𝕮𝖍𝖆𝖕𝖙𝖊𝖗 𝖘𝖊𝖛𝖊𝖓 - 𝑩𝒍𝒖𝒆
Due occhi smeraldo mi fissavano.
Il ragazzo prese il mio reggiseno con la mano e lo tirò su, mostrandomelo.
<Pensavo qualcosa di più venere > disse indicando il mio reggiseno.
Diventai tutta rossa, come osava venire qui, in uno spogliatoio femminile e criticare persino la mia taglia.
Non é colpa mia, se i miei genitori mi hanno creata piatta!
Lo fissai con sguardo truce.
Lui si mise a sorridere, come se la mia faccia lo divertisse.
<Iris non c'è, é andata via da un pezzo> dissi io, sapevo che stava cercando lei.
<Ma io non voglio lei ora> Sebastian si alza in piedi e si posiziona davanti a me.
Mi sovrastò con tutta la sua stazza, alzai la testa per guardarlo negli occhi. Il suo profumo mi confondeva le idee.
Mi persi nei suoi occhi.
Con il pollice sfiorò il mio labbro inferiore.
Si piegò leggermente e mise la testa nell'incavo del mio collo.
Tirò su con il naso, forse per sentire meglio e memorizzare il mio profumo.
I miei capelli ricci, bagnati li ricadevano sul suo viso.
Diventai ancora di più un pomodoro, quando mise una mano sui miei fianchi e annullò la distanza tra noi.
Io a fatica reggevo asciugamano, non volevo mi vedesse nuda.
<Non mi piacciono le cose viola> disse indicando l'asciugamano <soprattutto addosso a te. Stai meglio senza> fece un sorriso furbo, tornando a guardarmi dall'alto.
Cerco di aprirmi e togliermi l'asciugamano, ma non ci volevano due battute stupide, dal primo pervertito di turno, per farmi perdere del tutto la coscienza.
Glielo impedii richiudendo e fermando con la mano, l'angolo dell' asciugamano.
Ma anche un'altra cosa lo fermò.
Dei passi che si avvicinavano alla porta dello spogliatoio femminile.
<S-sebastian, che cavolo ci fai nello spogliatoio delle ragazze> quella voce la conoscevo. Era Ethan.
Sebastian si girò, rivelando la mia figura a Ethan. Chissà cosa avrebbe pensato di me, dopo avremi vista attaccata a lui, con solo un asciugamano addosso .
Che figura!
Sebastian avrebbe potuto coprirmi e dire che non c'era nessuno. Ma non l'ha fatto. Voleva che Ethan vedesse che ero con lui.
Ethan spalancò gli occhi e prese a fissarmi, incredulo.
<A sta notte principessa, non vedo l'ora di spasarmela con te>. Sebastian si allontanò da me e uscì dalla stanza, lasciando me e Ethan da soli.
Che stronzo! Ci mancava solo questa, chapeau.
Non era successo niente con Sebastian, ma come lo spiegavo a Ethan, ci aveva sorpresi uno attaccato all'altro. Non sarebbe stato facile e non mi avrebbe sicuramente creduto.
Più con la frase finale di Sebastian, non mi avrebbe nemmeno più guardata.
<Ethan, ti posso spiegare. Non..> iniziai io, ma lui mi fermò prima che potessi cominciare a raccontare.
<Sei anche tu una delle sue puttanelle, ti credevo diversa, ma invece no. Ti avevo chiesto di metterti con me e questa é stata la tua risposta. Pensavo fossi più matura Blue> fece per andarsene, ma lo presi per il polso.
<Cosa hai appena detto?> Chiesi io, incredula.
<Che sei una delle sue puttanelle , non mi pento di quello che ho appena detto> disse lui con sicurezza.
A quelle parole rimasi di sasso, ma volevo capire.
