Parte III
L'unico posto che puoi riconoscere anche ad occhi chiusi, forse è l'ospedale. Il profumo di disinfettante, di cibo che fa schifo e di gomma sono impossibili da non riconoscere. Così, con un odore che odiava nelle narici, Lucas aprì gli occhi. Fu subito costretto a chiuderli però, doloranti per via della troppa luce che veniva riflessa dalle grandi pareti bianche di una stanza d'ospedale. Passò così qualche minuto, vigile, ma con pochissima voglia di dimostrare di essere tale. Ad un certo punto però, senti il rumore di una porta scorrevole che si apriva. Aprendo gli occhi, vide un camice bianco che si avvicinava a lui fermandosi ad una decina di centimetri dal letto dove era sdraiato.
"Eccolo" esclamò il medico "Come ti senti?"
"Mi fanno male gli occhi" rispose in fretta cercando di leggere il nome sul camice. Dottor Will W. Nail lesse.
"È normale" rispose immediatamente il dottor Nail "Quando ti hanno portato in ospedale eri molto disidratato. Ti abbiamo ricoverato e messo una flebo di fluidi per farti riprendere. Hai qualcuno che ti può venire a prendere?" chiese infine.
"Mia sorella, se trovo il telefono la chiamo" rispose alzandosi un pochino cercando il cellulare con gli occhi. Lo individuó su un piccolo comodino dall'altro lato della stanza. Guardò prima il suo braccio, poi alzò gli occhi verso il medico.
"Ah sì" esclamò lui "te la tolgo subito, tanto ormai è finita" e dicendo questo si avvicinò al braccio sinistro di Lucas e gli tolse la flebo. Vide l'ago uscire dal suo braccio e deglutendo, si ricordò perché odiava gli ospedali. Una volta fatto, il dottore gli diede un pezzo di cotone con del disinfettante da tenere sopra la ferita. Infine, si alzò dal letto e si diresse verso il comodino. Prese il telefono in mano ed entrò nella chat con sua sorella.
Lucas : Sono in ospedale
Lucas: Vieni a prendermi?
Sentinella: Cosa ci fai in ospedale?
Sentinella: Stai bene?
Lucas: Sono solo svenuto
Sentinella: Solo svenuto?
Sentinella: Solo tu puoi "solo svenire"
Lucas:Daiiii non fare la solita
lagna
Lucas: Puoi venire o no?
Sentinella: Sono appena uscita dal
lavoro
Sentinella: Se aspetti un quaranta
minuti arrivo
Lucas: No mi spiace non posso
aspettarti🥴
Sentinella: Daiii scemo😂
Lucas: A dopo
Sentinella: A dopo
"Ci vorranno quaranta minuti circa" informò il medico.
"Tranquillo non abbiamo fretta a mandarti via" gli sorrise l'uomo e con un saluto uscì dalla stanza lasciandolo da solo.
Si stese sul letto e iniziò a guardare interessato il soffitto. Beh, in verità più che stendersi si butto a sacco di patate ma per Lucas non c'era grande differenza. Si alzò velocemente per raccogliere il suo zaino e tiro fuori a esso le sue cuffiette. Le collegó al cellulare e mise una canzone a caso. Cercò di svuotare la mente e focalizzarsi su uno spazio vuoto, come gli aveva consigliato lo psicologo con cui aveva lavorato in passato ma l'immagine di due fari davanti a lui non si toglieva dalla sua testa. Deglutì a fatica e chiuse gli occhi cercando di concentrarsi sulla musica.
Ad un certo punto però senti una breve vibrazione sul suo petto, nel punto esatto dove si trovava il cellulare. Lo accese notando l'icona di un messaggio nei direct di instagram. Cliccó sulla notifica e vide che un certo Nath_e aveva mandato un messaggio. Era solo un 'hey' ma Lucas sgranò gli occhi quando si rese conto, con il suo solito ritardo, che quello era proprio l'amico di Blasy di quella mattina.
"Oh cazzo e adesso?" si chiese a bassa voce. "Ok Lucas non fare lo stupido è solo un hey" cercò di riportare la sua mente sulla retta via "Mi sa che ci resta solo scoprire cosa vuole" aggiunse mentre gli rispondeva.
Lucas: Hey
Uscì dalla chat e non dovette aspettare nemmeno un secondo prima di ricevere una risposta al suo 'Hey'.
Nathan: Ti ricordi di me non è
vero? 😅
Lucas si insultó da solo mentalmente per aver risposto praticamente subito al messaggio. Mary diceva sempre che i ragazzi dovevano essere fatti aspettare.
Lucas: Certamente hahahah
Nathan: Ti sto disturbando?
