Epilogo
Ultimo capitolo.
È stato un grande onore per me poter affrontare questo percorso insieme a voi.
Grazie per essere qui anche questa volta, insieme a me per l'ultimo viaggio.
Sangue.
Ovunque guardassi c'era solo sangue.
E poi le urla, quelle erano la parte peggiore.
Lo scontro andava avanti da un po' e non riuscivo più a distinguere i suoni dei nemici da quelli dei compagni. Era solo tutto un gran casino.
I suoni mi arrivavano attutiti, come quando l'acqua della doccia ti riempie le orecchie e qualcuno ti urla contro di sbrigarti a finire, solo che tu senti a fatica.
Non capivo niente, eppure le mie braccia e le mie gambe si muovevano da sole.
Difesa e attacco, difesa e attacco, difesa e attacco.
Ormai si trattava solo di questo.
Il campo di battaglia davanti alla Scarpata era fatto di rumori di fendenti, stridii metallici, grida di voci che chiamavano i propri amici, pianti disperati di chi piangeva i propri morti, satura sofferenza, l'odore metallico del sangue che scorreva.
"Chiarlie, resta concentrata. Non è il momento di perdersi nei propri pensieri" mi riportò ala realtà Newt, mettendosi schiena contro schiena con me.
"Un altro è appena riuscito a saltare" dedussi, notando la quarta figura sparire nel nulla.
Faceva maledettamente paura, ma era la nostra unica possibilità.
Respinsi un disgustoso serpente gigante, spinta da non so quale moto di coraggio, lasciando a Minho e Thomas il campo libero per infilzarlo brutalmente con le loro lance.
Mi girai alla ricerca del prossimo nemico e quasi inciampai sul corpo senza vita di Alby. La prima vittima di quello scontro, seguita da altre.
Il solo pensiero del suo corpo trafitto mi faceva tornare su quel poco che avevo mangiato prima di entrare nel Labirinto, ma non potevo.
Non adesso. Non in quella situazione.
Avrei avuto tempo dopo per disperarmi.
"Devi essere tu la prossima a saltare" disse Newt, notando un altro ragazzino sparire verso l'ignoto.
"Perché io? Vai prima tu, la tua gamba è messa male" dissi, indicando il suo arto ormai stanco dopo lunghi sforzi ripetuti.
"Non me ne vado se prima non vedo te metterti al sicuro. Te lo puoi scordare" disse lui, lanciando uno dei suoi coltelli verso un Dolente che minacciava un ragazzo poco distante.
Percepii anche il corpo di Jason contro di me e lo afferrai per un braccio.
"Prima lui e Chuck. Altrimenti non mi muovo da qui" dissi, indicando prima l'uno e poi l'altro ragazzino.
Il biondo annuì e si lanciò uno sguardo di intesa con Minho.
Durò tutto pochi secondi, mentre continuavamo a lottare senza sosta per aprirci un varco e difendere le nostre vite.
Non c'era tempo materiale per mettersi a fare salotto ed eravamo costretti a discutere delle strategie mentre evitavamo di farci infilzare come carne allo spiedo.
L'adrenalina in circolo era talmente tanta che faticavamo a renderci conto veramente della situazione. Ciò che ci guidava erano due fattori: istinto di sopravvivenza e fortuna.
"Thomas vai sulla destra e respingilo. Io passerò da sinistra e farò passare Jason e Chuck" disse Minho, indicando al suo compagno velocista il percorso da seguire.
Senza Ben era molto più difficile contrattaccare, ma lui era dovuto saltare poco prima per portare in salvo un raduraio ormai svenuto.
Thomas scartò nella direzione indicata e attirò su di sé tutte le attenzioni del Dolente che ci sbarrava la strada. Sembravano particolarmente interessati a lui e la cosa per certi punti di vista giocava a nostro vantaggio.
Perlomeno ci permetteva di distarli.
L'asiatico aveva giurato di non andarsene fino a che non avesse visto coi suoi stessi occhi l'ultimo di noi mettersi in salvo, ma anche Thomas aveva giurato lo stesso.