<No, intendo dopo> esclamai
<Che ti avevo chiesto di mettermi insieme a te? Si l'ho fatto nel biglietto attaccato alle rose, ma me ne sono già pentito>. A quelle parole, la mia parte di cuore che batteva per lui, si frantumò in mille pezzi.
Lasciai il suo polso, lui varco la porta e se ne andò. Io caddi a terra dal dolore.
Colpita e affondata Ethan.
Le lacrime iniziarono a scorrere sulle mie guance. Se lo avessi saputo, certo che mi sarei messa con lui, ma ora é troppo tardi.
Dopo un quarto d'ora di pianto sconfinato, mi rimisi su due piedi, mi vestii e raccolsi gli shampii.
Mi sentivo il mondo crollarmi addosso, tutte le mie idee e sogni futuri con lui, andarono a pezzi in un solo secondo.
Camminai tremolante per il corridoio, riuscivo a muovermi a malapena, dal dolore. Non c'era nessuno dolore fisico, solo che dentro di me, una parte era andata in frantumi.
Camminai attaccata alla parete bianco latte, per riuscire a reggermi in piedi.
In fondo al corridoio, un ragazzo dagli occhi verde profondo, mi fissava.
Passai di fianco a Sebastian, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
Ero impalata a guardare il vuoto davanti a me e in qualche modo, a contemplarlo.
<Felice ora? Non hai più quella noia mortale, nella tua vita! Adesso ci sono io che ti posso far divertire un po' >. disse lui, tirando su un angolo della bocca e sfoggiando il suo sorriso beffardo migliore.
Mi fermai. Quel ragazzo é troppo convinto di sé e di ciò che fa.
Perché ha preso di mira proprio me! Tra tutte, perché doveva rovinare la vita, a me! L'unico ragazzo che mi amasse per ciò che ero e senza secondi fini, se n'era appena andato, per colpa sua!
<Non volevo lasciare la mia casa per un hotel> risposi io con voce rotta, continuando a guardare avanti. Non volevo nemmeno degnarlo di uno sguardo.
Lui rimase in silenzio a guardarmi. Lo so perché mi sentivo il suo sguardo puntato addosso.
Dopo un paio di secondi, capii che non aveva altro da dirmi e ripresi a camminare.
Ma Sebastian mi segui da dietro, mi afferrò il braccio.
<Ehi venere, non pr...>. Si blocco, quando mi girai a guardarlo.
Avevo gli occhi rossi e gonfi, sfiniti dalla cascata d'acqua, che fino a pochi minuti fa, mi usciva dalle palpebre e scivolava sulle guance, fino a raggiungere il pavimento.
A quella vista mi lasciò il braccio.
Mi guardò sconfitto.
La sua espressione in viso cambia in un secondo.
Ora mi guarda colpevole.
Sa che é stata tutta colpa sua e che é il vero colpevole, dello stato in cui mi trovo ora.
Con gli occhi mi sta chiedendo anche perdono.
Ma non me la sento, ha combinato qualcosa di grosso, ha giocato con i sentimenti di più di una persona.
Non si merita il mio perdono,non ora, non dopo questo, deve guadagnarselo.
Se lo perdonassi ora, capirebbe che quello che ha fatto era giusto e mi andasse bene, tutto il contrario, di quello che dimostra in questo momento il mio viso.
Mi limitai a girargli le spalle e a continuare a camminare, verso l'interno della scuola.
Lui non provò nemmeno a seguirmi, rimase impalato a fissarmi. Finché non girai l'angolo e non mi sentii più i suoi occhi addosso.
Non so se in questo momento, mi fa più male che Ethan non mi voglia più parlare, o perché ho lasciato la Sebastian. Beh in ogni caso Sebastian, ci mette due secondi a dimenticarsi delle persone, a ritornare felice e a farsi altre venti ragazze.
Quindi non mi dovevo preoccupare per lui.
Dopo l'ultima ora di arte, credo che quel professore mi odi, uscii dalla classe a testa bassa.
Trovai Max appoggiata ad un armadietto a fissare, qualcosa o qualcuno.
