𝕮𝖍𝖆𝖕𝖙𝖊𝖗 𝖙𝖍𝖎𝖗𝖙𝖊𝖊𝖓 - 𝑩𝒍𝒖𝒆
...Ora...
Eh già, non tutte le cose belle durano per sempre, sono sempre destinate a finire.
Ero seduta su retro dell'ambulanza, Ethan era già in ospedale, mentre Sebastian l'avevo perso di vista. Sulle mie spalle c'era una coperta azzurrino sbiadito, che mi avvolge. Io non facevo che fissare il vuoto, era tutto accaduto così in fretta, nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo, che mi trovavo lì, esattamente dove sono in questo momento.
Nella mia testa si susseguivano una serie d'immagini di violenza.
Già che bel sabato sera!
Intorno alla scena, si erano raggruppate molte persone e adolescenti incuriositi.
Dopo un quarto d'ora dall'accaduto, arrivò mia madre, preoccupata più che mai. In queste settimane non l'avevo vista molto, avevo tantissime cose da dirle, ma non ne avevo mai trovato il tempo.
Si mise a consolarmi a dirmi che Ethan stava bene, che non c'era nulla di cui preoccuparsi. Ma credo avesse frainteso del perché ero in quello stato d'animo.
Di Ethan non me ne importava nulla, c'è si era comunque il mio ex migliore amico, ma la mia mente in questo momento era piena di domande senza risposta, dubbi e avvenimenti da risolvere, che conducevano solo ad una persona. Sebastian.
Sentii un urlo all'improvviso, una voce familiare chiamava il mio nome. Mi alzai di scatto, mia madre e l'assistente presero un colpo, cercarono in tutti i modi di trattenermi, ma niente da fare, mi liberai dalla loro presa e corsi in contro a lui.
Lo abbracciai, non lo avrei lasciato andare, mai e poi mai.
Pensieri delle settimane passate, riaffiorarono nella mia mente.
...Tre settimane prima...
La stanchezza delle settimane senza pausa da allenamenti, iniziava a farsi sentire. Ero seduta davanti alla piscina, fissavo e contemplavo il nulla, davanti a me. Era una bella giornata fredda, avevo il giubbotto e la sciarpa per tenermi al caldo.
Sentii una presenza sedersi accanto a me.
<Cosa guardi venere?> Domandò lui incuriosito.
Scrollai lo sguardo e presi a osservare gli occhi il ragazzo accanto a me, oggi tendevano più sul verde scuro, rispetto agli altri giorni.
Sebastian prese a fissarmi anche lui negli occhi, chiedendomi di nuovo una risposta.
<Oh nulla, rifletto soltanto..> confessai io.
<A cosa pensi di bello principessa?> Chiese lui, nemmeno fossimo ad un interrogatorio dell'FBI.
<A quanto tu sia stupido e se questo é il tuo massimo livello> Risposi io, sorridendo.
<Cara mia, pensi solo a me>. Poi Sebastian si mise a ridere, io feci lo stesso e gli risposi che gli sarebbe piaciuto.
Restammo in silenzio per qualche minuto, mentre lui scriveva a qualcuno, dal suo telefono. Poi alzò gli occhi al cielo e lo rimise in tasca.
Io ero presa a guardare il cielo color azzurro limpido, che tra qualche ora sarebbe diventato di un blu molto scuro ed intenso.
Sebastian si avvicinò un po' di più a me, poi si stravacco sulla panchina.
Le nostre mani quasi si sfioravano.
<Perché non ti piacciono le rose?> Quella domanda uscì fuori, quasi spontanea.
Io lo fissai intensamente, era l'unica domanda che non mi sarei mai aspettata da lui, in quel preciso istante. Mi rigirai per guardarlo negli occhi, poi mi sedetti in malo modo anche io e presi a guardare dritto davanti a me, cercando di nascondere un po' quel disagio.
<Ehm...non lo so, non mi piacciono e basta> Dissi io, abbreviando la risposta reale.
Lui mi guardò confuso, sapeva che sotto sotto c'era altro.
<Va bene, se non vuoi dirmelo, aspetterò che sia tu a farlo di tua spontanea volontà>.
In quel preciso istante arrivò Iris, sulla sua vespa. Sebastian rialzò gli occhi al cielo, come controvoglia, poi le sorrise e si diresse da lei.
Capii che stava scrivendo a lei prima, perché ebbe la stessa reazione.
Dopo un decina di minuti a parlarsi e a baciarsi, partirono entrambi, verso non so quale meta. May mi raggiunse, con faccia sconsolata. Appoggiò la sua mano fredda sulla mia spalla, io feci un leggerlo sussulto, nel sentire quello sbalzo termico.
Era vestita tutta nera e rosa, giubbotto di un fucsia appariscente.
Si era tagliata i capelli corti, a caschetto, ma senza frangia, ora sta molto meglio.
<Fanno sempre così, possibile che non apra mai gli occhi?> Sputò fuori, come se si fosse liberata di un peso.
Io scossi la testa, non sapevo che dire, d'altronde li conoscevo tutti quanti da poco.
La giornata proseguì come al solito, alle otto di sera, mi trovai un messaggio di mia madre, dove diceva che non sarebbe tornata a casa quella sera. É da due settimane che ogni due per tre, mia madre non torna a casa, per dormire, sostenendo che andasse da una sua collega a finire dei lavori importanti.
A quanto pare più importanti di me.
Presi il libro che avevo cominciato a leggere, meno di una settimana fa e che avevo già quasi finito.
Devo fare un salto in libreria, domani o dopo domani.
Mi sdraiai sul letto a leggere, con una leggera musica di sottofondo.
Verso le dieci avevo terminato il libro, lo riposi sulla libreria, così non avendo più nulla da fare, mi misi a proseguire con le lezioni di giapponese. É una lingua che mi ha sempre attratta, ma che non sono mai riuscita ad imparare, data la complicatezza.
Ora so dire frasi semplici, come ciao mi chiamo Blue, o cose del genere.
Quando finii di imparare alcune sillabe di quel alfabeto indecifrabile, decisi che era ora di prepararmi, chiamare un po' Max, che non la sentivo da molto e andare a dormire, per non essere stanca il mattino seguente.
Non ero arrabbiata con lei, mi aveva spiegato che era stato un malinteso, quello di Sebastian e che stava cercando me, quel giorno.
Non sono una ragazza che cerca discussioni, mi piace risolverle subito, soprattutto se con Max.
Entrai in bagno, non avevo voglia di fare nulla questa sera, tolsi il mio pigiamone di stich e infilai quello con gli orsetti.
Misi il dentifricio sullo spazzolino e iniziai a lavarmi i denti. Nel frattempo telefonai Max, era abituata a fare videochiamate strane con me.
<Comunque tu mi chiami sempre nei momenti più strani>. Quella fu la prima frase, che disse Max, una volta accettata la chiamata.
Sorrisi e sputai il dentifricio sul lavandino, poi mi risciaquai la bocca e le labbra.
Si vedeva la luce della televisione accesa, nel buio della sua stanza. Stava sicuramente guardando una serie TV, ma non credo quella di due settimane fa, che sia una stagione o dieci, la finisce sempre in un paio di giorni .
Prese il telecomando e fermò la trasmissione.
Poi mi guardo intensamente dall'altra parte dello schermo, come se avesse una domanda per me o qualcosa da riferirmi.
<Dimmi Max> le dissi io, ormai conoscevo tutte le sue esperessioni facciali e il loro significato.
<Mi conosci fin troppo bene. Ho una domanda e un mezzo gossip>. Interruppe la sua parlantina, per ricominciare subito dopo.
<Allora, sai Michael, il ragazzo di diciassette anni, che ci prova palesemente con te> continuò lei.
<Intanto non ci prova con me, ma si so chi é, settimana scorsa ho ricevuto delle rose da parte sua, davanti all'entrata di casa mia> Risposi io, un po' sconsolata.
<Ecco vedi! Comunque é un bellissimo ragazzo, se si dichiara, guai a te se lo rifiuti! Apparte questo, ha chiesto il trasferimento a scuola nostra! Così passerete più tempo insieme! Non sei contenta? >. La mia faccia si tramutò completamente.
<Max non ho mai detto che mi piace, ho solo detto che non é brutto. Ma al momento non mi piace nessuno> confessai io, con voce più sincera possibile.
Max assunse una faccia stranita e divertita, come se avessi appena detto la cavolata, più grande nella faccia della terra.
<Ah no? Nemmeno un ragazzo con cui nome inizia per Se e finisce per le bastian?> Chiese lei, più convinta che mai.
Io la guardai con rigetto, ma non risposi, la mia voce era bloccata.
< Chi tace acconsente! Comunque si vede lontano un miglio che ti sta sotto. Beh, ma anche tu non sei da meno> Esclamò lei.
Max aveva proprio bisogno degli occhiali.
<Comunque il mio dubbio era, a cui hai già risposto, ma dettagli secondari. Ti piace Seb...>. Max non fece a tempo a finire la frase, che un tonfo, sovrastò la sua voce.
<Ma che cavolo é stato?> Urlò lei, quasi impaurita.
Mamma non poteva essere, era via, Max era in chiamata con me... Oh caspita, un ladro!
Misi giù la chiamata di getto, mi girai intorno per il bagno, in cerca di un qualcosa per difendermi. Non c'è nulla! Ma non pensano mai a queste evenienze?!
Vidi solo una limetta per unghie e un rotolo di carta igienica.
Meglio di nulla, al massimo gli lancio il rotolo in testa.
Aprii la porta, "armata", mi feci coraggio e uscii.
Nella mia stanza regnava solo il buio, non c'era uno spiraglio di luce o ombre umane.
Sarà solo stata Max con uno dei suoi stupidi scherzi, presi dai film horror, che lei guarda.
Girai le spalle, verso direzione bagno, ma una mano mi afferrò il polso, stringendolo con forza.
Iniziai a dimenarmi violentemente, l'uomo mi lasciò e io gli tirai il rotolo, dritto in fronte.
Solo quando si mise a ridere, che riconobbi la sua voce. Si piegò per riprendere l'oggetto, che gli avevo appena lanciato e mostrarmelo.
