chat a tarda notte
Tom sparì fra i vicoli, in direzione dell'East End. Il suo scooter si lasciò dietro una nuvola di fumo denso e acre, azzurrognolo, che spinse gli altri a muoversi velocemente per uscire da quella nube tossica.
Il traffico non cambiava mai di intensità, a Revolution City; solo nelle ultime ore prima dell'alba un po' di pace scendeva sulle strade, giusto il tempo per i robot spazzini di ripulire l'asfalto, per le gru di rimuovere i rottami degli incidenti successi durante il giorno, per le ambulanze di raccogliere qualche cadavere qua e là... un morto di overdose, un regolamento di conti in un vicolo, un barbone morto di fame o di freddo. Gente poco importante, che poteva aspettare la fine della notte per essere tirata su come immondizia e scaricata direttamente all'obitorio.
Ma era ancora presto per quel genere di lavori, quella sera; la vita pulsava lungo i boulevard, e i locali erano in piena attività; così Beatrice, Sarah e Pat tornavano verso la High City facendo i matti con gli scooter fra le auto in coda, ridendo e chiamandosi a vicenda. Si fermarono solo sotto casa di Sarah, esausti e frastornati. Appena messo piede a terra, Sarah si accese una sigaretta. "Che corsa! Dovremmo farlo più spesso."
Pat rise. "Voi due volete davvero farvi ammazzare come il barone coso. Non siete normali."
"Io non lo sono mai stata," disse Sarah fingendosi offesa.
"Io non mi voglio schiantare da nessuna parte," disse Beatrice, "mi piace soltanto correre, ecco tutto."
"Accompagna Bea, Pat," disse Sarah. "Io ti aspetto qui, devo fare un paio di chiamate."
"Ok," fece lui, passandosi una mano fra i capelli, "ma basta corse per stasera!"
"Va bene, d'accordo!" Beatrice rise, e si rimise il casco. "Dai, andiamo!"
Pat rimontò in sella, ed entrambi salutarono Sarah con un gesto della mano. Lei rispose agitando la sigaretta, e un attimo dopo Beatrice stava già accelerando di nuovo. Poi ridacchiando lasciò il gas, e lasciò che Pat la raggiungesse. Casa sua non era lontana, comunque, e ci arrivarono in pochi minuti.
"Io sono arrivata," disse Beatrice fermandosi. "Dammi un attimo che cerco le chiavi e poi puoi tornartene dalla tua Sarah!"
"Fai con calma," disse Pat, "io sto meglio qui."
Beatrice si fermò a guardarlo per un istante, con lo zaino aperto in mano. Si lasciò sfuggire un sorriso, mentre riprendeva a cercare. "Ma sei serio?" chiese di punto in bianco, senza alzare lo sguardo.
"Serissimo," rispose Pat. Beatrice capì che si era avvicinato, ma non alzò lo stesso gli occhi.
"Aha, ho capito."
"Sentiamo," la provocò lui, appoggiando una mano al muro poco distante dalla sua spalla, "che cos'hai capito?"
Beatrice tirò fuori le chiavi dallo zaino e alzò la testa, fino a trovarsi faccia a faccia con lui. "Ho capito che..." si fermò un istante prima di dire "...che Sarah non te l'ha data." Sorrise. "Ho capito che ti piacerebbe fermarti un po' qui a chiacchierare."
"Si," rispose Pat. "Mi piacerebbe."
Beatrice annuì. "Non dico che l'idea mi dispiaccia, anzi. Ma... senti, facciamolo con calma, ti va? Magari una di queste sere usciamo io e te, niente corse, ci prendiamo una birra e chiacchieriamo."
Pat si illuminò. "Andata! Mi sembra un'idea stupenda."
"Ci sentiamo online, ok? Magari per il week end... ormai oggi è giovedì, non manca molto a sabato."
"Benissimo." Pat si rilassò, e tornò verso lo scooter sorridendo. "Per sabato, dunque. Ci sentiamo online," ripeté.
Beatrice aprì il portone sentendo lo sguardo di lui sulla schiena. Stava aspettando l'ascensore quando il rumore dello scooter le disse che era partito. Aveva un appuntamento con Pat Morrison? Beh, si, si poteva dire così. Un appuntamento... suonava bene.
Continuò a fantasticarci sopra mentre l'ascensore saliva. Pat Morrison... così carino, ricco, trendy ma anche un po' sfigato. Cosa poteva desiderare di più? Entrò in casa raggiante, attraversò l'ingresso in silenzio per non svegliare sua madre, e si infilò in bagno. Mentre si preparava per andare a dormire, diede un'occhiata al cellulare. Come immaginava, metà dei suoi amici erano online. Non che avesse voglia di chiacchiere, s'intende, era solo... si fermò all'improvviso.
Guarda, guarda, pensò; il professore è un nottambulo. Si erano scambiati i contatti nel pomeriggio e così anche lui adesso faceva capolino nella lista dei contatti online. Beh, pensò Beatrice, c'era da aspettarselo. Lui era un nerd, e come tutti i nerd aveva dei seri problemi con il ritmo giorno notte. Non riuscì a resistere alla tentazione di stuzzicarlo un po'.
"Insonnia, professore?"
La risposta si fece attendere un po', Beatrice fece in tempo a mettersi il pigiama e ad infilarsi sotto le coperte. "Lavoro."
"Uuh!"
"Tu invece? Scommetto che non stai esattamente studiando."
"Domani sarò prontissima!"
"Domani arriva in fretta! Buonanotte, Beatrice."
"Buonanotte, professore..."
Che avrà voluto dire, con "domani arriva in fretta"? Provò a pensarci su, e si addormentò senza nemmeno rendersene conto.
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