Si girò a guardarmi, come se avesse sentito la mia presenza.
Corse per raggiungermi, dalla faccia era preoccupata per me, ma da un lato era anche arrabbiatissima.
<Avevi ragione amica mia, l'amore é uno schifo> appoggiai la testa sulla spalla di Max, lei prese ad accarezzarmi i capelli, con fare consolatorio. Quella frase prima dell'accaduto con Ethan equivaleva a una bestemmia, ma ora non ha più importanza.
<Non ci credo che tu lo abbia detto, la mia romanticona ha smesso di credere nell'amore?> disse Max. Però come spiegarglielo che era colpa mia, se Ethan non c'era più. Beh, non proprio colpa mia, ma di un certo essere dagli occhi di smeraldo. <Tesoro, ma sappi che Ethan non torna a casa vivo> continuò Max.
<Max non é stata colpa sua> la mia migliore amica mi guardò confusa <quando ho finito di fare la doccia, Sebastian era dentro lo spogliatoio femminile ed é venuto verso di me. Ma non abbiamo fatto niente. Lo giuro. O per lo meno, Sebastian ci ha provato, ma io gliel'ho impedito. In quel momento Ethan é entrato e mi ha visto con lui. Ma Sebastian invece che aiutarmi ha detto "a sta notte principessa, ci divertiremo"> cercai i imitare la voce di Sebastian.
<Respira! eh ma tu gli avrai spiegato che non avevate fatto niente?> Chiese la mia amica.
<Certo che ci ho provato, ma lui mi ha detto che sono una delle puttanelle di Sebastian e che nel biglietto, che come sai non ho potuto leggere, mi aveva chiesto di stare insieme a me> Max mi guardò stupita <ma ha detto che se n'è pentito>.
<Poteva almeno ascoltarti! Piu se ti amasse veramente, ti avrebbe creduto. Tesoro non fa per te Ethan. Lascialo in pace. Non sa che ci perde solo lui.> Max cerco di risollevarmi il morale.
Uscimmo da scuola, ma pioveva quindi ci rifuggiammo sotto la tettoia, perché ovviamente nessuna delle due aveva un ombrello. Siamo geniali.
Migliore amiche, stessa mentalità.
So di essere drastica, ma non voglio più frequentarmi con nessuno maschio.
Devo riuscire a fare come Max, a lei in tutti questi anni non le é mai piaciuto nessuno. Anche se molti maschi le stanno dietro, tutto il contrario di me.
Lei dice che nessuno la ispira e che sono tutti brutti. Devo provare a diventare così anche io.
Rientrammo a scuola, erano usciti tutti. Magari qualcuno aveva lasciato un ombrello, che da prendere in prestito e che avremmo riportato, domani.
Nel porta ombrelli, c'era un ombrello azzurro con il manico argento. Mai visto un ombrello così bello.
Sopra c'era un biglietto con scritto.
"Immaginavo che ti fossi dimenticata l'ombrello. É per te, Blue."
Che strano, nella scuola non c'era nessun'altra, che si chiamasse Blue. Quindi lo presi.
Portai Max a casa, ci salutammo con un abbraccio e una volta che richiuse la porta di casa, mi incamminai verso la piscina. Nella sacca, dopo l'esperienza di ieri, con Sebastian, mi sono portata del cibo in sacca.
Non si sa mai.
Arrivata in piscina, scoprii da May che oggi avevamo palestra.
Sbiancai.
Non avevo mai tirato su un peso in vita mia, che figura che farò.
Arrivammo in palestra, mentre Tiffany mi stava iniziando a spiegare qualche esercizio, molto semplice.
Per fortuna che oggi avevo avuto educazione fisica e che avevo dietro i pantaloni della tuta.
La palestra, era un ambiente molto freddo, rispetto alla piscina. C'erano dei mega specchi davanti ai macchinari.
