2. Nome
-Ciao, piccola- dice, sorridendo.
-Non azzardarti a chiamarmi così!
Ma lui ovviamente mi ignora, e si gira verso la cattedra. Quando la lezione finisce mi alzo e metto le mie cose dentro lo zaino. Si alza anche lui e mi guarda dalla testa ai piedi.
-Ti stai godendo lo spettacolo?- gli domando divertita.
-Certo- risponde con la sua faccia da schiaffi. -Che hai sulla maglietta?
Osa anche domandarlo. -Chiedilo allo scemo che mi ha versato addosso il thè.- Metto lo zaino sulla spalla sinistra ed esco.
Mi dirigo verso gli armadietti, e quando arrivo al mio, vedo il nuovo arrivato superarmi. Apro l'armadietto e quasi sclero.
All'interno, sopra ai miei disordinati libri, trovo un bicchiere fumante e un biglietto: "Un thè di scuse alla mia piccola arrabbiata".
Ma.. come fa a sapere qual è il mio armadietto? Come fa a sapere la mia password, dato che non la sanno nemmeno Lindsay e Yvonne? E il thè come fa a essere caldo? Quando cavolo ce l'ha messo?
In effetti, a pensarci bene, dieci minuti prima della fine della lezione, era uscito per andare in bagno. Ma ancora non mi spiego come sappia del codice. E che cazzo, non l'ho segnato da nessuna parte, è segretissimo.
Prendo un respiro profondo per calmarmi. Sì, ho la rabbia facile. Ho voglia di prendere la bevanda e versargliela in testa, ma cerco di calmarmi.
Rileggo il biglietto un'ultima volta di troppo, ed esplodo. Non riesco a fermarmi. Prendo il bicchiere, chiudo l'armadietto, e mi dirigo verso il moro, che mi da le spalle. Non esito e glielo verso in testa.
-Ma che cazzo fai?- urla, mentre io sorrido soddisfatta con le braccia incrociate.
-Ho detto che l'avresti pagata e tu stesso mi hai dato l'opportunità- dico, mostrandogli il biglietto e il bicchiere, ormai vuoto.
-Mi stai prendendo in giro? Era per far pace e chiederti scusa- grida, arrabbiato, ma non mi interessa.
-Non mi servono le tue scuse. Mi serve che mi stai lontano, e mi serve una nuova T-shirt- faccio allo stesso modo.
Intorno a noi si è formato un semicerchio di persone che ci fissa. Non mi importa se diamo spettacolo. Quando Chloe Grace Moretz è arrabbiata non le interessa di niente e nessuno.
Apre la bocca, ma non riesce a formulare una parola.
-Se hai capito il concetto, io me ne vado- mi giro, lancio il bicchiere e il biglietto all'indietro e mi dirigo verso la mia classe.
Ora ho lezione di matematica. Di solito, quando comprendo questa materia -quindi il più delle volte- mi piace. Prima di entrare in classe, sento dei grandi passi venire in questa direzione e quando mi giro scorgo il nuovo che sta correndo da questa parte.
Nel momento esatto in cui entro nella sua visuale aumenta la velocità, e io subito mi sistemo in classe, anche perché c'è già il professore.
Lui si ferma di scatto davanti alla porta, mi fulmina con lo sguardo mentre io ammicco un sorriso. È rosso in volto dalla rabbia. Dopodiché se ne va.
Inizia la lezione e cinque minuti dopo bussano alla porta.
-Avanti- dice il prof.
La porta si apre e s'intravede una maglietta color verde. Poi compare il volto del tizio di prima, Occhioni Azzurri... non ricordo per niente il suo nome: Gash? Rash? No, non me lo ricordo.
-Buongiorno, scusi il ritardo. Ho avuto un piccolo incidente- dice lui, fissandomi.
-Lei chi sarebbe?- domanda il prof, mentre inizio a sghignazzare.
-Nash Grier, il ragazzo nuovo- dice lui facendo il sorriso più falso al mondo.
-Mi dispiace ma penso che lei abbia sbagliato classe. Non mi hanno detto nulla del suo arrivo.
Io scoppio in una fragorosa risata e la classe mi segue.
-Fate silenzio, non c'è niente da ridere- grida il prof. Oggi tutti in vena di sbraitare, eh.
-Prof, mi sono trasferito all'ultimo momento, per questo nessuno ne sapeva nulla- continua... Gash? Sì, mi pare abbia detto così.
