Capitolo Dieci
Passò un'altra settimana.
Le cose andavano avanti come al solito nella Radura.
Newt e io continuavamo a non parlarci apparentemente per sua scelta ed io continuavo a lavorare per tenere la testa impegnata.
Avevo ricominciato a ridere, a scherzare e a mangiare con gli altri e agli occhi dei miei amici sembrava essere tornato tutto al proprio posto. Io cercavo di fingere indifferenza anche se continuavo a salire tutte le notti sulla Torre sperando di vedere una chioma bionda sbucare all'improvviso, ma quel momento non arrivava mai quindi passavo tutte le notti a piangere e a fissare il cielo con la terribile sensazione dell'amore non corrisposto che mi rodeva dall'interno.
La sua assenza era diventata una cosa quasi dolorosa da sopportare. Nonostante lo vedessi ogni giorno durante i pasti e durante il mio turno negli Orti lo sentivo sempre più distante e irraggiungibile. Era come averlo ma non averlo affatto.
In compenso però il mio rapporto con Minho si era solidificato e ogni volta che passavo del tempo con lui riusciva a spazzarmi via la tristezza con la sua simpatia, il suo ego smisurato e le sue battute. La nota negativa era che essendo un velocista passava più tempo nel Labirinto che nella Radura rendendo molto brevi e fugaci i momenti insieme.
"Buongiorno raggio di sole" disse proprio quest'ultimo arrivandomi da dietro le spalle come un ninja.
"Non sei per niente divertente, Minho. Stavo quasi per restarci secca."
"Come siete esageratamente melodrammatiche voi donne, e chi vi capisce" disse avvolgendomi un braccio dietro al collo. Gli feci il verso guadagnandomi uno sguardo malefico da parte sua.
"Ho saputo che ti hanno messo a fare da babysitter al nuovo arrivato."
"Oh non me ne parlare, lo hanno messo sia tra i costruttori che tra gli scavatori e Zart e Gally me lo rifilano sempre ogni volta che c'è da spiegare una cosa nuova" risposi alzando gli occhi al cielo.
"Beh, essendo la pive più fresca dopo di lui è tuo duro compito addestrare il tuo successore. Non ti senti un'impavida guerriera senza macchia e senza paura?"
"Mi sento più una schiava sinceramente."
"E comunque toccherebbe anche a Kayla fare qualcosa visto che è arrivata insieme a te, ma forse non le fanno fare nulla perché passa tutto il suo tempo a sbaciucchiarsi con Newt. Non credi?"
Mi arrivò un colpo al cuore e Minho sembrò notarlo tanto che si portò immediatamente la mano sulla fronte.
"Scusami, scusami tanto. Sono davvero un cretino."
"No figurati, non importa" lo rassicurai cercando di nascondere il più possibile la mia faccia da funerale.
"Forza vieni qui e abbraccia il caro e vecchio Minho" disse per poi stritolarmi in uno dei suoi soliti abbracci. Gli unici attualmente capaci di darmi un minimo di sollievo.
"Si accorgerà di aver fatto la scelta sbagliata e quando succederà tornerà da te strisciando" mi assicurò stringendomi forte al suo petto.
"Ma io non voglio che torni strisciando. Vorrei solo che tornasse a parlarmi come una volta o almeno a salutarmi" gli confessai malinconica.
"Guarda se ti può consolare si è allontanato da tutti. Anche da me e da Thomas. Ormai si comporta come un emerita."
"Non mi consola neanche un po' ."
"Beh ma almeno non si può dire che io non ci abbia provato, no?" domandò "e adesso che ne dici di farmi un sorriso? Oppure vorresti mandarmi nel Labirinto senza farlo? Pensa potrei incontrare un Dolente e morire e tu mi avresti sulla coscienza ripensando che mi hai mandato via facendo quel musone" concluse in finto tono melodrammatico.
"Non dirlo neanche per scherzo testa di caspio!" esclamai dandogli una sberla sul petto.
"Okay scusa, non è stata una gran cosa da dire."
"Tu dici?" gli chiesi sorridendo, finalmente.
"Beh se è servito a farti sorridere un po' ne sono felice."
"Ma adesso vado a chiamare a raccolta quei pive, io e te ci vediamo dopo" e si allontanò lasciandomi un bacio affettuoso sulla testa.
Quindici minuti dopo lo osservai dalla cucina mentre entrava nel Labirinto portandosi dietro Ben, Thomas e il resto della squadra. Ogni volta mi ritrovavo a pensare che Ben avesse davvero un gran fegato per rientrare ogni giorno nel Labirinto dopo la brutta vicenda di un mese prima e così tutti gli altri.
