vena principale del cuore.
Oltre al rischio di irritazione delle pareti interne dei canali sanguigni, molto basso ha assicurato io dottore.
E un'altra la questione che la preoccupa.
All'inizio della canula ci sarà un piccolo oggetto di plastica, fatto per attaccarci, all'occorrenza, un tris di tubi per l'iniezione delle tre bottiglie di farmaci.
Quando non è in ospedale naturalmente il tris non lo indossa.
Ma quel piccolo oggetto rimane, ed è visibile al tocco e alla vista.
Sarà sempre li ha ricordarle che è malata.
Per non parlare del fatto se qualcuno lo nota.
E può sembrare superficiale e appariscente in questi pensieri.
Ma se già ora dicono che sembra un mostro perché potrebbe diventare pelata.
Cosa diranno quando scopriranno questo piccolo coso?
Sospira ancora, continuando ad accarezzare quel punto di pelle.
Non si è mai guardata allo specchio trovandosi bellissima, e non ha mai avuto problemi con il suo corpo.
Ma ora, questa aggressione sul suo corpo, la deprime.
Poiché tra qualche mese perderà peso, la sua pelle diventerà diversa, più malata e di un colore giallastro.
E Emma l'ha accettato, ha deciso di non piangersi adosso
Ma ora che il cambiamento sul suo corpo è eminentemente, sente sulla pelle brividi di disgusto.
Sente adosso già gli sguardi adosso, un'ulteriore etichetta che ai prepara a essere posata su di sé.
"E il momento amore."
Le sussurra la madre rimasta in silenzio fino ad ora.
Spingendola a sdraiarsi sul letto con cui verrà trasportata in sala operatoria.
Caterina non osa immaginare cosa passi nella testa della figlia.
E non ha il coraggio di chiederglielo, limitandosi a seguirla finché non la chiudono fuori la sala operatoria.
E sospira la donna, tornando sconfitta in camera.
Affacciandosi alla stessa finestra in cui si perdeva pochi minuti fa la figlia.
E la quarta volta che si trova ad attendere che la figlia esca da quella stanza sana e salva.
Ed è sicura che non è l'ultima volta.
Lascia che le lacrime scivoloni sul suo viso, chiedendosi quando sarà stanca di versarle.
Rispondendosi che mai sarà forte, abituata ad appoggiarsi agli altri.
Come negli ultimi tempi si è appoggiata al sorriso e al coraggio di sua figlia.
Come in passato ha fatto con il suo amato marito.
Persino da ragazzina era così debole e fragile.
Succube della sua famiglia che non l'hanno cresciuta, ma modellata ai loro canoni e preferenze.
Sceglievano i suoi vestiti, i suoi studi, le sue compagnie, i suoi ragazzi.
A volte anche i suoi pensieri.
E lei non si è mai resa conto delle catene che portava adosso.
Vivendo per loro, limitandosi a essere e non esistere.
Finché per puro caso non ha incontrato un ragazzo diverso.
Un teppista a parere dei suoi genitori.
E forse lo era, i suoi tatuaggi lo definivano così.
Le nocche sempre spaccate per le risse.
Il suo sguardo ghiacciale e i suoi modi spacciati con le donne.
Tanto che appena la incontrato l'uomo le ha detto
"Mi sono sempre chiesto com'è baciare un angelo.
Perché non mi togli ogni dubbio."
Sorride Caterina a quel ricordo, per poi versare altre lacrime amare.
Si sono innamorati, anche se in modo folle e incompressibile.
La salvata da quella prigionia, le ha stretto la mano mentre i genitori di lei le gridavano che ped loro era morta.
E girare il mondo, la decisione di Jace di entrare nell'esercito.
Perché?
'"Perché mio padre era un soldato.
Ed è stato un buon padre finché non è morto.
E forse l'esercito farà di me un padre simile a lui."
Caterina era incinta di Emma quando prese quella decisione, e Caterina decise di seguirlo e vivere in caserma per stargli più vicino.
Anche Emely, la madre di Jace, non era male, ma purtroppo era una donna con strani pregiudizi.
E quando Thomas perse l'udito si mostrò riluttante ad avere un nipote disabile.
E Jace ebbe il coraggio di allontanarla dalla loro famiglia.
Ancora una volta qualcun'altro era stato più forte di lei.