Solo in quel momento, intravvidi due smeraldi che brillavano nel buio, di questa stanza.
<Volevi per caso imbalsamarmi e farmi diventare una mummia con la carta igienica?>. Poi spostò il suo sguardo verso la limetta. < E farmi una manicure? Mi farai diventare Cleopatra. Dato che ci sei fammela anche ai piedi, ne hanno veramente bisogno...> Disse lui sogghignando sotto i baffi, per quella scenetta ridicola che avevo messo in atto.
Mi sentii in imbarazzo come non mai. Ma cercai comunque un briciolo di coraggio, per rispondergli a tono.
<L'obbiettivo era farti fuori dai giochi una volta per tutte, almeno facevo un favore a tutti all'umanità> Cercai di mostrarmi meno impacciata possibile.
<Con la carta igienica e una limetta per unghie? Interessante come idea...molto originale per un thriller. Ma lo so, ti sarei mancato sicuramente> Disse lui rivolgendomi uno sguardo, stupido ma sexy.
<Speraci> Risposi io, alla sua provocazione.
< Che cavolo hai fatto per creare un tonfo del genere? > Gli chiesi incuriosita. Aveva fatto un trambusto assurdo!
<Stavo entrando dalla finestra. Dovresti ingrandirla, mi stavo incastrando con le spalle. Ho messo giù il primo piede, ma c'era il tuo strafottuto rullo da stretching e ci sono finito sopra. Sono scivolato e caduto sopra i tuoi lego>Raccontò lui, massaggiandosi il sedere dolorante.<Mi hanno sono fatto più male da solo, che tu con quei due così> Precisò.
Quello lì non sa stare mai zitto.
Sebastian fece un passo verso di me, per dimezzare un po' la distanza tra noi.
Ora, dovevo alzare la testa per guardarlo.
<Chi stavi chiamando?> Chiese lui, con un tocco di superficialità.
In quel esatto momento, il mio telefono riprese a vibrare. Era Max, preoccupata, che mi stava richiamando.
Nemmeno il tempo di rispondere, che il mio telefono, venne sottratto dalla mie mani.
Sebastian mise giù la chiamata e si avvicinò a me, con fare presuntuoso.
Io indietreggiai, fino a sentire il materasso morbido toccarmi il coscie, a quel punto mi lanciai sul materasso e abbracciai i miei tre peluche, posizionati sul letto, davanti al cuscino.
<L'ho sempre detto che sei una bambina...> Fece una pausa, toccandosi con le dita nelle meningi, con fare sconsolato <scommetto che hanno anche un nome..>.
Presi il mio peluche a forma di panda e glielo mostrai fiera.
<Lui é Pondo, c'è l'ho da quando avevo un paio d'anni, una ragazzina all'asilo me lo aveva affidato> gli raccontai io.
Poi tirai su coniglietto, lui sta volta lo prese in mano.
<Lei é Carota, c'è l'ho dal primo giorno di vita, é stato il mio primo peluche. Me l'ha regalato un'infermiera. La stessa che mi ha dato il nome...>.
Lui mi guardò perplesso e io gli sorrisi.
<Certo che gusti particolari l'infermiera> Affermò lui.
Io lo guardai storto, con fare intimidatorio, ma lui non si smosse, anzi si mise a ridere.
Mi ridiede Carota e gli allungai uno stich multicolor, limited edition. Era nero, bianco e giallo, con vari disegni sopra.
<Lui é Stich se non lo sapessi, me l'ha regalato Ethan...> Mi soffermai a fissare il peluche, mentre parlavo, Ma Sebastian mi sovrastò con la sua voce.
<Posso lanciarlo fuori dalla finestra? Ne ho tutto il diritto> Ammise lui, con una punta di sarcasmo.
Non capivo la motivazione di tutto quel casino, ero stata io a creare quel distacco con Ethan, c'è in realtà Sebastian, ma avrei dovuto cacciarlo via, quel giorno. Quindi un po' me ne incolpo.
Mi ridiede gentilmente il mio stich, posandomelo nelle mie gambe.
Poi incominciò a camminare, avanti e indietro, scrutando la mia libreria, con interesse e curiosità.
<Bah, perché leggere? Le persone a cui piacciono i libri, hanno la passione fin da piccoli> sputò fuori Sebastian, con una punta di disprezzo.
Mai in più di quel momento, avrei voluto spaccargli i libri, uno a uno in testa, magari così avrebbe iniziato a ragionare. Anche se so, che si sarebbero rotti prima i libri, dato che aveva la testa dura come il cemento, su questo aspetto un po' mi assomiglia. Io quando mi punto su una cosa, devo arrivare fino al finale, sempre.
<Non é vero...> Ammisi<Ho iniziato a leggere un anno fa, perché facendolo stavo bene>. Cercai di essere più breve possibile.
Prese uno dei miei libri, lo aprì e si mise a leggerlo. Notai che lo aveva aperto verso la fine, anche se non ho idea di che pagina fosse, perché il buio non mi permetteva di vedere granché.
<Guarda che i libri si cominciano dall'inizio,
non sono come i manga> Precisai io.
Lui fece una smorfia, chiudendolo e guardandomi negli occhi. Solo dopo lo riaprii.
Quando mi accorsi di che libro si trattasse, glielo strappai via dalle mani. Me lo portai al petto e lo strinsi.
Non poteva assolutamente leggerlo! Mi avrebbe preso per pazza...
<Ehi venere, non serve, tanto ho letto tutte le parti prima> Disse lui, mettendosi quasi a ridere <É inutile che mi guardi così, ho anche sottolineato le parti che mi interessavano>. Mi prese il libro di forza e lo aprì.
< Non so, magari ti va di provarle con me. Tranquilla, sono più dotato di Collins>. Mi fece l'occhiolino, io presi il primo libro grosso che trovai e glielo sbattei in testa.
<Aiiiaa! > Esclamò lui, con voce un po' sofferente. < Ti sembra il modo?> Domandò lui.
<Mi sembra l'unico modo, per cercare di fare funzionare i tuoi neuroni> Ribattei io.
Come immaginavo, il solito pervertito.
Sorrise fiero, gli si vedevano le fossette ai lati della bocca, aveva i capelli scompigliati e ancora il naso leggermente arrossato, dalla temperatura esterna.
Io mi rassegnai e raggiunsi la finestra.
Dal vetro intravvedevo il vento muovere i rami dei cipressi, che contornavano la via. Il cielo era sereno, la luna splendeva alta, pareva una palla da bowling. La finestra della camera di mia madre era spenta, non c'era luce, ombra o movimento. Le luci a breve, per le strade si sarebbero spente, per il così detto risparmio energetico di mezzanotte, che aveva attuato da poco il sindaco di Placerville, in tutte le periferie.
Sentii dei passi muoversi dietro di me e io mi allarmai. Sebastian mi prese in braccio, era quasi mezzanotte, non avevo più le forze per dimenarmi, così mi lasciai trasportare. Notai che le sue vene nelle braccia, erano accentuate più del solito.
Mi poso sul materasso, sistemò i cuscini dietro al mio capo e si sedette, sul bordo del mio letto.
<Non ti ho ancora chiesto che ci fai qui> Dissi io con voce assonnata, tra uno sbadiglio e l'altro.
Lui si sistemò i capelli e poi mi guardò dritto negli occhi, io mi pietrificai a quell'impatto.
<Oh non é niente, solo un piccolo disguido, non avevo voglia di stare a casa> Cerco di tagliare corto, per non scendere nei dettagli.
Sapevo che sua madre era un po' meschina con lui, ma non ci avevo mai dato così tanto peso. May mi aveva detto che i suoi genitori volevano una femmina, non lui. Credo per questo, fosse messo un po' da parte.
Ma allora perché Sam?
Quella domanda, mi era sorta subito dopo il racconto di May.
Lo avrei scoperto più avanti...
< Posso sapere che é successo?> Domandai incuriosita dalla situazione.
<Non é affar tuo> Sbottò lui, irrigidendosi, ora pareva di pietra.
Solo in quel momento notai che c'era uno zaino della Eastpak, nero, mai visto prima in giro per casa, sul mio pavimento.
<Ti trasferisci qui?> Chiesi io, cercando di sdrammatizzare la situazione.
<Ti dispiace?> Rigirò la domanda su di me.
<Avere un qualcuno con cui condividere la stanza? No, non mi dispiace.
Ma se sei te, cambio un po' idea>. Non ero del tutto sincera.
Lui si girò a guardare il suo zaino, poi riprese a fissarmi. Io mi persi completamente nei suoi smeraldi.
< Volevo solo passare un weekend tranquillo, studiare in pace e di rubarti il letto. Niente di che, visto che tua madre non c'è. Soprattutto perché non c'è allenamento domani, l'anno annullato e io non c'è la faccio a rimanere a casa due giorni interi. Quindi eccomi qui.>. Io lo guardai sconcertata <Non so magari potevi spiegarmi un po' d'inglese, visto che sono negato>. Sembrava quasi una subblica di lasciarlo rimanere, ma non credo fosse solo per inglese.
<Come fai a sapere che non c'è mia mamma?>. Era logisticamente impossibile, lo sapevo da poco persino io.
Sebastian sorrise.
<Ho i miei metodi> Confessò.
Si girò e camminò verso lo zaino, tirò fuori una maglia nera, alla vista molto piccola.
Io accesi la bajour e presi un'altro libro che stavo leggendo per la millesima volta, posizionato sopra il comodino.
Lo aprì a pagina duecento e passa, cioè dove avevo il segnalibro a forma di farfalla, che avevo costruito e disegnato un anno prima.
Si vede che il libro non mi prese, o per lo meno, non come l'individuo davanti a me. Perché si tolse la maglia, rimanendo a petto nudo e io mi imbambolai a quella vista.
Non l'avrei mai detto che fosse un ragazzo di quindici anni.
Cercai di nascondere il mio sguardo dietro le pagine del libro, ma qualcosa andò storto e lui notò che lo stavo fissando.
<Ehi finiscila di mangiarmi con gli occhi principessa> Esclamò, facendo il finto scandalizzato.