Mi salirono i brividi lungo la schiena al solo pensiero di me dentro a quel Labirinto di giorno o peggio ancora di notte. Non sarei riuscita a resistere neanche mezzo secondo.
Cercai di scrollarmi di dosso quei brutti pensieri concentrandomi sulle crêpes che io, Teresa e Frypan stavamo preparando.
"Non ti ringrazierò mai abbastanza per il tuo aiuto in cucina, Charlie."
"E io allora?" domandò Teresa, piccata.
"Sai che sono fiero anche di te ma tu qui ci lavori in modo fisso mentre lei viene di sua spontanea volontà."
"Mi chiedo come tu abbia le forze per fare tutte queste cose Charlotte, dopo il ruolo di velocista lo scavatore e il costruttore sono i due lavori più faticosi secondo me. E tu non solo li fai entrambi ma fai anche del lavoro qui extra" commentò lei "secondo me ci stiamo approfittando troppo di te."
"A me piace lavorare, mi distrae dai miei pensieri..." risposi lasciando in sospeso la frase. Non ci voleva un genio per capire a chi o cosa mi riferissi.
"Ancora niente, eh?" domandò Frypan amareggiato.
"No. Due giorni fa credevo mi stesse salutando e per fortuna non ho ricambiato perchè poi mi sono accorta che stava salutando Zart proprio dietro di me" raccontai.
"Guarda basta che mi fai un cenno e sputo nel suo piatto" disse Teresa con tono cospiratorio guadagnandosi uno sguardo di disapprovazione da Frypan.
"Nessuno sputerà sopra niente e nessuno nella mia cucina" disse "ma fuori sarei ben lieto di assistere alla scena."
Scoppiammo tutti in una risata. Anche se era strano perchè più ridevo e più sembrava sbagliato.
Mi fermai di colpo osservando gli altri due che continuavano a ridere, a ridere e a ridere e iniziai a sentirmi come l'unico ingranaggio che non funzionava.
"Adesso perché piangi?" mi domandò Teresa spalancando la bocca.
"È che mi manca così tanto che voi non capite" confessai asciugandomi quelle due o tre lacrime sfuggite al mio controllo.
"Ti è mai capitato di avere cambi repentini di umore così di colpo?" domandò lei apprensiva.
"No o almeno non di giorno."
"Cosa significa almeno non di giorno? Non mi starai dicendo che..." Abbassai la testa colpevole.
"Sai che c'è. Ammazzo sia te che lui. Ma prima lui" disse gettando lo strofinaccio che aveva in mano per terra per poi uscire infuriata dalla cucina.
Io e Frypan ci guardammo negli occhi e la consapevolezza si fece largo velocemente nello sguardo di entrambi. Schizzammo fuori dalla cucina cercando di contenere i danni ma Teresa correva spedita come non mai.
"Va verso il Casolare. Lo trova secondo te?" mi domandò Frypan col fiatone mentre cercava di tenere il ritmo della corsa come meglio poteva.
"È ancora presto e credo che ad eccezione di noi, dei velocisti e forse di Alby dormono ancora tutti" risposi "quindi penso proprio che lo troverà esattamente dove sta andando."
Cercammo di accelerare il più possibile intimando Teresa, pochi metri più avanti di noi, di fermarsi. Ma lei cocciuta com'era ci ignorò deliberatamente.
Quando iniziammo ad avvistare i primi radurai addormentati sulle loro amache iniziai a sudare a freddo, ma mai come nel momento esatto in cui Teresa arrivò davanti a quella di Newt rovesciandola e facendolo cadere a terra.
Il ragazzo si guardò per qualche secondo in giro sconvolto.
"Ma sei impazzita Teresa?" domandò con gli occhi fuori dalle orbite.
Nel frattempo qualcuno a causa del baccano si era svegliato e guardava curioso la scena che si stava svolgendo.
"Sei davvero un cretino, Newt."
"Ah sarei io il cretino? Tu arrivi qui e mi butti giù dall'amaca mente dormo e sarei io il cretino?" domandò lui alzandosi di scatto.
Sempre più radurai si stavano svegliando guardando avidi la scena.
"Adesso tu" disse indicando Newt "e anche tu" disse indicando me "venite con me senza fare storie." Con una forza che non avrei mai pensato avesse afferrò per un braccio sia me che lui costringendoci a raggiungere le docce, mentre Frypan insultava e bloccava chiunque provasse a seguirci.
Arrivati richiuse la porta di legno alle sue spalle ponendosi davanti a noi con aria incazzata.
"Qualcuno vuole spiegarmi che diamine sta succendo?" domandò Newt fuori di sé.