-Sì, va bene. Prendi posto. Abbiamo già perso troppo tempo- dice il prof spazientito.
Ovviamente, lui si mette dietro di me. Questi due erano gli unici posti liberi quando sono entrata.
Mi passa accanto sorridendomi. Una volta seduto si sporge in avanti e mi sussurra: -Sappi che non la passi liscia.
Mi giro di scatto e me lo ritrovo davanti, un po' troppo vicino per i miei gusti. Non ha più l'odore di thè verde, ma di profumo, inebriante...
Scuoto la testa, per risvegliarmi dai miei pensieri. -Senti, Gash o Rash, come cavolo ti chiami, ora siamo pari. Tu mi hai versato il thè addosso, e io l'ho fatto a te. Basta.
-Signorina Moretz, ha qualcosa da dire?- domanda il prof.
-No, no, scusi- affermo imbarazzata. Tutta colpa del nuovo arrivato.
Passa anche quest'ora ed esco fuori. Metto tutto, compreso il cellulare dentro l'armadietto, e in quel momento arriva lui, che me lo chiude.
-Ma che problemi hai?
Mi prende di peso e mi posa su una spalla. -Te la faccio pagare- dice lui tranquillo, mentre percorre i corridoi della scuola con me sulla spalla.
-Mettimi giù, Gash!!- grido, dandogli qualche pugno sulla schiena, che lui sembra non sentire minimamente.
-A tempo debito. E comunque mi chiamo Nash.
-Non mi interessa. Lasciami!- A quel punto mi da una pacca sul sedere.
-Ma come ti permetti, pervertito?!
-Stai zitta o ti sculaccio.
-Lasciami, porca gitana!- grido ancora mentre percorre il giardino.
Oh, no. Ora ho capito le sue intenzioni. Comincio a muovere anche le gambe e a urlare ancora di più, ma lui me le blocca.
-Devi. Mettermi. Giù.
-Come vuoi.- All'improvviso mi ritrovo per aria, e cado dritto nella fontana, al centro del grande giardino della scuola.
-Brutto bastardo!- Fantastico, sono bagnata da capo a piedi, mentre lui ride come un deficiente.
-Aiutami, testa di cazzo- inveisco mentre tendo una mano in aria.
-Non sei molto femminile, nel linguaggio, eh?
-Ma vai al diavolo! Mi aiuti o no?
Mi porge la mano e io ne approfitto, quindi tiro con tutte le forze che ho nel corpo per farlo buttare in acqua, e per mia fortuna ci riesco. Non è molto intelligente.
-Ma che...- afferma lui nelle mie stesse condizioni.
-Ora siamo pari- sorrido malefica.
Ci schizziamo l'acqua a vicenda per una ventina di minuti, ignorando gli alunni e le lezioni, ridendo e giocando.
Ci fermiamo esausti, usciamo dalla fontana e faccio per prendere il telefono dalla tasca, ma non lo trovo. Mi ributto nella fontana con grande sorpresa del moro, ma nemmeno lì c'è.
Panico.
-Hai visto il mio telefono?- domando uscendo nuovamente.
-No. Aspetta, non l'avevi messo nell'armadietto?
-Ah, giusto!- ricomincio a respirare.
È un samsung galaxy S5 resistente all'acqua, ma se lo perdo o si rompe sono morta. Non perché mi uccide mio padre, ma perché muoio dentro. È la cosa più bella che mi sia mai capitata, beh a parte il rispetto di tutta la scuola e il ruolo di capo cheerleader.
-Non c'è di che...- gli sento pronunciare.
-Come scusa?
-Nemmeno un grazie?
-Per cosa? Per avermi macchiato la maglietta? Per avermi presa di peso e buttata nella fontana?
-La maglietta si è pulita- dice lui pensieroso, e cambiando totalmente discorso. Abbasso lo sguardo sulla T-shirt e noto che ha ragione.
-Non è questo il punto!- sbotto.
-Dai, è solo acqua- lo sento dire in lontananza, mentre entro nella scuola.
Vado al mio armadietto, talmente fradicia che i vestiti gocciolano. E cosa può essere più fastidioso della gente che ti fissa il seno perché la maglietta, bianca, ti si è appiccicata addosso?
-Non te la sarai mica presa. Prima giocavamo e ridevamo...
