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𝕮𝖍𝖆𝖕𝖙𝖊𝖗 𝖓𝖎𝖓𝖊 - 𝑩𝒍𝒖𝒆

<Lasciami ti ho detto> urlai.

Sebastian non ne vuole sapere, continua imperterrito a camminare verso l'uscita.

<Cazzo potevi metterti qualcosa di più lungo e meno provocante> sbuffò lui ormai spazientato.

Afferra la sua felpa e la sua giacca, usciamo fuori dal locale, lí fa freddo, mi mette giù. Mi iniziò a guardare furibondo, era fuori di sé, non l'avevo mai visto così arrabbiato, anche se lo conoscevo da poco.

<Non capisco perché sei così arrabbiato! Stavamo solo ballando. Era un mio amico il ragazzo rosso, che hai minacciato. É il tipo che mi ha venduto la moto>. Confessai io.

<Che moto ti ha venduto?> Inziò lui <anzi non mi interessa, non voglio essere preso dentro da queste minchiate, soprattutto se create da una ragazzina come te> finí e ci fu qualche secondo di silenzio.

<E allora non perseguitarmi, lasciami in pace!> Sbottai a un centimetro dalla sua faccia.

Come poteva dire che non voleva finirci dentro, quando è stato lui a entrare, pure con entrambi i piedi.

<Scusa, ma io ora ho una gara da vincere. Sappi che questo non é un posto per delle bambine come te.> poi si mise a camminare, verso il retro del locale.

In che senso? Che gara?
Lo inseguii, ma lui quando lo notò aumentò il passo.
Gli ero quasi dietro, quando una mano mi afferrò per il braccio e mi attirò contro il suo petto duro.
Mi staccai immediatamente, ma lui mi teneva stretta per il polso, davanti di me comparse un uomo, mascherato, sembrava avesse addosso un passa montagna, che gli copriva tutto il viso.
Era abbastanza rotondo e molto basso, più di me, ma non di molto.
Una ciocca di capelli rosso fuoco, gli usciva dal copricapo nero, pensai subito al mio amico della moto, ma aveva gli occhi azzurri ed era un po' più grossetto, molto di piú.

<Che vuoi?> Cercai di strappare via la mano dalla sua presa, ma non funzionò, lui la strinse ancora di più, quasi mi iniziò a far male.

Avvertii una presenza dietro di me, che fissava l'uomo, con sguardo omicida.

<Allontanati, devo chiederle una cosa, da parte del capo> la voce dell'uomo, risultò più bassa di quello che mi immaginassi.

<Non mi sposto di un centimetro> Sebastian mise le mani sulle mie spalle, sentii il suo petto, aderire sulla mia schiena.

Il ragazzo mi strattono via da lui, sbattei contro il suo petto morbido, Sebastian fece un passo in avanti, ma si fermò.
Non capivo che stesse succedendo.
Sentivo freddo sulla tempia e Sebastian era immobile davanti a me, perché non l'ha ancora assalito?
Il signore spostò il braccio dai miei fianchi, al mio collo. Iniziai a respirare a malapena.
La faccia su Sebastian era preoccupata.
Guardai con la coda dell'occhio, che cos'era quella cosa fredda sulla mia tempia.
Aspetta?! Mi sta puntando addosso, una pistola!
Presi ad agitarmi, non sapevo che fare, queste cose succedono nei film, non nella vita reale giusto?

<Volevo parlare serenamente, ma mi hai costretto a farlo, Sebastian> il signore rafforzò la presa sul mio collo.

<Che cazzo vuoi da lei!> Urlò Sebastian. <Non gli basto io?> Continuò lui.

<Caro mio, lei ha un talento, ragazzina o gareggi o gareggi, il capo ha deciso così, se no ci pensa lui di persona, a Rose e te> fece una breve paura. <Poi con quel bel fondoschiena che ti ritrovi, ovvio che vinci, i ragazzi si distraggono a guardarlo>.

Cosa vuole quello da mia madre?! E come sa il suo nome?!
Cercai di ribellarmi dalla presa, ma non avevo scelta, dovevo accettare.

<No, col cazzo, lei non gareggia. É troppo pericoloso per una ragazza, non so nemmeno se riuscirà ad arrivare fino in fondo!> Sebastian cerco di convincerlo, ma non c'era niente da fare.