"Succede che tu stai facendo soffrire tutti i tuoi amici con il tuo comportamento" gli spiegò Teresa cercando di mantenere la calma "soprattutto Charlie."
Newt a quel punto si girò verso di me guardandomi negli occhi per la prima volta dopo più di dieci giorni. Non mi ero resa conto di quanto realmente mi fossero mancati i suoi fino a quell'esatto momento.
Restammo per qualche secondo a soppesarci a vicenda ed a osservaci e quando tornammo a guardare nel punto in cui fino a poco prima c'era Teresa notammo che era sparita lasciandoci soli.
"Dimentica tutto" trovai il coraggio di dire prima di recarmi verso l'uscita. Newt mi afferrò per il polso immediatamente.
"Aspetta ti prego."
Mi divincolai dalla sua presa massaggiandomi il polso come se bruciasse.
"Cosa vuoi?" domandai con rabbia nella voce.
"È vero quello che ha detto Teresa?" domandò azzardando un passo verso di me. Per compesare ne feci immediatamente uno indietro io.
"Fammici pensare" dissi in tono ironico "ti sei comportato da grande amico per un mese e poi improvvisamente sei sparito. Non mi parli e non mi neanche saluti da quasi due settimane... quindi direi proprio di sì, è vero."
Lui provò a parlare ma lo stoppai subito "Oppure vogliamo parlare di Minho che conosci da più di due anni? Ah no, vero, ti sei dimenticato anche di lui. Allora parliamo di Thom- ah no, vero... non parli neanche più con lui" conclusi con tutta la rabbia che avevo in corpo quasi ringhiando le ultime parole.
"Mi sono comportato da schifo lo so."
"Dici davvero? Non se ne era accorto nessuno." Non sapevo da dove tirassi fuori tutta quella grinta ma in quella situazione non mi dispiaceva. Non avrei cavato neanche un ragno dal buco comportandomi con i miei soliti modi timidi e gentili.
Newt si avvicinò a me prendendomi la mano. Guardai per un secondo la sua mano stretta alla mia prima di scacciarla in modo brusco.
Il gestò sembrò ferirlo.
"Non mi toccare" dissi atona "te lo chiedo per favore." Il ragazzo mi guardò senza rispondere. Mi faceva così male averlo davanti a me senza poterlo stringere come facevo un tempo e mi faceva ancora più male vedere il suo sguardo carico di tristezza. Tornai in me pensando che lui aveva fatto di peggio nei miei riguardi.
"Se non hai di meglio da dire dovrei andare, ho del lavoro da sbrigare" conclusi dandogli le spalle.
Un secondo dopo mi abbracciava da dietro impedendomi di allontanarmi. Mi mancò il fiato a quel contatto con lui dopo tutti quei giorni di lontananza. Tornai di nuovo a sentire lo stomaco annodarsi quasi dolorosamente, le punta delle dita formicolare e il cuore battere all'impazzita e il tutto si manifestò con un'intensità tale da lasciarmi senza parole e senza la forza di fare niente.
"Newt" trovai la forza di dire "lasciami andare, subito." Sentivo le lacrime fare a gara per uscire dai miei occhi e trattenerle era ogni secondo di più una fatica immane. Non volevo mi vedesse piangere, non volevo mi vedesse debole tra le sue braccia.
"Ti prego" sussurrai. Ma la voce mi tradì e lui si accorse che qualcosa non andava tanto che mi girò di colpo verso di lui costringendomi a guardarlo in faccia.
La sola vista dei suoi occhi bastò a far saltare tutte le mie barriere. Mi ritrovai a piangere disperata come non mai lottando nel frattempo contro di lui che cercava di attirarmi a sé per abbracciarmi.
Alla fine non so come e non so perché la mia mano finì con violenza sulla sua guancia e il suono del ceffone che gli avevo appena dato rimbombò con prepotenza nella stanza.
Newt restò zitto e inerme con la testa ancora nella direzione presa dopo lo schiaffo subito senza reagire e senza portarsi le mani sulla zona colpita. Restò semplicemente fermo a fissare un punto indefinito per qualche secondo mentre io mi massaggiavo sconvolta la mano.
Da che mi ricordavo non avevo mai dato uno schiaffo in faccia a qualcuno e come prima esperienza era stata decisamente strana.
Newt spostò di nuovo lo sguardo verso di me con un'espressione ferita che non avevo mai visto fare a nessuno.
"Charlotte..." mi sussurrò con gli occhi lucidi.
