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i tasselli vanno a posto, o forse no

Mentre guidava verso casa, Beatrice cercava di rimettere in ordine i ricordi della mattinata. La sensazione di pericolo stava lasciando pian piano il posto a una buffa euforia. Cavoli, dopotutto era sopravvissuta a un sacco di cose cazzute! Quanta gente alla Edison poteva vantarsi di essere sopravvissuta a una sparatoria?

La scavezzacollo che era in lei finì per prendere definitivamente il sopravvento. È vero, avevano corso un rischio esagerato, ma era andata. Se l'erano cavata e avevano ottenuto dei dati, facendo un altro passo avanti. Nulla poteva fermarle!

Parcheggiò sotto casa e controllò l'orologio; era ancora prestissimo. Però, una doccia la doveva fare. Inoltre, non avrebbe detto di no a un caffè.

Decise che dopopranzo avrebbe ripreso lo scooter e sarebbe andata da Wolf. Prima però era meglio che si desse una calmata, non si sentiva molto padrona di sé stessa in quel momento. Beh, al diavolo, andava da Wolf apposta per perdere il controllo, no? Che confusione...

L'ascensore la  portava su, verso casa, con la consueta lentezza. La città, oltre i vetri curvi della cabina, si allontanava sempre di più. Era quel groviglio di troppe cose che la gente chiamava casa? Quel gomitolo male arrotolato di strade, vite, cavi? Quella distesa indistinta, velata di smog, luccicante di neon e monitor giganteschi?

Si appoggiò alla parete di vetro e guardò giù. Ormai distingueva a fatica le singole persone nella massa brulicante che scorreva come fango lungo i marciapiedi. "Così, l'unico modo per conoscere davvero qualcosa è avvicinarsi," disse fra sé. "Anche se fa male, anche se è pericoloso. Nulla può essere conosciuto da lontano."

Quando finalmente entrò in casa si sentiva molto saggia e molto stupida al tempo stesso. Qualcosa tipo una scavezzacollo filosofa. Andò in cucina e ordinò al robot di servizio di preparare un caffè forte, poi si spogliò e godendosi il sottile piacere di girare nuda per casa andò a farsi la doccia.

L'acqua aveva un potere magico su di lei. Il massaggio energico delle gocce che cadevano sulla sua pelle la calmava, scioglieva la tensione, la riportava alle cose fondamentali. La percezione del corpo, il respiro, la sensazione piacevole dei muscoli che si rilassano. Il calore le entrava dentro, facendola rabbrividire.

Quando uscì, trovò il caffè ad aspettarla. Il robot aveva anche dei vestiti puliti, ma lei li ignorò. Andò a sdraiarsi sul letto, così com'era, e lasciò che il torpore prendesse il sopravvento, trascinandola nel mondo dei sogni.

Fu svegliata dal telefono, era Sarah. Mentre rispondeva controllò l'ora, le undici e tre quarti... aveva fatto un bel sonnellino! Tutta colpa della tensione, ma almeno adesso si sentiva rimessa a nuovo.

"Pronto?" rispose.

"Tutto ok, Bea?"

"Si," disse sorridendo, "ora ci sono. Ho dormito, mi sono fatta la doccia... sto bene. Tu invece non ti sei fermata un attimo, suppongo."

"Ho preso due caffè. Ho notizie, Bea! Vuoi sentirle?"

"Certo!"

"Sto ancora analizzando i dati, ma ho una pista da seguire per beccare chi ha ucciso 6Karenina. Sono molto curiosa di vedere cosa troveremo nel computer dell'auto sequestrata. Se i dati convergono..."

"...avremo trovato il killer."

"Già, e soprattutto avremo trovato la corporazione che c'è dietro. Gli indizi però stanno cominciando a restringere il campo."

"Cos...?"

"6Karenina stava facendo ricerche sulla Panacea inc. poco prima di morire, ma..."

Pausa. Rumore di caffè bevuto in fretta. Dannata suspance. "Sarah cazzo, non ti interrompere sempre così... cazzo!"

"Se non la pianti di dire cazzo inizierò a pensare che non ne vedi abbastanza."

"Sarah, ti prego..."

"Ok, ok. Abbiamo anche altri nomi che tornano ciclicamente. Uno è la Delta Security, poi ti spiegherò perché."

"Quindi ricapitolando... abbiamo un programmatore della Delta Security che indaga sulla TransChemical, e muore; poi abbiamo una contabile della Panacea inc. che fa ricerche sulla sua stesa corporazione, e muore. Non capisco, Sarah, sono scema io? Che nesso ci vedi?"

"È molto semplice, Bea, il..." altra pausa. "Scusa, adesso devo scappare, il computer fa bip e devo vedere cos'altro ha trovato!"

Beatrice osservò il telefono stralunata. Sarah aveva riattaccato. Nel bel mezzo di una spiegazione. Ucciderla sarebbe stato ancora troppo poco.

Si passò una mano fra i capelli. "Bene," disse fra sé, "teniamoci il dubbio. Adesso voglio dimenticarmi di questa faccenda, almeno per qualche ora."


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