Lui è la risposta.
Apro l'armadietto e prendo il cellulare e le chiavi di casa, lasciando lì tutti i libri; richiudo ed esco superando il moro. Mi metto a correre, per seminare il ragazzo che mi sta seguendo e per raggiungere più velocemente casa mia, così da potermi cambiare.
E così, ho saltato la sesta ora.
Entro dentro casa, precipitandomi in bagno. Mio padre ora sarà al lavoro, e tornerà come sempre verso le cinque del pomeriggio. La maggior parte delle volte sono sola in casa.
Mi tolgo i vestiti fradici mettendoli in lavatrice e avvolgo il mio bellissimo corpo in un grande asciugamano rosa cipria.
Vado in camera mia, e cerco qualcosa da mettermi.
-Amore, oggi non mi hai scritto...
-Oddio! Ben! La smetti di entrare in camera mia senza avvisarmi?
Lui è il mio ragazzo, Ben Allier. Perché non ho pensato prima a lui? Non lo so.
-Scusa amore. Sai, è divertente trovarti nuda davanti a me, con solo un asciugamano addosso- sorride il biondino.
-Ben. Esci. Ora.- dico con più calma possibile. E lui, fortunatamente, mi da ascolto.
La giornata di oggi è cominciata davvero male. Prima il ritardo, poi Occhioni Azzurri, poi le cheerleaders, e poi di nuovo Occhioni Azzurri, e ora anche il mio tremendo ragazzo.
Mi vesto in fretta mettendomi una tuta grigia per poter star comoda. Apro la porta e mi ritrovo Ben appoggiato allo stipite.
-Ciao bellissima.- Mi stampa un bacio sulle labbra, che io non posso non ricambiare. Devo ammettere che mi è mancato. Ci ritroviamo in una specie di abbraccio: le mie mani intorno al suo collo, e le sue braccia intorno ai miei fianchi.
Senza più fiato gli chiedo scortesemente: -Che ci fai qui?
-Volevo vederti, e ho fatto bene a venire- sorride malizioso.
-Non ricominciare- lo allontano e mi dirigo in cucina.
-Eddai, è solo...
-Sesso, sì- finisco la sua frase.
-No. Amore. È amore.
-La mia risposta la sai. A proposito, sei entrato di nuovo dalla finestra?
-Sì, perché?
-Devo imparare a chiuderla- sussurro mentre riempio una pentola con dell'acqua.
-Se vuoi che non lo faccia, basta dirmelo.
-Ben, te l'ho detto tantissime volte, ma tu non mi ascolti mai- dico frustrata, mentre metto a fuoco la pentola.
-Dai piccola, lo sai che il tuo corpo mi distrae molto- dice mentre prova ad abbracciarmi da dietro.
-In effetti, a volte, penso tu stia con me solo per quello.
-Sei di malumore, eh?- si allontana e si butta sul divano.
Da cosa l'ha notato?
Mentre cucino un po' di pasta gli racconto tutto quello che è successo oggi. Ben va già al primo anno d'università e quindi non è nella mia stessa scuola.
Ci siamo messi insieme l'anno scorso, quando diventai capo cheerleader e lui era capo cannoniere nella squadra di calcio. Siamo diventati la coppia più popolare della scuola e questo mi emozionava tantissimo. Di lui, di certo non mi ha colpito l'intelligenza, ma i suoi capelli biondi come le spighe di grano e i suoi occhi verdi, che col sole sembra s'illuminino, tralasciando i fantastici muscoli e quant'altro.
Ora che ci penso bene, ho paura di essere io quella che sta insieme a lui per il suo fisico. Ops...
-Quindi chi è questo Gash? Gash.. può esistere un nome del genere?- chiede lui.
-Boh, io ho capito così. Comunque è un coglione, semplice.
Si alza dal divano e si dirige in... camera mia?
-Dove vai?- gli grido dietro, mentre lo seguo.
-Farò indagini su questo Gash. Se è questo il suo nome- dice mentre sorpassa la finestra già aperta.
-Esiste la porta!- impreco mentre lui è già fuori in cortile.
***
N/A
Eccoci qui, ho ricominciato a scrivere. Purtroppo è solo grazie alle vacanze natalizie che sono riuscita a ritagliarmi un po' di spazio.
Mi sono messa al lavoro della nuova copertina per questo libro, spero che piaccia.
Love you
Cassi💋
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