il dettaglio mancante
Beatrice correva alla massima velocità che le consentivano lo zaino e il suo scarso allenamento. Il poco fiato che le restava lo usava per maledire sua madre; se l'avesse lasciata andare a lezione in scooter sarebbe arrivata addirittura in anticipo, invece per passare da casa e prendere il bus ci aveva messo un sacco di tempo e adesso doveva correre lungo i vialetti delle Green Hills.
"Sei in ritardo, Beatrice," disse semplicemente il professor Vinters quando la vide arrivare. Era appoggiato al cancelletto di casa, con una sigaretta in mano. Dunque il professore fumava! Altra scoperta interessante. In quella posa comunque era tremendamente sexy e Beatrice sentì il viso che le si accendeva di rossore; fu felice di poter incolpare la corsa di quella inopportuna manifestazione di turbamento.
"Mi scusi... cioè, scusa! Io... mia madre, il bus..."
Wolf sorrise e spense la sigaretta in un vaso di sabbia accanto al cancello. "Non importa, sono solo pochi minuti; recupereremo."
Lei gli ansimava dietro, mentre lo seguiva lungo il vialetto. Le venne in mente in quel momento che i suoi capelli dovevano essere un disastro. Che figura... doveva avere un aspetto terribile.
"Il rossore ti dona," disse il professore, senza voltarsi, come se le avesse letto nel pensiero.
"Cos...? Mi prendi in giro?"
Vinters riempì un bicchiere di succo e glielo porse. "No," rispose alzando un sopracciglio, "perché dovrei?"
Già, perché dovrebbe? "Ok, grazie..."
"Vedi, Beatrice, qualsiasi ragazza è bella appena uscita dalla parrucchiera, con il trucco in ordine e il vestito appena preso dall'armadio. Ma sono solo inganni, illusioni. La vera bellezza la vedi dopo una corsa, o al mattino appena sveglia, o... beh, hai capito." Vinters bevve un sorso di succo e le lanciò un'occhiata da sopra il bicchiere, come per studiare le sue reazioni.
"È un concetto interessante," ammise Beatrice, "non ci avevo mai pensato."
"Io ci penso spesso," disse Vinters, "viviamo in una società che è tutta finzione. Un briciolo di verità è come un raggio di sole in un pomeriggio di pioggia."
Beatrice annuì. Stava parlando di lei? Le avevano detto che aveva delle belle tette, mai che era un raggio di sole.
"Ma ora," proseguì Vinters girando il computer verso di lei, "è ora di lavorare. Forza, ricominciamo da dove ci eravamo fermati ieri."
Beatrice sospirò avvicinando la sedia al tavolo; maledetto sadico, la provocava così e poi cambiava discorso? Questa avrebbe dovuto fargliela pagare...
Vinters iniziò a spiegare. Man mano faceva scorrere schemi ed esempi sul monitor, e di tanto in tanto si interrompeva per farle fare un esercizio e vedere cosa avesse capito. Beatrice faceva del suo meglio per non farsi beccare in castagna; e così cadeva consapevolmente nel tranello del suo insegnante, che la sfidava di continuo per spronarla a migliorare. Alla fine della lezione Beatrice era esausta, ma il tempo era volato senza quasi che se ne fosse accorta.
"Per oggi è tutto," disse il professore chiudendo il computer. "Più tardi ti manderò alcuni esercizi via mail."
"Ma è..."
"Venerdì sera, lo so," la interruppe Vinters con un sorriso che aveva un che di sadico. "Ma stiamo andando bene e non voglio perdere il ritmo. Ti darò dei compiti per il week end, perché lunedì ti voglio sveglia e pronta."
Beatrice sospirò. Si rese conto che protestare sarebbe stato inutile, quindi annuì. "Ci proverò."
"Non mi basta, Beatrice. Se dici che ci proverai, implicitamente stai preparando te stessa all'idea che potresti anche non farcela."
Beatrice guardò il professore perplessa. Era anche un filosofo adesso? "Va bene," disse, "hai ragione, infatti stavo già preparandomi a non farli. Li farò, invece."
"Brava Beatrice, così mi piaci. Ti ho promesso che se avessi fatto la cattiva ti avrei punita, e ora ti prometto che se farai la brava ti premierò."
Hey! Beatrice rimase senza parole. Che genere di premio? E perché tutti i premi che le venivano in mente erano molto simili alle punizioni? Cercò di riguadagnare il controllo della propria fantasia prima di arrossire, ma ebbe la sensazione che fosse già troppo tardi. "Spero nei premi, allora..." disse, sorridendo nervosamente.
"Buona serata, Beatrice," disse Vinters appoggiato in quella sua maniera un po' dandy al cancelletto.
Lei si allontanò senza voltarsi. Non voleva mica dargliela vinta, lo sapeva che lui era là che la osservava. Per distrarsi iniziò a vagare con lo sguardo, e notò le solite guardie in armatura potenziata che pattugliavano il quartiere. Allora improvvisamente la sua memoria si sbloccò, leggendo il marchio sulle corazze grigie. Prese il cellulare e chiamò Sarah con le mani che le tremavano.
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