Un coraggio talmente ammirevole da motivare fortemente anche Newt e me.
Nemmeno io sarei stata da meno.
Ci aprimmo un varco attraverso la battaglia e tirai un sospiro di sollievo quando notai i due più giovani sparire oltre lo strato invisibile che ci separava dall'ignoto.
Mi persi un secondo, un solo secondo necessario per guardare l'ultimo ciuffo di capelli di Jason passare da questa realtà a quella che ci aspettava dall'altra parte, ma bastò solo quel secondo per distruggere tutto ciò che avevo difeso con le unghie e coi denti fino a quel momento.
Sentii Newt gridare il mio nome, lì da dove si trovava insieme a Thomas. L'aria spostarsi. Il Dolente che caricava verso di me lanciando un urlo agghiacciante.
Successe tutto in un attimo.
Un istante prima ero là, nel raggio d'azione del mostro, pronta per essere presa in pieno, un istante dopo stavo battendo la testa contro il pavimento, spinta da una figura sbucata alla mia destra.
Non mi persi neanche una goccia del sangue che esplose dalla bocca di Minho, dritto in faccia al Dolente. Impossibile non notare poi la sua lancia piantata nelle carni dell'essere e quella dell'animale piantata nel suo stomaco da parte a parte.
L'urlo che lasciò la mia bocca non sembrava nemmeno appartenermi. Mi suonò nuovo, distaccato da me. Non sembrava nemmeno umano.
Riuscivo a vedere solo il sangue colare lungo il mento di Minho e i suoi occhi spalancati dall'orrore e dalla sorpresa. Solo quello e strani pallini neri che danzavano davanti ai miei occhi come corpi davanti a un focolaio acceso .
Lo spazio e il tempo non sembravano più al giusto posto, mi risultava tutto capovolto.
Venni sopraffatta da loro e caddi riversa a terra.
"Charlie, Charlie... dannazione, apri gli occhi" fu la prima cosa che sentii tornando alla realtà.
Il dolore alla testa che sentivo era pari solo a quello percepito il giorno in cui mi ero risvegliata nella Scatola, ma riuscii ugualmente a mettere a fuoco la figura che mi scuoteva.
Il viso sporco di sangue e preoccupato di Newt mi apparve davanti.
Sangue, come quello che usciva dalla bocca di Minho.
Sentii il cranio accartocciarsi dolorosamente a quel ricordo e iniziai a muovere la testa a destra e sinistra, incurante del dolore, per cercare il viso del ragazzo asiatico.
"Lui dov'è? Dov'è?" domandai in preda al panico.
Non ci voleva un genio per capire a chi mi stessi riferendo, tanto che le facce del biondo davanti a me e di Thomas, giusto dietro di lui, si rabbuiarono.
"Siamo dovuti scappare. Tu eri svenuta, Thomas era con le spalle al muro e di là c'era un massacro. Minho non ce l'ha fatta, Charlie" mi confessò Newt.
Riuscivo a leggere nei suoi occhi il mio stesso dolore, forse più forte o forse no. Impossibile capirlo con le lacrime che mi offuscavano la visuale.
"È colpa mia. È colpa mia" esplosi, coprendomi il volto con le mani in preda al pianto irrefrenabile "mi sono distratta e guarda come è andata a finire."
Newt mi afferrò con forza per le spalle e mi diede un vigoroso strattone.
"Non è colpa di nessuno di noi, tantomeno tua. È solo colpa dei bastardi che ci hanno messo là dentro, solo loro" disse lui, stringendomi forte contro il suo petto.
La sua maglietta era sporca e incrostata di sangue altrui, ma non me ne curai troppo.
Il calore del suo corpo e il bisogno di contatto umano che avevo in quel momento bastò per smorzare ogni cosa.
"Mi dispiace interrompervi, ma dobbiamo procedere" disse Frypan, facendosi carico di un ruolo che non voleva. Newt e Thomas erano troppo sconvolti dalla recente perdita per mettersi a guidare il gruppo.