Ancora una volta Jace era stato la sua forza.
Ma quando è scomparso, Caterina si è aggrappata alla forza di Emma, uguale a lei fisicamente ma con il cuore da leone del padre.
E lei ci si è appoggiata comodamente.
Ed oggi, dopo aver visto la figlia turbata e chiusa nei suoi pensieri, se ne pente amaramente.
Si asciuga le lacrime, senza poter fermare le nuove che scendono.
Avrebbe dovuto sostenere sua figlia, donarle parole di conforto, una carezza.
E invece si è sempre mostrata troppo fragile.
Tanto che la figlia la sempre protetta dalle sue preoccupazioni e problemi.
"Basta
Ora basta."
Si rimprovera, asciugandosi aggressiva le lacrime, che finalmente si fermano.
Si ripromette che sarà un madre migliore.
Più forte e che saprà sostenere la figlia.
La porta alle sue spalle si apre seguito da due infermieri che spingono il letto con la sua bambina.
Tra i mille ricordi le due ore di operazioni sono passate senza che se ne accorgesse.
E dopo che il dottore le assicura che è andato tutto bene, sospira sedendosi vicino a lei.
Pronta ad aspettare che la mezz'ora di anestesia passi.
Le prende la mano, accarezzandole le dita e il dorso.
Portandola alla bocca, baciandola con delicatezza.
"Te lo giuro amore mio.
Non ti lascerò più sola a lottare contro tutto questo."
Glielo giura.
Sarà una madre migliore perché sua figlia si merita questo e altro.
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Sono passati due giorni è il compleanno di Oliver è arrivato di colpo.
Senza che Emma se ne sia resa conto.
E quando questa mattina la incontrato e gli ha dato gli auguri, pronta a dirle che non sarebbe andata alla festa, per non se la sente proprio, non ha potuto farlo.
Dopo averla ringraziata gli ha chiesto se confermava di esserci, con un sorriso così bello che è stato impossibile per Emma non confermare.
Perciò ora di trova davanti allo specchio, a sospirare contrariata, consapevole che Sofia arriverà tra soli cinque minuti per andare insieme.
Controlla un ultima volta i jeans chiari strappati un po' ovunque.
E sistema per la millenaria volta la camicia nera abbottonata fino al collo.
Terribilmente stonata con il caldo che promette la serata.
Il motivo di questa scelta è scontato.
Nonostante siano passati due giorni dall'operazione quel piccolo dettaglio continua a darle disagio e anche malessere psichico.
Il suono breve di notifica l'avvisa che la arrivato un messaggio.
"Muoviti bambola.
Non farmi aspettare fino alla pensione."
Emma sorride negando con il capo, recuperando la borsa che abbandonerà sicuramente dietro il bancone del bar.
In genere quella sempre in ritardo e proprio Sofia.
E per una volta che è Emma ritarda si due minuti la da tanto drammatica.
Prima di uscire dalla porta di casa, si affaccia sulla cucina dove la madre sta leggendo dei documenti, sicuramente bollette o targhe.
"Io sto andando.
Non credo che tornerò tardi.*
La madre solleva gli occhi stanchi su i lei, sorridendole dolce.
"Sei molto bella amore.
Vai e divertiti."
Emma non sa quanto si divertirà, ma sicuramente l'idea di passare una serata con i suoi amici non le dispiaccia.
Trova Sofia davanti a casa, a specchiarsi per controllare che il trucco non si sia rovinato nei pochi metri percorsi.
La solita teatrale.
"Grazie a Dio sei arrivata.
Iniziavo a vedere le rughe sul mio splendido colpo."
Emma come sempre si limita ad alzare il terzo dito.
Corrisposto sempre con amore dalla amica, che poi si sofferma ad osservarla.
C'è da dire che Emma è bella come sempre.
Ma quella camicia abattonata fino a soffocare non la capisce proprio.
"Mica sei una suora.
Metti un po' in mostra la mercanzia."
Sofia avvicina le mani alla camicia, con lo scopo di sbottonarle qualche bottone.
Confusa quando l'amico gliele scafeggia.
"Ho capito.
Vuoi coprire le due grazie fino alla prima notte di nozze con Oliver.
Tranquilla, non ti tenterò più."
Per fortuna Sofia la prende come uno scherzo, facendo sospirare di sollievo Emma.
