Capitolo Ventidue
Grasso, melmoso e informe era l'essere che si parava a meno di trenta metri da me. Letale, pericoloso e spaventoso era il Dolente che mi fissava immobile.
Lo guardai e lui guardò me. Le gambe sembravano non rispondere più ai miei comandi.
La creatura non dava l'impressione di voler muovere neanche un passo verso di me ed io temevo di farla infuriare al minimo movimento, ma non potevo restare lì immobile e lasciarle fare la prima mossa. Dovevo agire io per prima.
Imposi al mio corpo di girarsi e scappare via più veloce della luce e meno di secondo dopo lo stavo facendo per davvero.
Sentivo l'adrenalina montare ed esplodermi dentro ad ogni passo che facevo e andavo veloce, sempre più veloce. Il Dolente però era ancora più veloce e sembrava acquistare terreno ogni istante che passava. Il mio vantaggio su di lui sarebbe durato ben poco.
Cercavo di tenere in mente il percorso che stavo facendo, ma in preda al panico non era facile. All'ennesima svolta persi ogni tipo di orientamento.
In quel momento dovevo solo correre e sperare di ritrovare la strada nel caso fossi rimasta viva, basandomi sulla mappa che i velocisti avevano fatto per me. Consultando quella avrei sicuramente ritrovato la strada in un modo o nell'altro.
Il Dolente non si perdeva d'animo e lanciava versi acuti e raccapriccianti di tanto in tanto, non sapevo se fosse del tutto casuale o il suo modo per chiamare i suoi degni compari. Speravo nella prima opzione. La distanza tra me e lui e lui intanto passava dai trenta metri, ai ventinove, poi ai ventotto e così via. Quando arrivò a circa venti metri il panico aumentò.
Solo un miracolo mi avrebbe salvata.
Davanti a me non si manifestò un miracolo ma il nulla. Davanti a me c'era il nulla.
Vedevo solo un cielo che sembrava infinito e uno strapiombo che sembrava continuare per chilometri e chilometri fino a quelli che sembravano i meandri più profondi della terra. Forse portava direttamente all'inferno o forse l'inferno era il Labirinto stesso.
Mentre mi avvicinavo ripensai alle parole di Minho e al racconto di come lui e Thomas si fossero salvati e mi accorsi che la mia unica possibilità era giocare la loro stessa carta.
Mi fermai proprio al limite della Scarpata non cadendo giù per poco e mi voltai verso la creatura che correva verso di me sempre più veloce e sempre più assetata di sangue, contando i secondi che ci separavano dalla collisione. Cinque, quattro, tre due, uno e mi spostai gettandomi di lato.
La creatura, che a quanto pare era davvero stupida come mi aveva detto Minho, cadde senza nemmeno rendersi conto di nulla. La guardai col fiato sospeso aspettandomi di vederla cadere e diventare sempre più piccola ma semplicemente sparì senza lasciare traccia e senza fare il minimo rumore.
Thomas e Minho mi avevano raccontato spesso della Scarpata e dei Dolenti scomparsi nel nulla ma vederlo con i miei stessi occhi fu comunque incredibile. Quasi impossibile da credere.
Restai seduta lì a terra a mangiare la mia stessa polvere per un tempo indefinito, sconvolta per quanto appena accaduto.
Un Dolente voleva uccidermi ed io lo avevo sconfitto. Sentii montare dentro di me un orgoglio e una felicità senza limiti.
Volevo solo andare da Minho e Thomas e riempirgli la faccia di baci per avermi assilato tanto con la storia della Scarpata. Dovevo al loro racconto la vita.
Mi alzai spolverandomi i jeans consunti e aguzzai vista e udito per cercare di percepire anche la più minima variazione nell'ambiente che mi circondava. Ma quella volta non c'era davvero nulla. Nessun Dolente pronto a balzarmi addosso e infilzarmi in mille modi diversi.
Adesso l'unica cosa che dovevo fare era tornare sul percorso giusto. Infilai la mano in tasca trovandola vuota, completamente vuota.
Il panico mi assalì e iniziai a cercare frenetica prima in tutte le tasche e poi per terra. Ma non c'era nulla. La mappa era andata, era sparita. E con lei ogni mia chance di sopravvivenza. Non potevo sperare di tenermi lontana dalla sezione cinque senza di quella e nemmeno di ritrovare la strada.
L'unica mia speranza era cercare di restare viva abbastanza a lungo da permettere a un velocista di ritrovarmi la mattina durante il loro solito giro nel Labirinto. O così o un'altra notte nel Labirinto.
Avevo sentito che spesso ci mettevano settimane per ritrovare il cadavere di qualche raduraio e la cosa mi dava i brividi. Forse non mi avrebbero trovata mai in tempo e sarei morta dopo giorni di stenti o per mano di qualche Dolente. Cerca di reprimere la paura e la pelle d'oca, non potevo arrendermi così.
Era pericoloso addentrarsi nel Labirinto senza la minima idea di dove andare ma lo era ancora di più restare ferma nello stesso punto a fare l'esca. Forse con un po' di fortuna la strada mi sarebbe tornata in mente ripercorrendola o avrei ritrovato la mappa.
Vagai per ore senza nessuno straccio di idea e senza ritrovare il desiderato pezzo di mappa. Mi consolava solo non aver incontrato nessun altro Dolente.
La lancetta dei minuti andava sempre più avanti dandomi una qualche speranza, anche se mancavano pochissime ore all'apertura delle porte ed io ero chissà dove.