<E tu smettila di fare lo spogliarellista, non siamo in uno street club> Lo ammoní io.
Mi alzai per prendere dell'acqua calda, con cui farmi una camomilla. Mi aiuta moltissimo in questi mesi, allevia lo stress da studio e da individui come Sebastian, mi permette di dormire.
Misi le mie ciabatte a forma di coniglietto, ogni volta che ci metto pressione, alzano le orecchie.
Stavo per aprire la porta quando una mano mi fermò.
<Strano il tuo fondoschiena mi dava questa impressione> Commentò lui.
A quelle parole sentii il viso scottare, non mi girai, per evitare il suo sguardo tagliente.
Sentii il suo petto a pochi centimetri dalla mia schiena, che sprigionava un calore rassicurante.
Il mio corpo prese a tremare, smisi di ragionare, come se il mio cervello si fosse scollegato l'istante dopo.
Cercai di raggruppare un po' di buon senso e aprii la porta, che conduceva al corridoio.
Uscii di fretta sbattendogliela in faccia.
Quando la finisce di prendersi gioco di me?
Nel corridoio faceva molto più freddo che in camera mia, era tutto buio, così mi affrettai ad accendere la luce.
Già, quattordici anni ma stesse paure, di una ragazzina di tre. Anche mia madre mi capisce, da qui il modo di dire tale madre tale figlia. Detto che ci rispecchia moltissimo.
Scesi giù in salotto, lo attraversai e raggiunsi la cucina, in questo momento con i balconi leggermente socchiusi.
Presi la bustina di camomilla, dalla mensola bianca, appesa a mezz'aria sul muro e scaldai l'acqua.
Dopo aver messo dentro la tazza, sia l'acqua che il sacchettino, cercai di raggiungere il piano di sopra senza rovesciare il contenuto, impresa per me molto ardua.
Dopo averci messo, ben dieci minuti, a dura prova il mio equilibrio, riuscii ad arrivare sana e salva davanti all'ingresso di camera mia.
Aprii la porta e rimasi scioccata da quello che si presentò di fronte a me.
L'ho per caso lasciato solo mezz'oretta?
Presi la tazza anche con l'altra mano, perché sentivo che altrimenti si sarebbe frantumata in mille pezzi al suolo.
Mi addentrai nella stanza, che ora non sembrava nemmeno più la mia.
Luci circondavano la mia stanza. Sopra il mio letto c'era una specie di capanna, fatta di coperte che non avevo mai visto, una blu e l'altra beige.
Sotto c'era un ammasso di cuscini e coperte, sulle quali c'erano snack e bevande di qualsiasi tipo.
I muri che una volta erano bianchi e spogli, ora sono ricoperti di cuori di carta variopinti.
Sul vetro del mio specchio, c'erano dei cuori di carta appesi e dei petali di rosa.
Sebastian aveva i pantaloni a quadrettoni rossi, come quelli che vedo sui video di Instagram che si mettono le coppie.
Li avrà anche Iris.
Quello fu il mio primo pensiero, che si modificò, quando vidi gli stessi pantaloni e un body nero aderente sulla mia scrivania.
Li guardai confusa.
Sebastian aveva un pacchetto di patatine in mano e le stava mangiando di gusto, leccandosi le dita.
Appoggiai la tisana, per evitare di lanciargli in faccia il contenuto bollente.
Feci tre lunghi respiri e mi avvicinai a lui.
<Che diamine hai combinato?! > Gli chiesi, tenendo a fatica la rabbia.
<Volevo farti passare al meglio le ultime ore di San Valentino. Piccola parentesi, cibo l'ho portato per me, non é incuso anche per te. Ora mettiti questi> sottolineò lui, prendendo il body e i pantaloni, per poi lanciarmeli.
Presi i vestiti e lo guardai confusa.
Poi forse intuii.
<É per Iris vero? Vuoi farla ingelosire? Beh non avrebbe niente di cui ingelosirsi, se si parla di me> asserí io, con voce un po' sommessa.
Ed é la verità, perché dovrebbe essere mai gelosa?
É lei a possedere il cuore di Sebastian, voci dicono che é stata l'unica, con cui lui é stato insieme veramente.
Più é bellissima e fisico perfetto, cosa vorrebbe di più?
So che non bisognerebbe piangersi addosso in questo modo, ma se é la verità.
Finché rimane tra sé e sé, non succede nulla e nessuno saprà mai niente.
<Non voglio averci a che fare con lei, quindi va da un'altra ragazza>Ridposi. Poi gli allungai i vestiti e presi a guardare il pavimento, per non incrociare il suo sguardo.
<No no, volevo passare una serata con te>. Credo si rese conto solo dopo della frase che disse, perché si precipitò subito a continuarla, forse per rendere il significato meno importante di quanto fosse realmente < Ce intendevo, passare una serata tranquilla tra due compagni di nuoto, nessun impegno con nessuno e nessuna. Niente legami, amore o essere sdolcinati. Tutto qui solo per evadere un po' da quel mondo. Cosa guardiamo?> . Cambiò discorso.
Io guardai la TV appesa nel muro di camera mia, Sebastian l'aveva già accesa e stava aspettando che gli dicessi la serie TV.
Vampire Diaries dovevo finirlo di guardare con mia mamma.
Così pensai a una serie TV che avevano appena fatto uscire, presa da un libro.
Anche se, si sa, i libri sono meglio dei film.
Entrai su prime e selezionai la serie, cliccai il tasto avvia e subito dopo la bloccai, per andare in bagno a cambiarmi.
<Perché hai fermato?> Esclamò Sebastian, non capendo.
<Devo cambiarmi...> Gli risposi, quasi sussurrando.
Lui mi guardò ancora confuso, ma ora le sue labbra si erano tramutate in un sorriso schernitore.
Io raddrizzai le spalle e presi coraggio per rispondergli.
<Siccome devo andare in bagno a cambiarmi, ho fermato l'episodio per non perdermi nulla> sbottai.
<Beh se non vuoi mancare nemmeno un secondo, cambiati qui! Così nemmeno io mi perdo lo spettacolo> Rispose candidamente Sebastian.
Ma che cavolo? Secondo me dentro quelle patatine c'era un po' di droga.
Avvilita presi i vestiti e mi diressi verso il bagno. Una volta entrata chiusi la porta a chiave per evitare eventuali spionaggi.
Guardai il body, poi rivolsi lo sguardo verso di me, attraverso lo specchio.
Credo abbia sbagliato di taglia.
Incrociai le dita, feci una preghierina e sperai di entrarci, ero intimorita dal fatto di dirlo a Sebastian, mi avrebbe deriso fino alla tomba.
Mi si incastrò un paio di volte nelle gambe, ma con un po' di pazienza, riuscii a infilarmi quel body.
Mi era stato solo un po' stretto nelle coscie, ma per il resto mi stava a pennello.
Infilai i pantaloni, quelli un po' larghi che mi caddero dai fianchi e si fermarono alla vita.
Sciolsi i capelli, oggi erano più ricci del solito, sembravo un porcospino.
Aprì la porta del bagno ed entrai nella mia stanza, c'era Sebastian sdraiato per terra, nel suo ammasso di coperte, cuscini e piumoni, fisso a guardare il telefono e a chattare come un forsennato.
Spensi la luce del bagno e mi avvicinai a lui, cercai di prendere un sacchettino di patatine, mentre lui era ancora intento a scrivere.
Ero a mezzo millimetro dal prenderlo, ma Sebastian iniziò a parlare, così io mi ritrassi, spaventata.
<Non osare prendere n....> Non finì la frase, quando spostò lo sguardo su di me.
Rimase imbambolato per una ventina di secondi, poi quando sembrò riprendere conoscenza, terminò la frase.
<Volevo dire, prendi quello che ti pare>. Poi mi lanciò il sacchetto che avevo puntato.
Io mi sdraiai di fianco a lui, presi un cuscino e me lo misi sotto la testa, per rendere più comoda la visione e infine feci partire l'episodio.
Dopo sei puntate circa, i miei occhi si fecero pesanti, fino a chiudersi lentamente. Sentii solo un lieve sussurrio, prima di udire il silenzio puro, avvolgermi e un nero rassicurante, accogliermi, in tutta la sua dolcezza.
...In questo momento...
Ora che lo stringevo, mi rendevo conto di quanto ogni momento con lui fosse stato fondamentale, era riuscito a cambiarmi in meglio.
Ma un certo senso si colpa di diffuse in me.
Io non avevo fatto nulla per lui, assolutamente niente, non sapevo di cosa avesse paura, non sapevo il suo stato sentimentale, la sua situazione famigliare in modo approfondito, niente di niente.
Sebastian prese ad accarezzarmi la schiena dolcemente, strisciando delicatamente su e giù, l'indice e il pollice. Quel gesto mi fece rabbrividire, ma allo stesso tempo scaldare il cuore.
Non avevo idea di quando l'avrei ripotuto toccare, non sapevo nemmeno quando avrei rivisto.
A scaldarmi l'animo e a rassicurarmi, erano i momenti passati con lui, che scorrevano come una pellicola di un film, nella mia mente.
...Il risveglio di tre settimane fa...
Il mattino, venni svegliata dai raggi di sole che mi scaldavano dolcemente il viso.
Mi stropicciai gli occhi e sbadigliai più di qualche volta.
Di fianco a me avevo il mio telefono, che si illuminò, rivelando l'orario. 10:30.
Mi avvolgeva una coperta sul rosa, tendente all'arancione.
Ma non mi ricordavo di essermi coperta la notte precedente.
Cercai di afferrare il mio cellulare, ma qualcosa mi bloccava.
Abbassai lo sguardo, mi strofinai di nuovo gli occhi per mettere a fuoco l'immagine.
Avevo un enorme braccio, che mi circondava completamente lo stomaco e applicava una certa pressione.
La sua mano finiva leggermente appoggiata sopra il mio seno.
Sentivo la mia schiena premuta contro il suo petto, il suo respiro nell'incavo del mio collo.
Il mio cuore cominciò a battere all'impazzata, più veloce di quando fai una maratona, di una decina di chilometri.