Non ce la facevo più a sopportare quella situazione così scappai via a gambe levate evitando gli sguardi di tutti i radurai che mi guardavano da lontano trepidanti di attesa e mi rifugiai nell'unico posto dove ero certa di non incontrare nessuno neanche per caso. Pochi minuti dopo infatti stavo riprendendo fiato nel luogo che dopo il Labirinto odiavo più in assoluto nella Radura: le Faccemorte.
Mi tenni a debita distanza dalla teca dove giaceva metà corpo di un ragazzo, lasciato come monito per chiunque volesse tentare metodi alternativi per scappare dalla Radura, e mi accasciai a terra cercando di riassumere un ritmo regolare di battiti e respirazione.
La mano con cui avevo colpito Newt mi bruciava ancora e guardandola la scoprii arrossata.
Dargli quello schiaffo aveva fatto più male a me che a lui, ma non intendevo sul piano fisico... ma piuttosto su quello psicologico.
Sapere di aver fatto del male alla persona che amavo con tutta me stessa e sapere i motivi che mi avevano spinta a compiere quel gesto erano un qualcosa che mi rodeva dall'interno con una forza tale da lasciarmi credere che prima o poi mi avrebbero logorata al tal punto da uccidermi.
Ero così concentrata che quasi non notai la piccola Scacertola che silenziosa si era avvicinata a me. La Scacertola in questione si fermò esattamente davanti a me mostrandomi una lucina rossa che lampeggiava veloce e un brutto taglio che la percorreva in tutta la sua lunghezza.
Era la terza volta che incontravo quell'essere in particolare ed iniziai a credere che non fosse una coincidenza.
"Si può sapere che diavolo vuoi da me?" urlai.
La Scacertola arretrò per qualche secondo come offesa, per poi avvicinarsi, girare tre volte intorno a me come per ispezionarmi e andare via. Che strano.
Restai per ore lì dalla Faccemorte a contemplare il silenzio e la tranquillità più assoluta. Stavo anche saltando il mio turno con gli scavatori e sapevo che Zart non mi avrebbe perdonata tanto facilmente, ma non mi importava di niente in quel momento. Sapevo anche che sicuramente qualcuno mi stava cercando e che non mi avrebbero mai trovata visto che a nessuno sarebbe mai venuto in mente di trovarmi qui, nel posto che avevo sempre ammesso fermamente di odiare e di temere.
Passai la maggiorparte del tempo a fissare le foglie cadere e a ripetere nella mia testa la filastrocca che avevo sentito nel mio sogno-ricordo. Quando mi destai era circa mezzogiorno, lo potevo dedurre dalla posizione del sole così come mi aveva insegnano Minho.
Mi alzai pigramente dal mio nascondiglio e tornai nella Radura controvoglia.
Alby mi intercettò da lontano venendomi incontro con aria decisamente incazzata. "Si può sapere dove ti eri cacciata? Eravamo tutti preoccupati qui, pensavamo fossi entrata nel Labirinto" mi rimproverò con la voce dura.
"Mi dispiace."
"Come minimo!" esclamò lui "e adesso va, prima che cambi idea e ti dia qualche punizione."
Mi allontanai con la coda tra le gambe verso gli Orti, pronta a scusarmi con Zart per non essermi presentata a lavoro.
"Zart" lo chiamai una volta vicina a lui.
"Ma dove ti eri cacciata? Ho mandato Jason a cercarti stamattina ma non ti ha trovata" disse indicando il ragazzino che mi guardava curioso dall'altra parte dell'orto.
"Non so se stamattina hai visto ma..."
"Sì ho visto. Sei entrata nelle docce con Teresa e Newt e ne sei uscita sconvolta. Non si parla d'altro da stamattina e qua tutti si stanno mettendo in testa idee strampalate e storie assurde."
"Capisco" iniziai "sono venuta per scusarmi per non essermi presentata, sono mortificata."
"Visto che sei sempre stata puntuale e hai sempre lavorato sodo per questa volta chiudo un occhio" disse "ma bada bene, solo per questa volta. E adesso vai insieme a Jason e fai quest'ultima ora di lavoro insieme a noi."
Gli lasciai una pacca sulla spalla come ringraziamento per la comprensione e scappai da Jason buttandomi a capofitto sul lavoro per recuperare per quanto possibile le ore perdute. Per tutto il tempo cercai di non guardarmi intorno per non correre il rischio di incontrare lo sguardo di Newt. Non avrei retto.
"Era preoccupato per te" disse Jason all'improvviso.
"Chi?" domandai.
Il ragazzo indicò con un cenno del capo qualcosa alla nostra sinistra e voltandomi notai che puntava a Newt che in quel momento raccoglieva le carote non molto distante da noi. Lui sentendosi osservato alzò lo sguardo verso di noi costringendomi ad abbassare il mio.