Annuii, lui mi lasciò e io indietreggia fino a toccare un petto duro, il ragazzo guardava dall'alto, in modo cagnesco, il signore davanti a me. Lui ci fece cenno di seguirlo, arrivammo al circuito dove avrei dovuto correre, tra poco.
Non mi pentii della mia scelta, era molto più facile di quanto pensassi, apparte un salto, ma niente di che.
La mia preoccupazione svanì e il mio volto divenne sereno.
Mi ricordai che fuori, c'erano meno di due o tre gradi, ricominciai a tremare.

Sebastian notò che avevo freddo e di avvicinò a me, emanava un calore confortevole, il suo profumo mi penetra nelle narici, io mi sciolsi e presi a guardarlo, come incantata.
Lui mi lanciò la sua felpa nera, dritta in faccia, come se lo avesse fatto apposta, si mise a ridere. Quel genti mi riportò alla realtà.

<Mettitela> mi obbligò.

<Non mi serve> risposi. Rilanciandogliela indietro.

<Metitela, stai morendo di freddo. Tra poco divento un ghiacciolo. Se ti fossi vestita un po' più "invernale" e un po' meno provocante. Forse non avresti freddo> mi ammoní Sebastian, allungandomela in modo cortese.

La indossai, mi stava gigante, ma era meglio così, tirai su il cappuccio e mi rannicchiai dentro la felpa, che sapeva da lui.

<Quindi mi trovi attraente> lo presi in giro.

Lui rimase muto per qualche secondo, poi si decise a parlare.

<Beh sicuramente dai nell'occhio, era impossibile non vederti, in mezzo a tutta quella folla di gente, che ballava>.

<Caspita, ballo così male?!> Poi presi a guardarlo.

Lui si mise a ridere, io rimasi a fissare il suo sorriso e ad ascoltare la sua risata infantile. Ma il signore misterioso mi allungò una tuta, aderentissima alla vista tutta nera e un casco.
Colore azzeccato, taglia un po' meno.

<Io non ci entro qui, é strettissima. Non credo di starci.> confessai ad alta voce.

<Credo ti stia, provatela, é l'unica taglia femminile che abbiamo. Gli spogliatoi sono giù, sono unisex, non c'è uno per i maschi e uno per le femmine. Visto che gli unici corridori di solito, sono maschi.> Mi informò il signore.

Sebastian all'idea di cambiarmi davanti a tutti i maschi, sbiancò.
Io feci lo stesso, non volevo vedere le parti intime di nessuno maschio, perché di solito tra di loro, si spogliano nudi o così ho sentito.

<Non c'è un altro spogliatoio o qualcosa del genere?> Il ragazzo di fianco a me, mi batté sul tempo.

L'uomo negò con il campo.
Oh no.
Nel percorso per arrivare allo spogliatoio, incontrai May e le ragazze, li promisi che lunedì le avrei spiegato tutto.
Arrivammo nel luogo in cui mi sarei dovuta cambiare, era pieno di maschi, con gli asciugamani avvolti tra i fianchi e molti erano a petto nudo.
Tutti mi guardarono, sembravo un'estranea, ma a quanto pare attraente.
Max, con il tuo trucco hai creato una bomba sexy, avevi ragione, a quanto pare.
Ma quando ogni maschio scorgeva la mia guardia del corpo, alle mie spalle, che li fulminava dall'alto. Loro cambiavano espressione e facevano finta di niente.

<Non ci sono nemmeno gli spogliatoi per cambiarsi, mi dovrò cambiare davanti a tutti> ero preoccupata, non volevo farmi vedere.

Camminai verso un angolino della stanza, Sebastian mi seguì da dietro.

<Hai intenzione di cambiarti davanti a tutti?> domandò lui.

<Hai altre opzioni?> Chiesi a mia volta.

<Tu ti cambi in questo angolino, mentre io ti copro> propose lui.

<Hai così paura che altri maschi mi vedano nuda>. Lo provocai.

Lui non rispose, prese a guardare altrove, dietro le sue spalle.
Aspettai che si girasse, per iniziare a cambiarmi. Ma non lo fece, mi fissava come dire :"dai su muoviti".
Gli feci cenno di girarsi, ma lui non si scostò nemmeno di un centimetro.

<Eh dai! Mi sono offerto di coprirti.
Un piccolo ringraziamento, me lo merito>.Gli rifeci il cenno di girarsi.