Il suo profumo era ovunque, sulle coperte, sui cuscini e sui miei vestiti.
Persi completamente il tatto e la sensibilità, di gambe e mani, non me le sentivo più e un leggero pizzicore, mi invase le guance.
Devo uscire al più presto da questa situazione!
Cercai di staccarmi delicatamente da lui. Mossi prima il bacino, poi la schiena e le spalle, in avanti.
Ma appena si accorse del mio movimento e cambio di posizione, strinse la presa e mi riportò ancora più attaccata a lui, di quanto già lo fossi prima.
Strinse la presa anche sul mio seno, quasi mi fece male.
Poi strusciò il bacino contro il mio fondoschiena e il viso, contro i miei capelli. Sembra fosse quasi in dormiveglia.
Non ne potevo più di quella situazione, così scoppiai.
<Sebastian! Molla la presa> Gli sussurrai.
Lui al posto di lasciarmi, strinse ancora di più, appoggiò le labbra nello spazio a metà, tra le spalle e il collo.
Iniziai a sentire qualcosa di duro, appoggiato al mio sedere.
Sentii le guance scottarmi e una sensazione strana nella pancia, quasi fastidiosa, ma allo stesso tempo piacevole.
Quando strizzò con ancora più forza il mio petto, non ressi.
<Sebastian, Sebastian! >. In risposta ai miei richiami il ragazzo, mugulio qualcosa e sbadigliò, non capendo.
<Che cazzo vuoi? Ti sembra il modo di svegliarmi> Rispose lui, con voce assonnata.
La sua voce da appena sveglio era una cosa particolare, bassa e rauca.
Si poteva riconoscere da qualsiasi altra persona esistente nel mondo.
<Guarda dove stai toccando!> Esclamai io, in parte scandalizzata.
Lui, come per farlo apposta, strizzò due volte il mio petto.
<Oh cazzo!> Strepitò Sebastian, levando di scatto la mano e allontanandosi.
Era il momento perfetto, per prenderlo un po' in giro.
<Guarda che sentivo che ti piaceva e anche molto, a quanto pare> Dissi, divertita da lui e dalla sua reazione.
Lui si toccò i capelli, arruffati più che mai, nel tentativo di sistemarseli, per rendersi un po' più decente. Poi sollevò il busto, reggendosi con il braccio destro e prese a guardarmi minaccioso, dall'alto.
<Parliamo di te? Che sei bordò> Rispose lui, al mio commento.
<Ovvio! Mi stavi palpando! É stato un momento imbarazzante.
Ma almeno a me non é diventato duro!> Sbottai, con un po' di imbarazzo.
<Eh per fortuna, se no mi sarei preoccupato. Però di solito le ragazze apprezzano>.
<Beh io non sono "la solita ragazza" ! Imprimitelo bene nella tua testolina> Sottolienai.
<Mi scusi maestà, lui voleva essere solo cortese, si é alzato per rispetto>.
A quelle parole ritornai un pomodoro.
Ma queste battute se le prepara prima a casa?
Si, se l'era andata a cercare e anche io, questo non lo negava nessuno.
Mi alzai di scatto, ma la pressione bassa non ha aiutato, perché iniziò a vorticarmi la testa e prima di svenire, mi risedetti a terra, nell'ammasso di coperte.
<Che hai?> Domandò Sebastian, vedendo che tornai allo stesso posto.
<Oh pressione bassa, sai com'è... Adesso sto qua un po' e dopo mi rialzo con calma>.
Sebastian scattò sull'attenti, io presi un colpo.
Poi senza proferire parola, ormai in piedi, aprì la porta e si incamminò verso il piano inferiore.
Io non mi alzai per seguirlo, se no sarei finita a terra, con il muso spiaccicato al pavimento.
Dopo un quarto d'ora, lui si presentò con un vassoio colmo di cibo.
C'erano pancakes, con colato sopra lo sciroppo d'acero e crepes, guarnite di cioccolato e c'era anche una spremuta d'arancia rossa.
A quella vista presi a sbavare.
<Non hai dato fuoco alla cucina, vero?> Chiesi io, con tono sarcastico, ma speranzosa che non aveva fatto un casino.
<Tranquilla, non ho fatto niente, é tutto in ordine e bello pulito> Rispose, con tono pacato e sereno.
Gli allungai una crepes e gliela misi davanti alla bocca. Lui mi guardò incerto.
<Prima dai un morso te, così se é avvelenato, non faccio io una brutta fine, ma tu>. Sorrisi e lui si mise a ridere.
Diede un morso, poi lo feci anche io. Erano stranamente buonissime.
Sebastian prese in mano il telefono, scrisse qualcosa, poi credo scattò una foto.
Ma non mi intromisi.
Quando le comincio a conoscere meglio le persone che mi girano in torno, quasi non mi riconoscono più.
Sono una ragazza molto timida, ma quando conosco qualcuno, divento una squilibrata di massimi livelli e mi lasciò andare.
Anche se però é molto difficile che racconti delle mie questioni, paure o insicurezze, alla gente.
...adesso...
É ora di lasciarlo andare...
Quella frase mi rimbombava nella testa, ogni secondo, di quel abbraccio.
Lo sapeva anche lui, che non ci saremmo rivisti per molto tempo, perché aumentò la presa quando vide che i poliziotti, stavano arrivando in lontananza.
Il mio cuore, cominciò a battere forte e iniziai a sentire scottare le guance.
Poi allentò un po' la presa, mi guardò negli occhi, come per memorizzare il mio volto.
Si avvicinò al mio orecchio e sussurrò.
<Senza fine venere, noi siamo lontre> poi sorrise.
<In che senso lontre?>
<May é ossessionata con questa abitudine delle lontre marine e la racconta sempre a Sam, prima che si addormenti. Molte volte assisto anche io alla storia> Disse sistemandosi il capelli, leggermente sudati. Poi continuò serio <le lontre marine, quando si amano, ogni volta che c'è un'onda alta, si tengono sempre per mano o si abbracciano, in modo che non le separi. Così May dice sempre, se non troverà un ragazzo che le dedichi questo, non lo vuole. Mia sorella ha standard troppo alti, deve capirlo> Concluse, accennando un mezzo sorriso.
Poi giurammo col dito. Anche se una cosa infantile, per me con molto valore, perché le dita si intrecciano, come la promessa che non puoi sciogliere.
I due poliziotti ci raggiunsero, appoggiarono ognuno, una mano sulla spalla di Sebastian. Prima di andare, mi stampò un bacio nella fronte, io chiusi gli occhi e tornai a una settimana prima.
...Una settimana prima...
Quasi tutti i giorni nelle ultime due settimane, che mia mamma é mancata, credo sia tornata quattro volte a casa, se tanto. Sebastian é venuto a casa mia per dormire e studiare, da me.
Passavamo le serate a parlare, guardare le serie TV, fare i compiti e mangiare insieme.
Anche se l'unica a parlare di cose personali, ero io.
Per me era uno sfogo, poter conversare con qualcuno, ora che mia madre non aveva più tempo.
Gli avevo raccontato di papà, della sua ossessione per lo zen, i libri di psicologia inversa e attrazione dell'universo. Non ne avevo mai capito niente, di tutte quelle cose.
Di come spariva per giorni interi e di come ci fregava i soldi, o per lo meno di come li rubava a Rose.
Gli parlavo della mia vecchia vita, a Eureka, la mia città natale, dove io e Ethan ci divertivamo ad andare tutti i pomeriggi, a giocare in riva mare. Era uno spasso lì, c'era il bowling, dove Ethan mi stracciava sempre, la pista di mini moto, dove lo battevo sempre io e quella da cross, dove mi portava sempre mia mamma. L'acqua là era bellissima, tutti i giorni di ogni estate, andavamo a farci il bagno e a creare i castelli di sabbia, annualmente c'era anche una gara a chi lo costruiva più bello ed eravamo campioni in carica, io ed Ethan.
Avevamo un cinema a pochi passi da casa, dove trasmettevano sempre i nuovi film e non ce ne perdevamo nemmeno uno.
Quella città aveva un enorme molo, dove ogni estate, per un mese, venivano allestite le giostre e il luna park. C'erano giostre di ogni tipo, dalle più pericolose, a quelle per bambini. É lì che Ethan ha vinto lo Stich limited edition, per me, quel ricordo é uno dei pochi che mi é rimasto di Eureka, forse l'unico che sono riuscita a salvare.
Era la città dei miei sogni.
In più gli ho parlato del mio stato morale, di tutto quello che mi accadeva a scuola, delle novità tra studenti e le ship di docenti, non possono assolutamente mancare.
Oppure gli raccontavo dei libri che leggo e la loro storia. Tanto sa già che sono strana. Anche se a lui, interessava molto di più quando parlavo di mio padre.
Sebastian é un bravo ascoltatore, però mi piacerebbe che parlasse anche un po' di lui, non so letteralmente nulla. Credo di essermi un po' affezionata a lui, spero che anche per lui sia lo stesso.
Non me lo aveva mai detto apertamente, non era tipo da queste cose, ma me lo sento, io conto per lui.
Settimana scorsa avevo saltato un giorno di allenamento, per riprendermi, sia per la mia corporatura, che per mettermi al passo con la scuola. Ci riempiono di compiti, io non riesco a gestire tutto. Ma il giorno seguente, ho avuto l'impressione di essere regredita. Nonostante ciò ho cercato di non abbattermi. So che é solo la mia testa, ma é difficile farla stare zitta.
Nel cielo é già calato il buio, io sto tornando a casa in moto, ad illuminare la strada davanti a me, ci sono i lampioni e il faro anteriore. La strada era deserta, non c'era ombra di essere vivente. Io stavo arrivando davanti il cancello di casa, dopo allenamento, sapevo già che avrei passato un'altra serata in compagnia di Sebastian, dato che mia madre non sarebbe tornata nemmeno sta notte, perché era in viaggio con Jenny, la sua amica di lavoro.
Una volta arrivata nel garage di casa mia, spensi la moto e la parcheggia in un angolo vuoto, in cima c'erano soltanto alcune mensole, con degli attrezzi posti sopra.
