Capitolo Trentotto
Non avevo mai riflettuto fino in fondo sul significato della parola dolore.
Credevo di aver già sperimentato tutto. Dal tradimento alla prigionia; eppure la sofferenza che provai in quel momento mi colse impreparata.
Non avevo una definizione da vocabolario, né tantomeno molte esperienze di vita da paragonare. Eppure di una cosa ero certa: non avevo mai patito un tormento simile.
Le porte del Labirinto erano chiuse ermeticamente, come per beffarci di tutti noi.
Sembravano urlare: "Siete alla nostra mercé, potremmo aprirci in qualunque momento e sterminare la penosa parte di voi ancora in vita". In particolar modo quella orientale sembrava prendersi soprattutto gioco di me.
A detta di Gally era quella dalla quale Teresa era stata portata via, probabilmente per sempre.
Io dal canto mio ero seduta da diverso tempo con la testa tra le mani. I minuti che scorrevano dolorosamente e nessuna percezione del tempo che stava veramente passando.
Riuscivo solo a riprodurre in loop gli orrori della notte precedente. Ogni battito di ciglia era una morte che rivivevo.
27 morti e 3 dispersi, tra cui la mia migliore amica. Era questo il bilancio delle perdite.
Da qualche parte mi arrivava il rumore dei conati di vomito di Chuck. Doveva essere la terza volta quella, la terza da quando aveva trovato un braccio mozzato dietro ai resti del Casolare. Ci avevano messo cinque minuti per trovare il proprietario.
Leo, di circa quindici anni, trapassato a morte da un Dolente.
Quella era solo una delle tante storie, solo uno dei ragazzi che stavamo piangendo. Più della metà di noi era stata brutalmente uccisa.
"Hai sete?" mi domandò Minho, porgendomi la bottiglia di acqua dalla quale stava bevendo.
Alzai la testa giusto per guardare la sua faccia per un secondo e poi declinai l'offerta.
Lui sospirò e prese posto affianco a me.
"Non è tutto perduto" cercò di consolarmi lui.
"Onestamente, Minho... quante persone sono state trascinate via da un Dolente e hanno avuto la possibilità di raccontarlo?" domandai.
Il ragazzo restò in silenzio e il macigno che avevo sul petto penetrò ancora più a fondo.
"Avrei potuto fare qualcosa per aiutarla? Me lo chiedo da stamattina. Non faccio altro che pensare che avrei dovuto fare più attenzione, non perderla di vista e portarla con me e Newt. Ho pensato solo a scappare in quel momento."
"Sei viva anche tu per miracolo, Charlie. Un Dolente ti ha afferrata e quasi uccisa. Fuggire era la tua unica possibilità, quindi non fartene una colpa. Qua tutti abbiamo qualcosa per cui redimerci" disse.
Non mi vide del tutto convinta e decise di passare all'attacco successivo.
"Lo vedi quel ragazzino là che piange?" domandò, indicando un biondino a pochi metri di distanza.
Seguii la traiettoria del suo dito e poi lo guardai interrogativa.
"Sta piangendo perché il suo migliore amico è stato stritolato a morte da uno di quei disgustosi serpenti. Io c'ero quando è successo. Lui era davanti a me e non ho potuto fare niente per aiutarlo" mi spiegò.
La sua voce si incrinò verso la fine del racconto e sentii il mio cuore accartocciarsi a quella confessione.
"Non è colpa tua" mi affrettai a dire. Ero sincera, non poteva fare nulla.
"Come non è colpa tua rispetto al destino di Teresa. Capisci perché ti ho raccontato questo?" chiese lui.
Mi ritrovai ad annuire con la testa. Non aveva tutti i torti, ma i sensi di colpa non sparirono del tutto. Qualcosa mi suggeriva che anche lui si sentiva l'anima macchiata.
Macchie che non sarebbero mai più andate via.
Approfittammo del tempo che ci restava per ideare una strategia di difesa.
Non era da escludere che sarebbero tornati quella notte. Forse la storia sarebbe andata avanti fino al nostro sterminio definitivo, ma nessuno di noi aveva la benché minima idea di arrendersi senza lottare.
