Capitolo Nove
La quarta mattina dopo la festa mi alzai di malumore come al solito dal giorno del falò, trascinandomi pigramente verso le docce e maledicendomi per non essere morta nel sonno.
Mi lavai velocemente denti e viso e mi spazzolai pigramente i capelli tanto per rendermi presentabile.
Uscita mi stiracchiai fissando con sguardo apatico la Radura che si ergeva maestosa davanti a me come ogni giorno.
Saltai l'appuntamento mattutino con Minho così come avevo fatto nei giorni precedenti e salii sulla Torre a contemplare il nulla. Da quella sera mi ero parecchio isolata sempre di più ogni giorno che passava, consumando i pasti lontana dagli altri e parlando a malapena sotto lo sguardo preoccupato dei miei amici. E tutto questo perchè Newt non mi considerava da giorni, sembrava quasi essersi dimenticato della mia esistenza.
Mi sentivo perfida nei confronti di Teresa e gli altri ma non potevo farci nulla. Mi sentivo come se tutta la vitalità e l'allegria mi fossero state strappate via e non riuscivo neanche più a piangere. Mi ero ridotta col tenermi tutto dentro soffocata sempre di più dalle mie emozioni e sensazioni represse. Dopo venti minuti di reclusione mi decisi a scendere ed entrai in cucina rivolgendo un saluto a Teresa e Frypan col tono di voce più basso che riuscii a trovare.
"Alla faccia dell'allegria" commentò quest'ultimo guadagnandosi uno sguardo diabolico da parte di Teresa e uno indifferente da parte mia.
Mi legai i capelli, lavai le mani e indossai il grembiule con movimenti meccanici. Spinta solo dalla forza dell'abitudine e presi a preparare la colazione nel più religioso silenzio.
I due cuochi provarono a intavolare un discorso ma vedendo che non reagivo minimamente lasciarono cadere delusi ogni tentativo.
Dopo qualche minuto i primi ragazzi iniziarono a formare due file parallele. Una davanti a me e una davanti a Frypan che mi affiancava nel servire.
"Hai saputo l'ultima?" domandò il primo ragazzino rivolto all'amico vicino a lui mentre entrambi ci porgevano i loro piatti.
"No, spara" disse l'altro mentre io mi accingevo a servirlo.
"Ho saputo che Newt e Kayla si sono messi insieme ieri sera, notiziona, eh?" riferì soddisfatto dello scoop. Quello che si sentii dopo fu il rumore di un piatto che andava in frantumi, ci misi qualche secondo a capire fosse quello che fino a poco prima tenevo io stessa in mano. Ma non fu l'unica cosa ad andare in frantumi, anche il mio cuore sembrava aver fatto la stessa fine del piatto.
"Mi di... mi dispiace" dissi rivolta a tutti e a nessuno in particolare e mi chinai a raccogliere tutto mentre Teresa prendeva momentaneamente il mio posto.
Ingoiai anche quella delusione mentre raccoglievo il piatto rotto coccio dopo coccio cercando di non tagliarmi. Non avevo bisogno di altro dolore.
Non avevo mai rotto nulla da quando ero nella Radura e mi sentivo così sconvolta per tutta la situazione che ripulii e tornaii a servire senza rendermi nemmeno conto di cosa stessi realmente facendo. Mi accorsi che tutto era reale e che stava succedendo realmente solo quando notai Newt e Kayla arrivare mano nella mano e apparentemente molto felici per mettersi in fila nel lato di Frypan. Ringraziai il cielo per la fortuna di non averli nella mia.
Cercai di fare del mio meglio per non prestare per niente attenzione alla coppia e ci riuscii con successo o almeno fino a che non arrivarono davanti a Frypan.
Mi girai a guardarli senza perdermi neanche il minimo movimento senza mai smettere di servire. Oramai andavo in automatico.
Newt era davanti a lei che lo abbracciava da dietro.
"Dai dammi un bacino, uno piccolino" disse lei girando il viso di Newt verso il suo.
"Dopo ne avrai quanti ne vuoi" rispose lui sorridendo smagliante e allontanandosi insieme a Kayla e con due piatti pieni tra le mani.