Tra un'ora circa sarebbe arrivato Sebastian, non so cosa mi fosse successo, ma é diventato come una droga buona, per me. Ogni volta che non c'è, sento come un buco, un vuoto dentro, che si ingrandisce sempre di più nel tempo. L'unica cosa che potevo fare era aspettare.
Salii in cucina, oggi avevo fatto più tardi del solito insieme a Tiffany, lei era la ragazza più forte, anche se più piccola. Ha una vita parecchio intrigante, quindi abbiamo passato un'ora e mezza, a parlare della sua situazione sentimentale. Ora non sa scegliere tra quattro ragazzi, io sinceramente, non gliene ho consigliato nemmeno uno, sembravano tutti trovati per "strada".
Uno era riccio, moro e occhi azzurri. Era carino, se non fosse che voleva una ragazza, solo per manipolarla.
Poi c'era quest'altro biondo, anche lui occhi azzurri. Tengo a sottolineare che non mi piacciono i biondi, ma non era brutto, peccato che lo conoscevo, ed era una red flag, gigantesca.
L'altro era rosso ed occhi color oceano, aveva degli occhi profondissimi. Ma ci provava con tutte, ma fumava ed era un tossico. In più era più grande di lei, di circa quattro anni.
L'ultimo, anch'esso con gli occhi azzurri, ma biondo scuro e liscio. Forse il più decente, era al terzo anno della mia scuola, se solo non avesse uno scivolo come capelli e non se la tirasse tanto.
Indossai il pigiama e iniziai a preparare la cena, in queste settimane, ho iniziato a specializzarmi in cucina, non é male cucinare, ma non ne farei il lavoro della mia vita.
Preparai una torta salata, con patate al forno e una dolce, anche se non si poteva proprio chiamare torta, perché era formata da marshmallow e cioccolata alla base.
Se con questa non mi si alza la glicemia, devo chiamarmi fortunata!
Mi sedetti sul divano e lasciai in calda le torte, preparai la TV sulla serie l'estate nei tuoi occhi, della quale eravamo arrivati a metà circa.
Era già passata un'ora e mezza, a poco sarebbero giunte le otto e Sebastian, doveva già essere qua da mezz'ora.
Avrà avuto un contrattempo.
Quella fu la frase che mi ripetei alle otto, alle nove, alle dieci e fino alle undici. Poi decisi di chiamarlo, non avevo ancora toccato cibo.
<Il numero chiamato non é al momento raggiungibil...> Dopo quelle parole, pronunciante dal assistente telefonico, misi giù la chiamata e lanciai il cellulare sul letto.
Mi misi a leggere, per distrarmi dalla situazione, dalla preoccupazione che gli fosse successo qualcosa. Avevo comprato altri tre libri, settimana scorsa.
Sarebbe sicuramente arrivato a breve.
Tra una pagina e l'altra, gli occhi si fecero sempre più pensanti, i miei battiti di ciglia, sempre più lenti. Fino a cessare completamente, per lasciarmi inghiottire da una voragine nera.
Un rumore acuto, mi bucò i timpani, guardai l'orario. 01:30.
Ma a chi cavolo gli viene in mente di chiamare a quest'ora?
Aprii la chiamata, era Max...
Ma che diamine?
Risposi.
<Tesoro! Non puoi capire! Come sai, siamo a questa festa, dico siamo perché é venuta anche Noah alla fine. Praticamente stavamo giocando a non ho mai..., va beh solite cose sconce. Poi Iris ha proposto obbligo e verità,
ci sono stati vari baci, anche tra due maschi o femmine. Ad un certo punto, é toccato il turno di Iris, e ha detto Sebastian vieni qui a baciarmi...> Imitò Max, la voce di quella ragazza <Eh si sono baciati, ma non sai che slinguazzamento! Scena assolutamente orribile! Meglio che non sei venuta! Non era nemmeno necessario dare il bacio, si poteva dire di no... Poi sono entrati nella camera di quella casa e dopo non so che sia successo. Scusa non mi avevi detto che ti aveva promesso che sarebbe cambiato?> A quella domanda ci fu un silenzio tombale, non sapevo che rispondere < Beh si, é cambiato, di male, in peggio!> Finì Max di parlare, in attesa di una mia frase o parola. Io ero senza voce in quel momento, come se le mie corde non riuscissero ad emanare nessun suono .
Già, una settimana fa, ti aveva promesso che sarebbe cambiato, beh Blue, vedo che hai imparato la lezione!
Però comunque sentii frantumarsi qualcosa dentro di me, ed era una sensazione strana. Perché non siamo fidanzati, non siamo insieme, quindi non posso nemmeno diventare gelosa, perché effettivamente non siamo nulla. In quel momento mi resi conto dell'impotenza che avevo di lui, niente era ufficiale tra noi, c'erano state solo parole...
<Non importa> Le risposi, quando trovai un filo di voce.
<Va beh, io torno a divertirmi con Noah> Mi salutò Max, prima di attaccare la chiamata.
Sono già passata come terza in comodo...
In queste settimane non hanno fatto altro che uscire, mentre io non potevo per tutti i miei allenamenti, compiti e impegni. Sapevo sarebbe andata a finire così, sono sempre state migliori amiche. L'altro giorno, a fine allenamento, avevo aperto Instagram e mi ero trovata una storia di loro due, insieme. Ma quella volta non mi avevano chiesto di uscire.. Da quando Max era ritornata amica di Noah e del suo amico Jackson, che secondo me c'è qualcosa tra loro, non passava più la merenda con me e io rimanevo sola, impalata in un angolino del cortile, fino a quando Sebastian non mi ha inserito nel gruppetto di maschi, chiamata la combricola delle sette pesti, o così la chiamano i professori.
Oliver mi ha raccontato quando hanno smontato la sedia del professore di chimica e lui é caduto, sbattendo per bene il sedere nel pavimento ed incastrandosi nella sedia.
Liam quando hanno lanciato per "sbaglio" un sasso sul cofano dell'auto appartenente alla professoressa d'inglese. Come lettera di perdono le hanno scritto " in Sorry prof, not volevo". Quando lo ha scoperto, aveva fatto un discorso tutto in inglese e loro non ci avevano capito un bel niente.
Tutti molto dotati in inglese.
Jason quando hanno modificato l'auto parlante scolastico e alle sette del mattino, la preside dando il buongiorno, sembrava avesse la voce di uno scoiattolo.
Sbuffai.
Crescerà mai Sebastian?
Sapevo già la risposta, che sarebbe stata un netto, NO.
Cercai di riprendere sonno, ma continuavo incessantemente a rigirarmi nel letto.
Così scesi in cucina, era calda e buia, non ero andata di accendere la luce, ero troppo frastornata.
Misi a scaldare l'acqua, avevo bisogno della seconda camomilla della serata.
Mi sedetti sul divano ad aspettare.
In quel preciso istante mi venne un colpo improvviso di sonno, non riuscivo più a tenere gli occhi aperti nemmeno per un secondo, allora mi lasciai cullare nuovamente dal sonno. Era strano, prima non riuscivo a dormire e subito d'untratto, mi ero addormentata.
Durante la notte avvertii delle strane sensazioni, rumori e suoni, ma non riuscii a riconoscere nessuno di essi, in più i miei occhi non volevano aprirsi per nessuno motivo.
Il mattino seguente, il sole era già alto e splendeva in cielo, lo vedevo dalla finestra semi aperta.
Aspetta...che ci faccio sul letto di camera mia?
Avvertii una stretta allo stomaco, due mani enormi mi stavano cingendo. I ricordi della notte prima e della chiamata di Max, riaffiorarono nella mia mente. Così mi staccai da lui, in un colpo secco.
Lui si lagnò, stropicciandosi gli occhi e senza dire nulla, si girò dal altro lato del letto, per tornare a dormire.
Notai il suo telefono, accanto al mio letto, appoggiato nel comodino di ferro, tinto in bianco.
Notai ben cento messaggi, ancora da visualizzare, tutti da parte della stessa persona, Iris. Tranne uno, che era di Brian, così sbloccai il telefono, la sua password era "Jenna", lo stesso nome che ha dato alla sua moto.
Chissà chi é Jenna...
Decisi di leggere la chat tra lui e Brian.
Ieri
Cazzo amico! Sei stato
veramente un deficiente a
baciare Iris. Ti scrivo,
perché ora alla festa non ti
trovo più.
Non pensi che Blue ci rimanga
male?
Mi avevi promesso che non
l'avresti illusa lei. Ti ricordi?
Stai tranquillo Brian, non lo
verrà a scoprire, ma tu non dirle
Nulla.
Va bene, ma vedi di darti
una regolata. Perché se
succede una cosa simile,
un'altra volta...Blue merita
la verità.
Se per te é solo un gioco...
merita di saperlo.
Se se, bla bla bla...
lo sappiamo entrambi
che Iris bacia meglio.
Speravo fossi cambiato
in meglio caro Seb,
non in peggio.
Quello fu l'ultimo messaggio non visualizzato, non sapevo come reagire. Da un lato, non mi fidavo più. Come potrei mai fidarmi di nuovo, di una persona del genere. Ma dall'altro, non mi aveva promesso nulla, apparte che sarebbe cambiato, ma dentro di me sapevo che non sarebbe mai successo.
<Che cazzo fai con il mio telefono in mano?> La sua voce da appena sveglio era sempre inconfondibile.
<Capisco molte cose> Sputai secca.
Lui mi afferrò per la vita e mi costrinse a sdraiarmi nuovamente nel letto, con lui, impedendomi alcun movimento.
Poi dando un'occhiata, alla chat aperta disse.
<No, tu non hai capito un cazzo>.
<E invece ne ho capite fin troppe. Sei solo un bugiardo. Mi sono fatta fregare come tutte le altre, vero?> Sbottai io.
Poi cercai di alzarmi, per defilarmi da quella situazione, era l'ultima persona che avrei voluto vedere.
<No, ora tu non ti muovi da qui> Ripose lui, aumentando la presa <Non ti muovi finché non hai capito e abbiamo risolto>.
<Eh chi lo dice che io voglia risolvere?> Lo stuzzicai, troppe persone mi davano per scontata.