Questa volta, si girò dall'altra parte, sbuffando, prese un asciugamano dal borsone e mi coprí con quello.
Ci misi un bel po' di tempo per mettermi quella tuta, forse un quarto d'ora abbondante.

<Cazzo muoviti o perderemo la gara!> Sbotto Sebastian, spazientato.

<Sta calmo ho finito, la gara comincia tra venti minuti circa.> Gli feci un cenno, che poteva abbassare l'asciugamano.

Lui prese a fissarmi, come imbambolato.

<Ehi, non scoparmi nelle tue fantasie> lo canzonai.

Lui camminò a passo lento verso di me, mi attirò a sé, si abbasò alla mia altezza.

<Infatti, non sarà solo nelle mie fantasie>. Presi a tremare, sentii le gambe cedermi <comunque ti sta molto bene questa tuta. Cerca di non attirare troppi maschi, le risse mi divertono, ma fino ad un certo punto> poi mi stropicciò o capelli e si allontanò da me.

Sta volta non ha negato niente, non ha detto che sono troppo piccola, o cose del genere. Ma che gli prende?.
Mi aprì la porta, fece passare prima me e poi lui mi seguì alle mie spalle.
Raggiungemmo il campo, dove a breve si sarebbe tenuta la guerra di motori.
Gli spalti erano pieni zeppi.
Prima di entrare c'era una signorina, che chiedeva il nome di gara e ti indicava la posizione della tua moto.
Che nome dico ora?
La ragazza mi guardò storto, non deve essere abituata a vedere una ragazza, correre.
Era una bella signorina, occhi azzurri, biona, con i capelli lisci come seta e che le arrivano alle spalle.

<Nome di gara signorina?> Chiese con voce dolce.

<Ehm..> l'unico soprannome che mi venne in mente era quello. Ma perché?
<Venere, grazie>

Mi indicò la mia moto, ma non era mia, non l'avevo presa io, però era bellissima, grafiche bianche e argento, uno sballo.
Aspettai Sebastian, che ora toccava a lui, parlare con la ragazza.

<Ehi Seba! Come sta il mio fustacchione preferito?> Lo saluto, sventolando leggermente la mano in modo, attraente.

<Ehi bambola! Bene dai. Solito nome!>. Le fece l'occhiolino e la baciò sulla guancia, dolcemente.

Un certa sensazione di fastidio, si diffuse per il mio corpo. Quella sensazione l'ho già sentita quando sono... Non può essere.
Figuriamoci se sono gelosa, per lui!.
La ragazza indicò, la moto di Sebastian, era la stessa che usava per strada.
Mi raggiunse e si rimise dietro di me, era pieno di gente, l'ansia inziò a salirmi.
E se non riesco a soddisfare le aspettative di tutti? se non riesco ad arrivare prima? se mi faccio male, e non riesco più ad andare a nuoto? Sarebbe una tragedia!

Sebastian notò il mio disagio, mi sorpassò e mi si mise davanti a me.
Mi mise le mani sulle spalle, si abbassò alla mia altezza e scontrò la sua fronte, con la mia, delicatamente.
Non ha iniziato a parlare, non ha detto nulla. Ma é come se lo avesse fatto.
Tutto intorno a me sembra svanito e la folla in esulto, non la sento più. Ci siamo solo noi, solo io e Sebastian in un mondo tutto nostro.
Restiamo così per un paio di secondi, il giusto che le mie mani iniziarono a tremare, poi si staccò e mi sorrise, un sorriso sincero.

Partirono le presentazioni, chiamarono i primi tre, dopo ci sarebbe stato Sebastian e poi sarebbe toccato a me.

<A gareggiare per la squadra Havana, ci sono due motociclisti. Il primo lo conoscete già.
UN URLO PER IL NOSTRO CAMPIONE IN CARICA! ARES!> Sebastian entrò in pista trionfante, tutte le sue persone urlavano il suo nome.

Il ragazzo é fissato con la mitologia.

<La seconda é una donna, signore e signori, forse la prima che si sia mai vista, in questo circuito. Lasciate che ve la presenti. Adora il nuoto, occhi neri come la morte e ama le moto. C'è la farà a stracciare i nostri maschioni, compreso il campione in carica?. Che secondo la regia, é anche la prima ad essere riuscita a domare il suo cuore!> A quanto pare é vero. Alle persone piace parlare, senza sapere realmente come stanno le cose. <ECCO A VOI! VENERE!>. A mia sorpresa, fui accolta da un applauso abbastanza forte. Mai come quello di Sebastian.