Escluso qualche soggetto gravemente ferito o in stato di shock, tutti partecipammo.
Minho e Newt presero in mano la situazione, aiutati da Alby. Perlomeno il nostro capo sembrava essere tornato in carreggiata, forse tutte quelle morti gli avevano dato lo scossone necessario per darsi una svegliata.
Io passai il pomeriggio con Gally e gli altri costruttori, allo scopo di rinforzare le strutture che erano rimaste e scovare posti utili a nascondersi in caso di necessità.
Frypan e Winston lavorarono ad uno strano miscuglio facilmente infiammabile, fatto con grasso di animale e altri strani intrugli; visto che a quanto pare i serpenti si erano mostrati molto suscettibili al fuoco.
Qualcosa mi suggeriva che nemmeno ai Dolenti facesse molto piacere.
Thomas supervisionò un gruppo di ragazzi e li istruì sull'uso delle lance e di altre armi, per poi metterli ad affilare tutto ciò che avevamo a disposizione.
Notai qualcuno allenarsi con l'arco ed altri a scagliare la lancia il più lontano possibile.
La Radura era diventata una specie di campo di addestramento.
Newt vegliò su di me per tutto il giorno e percepii spesso i suoi occhi su di me.
Passammo relativamente molto poco tempo insieme, ma lo sentii vicino come mai prima di quel momento.
Mi sentivo in sintonia con lui sul piano spirituale ed era una sintonia molto più intensa di quella che il contatto fisico riusciva a dare.
Si parlò anche molto del Labirinto quel giorno ed a tutti fu consentito, per la prima volta, di partecipare. Se necessario avremmo anche valutato di trovare riparo nel Labirinto, visto che ormai la Radura era divenuta pericolosa allo stesso modo.
I velocisti erano sotto pressione più che mai. Trovare una via di fuga non era mai stato tanto urgente come in quel momento.
Quando la luce del giorno iniziò a traballare e poi ad affievolirsi sempre di più eravamo già pronti da tempo.
Erano state allestite zone di vedetta presiedute da quelli più bravi a manovrare un arco, allo scopo di abbattere da lontano i mostri che minacciavano la sicurezza di altri radurai. Ognuno aveva il proprio barattolo di liquido infiammabile in mano e in diverse zone della Radura erano state posizionate fiaccole per dare fuoco agli esseri in qualsiasi momento.
Molte zone erano state rinforzate e tutti avevano ricevuto precise indicazioni sulle zone più sicure e sull'eventuale strategia di ritirata.
Questa volta eravamo pronti e non ci avrebbero colti impreparati.
Chi non poteva combattere fu nascosto a dovere e poco prima del tramonto ognuno raggiunse la posizione che gli era stata assegnata.
La mia era poco lontana da quella di Newt e da quella di Gally e mi faceva sentire decisamente sicura di me stessa.
Una volta pronto tutto ci limitammo ad aspettare. La paura che risiedeva in tutti noi era decisamente tangibile, ma nessuno abbandonò la propria postazione.
Ci stavamo dando forza a vicenda.
Aspettammo per diverso tempo ma non successe niente.
Le porte restarono ermeticamente chiuse e così il giorno dopo e così quello dopo ancora.
La Radura si era appena trasformata nella nostra tomba.
TADAN
Salve a tutti!
Volevo intanto fare gli auguri a tutte le donne che leggono (siete meravigliose) e in secondo luogo scusarmi per il terribile ritardo.
Sono reduce da due notti da 9 ore ciascuna di turno in ospedale e non so come oggi ho trovato la forza per aggiornare (prima di essere uccisa dalla montagna di lavoro che ho da finire). Vedetelo come il mio regalo per la festa della donna lol
Qualcuna di voi ha ricevuto mimose?
Io ancora nulla, ma se il mio ragazzo osa presentarsi senza niente vi assicuro che farà una brutta fine *risata sadica*
P.s. 127 su fanfiction. Grazie di cuore.
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