Tornai a concentrarmi verso la persona davanti a me rendendomi conto si trattasse di Gally.
"Ti senti bene?" mi domandò lui preoccupato.
"In che senso?"
"Come in che senso? Tremi tutta e sei pallida come un lenzuolo."
Guardandomi notai che le mie mani tremavano in maniera incontrollata faticando addirittura a tenere in mano il mestolo con cui stavo servendo.
"Posa tutto e vieni con me" mi intimò lui "Frypan ti dispiace se te la rubo?"
Frypan guardò prima me e poi lui scuotendo la testa. "No tranquillo, falla allontanare. Vedo che non si sente bene."
"Ma io..." tentai. Il ragazzo non volle sentire proteste e facendo il giro del bancone mi portò via strattonandomi per il polso ma senza farmi male.
Non cercai più di protestare e semplicemente mi limitai a seguirlo fino ai margini della foresta.
"Così non può andare" disse infine agitando le braccia nervosamente.
"Cosa non può andare?"
"Questo tuo comportamento Charlie, stai diventando una specie di vegetale e la cosa peggiore è che non te ne rendi neanche conto! E per chi poi? Per un ragazzo?" domandò alzando sempre di più il tono della voce "non me ne starò a guardare mentre la migliore amica che ho in questo posto di merda si lascia andare a se stessa."
Mi limitai ad abbassare la testa.
"Dì qualcosa, dì qualcosa almeno. Non startene lì ferma a guardarmi come uno stoccafisso. Dammi almeno un valido motivo che ti spinge a comportarti così."
Restai di nuovo in silenzio.
"Parla Charlotte, dimmelo!" esclamò scuotendomi dalle spalle come per risvegliarmi da un coma. Sentii la rabbia ribollire dentro di me in una maniera quasi incontrollata tanto che spinsi Gally via da me con quanta forza avevo in corpo prima di urlare: "Perchè sono innamorata di lui, dannazione. Ci vuole tanto a capirlo Gally? Sei contento adesso che l'ho detto? Eh?" alzando sempre di più la voce e tempestando il suo petto di pugni. Il mio viso era rigato da un fiume di lacrime, tutte quelle che mi ero tenuta dentro durante quei quattro giorni.
Gally mi guardò per qualche secondo prima di abbracciarmi forte ignorando i miei pugni che lo colpivano.
"Brava, sfogati" mi sussurrò cullandomi lentamente. A poco a poco mi rilassai lasciando cadere le braccia inermi lungo i fianchi per poi avvolgerle attorno alla schiena del mio amico che non mollava la presa sussurrando parole confortanti.
Mi poggiai sul suo petto soffocando i singhiozzi riempiendo la sua maglietta di lacrime amare.
"Ci sono io con te, lasciati andare" mi sussurrò accarezzandomi i capelli.
Mi staccai da lui dopo un tempo che mi sembrò infinito scacciando via le ultime lacrime con le dita.
"Ti senti meglio adesso?" mi domandò subito dopo.
Restai qualche secondo a ragionare rendendomi conto che dopo quello sfogo mi sentivo più bene.
"Sì" dissi, dunque.
Gally mi sorrise con quanta tenerezza poteva prima di dirmi: "Non va bene tenersi tutto dentro. Servono a questo gli amici. La prossima volta non fare l'asociale e vieni da me o da Teresa o da Minho o da chi caspio ti pare e lasciati aiutare. Ci siamo intesi?"
"Ci siamo intensi."
"Bene e adesso dopo questa bella lavata di testa vatti a sciacquare il viso e poi torna di là per fare colazione" disse categorico spingendomi in direzione delle docce.
Me ne andai con il cuore più leggero e la consapevolezza che non ero da sola.
Arrivai al pomeriggio senza neanche rendermene conto.
Avevo lavorato sodo per tutto il giorno per non pensare a nient'altro, anche se a pranzo era stata molto dura sopportare Newt e Kayla che si imboccavano a vicenda e ridevano a pochi metri da me.