Una volta che il telecronista, presentò tutti, iniziò a dettare le regole.

<Bene ragazzi, parlo per i nuovi arrivati, le regole sono semplici. C'è solo una regola, NON CI SONO REGOLE!.> Tutto il pubblico entro in scalpore <Per chi batte il record, in palio ci saranno ben mille dollari. Mentre se arriverete primi e basta, trecento. Aimé per il secondo e il terzo non c'è nulla. QUINDI VEDETE DI VINCERE! Il record é di sette minuti e ventun secondi.> Il telecronista, finì di dire le regole.

Subito dopo un'altra signorina seminuda entrò e si mise in mezzo la pista, aveva una pistola in mano. Alzò l'arma in alto, mentre con l'altra mano, mandò un bacio a Sebastian.
Avevo due ragazzi, di cui non ne sapevo l'esistenza. Mi guardarono interessati, poi risero.

<Una donna non é adatta a guidare una moto, dovrebbe rimanere a casa> disse guardando l'amico. Poi alzò la voce in modo che lo sentissero tutti <ragazzi! che ne dite se li lasciamo dieci secondi di vantaggio? Così non sarebbe giusto>.

I ragazzi annuirono e si diedero man forte a vicenda, apparte Sebastian.
Veramente la gente é così retrogredita?

Accendetti il motore e misi la mano sul gas. La signorina sparò, si abbassarono le sbarre, che tengono ferme le moto, nessuno di mosse. I ragazzi si misero a guardarmi, in attesa che partissi.

<Che cazzo fai?! Ti abbiamo dato del tempo in più e non lo sfrutti?> Urlò uno di quegli ebeti.

Sgasai un po', ma non partii, alzai la visiera e lo guardai.

<Sto aspettando che passino i dieci secondi. Voglio che siate battuti lealmente da una donna. E che a fine gara, quando vincerò, siate consapevoli di essere stati battuti da una ragazza. Così forse vi deciderete ad abbassare un po' la cresta>. Arrivò il secondo sparo, dei dieci secondi.

Tutti partirono, prime curve andarono bene, riuscii a piazzarmi in seconda posizione, davanti a me c'era Sebastian.
In corpo avevo solo adrenalina, mi ricordai le gare di quando ero piccola.
Solo che questa volta, non lo facevo per mio divertimento, lo facevo sempre per me, ma per ottenermi il rispetto, di un ammasso di bambini, dotati di un neurone solo. Perché persone che la pensano ancora così, non sono degni di essere chiamati uomini. Questa volta, avrei vinto per fargli capire, che una ragazza può fare qualsiasi cosa che fa un ragazzo, se ne ha la passione e la volontà.
Era ormai il momento del salto finale, il punto dove tante persone cadevano e si spaccavano ossa e forse quasi morivano.
Sapevo che cosa facevo, sentivo urlare la gente che ero pazza ad accelerare verso il salto.
Ma piazzando il giusto peso, invece di saltare in alto e rallentare, avrei saltato il lungo, tagliando giusta il traguardo.
Ma tutto sarebbe andato a rotoli, se anche avessi solo aumentato, o diminuito di poco la velocità.

Sebastian davanti a me prese il volo, saltò alto sui quindici metri circa e perse tempo, come avevo immaginato.
Qualche secondo dopo toccò a me, mi tirai su in piedi, sui pedali, accelerai drasticamente, sui quasi cento chilometri orari.
Come avevo previsto, al salto, presi anche io il volo, ma andai in avanti, al posto di saltare in alto, come Sebastian.
Lui stava già quasi atterrando, quando il gli passai sopra la testa, a velocità della luce, lui mi guardo e io gli feci il segno della lacrima, che scende.
Lui aumentò, ma era troppo tardi, io era appena atterrata, ed ero a un metro dal traguardo e gli avevo dato un distacco, di minimo dieci secondi.

Tagliai il traguardo trionfante, ecco il momento che avevo sempre sperato. Beh sempre, da quando avevo conosciuto quei sbruffoni, che se la tiravano tanto.