"Non ti perde di vista un attimo da quando sei tornata" confessò Jason nascondendo a malapena la gelosia "e la sua specie di ragazza non fa che guardarti male."
Alzando la testa notai che non stava sbagliando affatto. Kayla era un po' più in là di Newt che alternava lo sguardo da me a lui guardandomi infuriata.
"Certo che tu noti sempre tutto, ma come fai?"
"Sono un ottimo osservatore" risponde alzando le spalle.
"E anche un ottimo modesto" risposti lanciandogli una carota addosso.
Lavorammo per qualche altro minuto e poi Jason si alzò urlando: "Finalmente si pranza" prima di correre trascinandomi per il polso verso le cucine.
"Ma allora sei viva" commentò Teresa prendendo il piatto.
"Tu non potrai dire lo stesso a breve perché se ti prendo ti uccido" le dissi a denti stretti "ma cosa ti ha detto il cervello stamattina?"
Lei alzò gli occhi al cielo annoiata. "Beh ma avete risolto no?"
Le feci gesto che le avrei raccontato dopo, visto che c'erano troppe orecchie in ascolto, e mi allontanai per prendere posto al solito tavolo che occupavo per pranzo alla sinistra di Jason.
"Guarda sta venendo da questa parte" mi disse appena presi posto rifilandomi una gomitata. Davanti a me c'era Newt che mi guardava fisso. Il ragazzo ci raggiunse e poi prese posto affianco a me come se nulla fosse.
"Scusami? Cosa staresti facendo esattamente?" gli domandai freddamente.
"Mi siedo al mio posto" rispose lui facendo spallucce.
"Questo non è più il tuo posto adesso, è il posto di Frederic" rispose Jason al posto mio.
"Chi quello nuovo? Sono sicuro che saprà arrangiarsi."
Proprio in quel momento Frederic, che ci aveva messo ben cinque giorni per ricordarsi il suo nome, arrivò e guardò prima Newt seduto al suo posto confuso e poi me e Jason allibito.
"Ah non guardare me, io gli ho detto che il posto è tuo" replicò Jason iniziando a mangiare il suo pranzo. Frederic sbuffò e andò a sedersi all'altro tavolo, nel posto vicino a Kayla. La ragazza in questione arrivò dopo poco infuriata.
"Che storia è questa? Cosa ci fai tu al posto del mio Newt?" domandò lei calcando la voce sull'aggettivo possessivo.
"Guarda che è stato lui a fregarmi il posto e costringermi a sedermi qui. Se potessi eviterei" disse quest'ultimo portandosi una forchettata di maccheroni col formaggio in bocca con rabbia.
Kayla si girò subito verso Newt e senza dire nulla prese posto borbottando a bassa voce.
"Vai da lei prima che ti accoltelli nel sonno" dissi al biondo accanto a me.
"Abbiamo già bisticciato oggi" mi rispose. Nel frattempo i tavoli, compresi i nostri iniziavano a riempirsi.
"E chi se ne frega!" esclamai "Jason ti va se facciamo cambio?" domandai indicando la sua sedia. Il ragazzino acconsentì volentieri e velocemente ci scambiammo posto sotto lo sguardo di disapprovazione di Newt.
"Cosa speri di risolvere comportandoti come una bambina?" mi domandò quest'ultimo alzandosi.
Mi alzai in piedi a mia volta fronteggiandolo. "Ma cosa vuoi da me? Chi ti ha chiesto niente? Non mi parli da giorni e poi all'improvviso torni a sederti vicino a me e ti permetti anche di giudicarmi?"
Tutti lasciarono cadere le forchette nel piatto ritenendo più interessante la nostra conversazione piuttosto che il pranzo.
"Non ti sto giudicando. Sto solo dicendo che potresti ascoltarmi invece di fare così."
"Peccato che io non voglia ascoltarti e ti dirò di più" dissi afferrando il mio piatto "tornatene dalla tua ragazza e smettila di scocciarmi." Il ragazzo provò a ribattere ma io gli rovesciai tutto il contenuto del mio piatto in testa.
"Buon appetito Newt" dissi infine per poi andarmene.
TADAN
Son qua! Ho fatto il capitolo leggermente più lungo perché mi sento buona e sono un unicorno rosa che vomita arcobaleni 🌈
Non so mai cosa scrivere in questo spazio ma poi se non lo scrivo mi sento in colpa perché sembro fredda e distaccata (?) e se lo scrivo mi sento stupida perché non ho niente di importante da riferire. Quindi concludo dicendo che:
I GEMELLI CARVER SONO FIGHI.
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