Jason mi aveva lanciato per tutto il giorno sorrisi rassicuranti facendomi pensare ogni volta alle parole di Gally che mi rimproverava di contare sugli amici invece di chiudermi in me stessa e al fatto che avesse dannatamente ragione. Risposi a ogni singolo sorriso del ragazzino sentendomi grata di avere così tante persone che tenessero a me e mi appuntai mentalmente di scusarmi con tutti a cena. Gally dal canto suo fu premuroso con me per tutto il pomeriggio e mi lavorò fianco a fianco tutto il tempo senza lasciarmi da sola neanche per un secondo.
Finito di lavorare mi piazzai davanti alla porta orientale per scusarmi in particolar modo con Minho, a cui avevo rifilato un bidone dopo l'altro nei giorni trascorsi.
Aspettai con impazienza per un bel po' camminando avanti e indietro giusto per avere qualcosa da fare e sospirai di sollievo quando lo notai comparire da un angolo stanco e sudato come al solito. Quel giorno era da solo.
Il ragazzo si fermò davanti a me fissandomi torvo. "Proprio te cercavo, è ora che qualcuno qui ti faccia ragion-" Capendo come volesse continuare gli tappai la bocca con la mano avvicinandomi a lui.
"Arrivi tardi, Gally ci ha pensato prima di te. Per essere un velocista sei davvero lento" gli dissi prendendolo in giro.
Il ragazzo rimase qualche secondo in silenzio prima di metabolizzare l'insulto. Provò a contestare ma dal momento che la mia mano era ancora sulla sua bocca non uscì che un suono soffocato e confuso.
"Oh scusami!" esclamai allontanandomi.
"Mi stai dicendo che sei tornata tra noi?" mi domandò guardandomi sospettoso.
Mi limitai ad aprirmi in un sorrisone per poi buttargli le braccia al collo con slancio. Minho mi strinse a sé affondando la testa nei miei capelli mugugnando qualcosa che non riuscii a cogliere.
"Non ho capito niente, Minho."
Il ragazzo a quel punto si allontanò da me quel poco che bastava per prendermi il viso tra le mani. "Dicevo che mi sei mancata, tanto" e addolcì lo sguardo in un modo che mi causò un piccolo brivido su per la schiena.
Mi allontanai da lui come come scottata. Era la prima volta che qualcuno, oltre a Newt, mi faceva sentire qualcosa e la sorpresa mi aveva spinta a scostarmi di colpo.
"Qualcosa non va?"
"No scusami" gli risposi abbracciandolo di nuovo ancora scioccata. Mi ritrovai di colpo a pensare alle parole di Teresa e a quella volta che mi disse come Minho non fosse per niente un cattivo partito. Mi resi conto che c'era della verità in quella constatazione, ma che comunque non avrei reso l'asiatico la mia ruota di scorta. Non se lo meritava.
C'erano tanta tenerezza e calore in quell'abbraccio al punto che riuscii a percepire un po' della felicità perduta tornare dentro di me. Non c'era niente di più potente di un abbraccio per risollevare l'umore di una persona.
"Adesso mi dici che ti era preso?" mi domandò dopo qualche secondo.
"Non ha più importanza" gli risposi staccandomi da lui "non posso farci nulla quindi meglio lasciar perdere e cercare di andare avanti come meglio posso."
"Dimmi una cosa però" mi disse mentre mi giravo per andarmene "c'entra Newt, vero?"
Senza voltarmi annuii con la testa per poi fare un altro passo.
"Ho ancora un ultima cosa da chiederti" disse infine "e devi essere onesta."
Mi fermai in ascolto.
"Sei innamorata di lui, vero?" Lo sguardo malinconico che gli mostrai voltandomi bastò come risposta, ci guardammo per qualche secondo negli occhi e poi ognuno andò per la sua strada. Io non potevo saperlo, ma mentre io mi allontanavo con la tristezza negli occhi lui si allontanava con la tristezza nel cuore.
TADAN
Vado di fretta quindi vi lascio. Questa storia non se la caga nessuno quindi probabilmente pochissime anime leggeranno qui. Se stai leggendo... beh... grazie ahahahah
Saluti!
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