Che ringrazia mentalmente l'esuberanza dell'amica.
Naturalmente nessuno oltre alla madre sa del push, ed Emma preferisce tenerlo nascosto fin che può.
Non volendo mostrare ciò che lei ritiene un difetto grave sul suo corpo.
Un orrore che le crea disagio.
Arrivati al locale, nonostante la serata sia appena iniziata, la musica via arriva all'esterno.
Il cartellone sulla porta segna che è chiuso.
Ma questo non garantirà un buon riposo al vicinato.
"Stasera spacchiamo bimba.
Vedrai che serata."
Si gasa Sofia, dando una sistemata al suo outfit, perfetto su di lei.
Un top, viola, con legatura al collo.
E un pantaloncino corto fino a metà coscia.
Insomma un Harley Queen alla perfezione.
Pochi secondi e Emma ai ritrova a essere trascinata verso l'interno.
Negli ultimi giorni il comportamento degli amici sembra essere tornato alla normalità.
Sicuramente grazie all' intervento divino di Oliver, che li ha fatto capire che stavano gestendo male la situazione.
Qualche domanda di preoccupazione c'è sempre.
Ma almeno Emma non ha dovuto più subire quella oppressione adosso.
Comunque una volta dentro, ma è.contenta che Oliver abbia mantenuto la parola.
Infatti ci sono solo loro e qualche compagna di squadra più intimo.
Emma viene presto abbandonata da Sofia, che sta già puntando al bancone, dove Al prepara i drink limitandosi a ciò.
Gli altri si limitano a guardare l'harley Queen afferrare un cocktail e alzarlo in aria.
Attirando tutta l'attenzione di sé.
"Spartani.
Stasera, scatenate l'inferno."
Manda giù un bel sorso, con gli applausi e le urla entusiaste di tutti.
Segno che l'arrivo della bionda ha dato inizio alla vera festa.
"Ma prima che siate troppo ubriachi per ricordarvi del festeggiato, tirate fuori io regalo.
Io per prima."
A sentirlo nominare, Emma lo cerca tra la folla.
Trovandolo poco lontano a ridere della scenetta con Rayan e Owen.
E ad Emma manca il respiro.
E crudele come Oliver sia sempre bello ovunque sia.
Che sia con la divisa in istituto, la tira in palestra.
O un semplice jeans scuro con una camicia nera le cui maniche sono arrotolate fino a poco più sotto dal gomito.
Mettendo in mostra i muscoli e soprattutto i tatuaggi tribali sulla pelle oscura.
E illegalmente crudele ed esageratamente sexy.
Apre dal primo al penultimo regalo.
E quando il turno di Emma si avvicina, si ritrova a stringere titubante il suo pacchetto.
La visto scartare orologi, gioielli e vestiti, tutti di marche prestigiose.
Che rendono ridicolo il suo regalo.
Tanto che Emma a pront a metterlo via, magari fingendo di non averlo fatto.
Ma non ha fatto i conti con la linguaccia di Isa.
"Emma è il tuo turno.
Forza, lo so che gli hai fatto anche tu un regalo."
In questo momento vorrebbe avere un arma al posto del pacchetto in mano.
E magari anche un buon posto dove seppellire quella nana.
Ha gli occhi di tutti puntati addosso, soprattutto uno sguardo di fumo.
Si avvicina a lui, continuando a sentire le mani tremare sulla carta del pacchetto.
Glielo porge, senza incrociare i suoi occhi, davvero insicura della zua scelta.
"Tanti auguri Oliver."
Sussura, sussultando quando le sue mani vengono affidate da quelle forti di lui.
È crudele quanto un suo misero tocco la faccia sentire così fragile, debole.
Oliver apre velocemente il pacchetto.
Mentre Emma ringrazia mentalmente che gli altri siano troppo presi a ballare e a bere per fare conto a loro.
Oliver tira fuori dal pacchetto due lunghe fasce nere, su cui si vede chiara una scritta bianca su ognuna.
"Coraggio" e "forza".
Oliver sa cosa sono e subite le stringe sulle mani.
Immaginando già il suo prossimo incontro con queste adosso.
"Non so perché lo prese.
Forse perché volevo che ti ricordassi cosa sei quando sei sul ring.
Forte e coraggioso.
E..."
