colazione al Redrock
Beatrice era ancora un po' assonnata mentre scendeva lungo il Pettygrew Boulevard per raggiungere la Allen e svoltare a sinistra verso il Redrock Café. Il traffico a quell'ora di mattina era già piuttosto congestionato, e per non fare tardi dovette passare diverse volte sul marciapiedi, fra gli insulti dei pedoni.
Anche parcheggiare fu un'impresa, e alla fine Beatrice dovette fare due isolati a piedi; quando entrò nel locale, annunciata da una buffa campanellina attaccata alla porta, Sarah e gli altri erano già seduti attorno a un tavolo laterale davanti a un invitante vassoio di ciambelle.
Il Redrock era tutto arredato in stile anni '50, con grandi stampe alle pareti e divanetti di pelle scura che abbracciavano tavolini tondi di metallo. Vasi di piante un po' ovunque, un vecchio jukebox in un angolo e un paio di piantane col paralume rosso completavano l'ambiente. La cameriera aveva una divisa in stile con tutto il resto, sorrideva sempre ed era piuttosto carina.
"Caffè anche per me," disse Beatrice alla cameriera, attraversando la sala per raggiungere gli altri. Quando si sedette in mezzo a loro la salutarono sorridendo.
"Ciambelle per festeggiare," disse Sarah alzando la tazza in direzione del vassoio, "abbiamo decisamente qualcosa."
"Grazie di avermi chiamata, ragazzi," disse Beatrice, "mi sono precipitata qui più in fretta che ho potuto. Non stavo più nella pelle dalla curiosità!"
"Abbiamo fatto parecchia strada," disse Pat, "ma..." poi fu interrotto dalla cameriera che portava una tazza per Beatrice e una brocca piena di caffè caldo.
"Grazie, Dolly," disse Sarah rivolta alla ragazza.
"Falcor aveva una specie di laboratorio segreto," spiegò Tom non appena Dolly si fu allontanata, "la polizia aveva frugato nel suo appartamento ma non l'aveva trovato."
"E voi come..."
"Indovina," disse svogliatamente Pat.
"Sarah?"
"Oh, è stato facile," iniziò Sarah, "è bastato seguire il..."
"Risparmiami i dettagli tecnici, ti prego! Mi basta Wolf che tutti i giorni mi fa una testa così per due ore con..."
"Chi?"
"Wolf... cioè, il professor Vinters. Insomma, il mio insegnante."
"Aha," disse Pat, addentando una ciambella.
"Insomma," proseguì Sarah ignorando entrambi e gesticolando con il caffè, "questo tizio aveva scoperto qualcosa su dei movimenti di denaro sospetti fra la sua corporazione e la TransChemical, e aveva salvato tutto in un archivio cifrato. Attualmente l'archivio," concluse sorridendo, "sta nella tasca posteriore dei miei jeans, a contatto con il mio bellissimo culo. Ed è l'unica copia, abbiamo distrutto tutte le altre."
"Wow!" esclamò Beatrice, sinceramente ammirata. "Ma cosa c'entra la TransChemical con gli hacker scomparsi? E perché la polizia dovrebbe perquisire l'appartamento di un tizio morto in un incidente d'auto?"
"Ecco," disse Pat, "questo era il punto."
"Evidentemente," intervenne Tom, "la TransChemical doveva aver scoperto qualcosa, perché quando la polizia è entrata nell'appartamento per perquisirlo ha potuto constatare che qualcuno li aveva preceduti."
"Agenti corporativi della TransChemical?"
"Ne siamo quasi certi," concluse Tom.
"Abbiamo avuto il rapporto della polizia da YvonneDeSade," aggiunse Sarah, "è affidabile. Però prima di essere sicuri che sia stata proprio la TransChemical a far fuori Falcor dobbiamo entrare anche nei loro database; e questo potrebbe già essere più complicato."
"Ma perché allora non la Delta Security?"
"In effetti," disse Tom, "avrebbe potuto eliminare uno dei propri impiegati se quello si era messo a ficcare il naso dove non doveva."
"Dovremmo sapere di più sugli altri hacker scomparsi," disse Sarah, "per capire se c'era un collegamento con la TransChemical o con la Delta. Non possiamo metterci a violare le reti di tutte le corporazioni della Città."
Beatrice ebbe la sensazione di star dimenticando un dettaglio utile. Si perse nel tentativo di mettere a fuoco quel pensiero, e perse il resto della discussione. Fu riscossa da Sarah. "Hey, mi stai ascoltando?"
"Si? Oh... ehm... scusa, Sarah. Qualcosa che avete detto mi stava facendo venire in mente qualcos'altro, ma non so se è solo una sensazione... forse sono solo scema, scusate," concluse buttando giù un lungo sorso di caffè.
"Io torno nei Banks," disse Sarah controllando l'ora sul cellulare. "Vedo Cab alle undici. Voi andate avanti con il piano."
"Ci aggiorniamo," disse Tom, alzandosi.
"Io vi scrivo appena ho finito," disse Pat.
"Io andrò a fare compere," disse Beatrice. "Mi tenete al corrente...?"
"Contaci," la rassicurò Pat con un gran sorriso.
Beatrice addentò una ciambella e guardò i suoi amici uscire. Sospirò. Forse un giorno grazie a Wolf sarebbe riuscita a partecipare a quelle avventure, anziché farsele soltanto raccontare. Sarebbe stato... un sogno.
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