Solo allora mi guardai intorno.
Il posto in cui ci trovavamo era lugubre e spettrale. Buio e puzzava di umido.
Assomigliava un po' ai nostri cuori in quell'esatto momento.
Ci trascinammo a fatica in piedi ed iniziammo a camminare come degli automi, ormai svuotati del tutto.
L'unica cosa a darmi la forza per andare avanti fu la mano di Newt che andò a cercare la mia pochi secondi dopo.
Era il suo modo per dirmi che era lì con me, che non se ne sarebbe andato.
Thomas camminava con la testa china davanti a noi, sembrava andare verso il patibolo e nemmeno le parole confortanti di Chuck sembravano arrivargli.
La realtà era che Minho era morto, Alby era morto, Teresa era morta, Gally era rimasto indietro per sempre e la Radura era solo un pallido ricordo.
Mi ritrovai a riflettere su cosa davvero mi restava di quel piccolo squarcio di vita conosciuta. Forse solo la mano di Newt e le schiene degli amici superstiti davanti a me. Cercai di prendere forza da lì e riuscii in qualche modo a mandare giù il groppo che mi stringeva la gola come una morsa.
Avremmo avuto tempo dopo per piangere i nostri morti e autocommiserarci, adesso bisognava solo uscire da lì.
Risposi alla stretta di mano del ragazzo e lo notai voltarsi verso di me.
"Andiamo avanti insieme. Insieme ce la faremo" gli sussurrai.
Lui annuì in risposta e questo mi bastò per raddrizzare un po' la schiena.
Io ero lì per Newt.
Newt era lì per me.
Camminammo per quelli che mi sembrarono secoli. Lungo corridoi sempre meno lugubri man mano che avanzavamo e col cuore che batteva a tremila ogni passo di più.
La corsa si concluse davanti a un grande portellone bianco che aveva tutta l'aria di essere la tappa finale.
Thomas si fece largo tra il piccolo gruppetto di sopravvissuti e nessuno cercò di ostacolarlo.
Lui era quello più adatto per oltrepassare per primo quella linea sottile che separava l'ignoranza dalla verità.
Si voltò verso di noi, ricevendo diversi cenni d'assenso, e poi spalancò con un colpo solo la porta.
La luce e il rumore scrosciante degli applausi ci colpirono in pieno, facendoci socchiudere gli occhi per il brusco cambio di luminosità e per l'incertezza.
Quando si abituarono spalancai la bocca davanti a circa due dozzine di uomini e donne in camice bianco che ci festeggiavano entusiasti, come si usava fare coi vincitori di qualche competizione sportiva importante .
"Ma che..." mi ritrovai a sussurrare tra me e me.
Gli applausi andarono a scemarsi piano, piano permettendoci chiaramente di sentire quello ritardatario e scoordinato di una figura apparsa alla nostra sinistra. Voltammo tutti il capo in quella direzione, inorridendo davanti alla visione di Kayla che batteva le mani con un'espressione ironica sul viso.
"Ma bravi, davvero bravi" disse con voce carezzevole, sorridendoci falsamente.
"Tu.... che diavolo chi fai qui? E che caspio sta succendo?" domandò rabbiosamente Newt, facendo un passo avanti verso la ragazza.
Le due guardie alle spalle di Kayla alzarono immediatamente le pistole contro di noi e il biondo si paralizzò.
"State fermi e non spareranno, forse" disse lei, continuando a sorridere serafica.
I suoi occhi slittarono verso di me e indugiarono molto sulla mia figura. C'era veleno puro nei suoi occhi, ma ressi lo sguardo.
Meglio morire avvelenati che vivere da codardi.
"Spiegaci che diavolo sta succedendo" ordinò Thomas, stringendo forte i pugni lungo i fianchi.