<Hai gli occhi rossi, puoi chiamarmi pure bugiardo, ma non sono sicuramente stupido> Esclamò lui.
<Beh su questo avrei dei dubbi, per aver fatto quello che hai fatto, c'è ne vuole di demenza>.
Tra noi, quando littigavamo, era un continuo rispondersi. Ognuno voleva vincere il round.
<Ora non parlare> Mi obbligò Sebastian, la sua presa aumentò a dismisura, quasi mi mancò il fiato. < Bene, ammetto di aver baciato Iris, ma non abbiamo fatto altro e so di aver fatto lo stronzo. Ero ubriaco, ma non é una scusa valida. Quindi come posso farmi perdonare?>.
Almeno lo ammetteva.
<Tu pensi, che io ti possa perdonare?> Gli domandai, con tono quasi incredulo.
Lo so, faccio la difficile, ma voglio vedere fin dove riescono a spingersi le persone, per ricevere il mio perdono. Anche se a dirla tutta, stavo per cedere.
<Non ti é bastato quello che ho detto? Sono fatto così Blue, lo sai anche tu. Non potrò mai cambiare totalmente. Ma ci proverò, é la promessa che ti ho fatto> Rispose, allentando un po' la presa.
<Beh sei già partito con il piede sbagliato, mio caro> Lo ammoní.
Sebastian alzò gli occhi al cielo e salì con le mani, fino al mio torace. Una volta giunto lì cominciò a solleticare un punto, dove una settimana fa, aveva scoperto che mi faceva ridere. Iniziai a dimenarmi.
Mi aveva fatto tornare il sorriso, soltanto facendomi il solletico.
Devo iniziare ad essere più rigida..
<Tu giochi sporco>. Poi misi su un broncio, palesemente falso.
Ormai lo avevo perdonato.
<No gioco solo a modo mio> disse Sebastian, curvando un angolo della bocca, in un sorriso scherzoso. <Non riuscirai mai, a tenere il broncio per più di cinque minuti, con me. Preparati venere > .
...Ora...
Riaprii gli occhi.
Lui non mi stava più stringendo.
Non era più qui con me.
Misero in moto l'auto e partirono, io rimasi lì impalata a fissare l'auto, prima girare verso l'uscita del parcheggio e scomparire in strada.
Se in futuro mi avessero chiesto, che si prova. Beh non saprei descriverlo nemmeno io, é una cosa più grande di quanto si possa immaginare, in quel momento, non pensi, non capisci e vorresti solo che fosse uno stupido sogno. Poi ti pizzichi, il polso. Ma non ti ritrovi nel letto di casa tua. Eh lì, capisci che é tutto reale.
L'unica cosa che ti scorre in testa, sono i ricordi passati con quella persona, i bei momenti vissuti insieme.
...Il giorno precendente...
Quel giorno ad allenamento c'eravamo solamente, io e Sebastian. Il lavoro di oggi era stato particolarmente sfiancante, tantissime partenze forti e molte vasche una dietro l'altra. Nella mia testa rimbombava sempre la stessa frase apposto via! Non c'è la facevo più, non vedevo l'ora di tornare a casa, la piscina a breve avrebbe chiuso.
Misi i miei braccialetti. Già, ne avevo tantissimi, sono una ragazza che ci tiene anche alle piccole cose, quella che se le regali un pezzo di carta, lei é felicissima di riceverlo.
Ne avevo circa sette, tra cui uno azzurro con una stellina, regalato da Max e uno rosso, con sette nodi, dato da Ethan, entrambi fatti di spago. Poi indossai il mio accappatoio.
Misi i miei sei orecchini in argento, che mi ero tolta ad inizio allenamento. Tutti con una forma a cerchio, distribuiti per ogni orecchio, due sul lobulo e uno vicino all'elice.
Camminai per il piano vasca, era bellissimo vedere la piscina vuota, una sensazione di casa, solo ed esclusivamente per te. Salutai Tom, che era seduto a guardare il tablet sulle panchine. Appesi la sacca, contenente pinne, pullbuoy, tavola e boccaglio, tutti rigorosamente sulle tonalità dell'azzurro e blu, dopo di che mi incamminai verso gli spogliatoi.
Sebastian aveva fatto più in fretta di me, ed era teoricamente già sparito negli spogliatoi. Gli ultimi giorni non gli aveva passati a casa mia, perché mia madre era magicamente ricomparsa.
E avevamo finito Vampire Diaries, io sto andando letteralmente in crisi, non volevo finisse, ora che mi guardo?!
Svoltai l'angolo, che divideva lo spogliatoio maschile, da quello femminile. Ma, mentre passavo davanti la stanza degli oggetti smarriti, una mano mi afferrò e mi trascinò dentro, tappandomi bocca e occhi.
Riconobbi il suo profumo, mischiato all'odore deciso del cloro. Sebastian.
<Ma ciao principessa> Disse, guardandomi negli occhi.
Io mi sciolsi, con lui provavo emozioni, che non avevo mai sentito prima. Mi sentivo amata e capita da qualcuno, ed era confortevole come sensazione.
<Hahaha mi hai rapita un babbuino! Salvatemiii> Esclamai io divertita.
<Sono un ladro, rubo solo le cose più preziose>.
Divenni rossa.
Credo di aver iniziato a provare qualcosa per lui, ma non voglio dire ciò che sento, o per lo meno finché non sarà evidente che é reciproco.
< Perché cavolo siamo qui?>. Cercai di cambiare argomento, per sfuggire da quel momento imbarazzante.
< Aspetta e vedrai...> Rispose, con tono basso e misterioso.
Proprio in quel momento, le luci si spensero.
La piscina aveva chiuso e noi eravamo al suo interno.
Aspettammo una decina di minuti, prima di uscire da lì. Io stavo per addormentarmi, ma c'era Sebastian a tenermi sveglia, con i suoi discorsi e sul fatto di quanto fosse insopportabile Iris.
Aveva iniziato da qualche giorno a parlarmi della sua vita, ma non aveva mai nominato la sua famiglia e il passato, solo cose successe nell'arco di poco tempo fa.
Sentii vibrare il cellulare, così lo estrassi dalla tasca dell'accappatoio, era mia madre.
Ciao amore, sta sera non
torno a casa, sto da Jenny
a finire il lavoro. Baci😘.
PS: il cibo é dentro il frigo,
basta scaldarlo.
Okk.
Dopo aver risposto, Sebastian mi prese per mano. Io mi pietrificai. Ma fui costretta a muovermi, perché lui iniziò a camminare, verso la vasca.
Era tutto buio, l'unica cosa che illuminava le vasche era la luna e i pali della luce, che facevano parte del circuito dietro la piscina.
I calciatori stavano già iniziando il riscaldamento, correndo per tutto il campo. Che era posizionato davanti alla piscina, dentro il circuito, di bici e corsa.
Appoggiai il telefono e a quel punto Sebastian mi caricò in spalle, si avvicinò verso la piscina. Una volta arrivato al bordo della vasca, mi prese e mi lanciò. Cercai di afferrarlo per il suo asciugamano, in modo da farlo cadere anche lui in acqua, ma lo sfiorai di un soffio.
Quando riaffiorai in superficie, tolsi il mio accappatoio, ormai fradicio e lo misi per terra, in modo da essere libera di nuotare.
Sebastian fece lo stesso, ma prima di lanciarsi con un tuffo a bomba, da alzare quasi tutta l'acqua della piscina e quasi sommergermi, clicco un tasto che accese i led, posizionati sulle pareti laterali della vasca.
In due bracciate, mi raggiunse e mi attirò a sé, prendomi per i piedi.
Io avevo ancora addosso il mio costume da allenamento, blu scuro.
<Vieni sott'acqua> Disse lui, andando lui per primo.
Io presi molta aria e lo seguì. Non mi dava fastidio agli occhi, potevo benissimo aprirli sott'acqua, solo che vedevo tutto sfocato.
Sebastian era davanti a me, i suoi capelli erano sparati, per via dell'acqua e nemmeno i miei erano da meno. Lui si avvicinò a me, i suoi due smeraldi, mi fissavano. Erano irrequieti e brillavano alla luce, ciò voleva dire che stava pensando di fare qualcosa, a cui non avrebbe mai rinunciato e di cui non si sarebbe mai pentito.
Mi prese per i fianchi e mi attirò a sé, i nostri petti si scontravano e sfioravano, a momenti alterni, perché la forza gravità era completamente diversa. Poi lentamente, con la mano destra, prese il mio mento e si sporse verso di me, fino a fare congiungere lentamente le nostre labbra. Io chiusi gli occhi, era stato dolce e delicato, non brusco e veloce come quello di Ethan. Non pensai a niente in quel momento, solo a quanto fossero soffici le sue labbra. Il mio cuore cominciò a battere all'impazzata, quello era il mio secondo bacio, in tutta la mia vita. Una sensazione di sicurezza e calma, si diffuse in me, insieme all'adrenalina, la stessa che provo andando in moto. Non pensavo si potesse provare un mix di emozioni, così potente, in un gesto così piccolo.
L'acqua era gelida a contatto con la mia pelle. Sentivo i suoi capelli morbidi muoversi sott'acqua, aprì un istante gli occhi e tutto intorno a me era rosso, per l'effetto dei led, sembravano immersi in una piscina di sangue.
Le bolle di diverse misure, che uscivano dalle nostre bocche e nasi, si avviavano lente verso la superficie dell'acqua.
Persi la cognizione del tempo, ma quando mi accorsi che mi mancava il fiato, riemersi, insieme a Sebastian, che mi guardava sorridendo dolcemente, con viso perso.
<Era il tuo primo bacio?> Mi domando, vedendo la mia faccia, che esprimeva al meglio la confusione dentro di me.
<No...secondo. Il primo é stato con Ethan...> Risposi io, con voce timida.
Tutti alla mia età, avevano già dato ventimila baci. E dopo c'ero io, che ne avevo dati due...
<Cazzo, detesto essere il secondo> Esclamò lui, buttando la testa all'indietro ed alzando gli occhi al soffitto.
<Non fa niente, non sarò il primo, ma l'importante é essere l'ultimo>.