In un angolo c'erano gli step e delle palle giganti da Pilates, insieme ai tappetini e ad altri attrezzi da palestra.
Pavimento in legno e pareti bianche.
Di sottofondo c'era la musica, credo che la stazione fosse radio deejay, adoro la musica che trasmette.
Dopo un quarto d'ora di riscaldamento, entrò Tom insieme a Jane, la sua ragazza, istruttrice di nuoto anche lei.
<Blue, questo é il tuo primo giorno di palestra. Non farai tutto, Sebastian sarà il tuo insegnante, visto che é il migliore nella palestra. Ma sfortunatamente non di simpatia. Tralasciando questo, di solito c'è una scheda da seguire e si fa per due volte. Sebastian ti spiegherà tutti gli esercizi con calma.> Guardai Sebastian, lui mi sorrise.
Ma tutte a me!
Sebastian mi portò a provare gli esercizi in sala pesi.
Era piena di pesi, pesetti e dischi per i bilancieri. C'era anche un pavimento rialzato nero, forse per quelli che tirano su tanto.
Prese un bilanciere, lo caricò cinque chili per lato e lo mise davanti a me.
<Iniziamo con poco> disse Sebastian guardandomi, ma non negli occhi.
Io annuii, lui si mise dietro di me.
<Bene ora prendi su il bilanciere>. Lo tirai su fino a inizio coscia. <Brava così, ora lo tiri su e te lo porti sulle spalle>. Afferrò anche lui il bilanciere, da dietro e mi aiutò a portarlo sulle spalle.
Quando mi resi conto che il suo petto era attaccato alla mia schiena, feci dei passi in avanti per staccarmi da lui.
Solito pervertito.
Il peso era molto leggero, non avevo difficoltà a camminare avanti e indietro.
Ma niente da fare, si rimise attaccato a me, forse anche più di prima, perché il suo bacino toccava le mie natiche.
<Bene questi si chiamano "front-squat", perché il bilanciere é davanti, mentre squat, perché devi andare giù in squat. Quindi muovi il culo e vai giù in squat e poi torna su > disse lui un po' spazientato.
Feci qualche squat senza difficoltà.
<Si ma stai un po' più su con il sedere>mi rimproverò lui.
Quando scesi un'altra volta, lui mise le sue mani sulle mie natiche.
<Così!> Disse sollevandomelo leggermente e indicando lo specchio.
Divenni rossa come un pomodoro, dove aveva trovato tutto quel coraggio, per toccarmi il sedere, dopo quello che era successo oggi?
In quel momento Tom notò che Sebastian mi dava un po' fastidio.
<Sebastian! Ti ho detto di aiutarla a fare gli esercizi.> Esclamò Tom <non di rifarti gli occhi sul suo culo>.
<Ma non la sto nemmeno guardando!> Sbuffò l'incriminato.
<No infatti glielo stai palpando>.
A quelle parole, Sebastian staccò le mani dal mio sedere e si mise a distanza di sicurezza, per il resto degli esercizi.
Dopo un ora di allenamento a secco, non poteva mancare, altre due ore di allenamento in acqua.
Finimmo alle cinque e mezza circa, un'ora in più del dovuto.
Un allenamento del genere c'era il lunedì e il giovedì di tutte, le settimane.
Prima che arrivi l'estate, sono già schiattata.
Mi sto lavando, per la seconda volta del giorno, i capelli con May, Tiffany e Ada. Non voglio sapere da cloro, quando torno a casa.
May e Ada stanno facendo le scimmie, sui pali che ci sono sopra le docce, vince chi resiste di più. Io e Tiffany, ci guardiamo e ridiamo, per la sfida lanciata.
Vince Ada essendo più snella e leggera.
In spogliatoio, parliamo del più e del meno, io confessai di non avere più un interesse amoroso e che persino Tiffany, si é lasciata con il suo ragazzo, che non pensavo nemmeno avesse.
<Ragazze che ne dite se sabato sera andiamo a una festa? Domenica non abbiamo allenamento> proposte May, all'improvviso.
