quindici
"Dovresti cercare di fermarla!" Ray non nascose la sua frustrazione, lontano dagli occhi delle due ragazze.
"Non mi sembra che tu stia cercando di convincere (T/n) a lasciar perdere questo piano." Rispose pacatamente Norman.
"Pensi che non voglia provarci?" Chiese con rinnovato fastidio il corvino. Non aveva gradito l'insinuazione dell'albino.
"Forse dovreste parlarne." Gli suggerì Norman. L'espressione compiaciuta sul volto di quest'ultimo non aveva fatto altro che aumentare l'ira di Ray, che dovette sforzarsi di tacere; non voleva rendere evidente il fatto che lui avesse già espresso i suoi dubbi nei confronti del desiderio della (c/c) di fuggire da quel luogo. Lo trovava impossibile e non avrebbe cambiato la propria idea.
"Sai che non cederanno, vero?"
"Norman, sei intelligente, ti rendi conto anche tu di quanto non abbia senso cercare di andarsene tutti."
"Sicuro che sia impossibile?"
"Finiranno con il farsi uccidere, è questo ciò che vuoi? Davvero?"
"Non vuoi neanche tu che accada loro qualcosa di male, vero?"
Norman aveva ragione. Ray non lo avrebbe ammesso ad alta voce, ma avrebbe fatto il possibile pur di impedire ai suoi più cari amici di rimanere feriti in quello che si presentava come un piano suicida senza alcuna possibilità di riuscita.
"È proprio questo il punto. A metterci in pericolo sarebbe il voler salvare tutti. Ecco perché dovremmo andarcene solo noi quattro." Affermò con convinzione il corvino benché nei suoi piani non rientrasse l'avere salva la propria vita. Sarebbero stati solo in tre a fuggire, lui non era incluso. Non aveva intenzione di confessarlo, altrimenti anche Norman ed Emma avrebbero tentato di convincerlo a non abbandonarli. Non si capacitava di come potessero essergli legati, quando tutto ciò che aveva fatto era stato respingerli e comportarsi in maniera distaccata.
Non aveva alcun senso. Si sarebbero dovuti limitare a sfruttare la sua intelligenza per trovare un modo per andarsene, senza però portarlo via da quel destino che incombeva inevitabile. Non potevano fuggire tutti e lui si sarebbe sacrificato volentieri. Il suo gesto sarebbe apparso come egoista, ma lo considerava necessario.
"Non capisco perché vogliate salvare tutti!"
Se avesse pronunciato quelle parole di fronte ad Emma sarebbe probabilmente stato colpito da un punto sul viso. Norman si trattenne dal compiere un atto violento nonostante fosse una punta di irritazione nei suoi occhi chiari.
"Hai seriamente intenzione di aiutarle?"
"Lo chiedo io a te, hai seriamente intenzioni di non aiutarci?"
Avrebbe finto di essere d'accordo con il suo piano, qualunque esso fosse, ma alla prima occasione avrebbe seguito il proprio modo di agire. Avrebbe fatto così, si promise Ray. Non poteva assolutamente lasciare che venissero uccisi tutti. Avrebbe dovuto impedirlo.
"Perché sei così determinato?"
Non comprendeva realmente cosa spingesse Norman. Era il migliore tra tutti loro. Da solo sarebbe stato più che capace di pianificare qualcosa in grado di permettergli di fuggire. Perché allora non aveva ancora escogitato niente?
"Quella notte ho visto Emma piangere."
Norman fece una pausa, sembrava stesse ponderando le proprie parole.
"Emma di solito non piange. Anch'io stavo piangendo. Temevo per la mia vita." L'albino si fermò nuovamente.
"Pensavo che anche lei stesse piangendo per la paura."
Ray vide il volto del suo amico oscurarsi mentre proseguiva con il suo racconto.
"Mi sbagliavo. Ciò per cui stava piangendo era il pensiero che anche i nostri fratellini e sorelline potessero incontrare la stessa fine di Connie."
Il corvino non disse nulla. Lasciò che Norman potesse finire di raccontare.
"Mi sono ripromesso che non l'avrei mai più vista piangere."
Non sarebbe stato il discorso strappalacrime di Norman a convincere Ray. Lo sapevano entrambi.
"Capisco." Commentò Ray, senza lasciar trasparire alcun emozione sul suo volto. Era indecifrabile. Entrambi lo erano.
Emma sospirò rumorosamente.
"Di cosa pensi stiano parlando?" Domandò alla (c/c).
"Non ne sono sicura, ma sono ottimista!" Cercò di rispondere (T/n), imitando l'entusiasmo tipico di Emma.
Non sarebbe stato l'essere ottimisti a migliorare la loro situazione, però avevano bisogno di guardare positivamente qualunque fosse ciò verso cui stavano andando incontro. Se si fossero lasciati prendere dalla disperazione, non avrebbero avuto alcuna possibilità di salvezza.
Avevano ancora tempo. Potevano ancora andarsene da quel luogo che consideravano casa.
"Penso che Norman riuscirà a convincerlo." Commentò fiduciosa (T/n). La rossa annuì all'affermazione, mentre i due ragazzi sembravano ancora esse trasportati dalla conversazione.
"È l'unico che potrebbe farcela." Confessò amareggiata la (c/c). Avrebbe voluto essere quel qualcuno.
"Potresti farcela anche tu, (T/n)."
(T/n) alzò lo sguardo verso Emma, la quale le aveva poggiato una mano sulla spalla. Si lasciò confortare dal sorriso caloroso dell'amica.
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