Tutti mi applaudirono increduli, tanti urlarono che sapevano che c'è l'avrei fatta. Persone che qualche secondo prima, avevano dubitato di me.
Com'è strana la gente.
Dieci secondi dopo circa, arrivò Sebastian.
Tagliò il traguardo e io mi tolsi il casco, quando mi guardò, gli inviai un bacio singolare, con la mano.
Più che bacio, molti lo avrebbero chiamato "medio volante", perché mi baciai il terzo dito e glielo mostrai.
Dopo un minuto e passa arrivarono tutti gli altri.
Quando il commentatore annunciò che avevo battuto il record, di un minuto e venti secondi, tutti rimasero a bocca aperta.

Quasi tutti i ragazzi che prima mi avevano sminuita, ora vennero a farmi i complimenti e a chiedermi perdono, per prima. Persino il rosso con cui avevo ballato tutta la sera, che scoprii che si chiamava, Michael. Ma solo un ragazzo dal casco rosso e nero, non si presentò.
Si, mi sentivo comunque soddisfatta del mio operato.

Dopo mezz'ora, mi venne dato l'assegno di mille dollari.
Se continuo così diventerò milionaria!
Mi accorsi che erano quasi le tre e io mi sentivo stanca morta, dalla giornata intensa.
A stento mi reggevo in piedi, ma i ragazzi mi avevano offerto un giro di drink gratis, insomma costano tantissimo, soprattutto quelli alcolici. Sarebbe da stupidi non accettare.
Sebastian cercò di convincermi, che nella mia situazione, non sarebbe stata una buona idea.
Presi un mojito, solo che quando lo brevetti, mi accorsi che era pieno zeppo di alcool, ma anche se forte, lo buttai giù tutto.
Ma me ne sarei pentita solo dopo di quell'errore.

Dopo una ventina di minuti, mi trovavo nella pista da ballo, con sette dei ragazzi, con cui qualche ora prima avevo gareggiato.
Mi strusciavo sui loro corpi, sensualmente. Alcuni mi baciavano il collo, altri strusciavano il bacino sulle mie natiche.
In quel momento non mi vergognavo di niente, ero sotto effetto dell'alcool.
Tutto rimase sotto controllo, fino a quando non mi portarono nel bagno maschile, di peso.
Non sapevo che cosa mi volessero fare, in quel momento non riuscivo nemmeno a pensare. Se mi avessero chiesto come mi chiamavo, non avrei saputo rispondere nemmeno a quello.

Il bagno dei maschi, era vuoto, sui divisori erano disegnate, con le bombolette, ogni tipo di disegno possibile e immaginabile.
Capii di non avere via di fuga, quando tutti e sette fecero un semicerchio, facendomi indietreggiare, fino a toccare il muro.
Un ragazzo si avvicinò a me, cercò di togliermi una spallina del vestito. Ma glielo impedii, questa cosa però a quanto pare non piacque agli altri ragazzi, perché due mi tennero ferme le braccia, mentre altri due, per le gambe.
Non riuscivo a muovermi, lo stesso ragazzo di prima, cerco di ritogliermi la spallina, io mi misi ad urlare, così un'altro ragazzo, mi tappò la bocca.
Non credo qualcuno mi avesse sentito, la musica nel locale, era troppo alta.
Dopo qualche secondo, il mio abito era arrivato ai miei fianchi, io ero rimasta in reggiseno, davanti a tutti quei maschi.
Cercai di dimenarmi ma niente, ero innoqua, non potevo reagire.
Cristo! Sebastian aveva ragione.
Mi calarono ancora di più l'abito, ora ero rimasta solo in intimo, il vestito cadde ai miei piedi.

Mi pizzicavano gli occhi, stavo per piangere, non avevo possibilità di uscita, da quell'incubo. Più che mai, in questo momento speravo che qualcuno, entrasse da quella porta e che mi aiutasse ad uscirne. Ma non successe.
Due dei ragazzi presero a toccarmi, uno si strusciava su di me, mentre l'altro mi toccava il seno.
Io mi misi a piangere, non sapevo più che fare, ero stata una stupida, lo ammetto.

Sentii sbattere la porta.

<Cazzo!> Il ragazzo fece una pausa
<non sapete proprio tenere le mani apposto voi!>. Io quella voce la conoscevo.

Sferrò un pugno, al ragazzo che davanti a me mi oscurava la vista.
Davanti a me c'era Sebastian, quando mi vide seminuda, i suoi occhi si ignettarono di sangue.