<E per fortuna che non abbiamo allenamento anche di domenica> risposi io < dove andiamo? In città non ci sono feste> chiesi, ed era la verità, la cittadina in cui abitiamo tutte, non c'è mai niente.
<Fanno una festa in una discoteca, che ai minori di diciassette anni non é accessibile, ma mio fratello lì ci va spesso. Conoscono anche me, ci faranno passare>. Rispose May.
<Portiamo alcune nostre amiche, più numerose siamo meglio é!> Esclamò Tiffany, tutta felice.
Eravamo tutte molto euforiche, era la prima volta per quasi tutte in discoteca, tranne per May.
Forse siamo troppo piccole, può essere, ma dai che potrà mai essere, ci divertiremo e basta!
<Però ragazze come ci arriviamo? Io ho il motorino, posso portare qualcun'altra, ma non tutte>. Domandò Ada.
<Tranquilla, so guidare, l'unica cosa é trovare una moto entro sabato>. Le ragazze mi guardarono stranite <ho il patentino, ma non la moto!>.
Scrissi a mia madre, volevo chiederle se riuscisse a passarmi a prendere, visto che era tardi e tra mezz'ora staccava da lavoro.
Scusa tesoro, anche
sta sera torno tardi, perdonami.
Tranquilla, non fa niente.
Quindi domandai ad Ada un passaggio.
Devo smetterla di scroccare passaggi a tutti.
Se ci avessero beccate, avremmo preso la multa, ma tanto era tre chilometri, in cinque minuti ero a casa.
Aveva smesso di piovere, le strade erano bagnate, l'aria era impregnata dal profumo deciso della pioggia.
Quando passavamo sotto gli alberi, con il motorino di Ada, alcune goccioline rimaste sulle foglie, mi caddero sui capelli ancora umidi.
Davanti casa, scesi dal motorino e la ringraziai per il passaggio.
Una volta varcata la soglia di casa, mi tolsi il giubbotto,sciarpa e scarpe. In casa c'era un caldo piacevole. Solo in questo momento, mi accorsi che non c'erano tracce di mio padre. Non che fosse un problema così grande.
Solita merenda e su a studiare per l'interrogazione di scienze.
Formule dopo formule, non ci capisco niente.
Io ho scelto il linguistico, mica lo scientifico!
Ormai sono le otto passate e sento aprire la porta di casa.
Scendo le scale di corsa, sulla soglia di casa mia madre ha la faccia sconvolta.
<Mamma che hai?> Le vado in contro per assicurarmi che stia bene.
<Tesoro, papà non tornerà più a casa> disse mia madre quasi in un sussurrò.
<Che?!> Non ci posso credere a quello che ha appena detto.
Non sapevo se reagire bene, perché ero felice di non essere più ristretta e avere sempre una costante paura di fare, o chiedere. Ma dall'altra, non volevo ferire mia madre, dicendole che non ero affatto triste. Anche se si sapeva, non si meritava più di stare in questa casa, trattava mia madre malissimo.
Così mi mostrai triste ai suoi occhi, o per lo meno ci provai.
<Tesoro, se lo meritava, continuava a chiedere soldi per il suo lavoro e a spenderli inutilmente. Tre quarti del mio stipendio, a causa sua andavano buttati via. Se continuava così, non avevamo nemmeno più soldi per pagarti la scuola. Posso immaginare che tu sia sconvolta, ma é la cosa giusta da fare.> Mia madre mi sorride dolcemente. <Ora siamo noi due contro il mondo> E con un braccio mi avvolse le spalle, in una stretta calorosa.
Nuova vita, sto arrivando!
Cenammo e ci sedemmo sul divano a guardare vampire diary. Io e mia madre siamo fan sfegatate di quel programma televisivo. Lei non sembrava affatto triste di aver lasciato papà, forse lo pensava già da un po'.