Lucas: Nono tranquillo hahahah
Nathan: Sicuro?
Lucas: Sicurissimo
Nathan: Non ci siamo presentati bene stamattina hahah
Lucas: Piacere mio allora hahah
Lucas: Sono Lucas
Nathan: Piacere mio Lucas
Nathan: Io sono Nathan
Lucas: Piacere mio Nathan
Lucas non riusciva a non pensare quanto Nathan fosse un bel nome. Le sue labbra si curvarono in alto di un millimetro e spense il cellulare decidendo che gli avrebbe risposo una volta arrivato a casa. Decise di chiamare Diasy per raccontarle quello che era successo. Selezionò il suo contatto e fece partire la chiamata ma come al solito dovette aspettare qualche squillo prima che la sua migliore amica gli rispondesse.
"Ma ciao disgraziata" la salutò Lucas con un mezzo sorrisetto ed era sicuro che Daisy poteva sentirlo mentre rideva lievemente.
"Cosa vuoi pirla?" chiese lei scherzosa "Sto facendo i compiti di economia"
"Tu che fai i compiti?" chiese Lucas mettendo una mano sul petto "La Muretti dovrebbe averi fatto una bella cazziata per spingerti a fare i compiti" disse ridendo.
"No, in verità è stato il soldato a chiudermi in camera e a minacciarmi di non farmici più uscire senza due esercizi di economia fatti giusti" spiegò lei ridendo a sua volta. Lucas amava il soldato. Vi spiego meglio, il soldato, era la mamma di Daisy, una signora con dei capelli rossi corti, poco più alta della figlia. Guardandola dall'esterno senza conoscerla può sembrare una donna severa, cosa vera qualche volta, ma in verità era una delle persone più dolci esistenti sulla terra. Ogni volta che loro partivano per una vacanza, lei non dimenticava di prendere un souvenir per Lucas. Una volta tornati dalle vacanze d'estate dell'anno prima a Venezia, aveva preso all'Hard Rock Caffé una spilla di Freddie Mercurie con La scritta ALL IS ONE ovviamente tutto arcobaleno. Lucas ci teneva molto a quella spilla e la teneva sempre con se, mettendola su ogni giubbottino che metteva.
"Il soldato ha ragione come sempre" rispose alla sua migliore amica continuando a ridere sottovoce.
"Cosa hai mangiato a pranzo tu?" gli chiese Daisy.
"Mmmm niente di speciale" rispose Lucas fissando per un secondo le mura di quella piccola camera d'ospedale "Sono svenuto e sono finito in ospedale" rivelò.
"Aspetta cosa?" chiese la sua amica incredula "Come osi svenire quando non ci sono io a riprenderlo?" Aggiunse lei infine scoppiando a ridere sottovoce ma abbastanza da essere sentita dal suo migliore amico.
"Gne gne, divertente come sempre signorina" le labbra di Lucas si alzarono in un piccolo sorriso immaginandosela che cercava di trattenersi dal non mettersi a ridere.
Ricordate quando vi ho detto che all'inizio loro due si odiavano? Beh non vi ho mentito. Era settembre 2016 quando si sono ritrovati in classe insieme, con il loro coordinatore di classe che aveva la mania di metterli in banco insieme pensando di formare una bella coppia. E così, inizia il loro breve, ma intenso, periodo di odio finendo con Daisy che butta a terra Lucas con una mossa perfetta di judo e anche se non aveva mai fatto una lezione di codesta arte marziale, le riuscì molto facile dato che Lucas non se lo aspettava proprio e quando si ritrovò con il culo per terra, ricorda di averla guardata dal basso e di essersi messo a ridere portando in un vortice di risate anche la ragazza. Da quel giorno iniziarono le loro avventure insieme, le loro colazioni infinite al bar, le mille risate su argomenti insensati, e anche le mille corse per non perdere il pullman che li avrebbe portati al loro amato Mcdonald's.
"Stai bene?" chiese l'amica con un tono un po' più preoccupato questa volta "Non è niente giusto?"
"Certo che non è niente rincoglionita" cercò di rassicurarla ma non ricevette una risposta quindi continuò "Il medico mi ha detto che ero molto disidratato e sono svenuto per questo, stai tranquilla"
"Io sono tranquilla, è solo che te l'ho sempre detto che tu non ti prendi abbastanza cura di te stesso" Lucas roteò gli occhi per un istante e tirò un lungo sospiro.
"Sì che lo faccio" tentò di rassicurarla ancora "Devi stare tranquilla perché non ti liberi così facilmente di me" aggiunse ridendo sottovoce.
"E chi ha detto che lo voglio" rispose l'amica con un tono più scherzoso "Cosa più importante invece, come torni a casa?"