A solo un'ora dall'alba ero in un bagno di sudore freddo e sentivo la testa vorticarmi pericolosamente in preda al panico più totale. Mi schiaffeggiai il viso due volte e mandai giù qualche sorso di acqua con lo scopo di calmarmi.
Stavo cercando di regolarizzare il respiro quando mi accorsi della piccola Scacertola posta davanti ai miei piedi. Aveva la solita lucina rossa lampeggiante tipico di tutte le altre ma un insolito taglio che partiva dalla testa e arrivava fino alla coda.
"Ancora tu?!" dissi. Adesso parlavo addirittura con le Scacertole, dovevo essere proprio impazzita.
L'essere non mostrava alcuna intenzione ad andarsene e curiosa mi accucciai per guardarlo meglio, non capivo perché continuasse a perseguitarmi.
La Scacertola alzò la testa verso di me e la sua lucina lampeggiante passò dal rosso al verde. Mi allontanai di scatto spaventata. Mai avevo visto una cosa simile. La lucina era sempre rossa e rossa rimaneva.
Stava per esplodere? Stava per segnalare la mia posizione? Stava per uccidermi? Riuscivo a pensare solo a cose negative.
La Scacertola non esplose, non chiamò rinforzi e nemmeno mi attaccò. Semplicemente si allontanò di qualche passo da me e mi fece cenno con la testa di seguirla.
Mi stropicciai gli occhi meravigliata guardando l'esserino ripetere il gesto e come in trance decisi di seguirla. Non ero impazzita, ero matta da legare.
Camminai dietro alla Scacertola per una ventina di minuti sentendomi sempre più stupida dopo ogni passo. Poteva essere una trappola per condurmi dritta dritta nella tana dei Dolenti.
Stavo per fermarmi ma poi la Scacertola scattò di colpo fermandosi sopra a qualcosa abbandonato a terra. Mi avvicinai quel poco che bastava per notare che l'oggetto misterioso altro non era che la mia mappa perduta.
La Scarcertola mi fissò per qualche secondo prima di spingere il pezzo di carta verso di me con la testa. Sempre più meravigliata raccolsi l'oggetto rigirandomelo tra le dita sempre più confusa.
A quel punto la lucina dell'esserino tornò dal verde al rosso e scappò via andandosene così come era venuta. L'unico mio pensiero era che ero pazza, ero sicuramente pazza.
Forse era così ma la mappa era lì tra le mie mani rendendo il tutto troppo reale per non essere vero. Non ero pazza, la realtà era che un Scacertola con una passione da stalker mi aveva appena aiutata. Perché?
Lasciai perdere le domande e riaprii la mappa cercando di fare il punto della situazione.
Impiegai qualche minuto per capire il punto esatto in cui mi trovavo per poi realizzare che non ero molto lontana da dove avevo incontrato il Dolente diverse ore prima. Avevo perso la mappa dopo appena sei svolte dall'incontro.
Col cuore in gola afferrai saldamente la mappa decisa a non perderla di nuovo ed iniziai a camminare, pronta a tornare nella Radura dalle persone che amavo.
Il cielo che iniziava a schiarire mi faceva capire che mancavano a malapena trenta minuti all'apertura delle porte ed anche l'orologio che tenevo al polso confermava il tutto. Decisi che era il momento di toglierlo dal polso e riassicurarmelo alla caviglia per impedire ai radurai di vederlo. Alla mappa avrei pensato dopo.
Mi presi qualche secondo per legare il piccolo oggetto lontano da occhi indiscreti e tornai a camminare con tutti i sensi in allerta. Mancava poco e potevo quasi dire di essere salva.
Dovevo solo sperare di non incontrare altre sorprese in quei pochi minuti che mi restavano da passare nel Labirinto. Avevo già avuto la mia dose di Dolente e ne avevo abbastanza.
Continuai a camminare facendo attenzione alle svolte e pensando a quanto ero stata fortunata fino a quel momento. Avevo incontrato un Dolente e me l'ero cavata con un ginocchio sbucciato e un'escoriazione sul gomito.
Ogni tanto alzavo il pantalone e guardavo la caviglia dove avevo legato l'orologio per guardare l'ora scoprendo che mancava sempre di meno alla fine di quell'incubo.
A dieci minuti dall'apertura iniziai a correre per arrivare in tempo. Mancava poco ed ero ancora abbastanza lontana.
Correre in quel modo era liberatorio e avevo già imparato ad essere più silenziosa. Non battevo più i piedi a terra come un'ossessa ma riuscivo a gestirmi meglio ed a atterrare sempre più dolcemente contro il pavimento. Forse era così che si sentiva una velocista. Libero.
I velocisti vivevano ogni giorno di aria ed adrenalina. Sicuramente ti faceva sentire vivo ma non faceva per me. Un'esperienza nel Labirinto era più che bastata e l'avrei ripetuta solo per andarmene definitivamente dalla Radura una volta trovata una via di uscita.
Uno stridio metallico annunciò che le ore di supplizio erano finite e che presto sarei tornata nella Radura. Mancavano solo tre svolte alla porta occidentale quindi infilai con cura la mappa nell'elastico dei pantaloni per poi nasconderla con la maglietta.
A due svolte sentivo il cuore battere all'impazzata dalla felicità.
A una svolta urtai contro qualcosa cadendo rovinosamente a terra.
TADAN
Due capitoli in quattro giorni. Merito un premio. Mi accontento di un Newt da passeggio... non chiedo tanto, no?
Ultimamente mi sento ispirata e sto mandando avanti anche una storia su Death Note... chissà... forse un giorno vedrà la luce su questo sito. Ma per adesso meglio non pensarci.
Grazie a chi segue la storia, Charlie vi vuole bene 😆
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