𝕮𝖍𝖆𝖕𝖙𝖊𝖗 𝖋𝖎𝖛𝖊 - 𝑩𝒍𝒖𝒆
<avanti> disse la professoressa Brown quando bussarono alla porta.
Si aprì la porta e sbucò un ragazzo alto un metro e novanta, tutto muscoli e occhi color smeraldo, in cui ogni ragazza della scuola e fuori, ci si perde.
Lui che ci fa qui?!
<Davies, che spiacevola sorpresa averla qui con noi, temo che abbia sbagliato ora> la professoressa lo guardò con disprezzo.
<Anche per me non é una piacevole sorpresa vederla ancora viva, qui ad insegnare, ma scusi lei quanti anni ha?> Chiese Sebastian a testa alta come se fosse normale rivolgersi così a una professoressa.
<Non é affar tuo> rispose la prof scocciata dalla sfacciataggine del ragazzo < qual vento la porta qui Davies?> continuò lei
<Nessun buon vento, solo il "collaboratore scolastico" o come vogliono essere chiamati il giorno d'oggi i bidelli, che non vuole avermi per i corridoi, visto che ho l'ora buca, allora mi ha cacciato nella prima classe che ha visto. Cioé questa.> sbuffò irritato lui
<Non ho mai detto che fosse stato un buon vento a portarla qui. Stia seduto e faccia quello che le pare, basta che non disturbi la lezione Davies e i ragazzi che la vogliono seguire> poi la professoressa iniziò la lezione.
Guarda caso, dove si siede Sebastian, accanto a me, tra tutti i posti liberi che ci sono, perché proprio di fianco a me?!
Una volta seduto, accavallò le gambe, prese i libri e si mise le cuffiette. Tra i libri c'era una copia del libro cime tempestose, un romanzo, uno dei classici piú noti oltre ad orgoglio e pregiudizio.
Quel libro l'ho letto anche io, parla dell'amore distruttivo, gelosia e vendetta.
Sul serio anche ai maschi piace leggere quel tipo di libri?
<Vedo che leggi, però non mi sembri molto acculturato, sai chi non nasce con un cervello alla nascita, é impossibile, anche leggendo, che gli cresca. É irrimediabile.> Lo stuzzicai
Lui mi guardò stranito e poi gettò l'occhio sui suoi libri, che aveva disposto sul banco, dopo qualche secondo capii e disse sottovoce il nome di sua sorella imprecando, poi si girò per guardarmi.
<Oh ciao venere> disse lui sorpreso.
Si certo come no, non mi aveva notato.
< Ma ti pare che sia mio?! Come cazzo ti salta in mente una cosa del genere?!> Chiede scandalizzato, come se leggere fosse un reato <É di mia sorella, non la capisco, si fotte il cervello con questa roba> continuò lui riponendo il libro nello zaino.
<Capisco perché sei così> dissi con riluttanza
Lui dopo quella affermazione si girò per guardare la lavagna, feci così anche io, ma solo dopo pochi secondi, già annoiato dalla lezione, riprese a guardarmi.
<Mr fidanzatino perfetto ha smesso di rompere il cazzo?> Domandò lui con menefreghismo
<Allora, uno non é il mio fidanzato, due sarebbe sicuramente meglio di te, tre non mi ha mai dato fastidio> avrei potuto continuare, ma decisi di fermarmi
< A me é bastato vederlo e mi sta già sulle palle> rispose lui <in ogni caso se ti infastidisce dimmelo, che ci penso io>
<Stanne certo che non te lo dirò> dissi io scherzosa.
<Sappi che se hai bisogno di me ci sono> parlò lui con voce calda e bassa.
Era strana quella affermazione, non me lo sarei mai immaginata che dicesse una cosa del genere, a me, la ragazza vista male da tutti perche é appena arrivata. Secondo me in qualche modo Tom l'ha drogato o ricattato e l'ha convinto di non trattarmi male, oppure forse gli ha promesso un premio tipo che si dà agli animali quando sono stati bravi, non ci sono altre spiegazioni.
Il chiacchiericcio tra me e Sebastian non passò inosservato, ne da parte Max, ne dai miei compagni di lezione e nemmeno dalla professoressa Brown.
