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Capitolo Quarantuno

La costruzione davanti a me era immensa. Ormai toccava i venti metri e mancava poco alla fine dei lavori.
Da una parte c'erano radurai impegnati con le carrucole che trasportavano le assi di legno ai lavoratori in cima, dall'altra quelli che intrecciavano robusti tralicci di erba a mo' di corda.
Avevo proposto la mia idea per evadere dalla Radura dieci giorni prima, successivamente era stata approvata e i lavori erano partiti immediatamente.
Il piano di costruzione era semplice: costruire una torre abbastanza alta per raggiungere la cima delle mura e intrecciare l'edera per creare corde abbastanza lunghe per calarsi dalla parte opposta. I primi ad andare, una volta finito tutto, sarebbero stati Minho e Thomas, decisi a fare di nuovo un controllo nei pressi della Scarpata. Se ne era discusso a lungo e si era giunti alla conclusione di partire da lì.
In caso di buone notizie era già stato preparato un piano di evacuazione fin nei minimi dettagli.
Qualcuno aveva iniziato a dare di matto al solo pensiero di lasciare la Radura per entrare nel Labirinto, verso l'ignoto, ma col tempo quasi tutti si erano convinti. Solo Alby, Gally e qualcuno dei suoi amici sembravano dubbiosi.
Gally soprattutto ultimamente si comportava in modo strano. Era più rabbioso del solito ed evitava tutti, me compresa.
Erano rari i momenti in cui era disposto a scambiare quattro chiacchiere con qualcuno. Nonostante tutto, però, stava dando una grande mano per l'attuazione del mio progetto.
La prima base dell'immensa costruzione era stata la Torre. Il luogo dove avevo passato i momenti più belli di questa mia nuova vita immersa nella nebbia.
Era lì che mi ero rifugiata, spaesata e impaurita, il primo giorno. Era lì che avevo passato le mie notti insonni con Newt. Lì dove si era dichiarato e sempre lì dove mi aveva baciata per la prima volta.
Quel posto era intriso di ricordi. Dalla prima all'ultima asse, ogni singolo chiodo, ogni piolo.
Adesso sarebbe stato il punto d'inizio per la nostra salvezza. Una fine gloriosa per un rifugio meraviglioso.
Newt mi arrivò alle spalle proprio in quel momento, al calare della sera. Le sue braccia attorno alla mia vita mi fecero sobbalzare.
Era tutto così nuovo per me, talmente intenso da farmi girare la testa come su una giostra.
Percepii le sue labbra sfiorare il mio collo e poi distendersi in un sorriso notando i brividi che mi avevano appena ricoperta.
Con lui era tutto unico. Ogni singolo momento lo sentivo battere dentro di me come un secondo cuore.
Le sue mani erano per me un'estensione di paradiso. Le sue labbra squarci di sogni fuggiti prima della veglia.
Stando con lui avevo capito che non era mai stata la Torre di per sé il mio punto di riferimento, ma lui.
Lui in tutte le sue sfumature, anche quelle che avrei voluto non vedere mai. Ma così come l'arcobaleno era composto da sette colori, chi più o meno bello, anche lui era fatto della stessa sostanza. Di ombre e di luci. Di sorrisi e di lacrime.
Era questo a renderlo speciale. A renderlo la mia àncora.
"Quando ce ne andremo da qui c'è una cosa che vorrei fare con te" disse lui, stringendomi con più vigore contro il suo corpo.
Ero ubriaca di lui. Ogni singola cellula del mio corpo me lo urlava.
"Cosa?" domandai.
"Desidero poter conoscere il mondo che ci aspetta là fuori insieme a te, sempre se sei d'accordo."
Ed eccolo lì. Quel batticuore frenetico, a tratti quasi doloroso, che veniva a bussare da me ogni volta che lui era nelle vicinanze.
"Sarà un buon modo per iniziare" dissi in risposta.
Le sue labbra si incresparono in un sorriso.
Non ero come gli altri in quel momento. Non avevo paura dell'ignoto, perché in cuor mio sapevo che ci sarebbe stato lui con me, pronto ad illuminare anche gli angoli più bui.

Tre giorni dopo Minho e Thomas si calarono coraggiosamente nel Labirinto, lasciando tutti noi in trepidante attesa.
Nella Radura non c'era mai stata un'agitazione simile. Tutti correvano a destra e sinistra in preda all'ansia, nessuno riusciva a stare fermo o a fare qualsiasi cosa al di fuori che fissare speranzoso la neo costruzione.
Le persone avevano smesso di preoccuparsi di cose come mangiare, dormire o andare in bagno. L'unica cosa che riuscivamo a fare era stare col naso all'insù.
"Teresa, come vorrei che anche tu fossi qui con noi" sussurrai al vento. Forse le mie parole sarebbero giunte fino a lei, ovunque si trovasse.
Mi ero tormentata per giorni. Sentivo la sua ombra seguirmi e alcune volte anche la sua voce chiamarmi, ma era solo un'amara illusione.
La mia migliore amica era sparita diverso tempo prima ormai. Non era riuscita a portare a termine la sua battaglia.
L'avrei portata io avanti per lei, ad ogni costo.
Non ero nella Radura da molto, eppure sembrava trascorsa una vita intera.
Ero passata dall'essere una ragazzina tremante in una scatola di metallo alla persona che ero adesso. Mi sentivo più forte, più sicura di me stessa.
Voltai la testa verso lo zainetto che mi ero preparata. Avevo deciso di non portare molto con me, se non qualche cambio, un po' di provviste e qualche arma.
A tempo debito avrei infilato anche Squarcio nello zaino, per niente decisa ad abbandonare nella Radura la Scacertola che mi aveva salvato la vita.
Non era passato molto dalla partenza dei due velocisti e perciò mi stupì molto sentire un chiacchiericcio eccitato partire dai radurai di ronda sulla cima e dilagarsi fino a quelli di sotto.
Ci misi meno tempo a scattare in piedi che a realizzare il loro effettivo ritorno.
Guardai avida i due ragazzi scendere di fretta le scale a pioli.
Avevano un fiatone importante ed erano fradici di sudore dalla testa ai piedi, ciononostante sorridevano raggianti, come mai li avevo visti sorridere prima.
"Coraggio, parlate!" li esortò Alby, facendosi spazio tra la folla di persone.
Thomas sorrise ancora più raggiante, prima di pronunciare quelle parole che avrebbero cambiato le nostre esistenze per sempre: "L'abbiamo trovato, abbiamo trovato il modo per andarcene da qui".
Quelle che vennero dopo non furono altro che grida di gioia.
Era giunto il momento di lasciare per sempre la
Radura.

TADAN
Sono stata assente per un tempo lunghissimo, quasi infinito. Lo so e mi scuso con tutti quelli che leggono la storia.
Tra pochi giorni si chiuderà un capitolo molto importante della mia vita e ultimamente sto dando il meglio di me per raggiungere questo traguardo senza rimpianti. Probabilmente avrò molto più tempo libero dopo.
L'ho detto anche in passato, ma questa volta è sicuro: la storia sta per finire. Devo ancora decidere se scrivere ancora un capitolo o due.
In ogni caso considerate questo come il terzultimo/penultimo. Dipende se decido di farne uno molto lungo o due spezzati.
Non lo so ancora. Ci penserò.
Bacioni ❤️

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