"Succede che fate parte del progetto 0054 per il salvataggio dell'umanità e che la sottoscritta fa parte del team alla guida di codesto progetto. Ma prima di continuare a spiegare forse è il caso di mostarvi questo" disse, pigiando un tasto e facendo partire un video al centro di un grande schermo davanti a noi.
Lo sbigottimento nei nostri occhi fu sostituito dall'orrore per il video in onda.
Eruzioni solari. Quasi estinzione dell'umanità. Generazione immune. Esperimenti per trovare una cura.
Tutte queste informazioni passarono davanti a noi una dopo l'altra, investendoci con la forza di uno tsunami.
Ottenemmo tutte le risposte alle domande che per mesi ci avevano tormentati, tutto in pochi minuti. Dire che eravamo confusi e spaesati allo stremo era dire poco.
Davvero tutte le fatiche e tutta la sofferenza vissute erano il risultato di un esperimento?
"Tu. Come ha potuto?" urlai io, facendo un passo avanti.
Le guardie mi puntarono subito contro le loro pistole e Newt mi afferrò per un braccio, riportandomi al mio posto.
"In tanti sono morti per questo. Anche Minho, per colpa tua e di questi pazzi" dissi, guardando le persone attorno a noi.
Ci fissavano come fenomeni da baraccone e la cosa mi mandava su di giri.
"La punizione che vi meritate per avermi mandata nel Labirinto a morire. Anche se in ogni caso è stato bello comunque vedere quell'insetto insignificante crepare, almeno è stato utile per stimolare un po' di vostri cervelli" rispose lei.
Anche questa volta Newt fu costretto a trattenermi, mentre Ben e Frypan tenevano Thomas.
Era difficile per tutti stare lì fermi a sentire Kayla sputare del simile veleno sul nostro compagno coraggiosamente caduto.
"Sapete qual è il bello? Che non è finita. Questo è solo l'inizio per voi" disse lei, sorridendo perfidamente.
"Adesso basta, Kayla. Smettila" disse una donna, prendendo posto accanto a lei.
La riconoscevo, era la donna che avevo visto in qualche mio ricordo.
"Mi chiamo Ava Paige e voi siete l'orgoglio della scienza. Anni e anni di ricerche e sofferenze per avervi qui davanti a noi" si presentò lei, facendo battere le mani a qualche scienziato presente in sala.
"Quello che ci avete fatto è disgustoso. Non staremo mai ai vostri giochetti" disse Thomas, trattenendo le lacrime per la rabbia che covava dentro.
"Siete dei mostri" mi intromisi io.
Lo sguardo della donna cadde immediatamente sopra di me e sembrò illuminarsi alla mia vista.
"Charlotte, tu sei sicuramente uno dei soggetti che ci hanno dato più soddisfazioni. Il tuo cervello ci ha dato molti spunti" disse lei.
"Non parlare di Charlie come se fosse una cavia da laboratorio." Fu la voce di Newt questa volta a incendiare l'ambiente.
Sembrava ancora più furioso di me.
"Dovresti esserne felice, Newt. Visto che tutte le sue attività mentali più intense e proficue sono state in tua presenza. Dalla prima volta che ti ha visto il suo cervello ha iniziato a lavorare in maniera fenomenale, tanto che le reazioni sembravano quasi esplodere ogni volta che ti vedeva. Non capisci? Lei ti ha amato dal primo istante e tutto ciò ha permesso a noi di ottenere molte informazioni utili" spiegò lei.
Lo sguardo del ragazzo corse verso di me e mi trafisse da parte a parte. Non mi aveva mai guardata così intensamente, così profondamente.
"È stato incredibile poi vedere anche il tuo cervello svolgere piano, piano gli stessi procedimenti e vederti innamorare di lei un passo alla volta. Siete stati il faro di speranza che ha guidato questo esperimento, dovreste essere fieri di voi" continuò.
Volevo parlare, dire qualsiasi cosa, fare qualsiasi cosa. Solo che mi sentivo svuotata e spossata, come se il peso di tutte le ultime vicende fosse piombato sulle mie spalle tutto d'un colpo.