<Evans Davies FUORI> urlò la professoressa
Non che mi desse fastidio non ascoltare quella noia mortale, così presi le mie cose e uscii dalla classe, senza ribattere.
<Ma così mi toccherà andare in un'altra classe!> Sbuffò Sebastian irritato
<Allora va in un'altra classe a fare casino, ma non nella mia, qui non ride nessuno alle tue scenate> ribatté la prof Brown.
<Vedrà come riderò io quando si troverà le ruote della sua auto bucate> fece un occhiolino e mandò un bacio con la mano alla professoressa, poi chiuse la porta sbattendola per bene e creando un rumore assordante.
Rimasi a fissare Sebastian, come imbambolata, in lui c'è qualcosa che mi attirava o forse sono solo i suoi occhi talmente profondi, che mi ci perdo perfino io. Dopo quella scenata insolente, capii anche che non era un tipo con tutte le rotelle apposto, lo sapevo già che non fossero tutte apposto, ma pensavo fosse messo meglio, oppure era troppo sfacciato da rendersi conto di quello che faceva. Anche lui prese a guardarmi poi giro la testa di lato e sorrise, un sorriso di quelli beffardi.
<Che cazzo hai da guardare?> Chiese lui.
Quel tono basso fu come uno schiaffo, che mi riportò immediata alla realtà.
Chissà cosa starà pensando di me, forse che sono strana, si molto probabilmente si.
<Ehm...niente> poi presi a camminare verso il mio armadietto.
A quel gesto lui prese a camminarmi dietro, in due passi mi raggiunse, mise la mano sugli armadietti e si posizionò davanti a me, bloccamdomi la strada.
<Cosa vuoi ora?> Domandai un po' stranita della situazione
<So che all'apparenza posso sembrarti scontroso..>cominciò lui
<E lo sei> continuai io <sei scontroso,egoista,donnaiolo, retrogredita e credo ti affligga una lieve problematica di cretinismo> sarei potuta andare avanti all'infinito
<Io donnaiolo?>
<Non so, ficchi la lingua in bocca a tutte>
<E ciò ti infastidisce?> Chiese lui con sguardo beffardo.
<Assolutamente no, puoi farti una anche davanti ai miei occhi non me ne frega niente> ribattei con voce indifferente come se non mi importasse, ma in realtà anche solo che baci delle ragazze mi da fastidio.
<Ah sì, perché tu hai mr fidanzatino perfetto. Spoiler é una noia mortale, sono meglio i ragazzi come me, tutti curve e rischi. Le ragazze che mi girano in torno dicono che una notte con me, é più eccitante di cinque anni di relazione o forse anche dieci> disse Sebastian
<Adesso oltre che a scontroso sei pure vanitoso>cercai di proseguire a camminare passando sotto il suo braccio.
Ma lui mi prese per il polso e mi sbatté contro l'armadietto, poi prese a guardarmi negli occhi, ma quello sguardo non riuscii a reggerlo, quindi presi a guardare il pavimento.
<Non sono vanitoso, sto solo dicendo che sono meglio di lui, in tutti i sensi> si avvicinò ancora si piu e io persi la capacità di ragionare.
<Non toccarmi Sebastian > gli dissi spingendolo, ma lui non si scostò nemmeno di un centimetro.
Lui si avvicinò ancora di più a me, piegò il collo per raggiungere il mio orecchio e poi raggiunse il mio lobo. Soffiò leggermente, lo sentii aprire la bocca, non so cosa stesse per dire, perche il suono assordate della campanella ci riportò alla realtà. Lui si staccò da me e si incamminò nella classe di spagnolo, dove uscii Iris, la ragazza piu bella della scuola. La prese sotto braccio e si incamminarono verso i loro armadietti.
Lui si avvicinò a lei, le sussurrò qualcosa all'orecchio e lei sorrise, poi si guardarono e si baciarono.
Io girai la testa, quando mi accorsi che mentre la baciava, mi stava anche fissando.
Due secondi fa era qui insieme a me.
Avrà paura che farsi vedere con me rovini la reputazione.