< Non mi stai usando vero?> Gli domandai, intimorita dalla sua risposta.
<No, no, assolutamente, come ti salta in mente? >.
Io rimasi in silenzio, in attesa di una risposta concreta.
<Sei diversa dalle altre Blue, quando sono con te, tutto il resto scompare, siamo solo noi due> Affermò lui e io mi fidai, poi prese a baciarmi.
Dopo aver giocato, fatto delle mini garette ed esserci baciati, più di qualche volta, uscimmo dall'acqua.
Negli spogliatoi, lui vení in quello delle femmine e mi aiutò ad asciugarmi i capelli più in fretta, dato che erano già le nove. Ci cambiammo e uscimmo, per tornare a casa ognuno nella propria moto.
La strada non era eccessivamente lunga, ma molto affollata, da gente che tornava tardi da lavoro o che stava andando a fare festa, dato che era venerdì sera, infatti Sebastian trovò più di qualche suo amico, andare alle feste di Jennifer. Lui declinò tutti gli inviti dei suoi amici, io rimasi piacevolmente stupita.
Una volta entrati in casa, mi chiese di spiegargli inglese, dato che lui é negato, sia in pronuncia, che in scrittura.
Così salimmo in camera mia e aprí i libri di prima, dato che eravamo allo stesso punto.
Dopo un quarto d'ora di spiegazione, mentre lui si rigirava la penna tra le dita, gli domandai
<Ora hai capito?>.
Lui iniziò a muovere la testa, in segno di approvazione.
<Yes, vierne I understand todo> Rispose lui, anche se da quella risposta ero un po' titubante.
<Abbiamo capito che sai lo spagnolo, ma ora traducimi "la ragazza seduta a quel tavolo, é bellissima", in inglese possibilmente> Sottolineai, in caso iniziasse a farlo in qualsiasi altra lingua esistente nella terra.
<Ehm... The girl sit a quel table is bona, but you di più>. Sapeva di aver palesemente sbagliato, perché sorrise fiero < Sono un vero British man, con l'ultima parte ricevo dieci punti in più vero?>.
<Con questa risposta, al massimo ricevi dieci voti in meno da parte della professoressa d'inglese e una media in pagella di zero. Però un bel dieci in ironia e simpatia te lo meriti>. Sorrisi.
<Vedi venere, ci perderai sempre da un lato, ma spesso ne ricevi da un'altro> pronunciò Sebastian, per poi darmi l'ennesimo bacio della serata.
Quella frase tanto ironica, sotto sotto aveva il suo perché e la sua verità.
I suoi occhi brillavano incrociando il mio sguardo, adoro la scossa di adrenalina che mi danno.
Il cuore mi batte forte, il petto va in armonia con il mio respiro più accelerato del solito.
Per me amore verso una persona, vuol dire casa e io credo di averla trovata.
...in questo momento...
Corsi da Max, avevo bisogno di un abbraccio sincero, da una persona stata sempre con me, in questo ultimo periodo e che mi potesse capire fino in fondo.
Lei mi accarezzò dolcemente i capelli.
Mia madre mi lasciò invitarla a casa, per dormire dopo gli accaduti di quella sera.
Max mi aveva raccontato che si sentiva in colpa dell'accaduto, perché era stata lei ad invitare Ethan, per farci riappacificare. Ma non aveva più importanza, non si poteva più fare nulla.
Questa notte mi svegliai più di qualche volta, il pensiero che forse non l'avrei per molto rivisto era costante e lo riscontrai nei giorni seguenti, dove tutto il mondo sembrava aver perso colore e l'unica cosa che lo dipingeva un po', era il nuoto. I giorni seguenti furono monotoni, mia madre insistette per andare a trovare Ethan in ospedale ed io cedetti, controvoglia.
Dopo cinque giorni Ethan era già fuori dall'ospedale.
Ogni giorno che passava era sempre più lungo, sempre più noioso e sempre più buio. Finché un giorno di inizio marzo, i boccioli avevano iniziato a comparire e il sole splendeva alto, iniziando a scaldare un po' di più, le giornate si stavano allungando.
Max mi raggiunse nel cortile di scuola, correndo come una pazza e io avevo ricominciato a vestirmi, con gli abiti più larghi che possedevo nell'armadio. Negli ultimi giorni non avevo mangiato molto, perché avevo saltato alcuni allenamenti. E nemmeno la qualità del sonno era delle migliori. Così il mio viso era sempre truccato, di correttore e blush, per farmi sembrare un po' più viva.
Notizie di Sebastian non e avevo, sapevo soltanto che sarebbe dovuto rimanere dentro per ben due anni circa e che potevo andarlo a trovare solo tra un mese, una volta ogni due settimane. Però credo che il tempo guarisca tutte le ferite, quindi prima o poi smetterà di fare così male, questa distanza.
<Tesoro! Non puoi capire cosa ho scoperto!> Esclamò Max appena mi raggiunse.
Appena la vidi, indossai un finto sorriso, ormai mi ero abituata a fare così, quando non stavo alla grande.
< Ehi Max! Che hai scoperto?> Domandai io, fingendomi un minimo interessata.
<Vieni, Iris ti deve mostrare una cosa...>
Max negli ultimi giorni e settimane mi stava cercando sempre meno, passava la maggior parte del tempo con Noah, ma lo avevo previsto dal tronde. C'erano giorni che nemmeno ci parlavamo, certo cercavo di stare con loro, ma spesso intraprendevano discorsi, che io non ne sapevo nulla al riguardo, di conseguenza non capivo il filo logico e piano piano, la pausa ho smesso di farla con lei.
Era diventato come sistematico, le uniche volte che cambiava questo metodo, era quando Noah era assente e io passavo tutte le merende con Max, a parlare.
Oggi era un giorno di quelli.
Max mi prese per il braccio, mi trascinò fino a un ammasso di ragazze, raggruppate davanti l'entrata della scuola a parlare, insieme ad alcuni ragazzini. Cercavo sempre di evitare quella zona, per non entrarci, ed ecco che Max, mi ci stava proprio portando dentro.
C'erano dieci ragazze, tre di un biondo accesso, quattro more, delle quali tre erano lisce e le restati avevano un biondo cenere.
Tutte formavano la squadra di cheerleader, fisico perfetto e tutte occhi azzurri, verdi o color nocciola chiaro. Pelle olivastra o abbronzata, senza macchie, acne o punti neri, forme piuttosto abbondanti, che le mie a confronto facevano ridere.
Erano vestite tutte molto simili, oggi sarà stata giornata rosa, perché tutte indossavano un indumento di quel colore. C'era chi aveva la gonna, mentre chi aveva la maglia, oppure solo il fiocco.
<Eccola! La povera illusa> Esclamò una bionda.
<Già, ma come ha fatto a crederci veramente, povera!> La seguì l'amica riccia, occhi azzurri.
Io non stavo capendo niente, nemmeno il motivo del perché fossi finita tra loro.
Mi strinsi le braccia allo stomaco, mi viene come gesto impulsivo, ogni volta che mi sento a disagio.
Poi tra tutte loro si fece largo Iris, con una coda a cavallo alta, i suoi lunghi capelli lisci, arrivavano fino a toccare le spalle. Aveva il suo telefono in mano e lo sfoderava con orgoglio.
<Vedi mia cara, cercherò solo di aprirti gli occhi. Sarò sincera. Una ragazzina come te, non può piacere a uno come Sebastian. Mettitelo bene in testa, lui ha bisogno di divertirsi e sa che con una come...te... Beh, non può più farlo... O se lo fa, succede di nascosto. Come in questo caso> Disse allungandomi il suo cellulare.
Sabato
Oggi pomeriggio é stato
stupendo!
Anche per me lo é stato!
Sono felice che tu
sia tornato in te, Seba.
Con quella bambina stavi
diventando noioso!
Già, ho retto un po' il gioco,
pensavo di ricavarci qualcosa
di utile e divertente da lei, ma
niente.
Quindi ritorneremo io e te?
Iri, io tornerò sempre da te
Il nome sopra la chat, mi fece rabbrividire. Il mio Sebastian caro❤️
Infine, per ultimo notai lo sfondo di Iris e Sebastian che si stavano baciando. Rimasi sbigottita, non sapevo che fare, cosa dire e come reagire. Sapevo soltanto di essere stata un'idiota, a credere a lui e alle sue menzogne.
Poi Iris si riprese il telefono e mi fece vedere la galleria. Mi mostrò una foto di loro due, dove si stavano baciando, risalente a quel sabato.
Lui aveva gli occhi perdutamente innamorati, la stava esattamente guardando, come guardava me...
Mi immobilizzai.
Gli occhi mi si inumidirono. Così mi morsi l'interno della guancia e iniziai a toccarmi i capelli insistentemente.
Per placare l'imminente ondata di lacrime.
Ero arrabbiata con me stessa, per esserci caduta e con Sebastian, per aver giocato con i miei sentimenti.
<Oh... Me lo aspettavo...si si. Scusate ora devo andare> taglia corto.
Corsi all'interno della scuola, avevo la vista offuscata, con la coda dell'occhio vidi Max che al posto di seguirmi, si era fermata a parlare con le altre ragazze. E in lontananza sento qualcuno vociferare.
<Povera sfigata!>
Il vuoto che mi sentivo dentro, si era dilatato ancor di più. Creando un fastidio quasi insopportabile e gli occhi pizzicavano. Volevo che tutto questo fosse solo un incubo, uno di quei sogni che non vorresti mai fossero reali.
Ma invece no, stavo correndo veramente per i corridoi semi vuoti della scuola, in cerca di un rifugio calmo e tranquillo.
Iniziai a strofinarmi gli occhi, facendolo sbattei contro due figure alte più di me, prima uno, poi l'altro.
Non feci caso a chi fossero, volevo solo starmene per i fatti miei.
Giunsi finalmente al bagno.
C'era solo una ragazza, dalla chioma mora che si stava lavando le mani e nel vedermi, si affrettò a concludere l'azione e ad andarsene, guardandomi storto.
Mi ritrovai di fronte al mio riflesso.
Cavolo, come avevo pensato di potergli seriamente piacere?