<Che cosa cazzo le avete fatto?>chiese, stringendo i pugni, le vene comparirono in entrambe le braccia.

<Amico! Sbaglio o una volta eri dei nostri?> Cerco di convincerlo, il ragazzo che mi teneva la gamba destra.

<Cercherò di mantenere la calma>. Sebastian? Mantenere la calma? Due cose completamente diverse. <allontanatevi da lei, e nessuno si farà male>consigliò lui.

<Eh dai amico! Divertiti con noi!> Lo invitò l'amico, che mi teneva il braccio.

Lui mi guardò dritto negli occhi, vide le mie lacrime, scendermi dagli occhi. Poi riprese a guardare il suo amico.

<Okay, ora mi avete proprio rotto i coglioni>. Sebastian colpì in pieno muso due dei ragazzi, uno cadde a terra.

Quelli che prima mi tenevano ferma, mi mollarono, per andare contro Sebastian. Avevo polsi e caviglie rossi.
Mi rannicchiai in un angolino del bagno, rimettendomi la felpa di Sebastian, che mi arrivava fino a quasi le ginocchia.
Sebastian, prese molti colpi, ma mai quanto gli altri. Picchiava quegli esseri come se non ci fosse un domani.
Dopo venti minuti, due ragazzi erano a terra, mentre gli altri se la diedero a gambe.
Io mi misi il cappuccio, tirai le ginocchia al petto e mi chiusi, avevo preso tantissima paura. Nemmeno ora la smettevo di tremare.

Sebastian, mi guardò dall'alto, mi ero fatta piccola piccola, anche se da quanto alcool avessi bevuto, l'imbarazzo ora lo sentivo chiaro e forte, mischiato insieme alla paura, creavano una combo fatale.
Lui si avvicinò a me e si sedette di fianco.

<Ehi tranquilla, é tutto finito> mi rassicurò con voce ferma. <Però ora credo che tu capisca, perché ti ho detto che non é posto per te>. Annuii.

Lui si alzò in piedi e mi tirò su di peso, appoggiai la testa sul suo petto, che improvvisamente, si era fatta pesante.
Passammo per il retro del locale, io addosso avevo solo la sua felpa, mentre il vestito c'è l'avevo in mano.

<Succederà solo sta volta, scordatelo in futuro>. Poi Sebastian, mi fece sedere sul posto del passeggero, della sua moto. <Tieniti forte, venere>.

Mi aggrappai a lui e appoggiai la testa sulla sua schiena. In quel momento, non mi ricordai nemmeno di aver lasciato al centro giovanile, la moto.
Arrivammo a casa mia, mia madre non avrebbe potuto vedermi in quelle condizioni, alle quattro di notte passate.
Così optammo per la finestra. Io mi reggevo a stento in piedi, ma una scalata non sarei riuscita a compierla, nemmeno senza l'effetto dell'alcool.
Così Sebastian mi invitò a salirgli sulla schiena, lo feci. Lui si arrampicò sulla finestra anche per me, una volta in camera mia, mi stesi sul letto.

<So che non é il momento migliore, ma ti converrebbe farti una doccia> suggerí Sebastian, poi camminò verso la finestra, come se, se ne volesse andare.

<Aspetta...dove vai?> Riuscivo a parlare a stento.

<Pensavo di tornare a casa> disse lui.

Non volevo, avevo ancora paura e un mix di emozioni, mi invadeva la testa. Non volevo rimanere da sola.

<Ti prego...resta> Non so se fossi la mia coscienza a chiederlo, oppure perché ero solo brilla. <Almeno finché non mi addormento>. Poi lo guardai con supplica.

Lui acconsentii e si sedette nel bordo del mio letto.

<Anche io devo farmi la doccia> Sebastian guardò me, poi il mio bagno in camera <Tu non ti reggi in piedi, quindi ti servirebbe una mano...>

<Non ci pensare nemmeno, io ce la faccio> lo bloccai, prima ancora che potesse esprimere la idea.

<Eh va bene, come vuoi, io ti aspetto qui>.