A pensarci la mia giornata é stata molto piena.
Tra Ethan, Sebastian, la notizia di papà e la palestra, sono esausta.
<Mamma, come sai ho il patentino adoro le moto e ti volevo chiedere se con i miei risparmi potessi prenderne una..> chiesi io con voce timida, non volevo esagerare e metterle pressione.
<Tesoro, abbiamo tremila dollari risparmiati per questo momento! Aspettavamo soltanto che c'è lo dicessi>. Mia madre era entusiasta, le si leggeva in viso.
Lei adora le moto quanto me, mi ha trasmesso lei la passione. Solo che quando é nata, le donne in moto non erano viste bene e i suoi genitori volevano che facesse, cose da femmine.
Non potevo credere alle sue parole, non avevo intenzione di spenderli tutti ora, per una moto. Ne avrei presa una usata e poi l'avrei risistemata.
Tutto venerdì, appena tornata da allenamento e nelle pause tra una lezione e l'altra, guardai su dei siti dove vendono moto. Ne decisi una, abbastanza vicina, venti minuti a piedi, ma per una moto, questo ed altro, a mille e cinquecento dollari, messa benissimo. Mi misi d'accordo con il proprietario, che alle otto sarei passata a prenderla, per controllarla, se messa bene, portarmela a casa.
Premesso che non sono una ragazza mattiniera, misi otto sveglie una dietro l'altra.
Non si sa mai! Magari non mi sveglio.
Invitai Max alla festa, l'unica mia amica. Le altre ragazze del nuoto hanno detto di dover fare la selezione, da quante ne hanno, io mi sentii un po' in imbarazzo in quel momento. Per prepararci, May si offrí di invitarci tutte a casa sua, anche se non ero e sono anche in questo momento, entusiasta di vedere Sebastian. Eravamo in nove, ma quelle senza passaggio siamo io, Tiffany e May.
Problema che si può risolvere, se io prendo la moto domani.
Alle unici mi arriva un messaggio. Max.
Domani io e te shopping
.
Ho dei vestiti tranquilla
Se intendi andare in
discoteca in tuta, sei morta.
So che non hai niente di
"Invitante" nell'armadio
Quindi domani shopping.
Cedetti a Max, é impossibile resisterle.
Alle tre ci demmo appuntamento al centro commerciale.
Mi preparai per andare a letto, esausta di questa settimana. Erano successe troppe cose. Decisi che domenica, la dedicherò per assibilare bene gli accaduti, della settimana e a fare i compiti.
Prima di addormentarmi pensai a Ethan, ma ormai non mi faceva più effetto. Non piangevo più, credo di averle finite tutte le lacrime, questa settimana.
Il mattino seguente servirono tutte e otto le sveglie, per tirarmi su dal letto.
Odio svegliarmi presto anche di sabato, ma questo ed altro per un mezzo, che mi permetta di andare dove voglio.
Mangiai qualcosa al volo e partii verso...non si sa dove, ma mi avrebbe portato Google Maps.
Molto affidabile. Lo so.
Dopo trenta minuti, si perché Google Maps, mi ha fatto girare a vuoto per dieci minuti! Trovai il posto.
Era una mega villa bianca, con un giardino enorme e due cani da guardia.
Di solito i cani mi mettono tenerezza, ma di quelli lì dentro, non mi fiderei molto.
Un ragazzo di sedici o diciassette anni, mi aprí il cancello e mi invitò ad entrare.
Era un ragazzo carino, dai capelli rossi e ricciolini, notai qualche lineamento del viso, simile al mio.
Gli chiesi se frequentasse la mia scuola, ma lui negò, rispose che andava a una qui vicino e che quindi la moto, non gli serviva più.
Notai che più di una volta, quando parlavamo, si soffermava a guardare il mio seno.
Mi portò in un garage, anche quello molto spazioso, notai macchine bellissime, era pieno di mustang e Ferrari, in giro qua e la c'erano parcheggiate alcune moto, ma di cilindrata molto alta.