Le gambe tremavano e faticavano a reggere il mio peso.
Sentii Newt urlare e vomitare fuori tutta la sua rabbia, urla a cui si aggiunsero anche gli altri.
Thomas, Ben, Chuck, Jason, Frypan, Henry e così via.
Esplosero tutti come una bomba ad orologeria, ma io sentivo solo suoni ovattati e parole senza senso.
Nella mia mente passavano solo tutte le immagini più intense delle Radura.
Il mio arrivo, Kayla che si feriva, lo sguardo sprezzante di Newt, la mia notte nel Labirinto, le chiacchiere con Teresa, la confessione di Newt, il nostro primo bacio, l'attacco alla Radura, la lotta coi Dolenti, la morte di Minho, il video che raccontava l'origine della nostra agonia. Rividi tutto quanto.
Alla realtà mi riportò Newt, quando mi strattonò per un braccio per intimarmi di riprendere a camminare.
Le guardie erano notevolmente aumentate e ci stavano conducendo con la forza verso un'uscita.
"Trovategli dei letti e assicuratevi che mangino. Li voglio belli carichi per domani. In fondo abbiamo ancora tanto lavoro da fare" disse Ava, guardandoci come una madre orgogliosa.
In realtà sembrava più un cobra pronto a morderci per riempirci di veleno.
Mi aggrappai forte al ragazzo, per impedire di farci separare. Non l'avrei permesso mai.
Iniziammo così la marcia verso l'ignoto.
Ogni dettaglio di ciò che ci circondava mi sembrava familiare. Dai pavimenti lucidi alle mura perfettamente bianche.
Tutto mi faceva pensare di essere già stata lì, più e più volte.
I ricordi affollarono la mia mente. Ricordi già emersi e ricordi nuovi.
Fu esattamente in quel momento, mentre ci tenevano radunati come una mandria destinata al macello, che arrivai a una conclusione importante: non sarebbe finita, non sarebbe finita mai.
SPAZIO MANTIDE RELIGIOSA
Uhm.... che dire... sono incredula, incredula e basita.
Questo dell'epilogo mi sembrava un traguardo irraggiungibile, eppure adesso sono qui a scrivere i ringraziamenti per la fine di questa lunga avventura.
Non sono pienamente soddisfatta di questo finale, perché sento che avrei potuto dare di più, ma in fondo è circa ciò che avevo sempre progettato di fare (giusto più corto visto che altrimenti nemmeno il doppio delle parole sarebbero bastate).
Cosa posso dire?
Non sono brava a dimostrare la mia gratitudine.
Sono quella che fa fatica a sorridere quando le fanno un regalo bellissimo e sempre quella che si paralizza quando le offrono un abbraccio, anche se magari la cosa in segreto mi fa molto piacere.
Non sono brava in questo, ma potete credermi se vi dico che vi sono eternamente grata per tutto il sostegno e le emozioni che mi avete donato.
Io con i miei capitoli ho messo nel terreno solo il semino, ma siete state voi con il vostro affetto e le vostre sensazioni a dare l'acqua e il sole a quel piccolo seme, per poi farlo diventare un bel fiore.
Ogni vostro commento è stata una goccia che ha nutrito questa storia e nessuna mia parola basterà mai per ringraziarvi di questo.
Love runner è un po' di me, ma anche un po' di voi, perché dentro ho cercato di incanalarci anche una parte di chi mi leggeva.
Vi lascio così, con questa confessione.
Non penso ci sarà un sequel per questa storia, per tanti motivi che mi porto avanti da un po'.
Sarà che ho in mente altri progetti o sarà che ormai è da troppo tempo che porto avanti questa storia. Forse è ora di andare avanti.
Non mi dimenticherò mai di questa piccola parte di me lasciata qui in custodia su Wattpad. Così come non mi dimenticherò di voi.
Solo.... grazie.
Grazie di nuovo.
Grazie con tutta me stessa.
-Beth-
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