E lui le prende le mani che tremano, attirando di colpo il suo sguardo sul viso.
"Sono perfetti Emma.
Il più bel regalo ricevuto."
E lo pensa davvero.
Non avendo apprezzato molto gli altri regali troppo superficiali.
Ammirando invece queste fasce, forse anche perché è proprio lei ad averglieli regalati.
Il loro momento "intimo" viene presto spezzato dai loro amici che lo trascinano in fretta in pista.
E ballano, ridono e vivono di leggerezza dimenticando che il domani e alle porte.
Emma sta ballando con Isa e Sofia, quando il polso ls viene afferrato.
E si ritrova a girarsi di scatto verso "l'aggressore".
È un compagno di squadra di Oliver, ma Emma non è ricorda il nome.
Le fa segno di ballare con lui, muovendo la mano che stringe il drink con il rischio di farlo cadere.
Emma nega con il capo, cercando di tornare a ballare con la amiche.
Non ha davvero voglia di ballare con un ragazzo.
Il ragazzo alza le mani in segno di resa, non volendo insistere molestandola, ma nel farlo bruscamente rovescia il drink sulla camicia di Emma.
Il ragazzo prova a scusarsi, mortificato, ma Emma sta già correndo verso il bagno.
Si chiude la porta alle spalle, guardando il suo riflesso con occhi spalancati.
Il tessuto della camicia è scura, perciò il liquido non la rende trasparente.
Ma aderente, terribilmente aderente, e ciò sottolinea la presenza del push.
All'improvviso la porfa si apre.
Ed Emma si volta di spalle, sotto lo sguardo preoccupato di Oliver.
La vista da lontano parlare con un ragazzo, per poi scappare in fretta da lui.
Accendendo un campanello d'allarme nella testa di Oliver.
"Tutto bene Emma?
Ti ha fatto qualcosa?"
Emma stringe il labbro inferiore tra i denti, cercando una via di fuga che non la costringa a farsi vedere si lui.
Fortuna vuole che dando le spalle a lui, ai ritrova davanti il rotolone di scottex.
"Si tranquillo, mi sono solo macchiata la camicia.
Penso che andrò un attimo a cambiarmi a casa."
Prende qualche strappo, appoggiandolo sul petto fingendo di tamponarlo.
Facendo attenzione a coprire più che può, girandosi verso di lui.
"Tranquillo, vai pure.
Sto bene o solo bisogno di una sistemata."
Continua fingendo come può.
Ma Oliver continua a guardarla, facendole abbassare gli occhi.
"Ho visto come sei scappata via.
Non era solo per una misera macchia.
Ora vado lì e me lo faccio dire a furia di pugni da quello."
Irrompe lui, per nulla convinto della cazzata della camicia macchiata.
Ha visto bene lo sguardo terrorizzato di lei mentre correva in bagno.
Ed è quasi sicuro che sia colpa di quel ragazzo.
Deve essere per forza così.
Quindi le da le spalle, pronto ad usare le fasce nuove sul viso dello stronzo.
"No Oliver."
Gli posa le mani sulle spalle, o tovaglioli cadono a terra.
Ed ora non c'è nulla tra lui e quel maledetto difetto.
Lui si gira verso di lei, facendole battere il cuore talmente forte da far muovere furioso il petto.
Attirando lo sguardo di lui proprio lì.
E lei trema mentre i suoi occhi studiano confusi quello strano oggetto posato sopra il seno destro.
Non vedendo fili che possano fingere che sia il ciondolo di una collana
Ed Emma sospira sconfitta, avvicinando le mani tremanti ai bottoni della camicia, sbottonandoli con estrema fatica.
Sotto lo sguardo sempre più confuso di lui.
L'apertura della camicia arriva sotto a quel coso.
Mostrandosi così nuda, nonostante sia ancora coperta sul resto del corpo.
Scoprendo solo quel maledetto punto che la rende fragile.
"E per la chemio, e non volevo che nessuno la vedesse.
Per questo mi hai visto.cosi terrorizzata."
Mantiene gli occhi bassi, parlando con voce tremante e bassa.
Lasciando che lui e solo lui la veda così.
Lo sente allontanarsi e stringe gli occhi occhi sicura che i suoi timori si stiano avverando.
E che sia orribilato dal suo corpo.
"Metti questa."