"Viene a prendermi mia sorella" rispose Lucas
"Uhh buona fortuna. Io devo ritornare alla partita doppia ora ma appena arrivi a casa scrivimi per favore."
"Va bene, appena sono a casa te lo faccio sapere" la rassicurò "A dopo"
"A dopo"
Mise giù il telefono e si abbandonò sul materasso con una gamba che penzolava lentamente. Tornò a guardare il soffitto con gli occhi puntati su un punto a caso immerso nel bianco. Dio, se continuava così sicuramente gli sarebbe venuto un mal di testa che lo svenimento di prima poteva solo accompagnare. Tra dieci minuti circa sua sorella doveva essere lì.
Ma chi è lei? Oh ve lo racconto subito. Sara, così si chiama, ha 27 anni ed è una mamma single che vive con suo figlio, suo fratello, cioè Lucas, e il fidanzato o meglio dire futuro marito Frank. Come avrete già capito da quello che è successo prima, quando Lucas era piccolo aveva perso entrambi i genitori in un brutto incidente d'auto. Lui ne era uscito con pochi graffi e un disturbo post traumatico che con il tempo grazie l'aiuto di uno psicologo e di alcuni medicinali era riuscito a tenere sotto controllo. Quindi all'età di dieci anni, dato che sua nonna non era in grado di prendersi di lui per via della sua anzianità, era andato a vivere con sua sorella e per molto tempo si erano aiutati a vicenda. Lei lo stava crescendo, si prendeva cura di lui e Lucas cercava di aiutarla più che poteva con il piccolo Joel che a quel tempo aveva poco più di un anno. Passano tre anni e Lucas ne ha tredici. Sara conosce un uomo per il quale si innamora perdutamente,cioè Frank. Lui faceva lo Chef in un ristorante che aveva aperto con il fratello da poco e quasi subito dopo l'inizio della relazione si trasferisce poco a poco con Lucas e sua sorella. Si trasferiscono in una nuova casa più grande e dopo anni, finalmente Lucas riesce a guardarsi attorno in tavola e sorridere alle battute di Frank. Andava tutto divinamente fino a quando Lucas compì quindici anni. Questa è l'età in cui uno scopre il mondo che ci circonda tutti i giorni e inizia a capire cosa vuole fare nella sua vita. Quindi durante un pomeriggio di fine giugno, mentre lui e sua sorella erano da soli, le confidò di aver capito di essere gay. Lei aveva mollato il preparato per cupcakes sul tavolo da cucina e l'aveva fissato per motlo tempo.
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Lucas non sentiva più il battito del suo cuore. No, anzi, il battono c'era, ma andava così veloce che non riusciva più a distinguerlo. Continuava a guardare sua sorella con gli occhi che lottavano per guardare da qualsiasi altre parte ma Lucas si era deciso di tenerli stretti a quelli della ragazza. Poi, dopo qualche minuto buono di silenzio, lei aveva deciso di usare il dono della voce, però Lucas non poteva immaginare le parole che sarebbero uscite da quelle labbra da lì a poco.
"E ti senti fiero?" ecco, questa domanda rappresentava tutto quello che Lucas non avrebbe mai voluto sentir dire da sua sorella. In quel preciso istante, i suoi occhi ebbero la meglio e si fissatono su una sedia a caso. E adesso cosa avrebbe detto?
"Ma ti sei sentito?" ed ecco un altro colpo al cuore "Spero tu stia davvero scherzando"
"Non sto scherzando" sentiva gli occhi pizzicare ma non le avrebbe dato questa soddisfazione. Non l'avrebbe data a nessuno, nemmeno a lei.
Lo sguardo di sua sorella rimase un attimo incatenato ai suoi. Era infuocato, arrabbiato, deluso. Lucas sentiva la saliva che come le onde del mare, pian piano si ritirava dentro la sua gola. Lei prese i cupcakes che aveva preparato e li mise in forno, dopodiché si avvicinò al lavandino e si lavò le mani sporche di impasto e cioccolato.
"Io devo andare a dare una mano a Frank al ristorante" disse uscendo dalla cucina e dirigendosi nella zona notte. Ne uscì qualche minuto dopo con le sue scarpe comode e la sua borsa "Non farli bruciare" lo raccomandò, fissandolo per un attimo e poi con un passo veloce, uscì dalla porta di casa.
Fu in quel preciso momento che all'interno degli occhi di Lucas, una tempesta tropicale iniziò a distruggere le sue iridi scure. Vedeva sempre più sfocato per via delle lacrime che minacciavano di uscirsene per i fatti loro e così fù, perché un pianto incontrollato iniziò a far tremare le spalle del ragazzo.
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