Un po' mi dà fastidio vederlo con quella ragazza, due secondi dopo che era con me, ma é Sebastian, il "ragazzo inafferrabile" o come lo chiamano tutte le ragazze.
Vidi arrivare Ethan e Max, abbiamo avuto la fortuna di avere tutti e tre l'armadietto uno di fianco a l'altro.
Il mio é dipinto con lo sfondo di una piscina, ci ho messo un paio di settimane per decorarlo e renderlo realistico e alla fine c'è l'ho fatta, mi esaltava l'idea che potessimo decorarlo a nostra scelta, bastava portarsi a casa l'anta e decorarla. Ovviamente non ho messo niente dentro all'armadietto in quel periodo.
Max invece l'ha colorato di rosa,viola e blu, credo per simboleggiare il tramonto, visto che a lei piace tanto.
Mentre Ethan ha dipinto una stecca e un disco da hockey sul ghiaccio, é il suo sport da quando era piccolo, aveva provato a cercare di inserirmi in una squadra femminile, aveva detto che al mio fisico serviva un po' di movimento e io con titubanza, avevo accettato.
Il punto é che sono una vera imbranata a pattinare sul ghiaccio e non avevo il corpo adatto per quello sport, quindi non mi hanno accettato in squadra.
Avevo provato anche le cheerleader, ma lí me l'hanno detto chiaro e tondo, e quelle parole rimbombano nella mia testa da un anno e mezzo circa.
Sei troppo grossa, non entri in una divisa nemmeno tirando in dentro la pancia, mi dispiace ma no, prima pensa a dimagrire, poi vedremo che fare.
Scaccio via quel pensiero, che per qualche secondo cambia i lineamenti del mio viso e della mia bocca, sempre sorridente, in una linea dritta.
Arrivano Max ed Ethan.
Max sta gesticolando come una matta, come fa sempre quando é arrabbiata, mentre Ethan la guarda con sguardo truce, di chi non sopporta una persona quando parla e se ne sta in silenzio.
Loro due litigano spesso, la mia migliore amica non sopporta che io stia con uno come lui, sostiene che mi tradisca, ma il fatto é che non stiamo nemmeno insieme.
Appena mi vede, Max mi fulmina con lo sguardo, i suoi occhi mi dicono:"tu non mi hai raccontato tutto". Ma in realtà si che le ho raccontato tutto, apparte alcuni piccoli particolari del giorno precendente e quello che era appena successo. Ma la avrei informata molto presto.
<Dico solo che se osi toccarla sei morto> urla Max a Ethan che ormai non ce la fa piú.
<Non decidi tu chi la deve toccare e poi la conosco meglio io di te. Io la conosco da quando eravamo piccoli. I nostri genitori sono amici.> Dice calmo prima di mandarmi un bacio con la mano.
<Ma non é vero..> Max inizia a parlare, ma io mi perdo nel gesto di Ethan.
Mi sciolgo in quel gesto romantico, Ethan é una green flag in persona ai miei occhi, se non fosse per la storia di ieri, che mi ha dato buca, andandosene, ma mi é già passato quasi del tutto.
Intravvedo un mazzo di rose dietro la schiena di Ethan.
Si allontana da Max, non dandole più filo da torcere e mi allunga le rose.
<Queste sono per te> disse lui con voce calma, come se cinque secondi fa non stesse litigando con la mia migliore amica.
Gesto romantico, peccato che le rose non mi piacciano, sono troppo classiche e scontate come fiore. Sono una ragazza particolare, perché mi piacciono i papaveri, sono l'unico fiore che mi vengono in mente ricordi e che mi emoziona.
Sono il primo fiore che mi é stato regalato, sono semplici, perché hanno solo quattro petali e delicati, molto delicati, che basta una folata di vento un po' più forte del dovuto e gli si staccano tutti i petali, credo che sia il fiore che mi rappresenta alla perfezione.
Gli sorrido.
<Volevo prenderti anche dei cioccolatini, perché avevo paura che solo delle rose non servissero a farmi perdonare per ieri> dice lui facendo una pausa <ma poi mi sono ricordato che non gli avresti mangiati, perché le cose zuccherate non ti piacciono>continuò lui toccandosi insistentemente il ciuffo.