Occhi rossi dal pianto, contornati da due occhiaie, di tutte le notti insonni passate nei giorni precedenti.
Acne coperto dal fondotinta altamente coprente, per non farlo notare, ma con scarsi risultati. Capelli mossi, che sembravo uno spaventapasseri e mascara sbavato.
Pantaloni larghi, una maglietta stretta sopra e una felpa legata in vita. Mi ritornarono in mente i ricordi di ormai quasi tre settimane fa.
...tre settimane prima...
<Vedo che non hai seguito il mio consiglio> disse una persona alle mie spalle.
Io ero seduta sulla panchina di legno, di fronte alla piscina e stavo guardando i fili d'erba, sopravvissuti al gelo di quest'inverno.
Sebastian si presentò davanti a me ed io mi alzai. Lui iniziò a toccarmi la felpa larga, color rosa chiaro.
< Sei sicuro di non essere cresciuto ancora?> Gli domandai.
<No bimbetta, sono sempre alto un metro e novantuno. E tu rimani sempre un tappo.
Però non cambiare discorso> Mi rimproverò lui.
< Non mi trovo a mio agio a vestirmi stretta, va bene?> Esclamai, ed era la verità, non ci riuscivo.
< Te sei meglio delle altre, vestiti come ti piace, possono solo guardare. Anche perché se parlano, ci penso io. Non ti preoccupare venere> Rispose lui.
<Se io mi trovassi bene e mi piace così ?>.
<Beh in tal caso mi accontenterò di vedere il tuo viso, ma almeno non truccarti, sei bella così come sei> Io arrossì, lui fece una breve pausa, per amplificare il significato, e farmelo assimilare per bene <me ne farò una ragione, vuol dire che mi introdurrò più spesso in camera tua> Sorrise malizioso, mentre io gli diedi una leggera pacca sulla spalla.
<Come se non lo facessi già Sebastian> Commentai.
Ci fu qualche istante di silenzio imbarazzante.
L'aria mi smosse i capelli, che mi finirono tutti appiccicati al mio volto. Io mi affrettai a metterli in ordine, nella speranza che Sebastian non avesse visto nulla, ma stava già ridendo sotto i baffi.
Anche se aveva due occhioni verdi, che mi fissavano, come per chiedermi qualcosa di fondamentale.
< Ma se odi le rose... Che fiori ti piacciono?>.Rimasi un po' delusa dalla domanda, pensavo fosse qualcosa di cruciale.
<Sul serio non ci sei ancora arrivato? > Gli domandai, con un tono un po' arrogante.
< La mia camera é tappezzata di papaveri!> Gli diedi già la risposta, perché mi stava già iniziando a scrutare con dubbio.
<Mi era sfuggito questo piccolo dettaglio Venere> Rispose lui.
< Comunque se vuoi una motivazione...Mi piacciono i papaveri, perché sono semplici e delicati. Che con un soffio di vento un po' troppo forte, gli spazzano via i petali. In più dal fioraio non li trovi, devi andarli a raccogliere di persona>.
...Ora...
Le ragazze hanno totalmente ragione...
Un senso di vergogna, nel aver mostrato così apertamente il mio fisico nei giorni precedenti, mi invase. Avrei voluto solo scomparire.
Così mi infilai la felpa larga, color lilla chiaro. Ero tornata come prima, forse non ero mai effettivamente cambiata.
Accesi il telefono.
Istagram era inondato di note, con taggato sotto il mio nome.
Non persi nemmeno tempo a leggerle, potevo già prevedere a cosa si riferisse e cosa ci fosse scritto.
Dalla soglia della porta compaiono due ragazzi alti,forse gli stessi contro cui avevo sbattuto prima di arrivare al bagno, uno era evidentemente più grande dell'altro. Entrambi mi guardano preoccupati e si affrettano a giungermi alle spalle, per posizionarci la loro mano sopra, forse per darmi conforto.
I miei occhi si inumidirono nel vedere la figura di Ethan alle mie spalle. Dopo tutto quello che gli ho fatto, é ancora qui con me...
L'altra persona era Michael, a cui non avevo più parlato dopo la figuraccia delle rose.
Stavo cedendo, avevo bisogno di una mano.
Mi girai di scatto e avvolsi le mie braccia contro i loro petti duri, loro piacevolmente sorpresi ricambiarono l'abbraccio.
<Sono un disastro Ethan> Dissi io, parlando con il ragazzo biondo, alla mia sinistra. < Un completo disastro..> Emisi io con voce rotta, ormai stavo piangendo a dirotto, strofinandomi sulla maglia di Michael.
<Blue> Rispose lui, alla mia supplica con tono dolce e pacato <Noi due siamo per sempre ricordi? Torneremo sempre insieme. Ti viene in mente la promessa che ci siamo fatti da bambini? Ci sarò sempre per te>.
< Anche io Ethan, anche io> Ammisi.
I ricordi accederono alla mia mente pensante.
Eureka d'inverno era bellissima, nevicava quasi tutti gli anni. Io ed Ethan avevamo nove anni, non eravamo mai stati due ragazzini popolari, sempre nella penombra e sui libri a studiare e leggere. Forse molti non sapevano della nostra esistenza, ma era meglio così, perché non si erano mai creati problemi.
C'eravamo promessi il "per sempre", nella nostra spiaggia segreta, non veniva mai nessuno ed era diventato il nostro luogo sicuro.
L'acqua era fantastica lì, mi ricordo che quella spiaggia era caratterizzata da una lieve nebbiolina, d'inverno. Mentre d'estate, portavamo i teli e facevamo il bagno ogni singolo giorno, anche sotto la pioggia.
Ci fu un abbraccio lungo ed affettuoso.
Ne avevo seriamente bisogno.
...A casa mia quella sera..
Mi chiusi la porta alle spalle.
Casa dolce casa...
Appoggiai il giubbotto e non persi tempo a lanciarmi nel divano, per godermi un po' di relax, prima di iniziare una sessione di studio intensa.
Non avevo voglia di scrivere a Max, dopo l'accaduto non mi aveva nemmeno chiesto come stavo.
Con la scuola, relazioni false, terza in comodo e tutte la cosa da completare, non mi manca tanto al manicomio!
Spiaccicai la faccia sul cuscino grigio del mio divano, per qualche secondo. Poi alzai il viso e mi girai a guardare sul tavolino, mi pareva di aver visto qualcosa che prima non c'era.
Infatti sul tavolo c'era un mazzo di papaveri rossi, un po' malconci e secchi, con un biglietto bianco appoggiato sopra, chiuso perfettamente.
La persona che sapeva che mi piacevano i papaveri era una. Sebastian.
Ero furibonda con lui, ma volevo sapere quale assoluta cavolata avesse scritto in quel biglietto, per corrompermi, con i suoi stratagemmi.
Lo aprì e rimasi piacevolmente stupita, perché mi aspettavo un paio parole in croce, ma invece era più lunga del previsto.
"Blue, non so quando riceverai questo biglietto, non so nemmeno se i fiori saranno tutti interi. Sono in riformatorio da un giorno, qui é un inferno. Starò dentro due anni, qui mi hanno già programmato gli allenamenti di nuoto tutti i giorni, ma sono dei militari a condurli. Ho dei compagni di cella un po' particolari... sono tipo due serial killer, uno ha ucciso la madre, mentre l'altro la cugina, a quanto pare perché non gliel'ha data, ho paura persino a dormire la notte. Non so se arriverò alla fine dei due anni principessa.
Ho chiesto questo come ultimo desiderio, prima di non riceverli più per molto tempo.
Ho chiesto di mandarti dei fiori e che ti arrivasse questa lettera.
Spero siano i papaveri che ti piacciono, gli ho raccolti io oggi, con cura e pensando a te.
Non essere arrabbiata, ti prego, odio quando lo sei, soprattutto con me.
Non ricominciare a vergognarti di te, sei bellissima, vestiti come ti piace di più e se qualcuno ti dice qualcosa, scriviti i loro nomi su un foglio.
Impegnati su ciò che ti piace fare, non mollare e insegui i tuoi sogni. Appena torno sarà tutto come prima, io e te, per sempre.
Scusa se ti sono sembrato troppo ossessionato, magari noioso o appiccicoso. Cercavo di darti l'amore che non ho mai ricevuto...
Tra un mese potrai farmi visita, ti aspetto.
Il tuo Ares ♡ "
Le prove valgono più di mille parole.
✯✿SPAZIO AUTRICE✿✯
Questo sarà uno dei pochi spazio autrice che farò nella storia, perché non li vedo molto necessari, ma é solo un mio parere. Se ne volete di più scrivetemelo.
Solo a me, scrittrice, mi fa impazzire il fatto che abbiamo vissuto tutte queste cose, ma poi mi ricordo che Sebastian non ci sarà piu per molto tempo e allora ci rimango malissimo?
Comunque per chi si chiedesse, del perché non sa parlare inglese Sebastian anche se abita in California, che é in america. Il motivo é che in alcune zone della California, si parla lo spagnolo e Sebastian ha origini lì. L'inglese lo sa ma ha ancora qualche problemino, mentre Blue essendo metà e metà, sa entrambe le lingue.
Voi credete alle prove che ha mostrato Max e Iris, a Blue?
Oppure vi fidate delle parole e la lettera di Sebastian?
E voi avreste ricucito i rapporti con Michael e Ethan?
Ci ho messo l'anima e il cuore, per questo capitolo. Non ho voluto mettere scene spicy, ma più avanti ci saranno. Grazie mille per il sostegno di tutti é veramente fondamentale per me e per il mio sogno!
Se ci sono alcuni errorini perdonatemi, se volete segnalatemeli, in modo che quando finirò la scrittura del libro, li sistemerò tutti!☺️
In più, a fine libro, se riuscirò ad avere un certo successo, é probabilmente che farò un face reveal di tutti i personaggi e soprattutto mio.
Se vi é piaciuto commentate, questo capitolo mi piacerebbe fosse stracolmo di commenti, perché colpi di scena non mancano❤️ e se vi é piaciuto stellinateeeee❤️ Baci e buona giornata a tutti quanti 😍🌊😘
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