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viii; i observe and remain silent

"Iguro-san, tu non mangi niente?" chiese (T/n), osservando la ciotola vuota che teneva tra le proprie mani. Mentre mangiava, non aveva notato se il corvino avesse ordinato qualcosa.

Scosse la testa, "Sto bene così." 

I suoi occhi dai colori diversi indugiarono sullo sguardo curioso della ragazza. Sapeva bene quale fosse la fonte dell'interesse di coloro che lo osservavano. Poteva trattarsi di quel colore così particolare dei suoi occhi, spesso oscurati dalle ciocche corvine dei suoi capelli; oppure quel bendaggio che non abbandonava mai la parte inferiore del suo volto e che con il trascorrere del tempo era stata centro dei pettegolezzi all'interno del Corpo Ammazza-demoni, con voci che avanza vano ipotesi riguardo cosa lo spingesse a non mostrare il suo viso.

(T/n) avrebbe mentito se avesse negato il suo interesse per ciò che quelle bende nascondevano, ma non era sua intenzione risultare scortese o invadente, come l'avrebbe probabilmente vista il corvino se lei avesse continuato a osservarlo con insistenza, involontariamente.

La (c/c) distolse forzatamente il proprio sguardo dal viso di Obanai, fingendo di interessarsi alle decorazioni presenti all'interno della ciotola.

"Vuoi ordinare altro?" chiese pacatamente il cacciatore di demoni, sorprendendosi del proprio tono di voce.

Questa volta fu la ragazza a scuotere la testa, sorridendo alla premura del corvino, "Sto bene così." ripeté la risposta pronunciata poco prima dal commensale.

"Grazie ancora." disse dopo qualche secondo di incertezza la (c/c), sperando di non essere rimproverata da Obanai, che più volte aveva già affermato di non voler essere ringraziato.

Contro ogni previsione della ragazza, il cacciatore di demoni non fece alcun commento, lasciandosi solo sfuggire un sospiro infastidito. 

Non riuscendo a resistere alla tentazione di non osservare quanto visibile del viso del corvino, (T/n) diresse nuovamente agli occhi di lui la propria attenzione; fu proprio osservando le lievi pieghe formarsi agli angoli dei suoi occhi, che la ragazza riuscì a percepire l'ombra di un sorriso, una visione così in disaccordo con ciò che Obanai aveva cercato di mostrare di sé.

In quel momento avrebbe voluto vederlo sorridere, ma si trattenne dal dire qualcosa di avventato che avrebbe rovinato l'atmosfera così pacifica creatasi durante il pasto. 

"Andiamo?" chiese Obanai. Ormai quella traccia di sorriso aveva abbandonato i suoi occhi.

(T/n) annuì, mentre il ragazzo si accingeva a pagare per quanto comprato dalla (c/c). Si promise che la prossima volta sarebbe stata lei a offrire il pranzo a Obanai, anche se era convinta che non sarebbe riuscita a fare in modo che il cacciatore di demoni accettasse la sua offerta.

"Hai una lista di ciò che devi acquistare?" la (c/c) sobbalzò alla voce del corvino, poco distante da lei.

"Sì, Aoi-san ha scritto tutto ciò di cui Kochou-san ha bisogno." spiegò velocemente (T/n), incespicando nelle parole.

"Dammi la lista, me ne occupo io. La prossima volta però cerca di fare da sola."

Questa volta non lo ringraziò. Obanai non voleva essere ringraziato, era evidente.

Obanai non avrebbe saputo giustificare il suo desiderio di voler proteggere qualcuno in particolare. Era sopravvissuto a discapito delle vite dei membri della sua famiglia, benché l'unico legame che con dividesse con loro fosse quel sangue che lo vincolava a loro, piuttosto che un qualsiasi valore emotivo, eppure, per quanto si sforzasse di ignorare quel legame, non riusciva mai a superarlo. 

Era per colpa di questo legame che si era convinto che fosse il suo dovere quello di proteggere gli altri. Non era spinto dal volere proprio di proteggere degli innocenti, quanto da un tentativo egoista di potersi redimere, alla ricerca di un perdono che nessuno avrebbe mai potuto fornirgli. 

Era diverso. La ragazza che aveva di fronte e che era convinto di aver condannato a vivere una vita come la sua, lo ringraziava. Gli era grata per avergli salvato la vita. Gli sorrideva gentilmente. Era seccante. Avrebbe voluto respingerla, allontanandola da quel mondo fatto di oscurità in cui i demoni prosperavano, ma sapeva quanto fosse difficile riuscire a fuggire dopo essere entrati a contatto così a fondo con quelle creature della notte.

Riusciva a vedere sé stesso in quella ragazza che avrebbe considerato ingenua. Una persona che aveva perso tutto e che era stata salvata. Distingueva però chiaramente una differenza sostanziale tra loro due. Lei era più forte di quanto lo fosse stato lui. Avrebbe potuto giustificare ciò confrontando le loro età differenti o i contesti in cui erano cresciuti, ma non sarebbe riuscito a trovare dei tratti a proprio favore, preferendo svalutarsi.

Invece bastava che quella ragazza gli sorridesse ed improvvisamente quel peso sembrava alleggerirsi.

Non riusciva a comprenderne il motivo, ma gli piaceva la sensazione provocatagli dal sorridere.

"Iguro-san, dobbiamo andare da questa parte?" domandò (T/n), distogliendolo dai suoi pensieri.

Obanai annuì, in silenzio.

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