Lo sente dire.
E quando lo guarda lo trova in canottiera, con la camicia blu in mano verso di lei.
La prende con mano tremante, non capendo come lui faccia a guardarla ancora così.
Con desiderio e piacere.
Trattiene il respiro guardandolo avvicinarsi, provando ad indietreggiare, a figure.
Ritrovandosi inchiodata al muro.
Piacevolmente soffocata dal corpo possente di lui.
La sue grandi mani su posano poco più sopra di quel coso, per salire sul collo, fino alle guance.
Facendola sospirare di sollievo e piacere.
" Per questo ultimamente eri così pesierosa?
Per via di questa cosa?"
Lei si limita ad annuire, con gli occhi chiusi e il respiro rillassato.
Mentre le sue mano ai fanno più rude, senza però nuocerle in nessun modo.
Non potrebbe mai.
"Non farlo più Emma.
Non mi trattare più come se fossi un estraneo, come se per te non volessi nulla.
Non chiudermi più fuori dal tuo mondo."
Le se forma un nodo in gola.
Non aveva mai immaginato questo scenario.
Non aveva mai pensato che quell'orribile segno sul suo corpo avrebbe portato lui così vicino.
"E ricordati che tu non sei questo.
Non sei la malattia o la paura di andare diversa.
Io lo vista la vera te, la luce che hai dentro quando sei con tuo fratello.
La forza che ci metti ad aiutare gli altri.
Il coraggio di combattere le tue guerre da sole.
Ma non lo sei, non sei più sola."
Emma apre lentamente gli occhi, ormai lucidi e vicino alle lacrime.
Ed Oliver rimane senza fiato, perché mai in questi mesi l vista piangere.
Mai la vista tanto fragile tra le sue mani.
"Stammi vicino Olly.
E se lo dimentico, tu ricordamelo.
Perché è solo di questo che ho bisogno."
E anche lui ha un bisogno forte in questo momento.
E non può più negarsi, non ora che il suo respiro si macchia con quello di lei.
E la bacia, volendo con le sue labbra cancellare ogni sua paura.
E le stringe il viso, dandole fitta la forza che le può dare.
Ed Emma semplicemente si lascia trascinare.
Stringendo nei pugni la canottiera si lui, aggrappandosi all'uomo che ha deciso di starle vicino.
E chissà cosa sono.
Se sono una coppia oppure no.
Ma non importa, perché basta questo.
Basta che lui la stringa a sé e la bacia dandole la forza di aggrapparsi a lui.
Mentre il resto può tranquillamente aspettare.
"Sarà meglio fermarsi."
Parla lui ha voce bassa e rotta da sospiri profondi.
Mentre le mani scivolano sui fianchi di lei, stringendola a sé, contraddicendo il pensiero di allontanarla.
E va bene che lei sta male e che in questo momento è fragile.
Ma lui è pur sempre fatto si carne e stringere il suo corpo avvendo immediatamente il suo.
E la voglia di andare oltre a questo bacio che gli ha tolto il respiro.
"Si.
Forse è meglio."
Sussurra lei con le gote arrossate e la bocca ancora lucida per il bacio.
Un richiamo per le labbra si Oliver che la baciano ancora.
Non sa quale forza trova,a si allontana da lei, passandosi frustrato le mani tra i capelli.
"Cristo Lopez mi fondi il cervello."
Le da le spalle, aspettando che si metta la sua camicia.
Sorridendo quando la sente ridacchiare.
"Ok.
Possiamo andare."
Così lui si volta verso di lei.
Stringendo i pugni per la voglia di sbatterla si nuovo contro il muro.
La camicia di Oliver le sta larga.
Ma lei la sistemata al meglio, abbottonando i bottoni superiori, fino a sotto il seno.
Per poi semplicemente legarla sopra l'ombelico.
Oliver gli da nuovamente le spalle.
Facendo lunghi respiri e bestemmiando contro l'erezione che gli duole nei pantaloni.
"Ho bisogno di bere.
Decisamente tanto bisogno di bere."
Ma non la lascia li.
Rimanendo di spalle le porge la mano.
In un messaggio ben chiaro.
Da ora in poi lo affronteranno insieme.
E lei accetta, stringendola tra le dita sottili e seguendolo.
Ora più forte e libera dalle paure passeggere.
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