Finché non ci fermammo davanti a una Kawasaki ninjia verde e nera, non male, ma poi l'avrei rimessa a posto.
L'accesi, ma mi accorsi che era un centoventicinque, cilindrata un po' troppo alta per essere la mia prima moto da strada.
Grande Blue, hai guardato soltanto se ti piaceva la moto, ma non hai nemmeno notato che era un centoventicinque.
Non c'era altro tempo per cercare un'altra moto, per non rischiare, decisi che sarei andata abbastanza piano, finché non ci avrei preso mano.
Insieme alla moto avevo ordinato anche il casco e tuta abbinati, quindi opzione A, me la prendo e chiudo un occhio, oppure opzione B, che consiste di fare come nella A.
Avevo deciso, pagai la moto e insieme a un suo casco, che me lo offrí a poco più di venti dollari.
Per tornare a casa, andai molto piano, era bagnato e non volevo slittare via.
Dopo allenamento, mangiai e mi preparai per lo shopping con Max.
Raggiunsi il centro commerciale, parcheggiai fuori, sperando che il tempo non degradi e inizi a piovere.
Max era appoggiata su una panchina del centro commerciale e mi stava aspettando.
<Scusa se ho fatto tardi, devo ancora prenderci la mano>. Dissi a Max, sperando che mi perdonasse.
<Cavolo amica, quel bestione è tuo?> Io annuii, tutta fiera di me e della mia scelta.
Alle cinque e mezza, eravamo ancora lì a girare, Max aveva tra le mani, già più di cinque borsette. Io non avevo niente.
Finché Max non addocchiò, "l'abito della vita", mi trascinò dentro di forza. Ero stufa di fare shopping.
Me lo lanciò, era uno di quegli abiti, che sembravano una lastra di rilevazione del calore.
Era scollato davanti e non mi arrivava nemmeno a metà delle cosce.
<NO.> Non ho alcuna intenzione di provarlo, era troppo per una come me.
<Dai provalo, solo provarlo> Max mi fece gli occhioni dolci.
<Eh va bene> cedetti.
Entrai nel camerino, dopo dieci minuti di fila, sfilai la tuta e mi misi il vestito, non mi stava male, mi fasciava perfettamente il sedere, la pancia e i fianchi, mentre la scollatura e l'imbottitura del vestito, valorizzavano il mio seno.
Uscii dal camerino.
<Cavolo! Ti sta da dio!> Max mi guardò, come se avessi visto un angelo.< Se non lo prendi tu, te lo prendo io>.
Decisi di prendermelo, non era così male come sembrava.
Dopo i vestiti, Max mi portò a prendere i trucchi.
Verso le sei e mezza riuscimmo a uscire da quel inferno.
Salutai Max, le diedi l'indirizzo di casa Davies e poi tornai a casa, per mangiare qualcosa.
Appena arrivai in casa, c'era un buon profumo di panino fatto in casa, si vedeva che mia madre aveva iniziato a stare meglio.
Mangiai di gusto, era da tanto che non mangiavo così bene.
Misi la tuta per la moto per uscire di casa, il vestito e i trucchi, li nascosi dentro la borsa.
Sperai che mia madre, non notasse nulla di strano e uscii di casa, rassicurandola che andavo a fare una serata film tranquilla, da May.
Arrivai a casa Davies, era enorme come casa, ma essendo in cinque in famiglia, ci stava.
Misi la moto nel vialetto della dimora.
Due cani carinissimi mi raggiungerò e iniziarono ad annusarmi, saltare qua e la ed a dimenarsi felici.
Camminai verso l'ingresso, ma prima di suonare, una mano sconosciuta si appoggiò sul mio fianco, d'istinto mi girai e tirai un pugno, alla figura dietro di me.
Lui si staccò da me e si tirò indietro, quando mi resi conto di chi fosse.
Esclamai.<Oddio scusa! Non volevo>
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