Presi l'intimo e il pigiama, rigorsamente a gattini.
Entrai in bagno.
Me la sono scampata di un pelo, oggi.
Raccolsi i capelli in una crocchia alta.
Mi misi sotto il getto caldo della doccia e rimasi lì a crogiolarmi, per un po' di tempo.
Mi insaponai due o tre volte, pur di stare lì al caldo.
Dopo un quarto d'ora, dicisi che era il momento di uscire dalla doccia.
Mi vestii e rientrai in camera. Una marea di vapore uscí da bagno e rese più caldo l'ambiente della mia camera.
C'era Sebastian sdraiato sul letto a pancia in giù, era senza scarpe e stava leggendo uno dei miei libri.
Orgoglio e pregiudizio, un classico.
Quando notò che lo stavo fissando, richiuse il libro e lo lancio dietro di sé.

<Sexy quel pigiama che hai addosso> mi prese in giro lui.

<Aspetta, tu non hai ancora visto quello di stich>. Presi a ridere e lui fece lo stesso.

Mi sdraiai sul letto di fianco a lui, mentre lui ispezionò la mia libreria, con interesse.
Era piena zeppa di libri, potevo capire tutto quel stupore, da uno che non legge nemmeno le istruzioni.

<Leggi molto...devi essere molto intelligente>. Disse Sebastian.

<Se solo sapessi di che cosa parlano tutti quei libri, forse non lo penseresti più>. Eh per fortuna che non sapeva cosa c'era scritto, mi avrebbe preso per una pervertita.

<Se ti va puoi insegnarmi qualcosa, che spiegano i tuoi libri>. A quelle parole divenni rossa come un pomodoro.

Come glielo spiego con quei libri, se ti serviva studiare l'apparato riproduttore, erano meglio dei libri di scienze?!

<Meglio di no Sebastian> risposi io.

Lui alzò le spalle, io mi misi sotto le coperte, mentre lui se ne stava seduto sempre nel angolo del letto.

<Parlami un po' di te, ad esempio, cosa facevi prima di entrare nell'agonismo, chi ti ha sostenuto, cose che ti hanno segnato la vita, del perché sei così brava ad andare in moto...> cominciò Sebastian. <Non so qualcosa di te>

Non volevo raccontargli delle cose a Sebastian, magari dopo mi avrebbe ricattato o preso in giro. Però mi sembrava brutto dirgli di no.

<Beh allora, fin da quando ero piccola, mia mamma mi portava a gareggiare con le moto, c'era una bella pista, nella mia città natale, per quello sono così brava. Però dopo con la trasferta dei genitori di Ethan, anche i miei genitori si vollero spostare vicino a loro, la mia moto venne venduta, da mio padre.>

<Andare alle gare di moto, non é più una cosa da padre e figlia?>. Domandò lui.

<No mio papà non ne voleva sapere niente, a lui bastavano metà dei soldi dello stipendio, di mia madre ed era apposto. Non credo gliene fregasse niente di me e di mia madre. Per questo ha fatto bene a lasciarlo.> La faccia di Sebastian si fece parecchio confusa.

<I tuoi genitori non erano sposati?> Chiese.

<No, mio padre diceva sempre che non serve sposarsi, per amare una persona>. Risposi io.

<E come si chiama questo genio del male?>.

<Mike Evans, non era un cattivo padre, o per lo meno fino ai miei dieci anni. Non si presentò nemmeno il mio compleanno e una volta tornata a casa, non mi fece nemmeno gli auguri>.

A quella rivelazione Sebastian sbiancò, rimase muto ad alternare tra fissare me e il vuoto.
Ma che cavolo! Perché non mi vogliono mai dire niente!

<O-ora credo sia meglio che tu dorma>. Sebastian era teso, molto teso.

<Va bene> annuì e chiusi gli occhi.

Sentii che mi accarezzava i capelli, venni cullata da qual gesto fino a entrare dolcemente, nel mondo dei sogni.

Il mattino seguente, mia madre mi svegliò alle dieci.
Ero mezza addormentata e non mi ricordavo bene, che fosse successo il giorno prima.
Non capivo cosa fosse stato sogno e cosa realtà, ma l'unica cosa che capii. Fu che tutto quello che era successo con Sebastian era vero, perché sulla scrivania di camera mia lascio un postit rosso, a forma di papavero.
Con scritto "tranquilla venere, non é stato un sogno. Sebastian Davies ti ha visto ubriaca e in pigiama, che a mio avviso é molto sexy.
PS: sei molto carina quando dormi, ma solo perché non parli" accompagnato da un disegnino di un bacio e un cuore.
Eh aspetta?! Che ci fa una foto di Sebastian appesa in camera mia?!
Che stupido.

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