Sono balle, ma che gli ho detto io. Adoro gli zuccheri, caramelle, cioccolatini e il dolce in generale, ma preferisco non mangiarli.
<Tranquillo, non sono più arrabbiata> prendo in mano le rose e le annuso, oltre che alla forma non mi piace nemmeno il profumo.
Mi giro a posarli dentro l'armadietto e prendo i libri di francese. Poi guardo Ethan e Max che fanno lo stesso con i libri delle loro ore successive.
<Che materie avete oggi ?> Chiedo incuriosita per capire se avessimo qualche lezione in comune.
<Io adesso ho francese insieme a te, poi ho due ore di motoria, un ora di latino e un ora di scienze> interviene prima Max.
<Mentre io ho due ore di scienze, due ore di matematica e una di inglese> disse Ethan subito dopo Max.
<Va bene, io ho solo un'altra ora in comune con Max e dopo basta> dico io un po' dispiaciuta.
Sbattei l'anta dell'armadietto, presi sotto braccio Max e ci incamminammo in aula di francese.
La giornata scolastica passò molto velocemente senza intoppi, apparte la il distributore automatico a cui piace farmi gli scherzi, non ascoltai nessuna delle lezioni seguenti, ero, e sono troppo presa a pensare perché Sebastian si é comportato cosi, perché prima sembra carino e gentile, e poi il secondo dopo non gliene frega più niente di quella persona.
Aprii l'armadietto per prendere i libri e portali a casa, ma mi accorsi che era aperto.
Mi sono dimenticata di chiuderlo a chiave. Che stupida.
Quando aprii l'anta, notaio che le rose erano scomparse.
Magari avevano visto che l'anta era aperta, hanno intravisto delle rose e avranno pensato che se le prendevano non sarebbe stato un problema.
E ora che cosa avrei detto a Ethan, chissà cosa avrebbe pensato di me se mi avesse visto senza il suo mazzo di fiori tra la mani.
L'unica soluzione era ignorarlo e cercare di non farsi notare. Uscii dalla porta sul retro, che dava direttamente a una strada a senso unico, che finiva in una statale, avvertii Max dell'accaduto e lei uscii da davanti per coprirmi le spalle.
Per questa strada ci passano tutti quelli che tornano a casa in moto o in macchina, quindi é spesso affollata.
Mi sedetti sotto un albero, al bordo del marciapiede, ad aspettare che la scuola si svuotasse, o per lo meno che Ethan decidesse di tornare a casa, in modo da non incontrarlo per strada.
Dopo un quarto d'ora scarso decisi che era il momento di incamminarmi, ma in lontananza sentii delle moto arrivare in questa direzione.
Dopo qualche secondo mi trovai davanti, Jason e Brian.
Il biondo mi notò e accostò forse per parlarmi, mentre il ragazzo dai capelli neri non mi calcolò nemmeno di striscio e sfecciò a tutta velocità verso la statale.
Brian mi raggiunse a piedi, spalle larghe e camminata sicura, é proprio un bel ragazzo, se non fosse alto un metro e un tappo.
<Ehi Blue, cosa ci fai qui?> Chiese Brian incuriosito.
<Oh, lunga storia> risposi io facendo una pausa <un ragazzo mi aveva regalato delle rose, non ho chiuso l'armadietto e me le hanno rubate. Ma io mi chiedo, quale retrogredita abbia avuto questa idea? É davvero incredibile come le persone possano essere così incivili. Così per non fare vedere a questo ragazzo che le ho perse, ho deciso di uscire dal retro.> sospirai e ripresi a fissare il vuoto.
Brian era sbiancato, tutto d'un tratto, assomigliava a uno spettro di quelli che vedi nei film horror, si mise a sedere di fianco a me, prese a fissare il nulla e per qualche secondo pensai che da un momento all'altro potesse svenire. Mi girai di scatto per vedere se stesse bene, lui mi guardò con occhi colpevoli, di chi ha combinato un casino.
<Mi spiace Blue...> Sussurrò a bassissima voce, riuscii a percepirlo a malapena, perché il rumore di un'altra moto sovrastava il suo sussurrò.
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